I never want this night to end PRIMA PARTE

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Devo dire che non mi sarei mai aspettata di andare in una discoteca vera e propria dopo le mie esperienze passate. La prima volta che ci sono stata avrò avuto forse 15 anni ed è stata la festa più brutta della storia. Ero piccola e pensavo di spaccare il mondo. In realtà a rompersi quella notte fu solamente la mia gonna nuova di pizzo, la quale aveva avuto la brillante idea di impigliarsi in una borsa di una ragazza e di non staccarsi più; fui tanto così dal mettermi a frignare davanti a tutti i partecipanti. L'unico modo per separarmi da quelle maledette borchie era strappare la gonna. Aiutata da Luna tornai alla macchina dei suoi genitori con un enorme buco al lato della gonna, coperto dal giubbino di jeans che fortunatamente avevo avuto la geniale idea di portarmi dietro. 

Dopo quella traumatica esperienza decisi di non metterci più piede. Ma si sa le promesse non sempre vengono mantenute, così a circa 17 anni decisi di riprovare, trascinata dalla compagnia estiva del momento. Ma anche quella serata li non era stata delle migliori: gente ubriaca che barcollava di qua e di la calpestandomi i piedi senza accorgersene, ragazzi sudati e appiccicosi, drink imbevibili. 

Diciamo che le mie esperienze con le discoteche non sono andate a buon fine, quindi l'idea di ritornarci non mi entusiasmava poi più di tanto. 

E invece eccomi qua, seduta sulla sedia di legno massiccio della scrivania della stanza di Charlotte, in attesa di potermi preparare assieme a lei. 

Non so cosa mi sia preso l'altro giorno al centro commerciale. Daniel era li e nel momento in cui ha pronunciato quelle parole non potevo dirgli di no. Ho risposto d'istinto. Cosa avrei detto sennò: "Senti guarda sono un po' strana: oltre ad arrampicarmi sugli alberi odio le feste e gli ammassi di persone". Non potevo. Sarei risultata ridicola ai suoi occhi e non potevo rischiare di mettermi più in discussione di quanto non lo fossi già. 

Charlotte mi ha aiutato con la scelta del vestito e visto che l'unico obbligo della festa è indossare qualcosa di luccicante, è andata sul sicuro con un vestitino nero a maniche lunghe di velo, con mille pietruzze e brillantini scintillanti sparsi qua e la e la schiena un po' scoperta. I gioielli poi sono d'obbligo: dagli orecchini pendenti, ai girocollo più strani, agli anelli sempre più particolari, Charlotte si perde un quarto d'ora per farmi una carrellata di tutti gli accessori che avrei potuto indossare. 

Inoltre si perde a spiegarmi il perché della scelta di questo dress code particolare, illustrandomi le dinamiche dell'incidente di due anni prima e affermando che gli organizzatori quest'anno, dopo aver subito una grossa perdita in questo periodo di inutilizzo dei locali, hanno deciso di far vestire tutti in modo brillante in modo da dimostrare una ripresa ottima, tutti come stelle sotto lo stesso cielo per una notte. 

"Promettimi di rimanere sempre accanto a me" quasi la supplico. "Non conosco nessun altro tranne che te e non so come mi sia venuto in mente di accettare" termino quasi sbuffando.

"Dai stai tranquilla, vedrai che ti divertirai. Ci saranno anche delle mie amiche, te le presento dopo, starai bene" cerca di incoraggiarmi Cha.

"Guarda lo spero proprio. Anche perché non saprei che fare senza di te" rido infine. 

Dopo esserci vestite e profumate ci dirigiamo verso il famoso locale. Ad accoglierci ci sono numerose persone, tutte rigorosamente in abiti brillanti, chi con solamente dei dettagli luccicanti sulla camicia o sul retro del giubbino, chi invece interamente ricoperto da strass. Mi sento a disagio e cerco in tutti i modi di far cambiare idea a Charlotte, la quale non ha mai smesso di tenermi a braccetto da quando siamo uscite da casa nostra. Lei però sembra ignorare le mie parole, rassicurandomi di tanto in tanto e continuando a camminare verso l'entrata. 

Dopo aver perso forse 45 minuti per entrare, a causa della coda immensa di persone, riusciamo ad accedere al locale e a posare i nostri cappotti.

"Beh che ne pensi?" mi chiede una volta dentro. 

Il locale è enorme; le luci sono soffuse e ogni tanto fasci luminosi più intensi e colorati mi colpiscono il volto. Nonostante ciò riesco a percepire un'enorme quantità di persone intente chi a ballare, chi a bere qualche drink, chi invece solamente a chiacchierare con gli amici. È molto diverso rispetto alle discoteche in Italia. Forse proprio perché non si tratta di una discoteca, ma di un vero e proprio localino adibito alle feste. 

"Carino" mi limito a rispondere.

Io e Charlotte ci facciamo spazio fra i corpi sudati delle persone per avviarci verso le sue amiche, le quali scopro essere decisamente delle persone deliziose proprio come Charlotte. 

Ciò che mi colpisce è che la musica non è propagata da una cassa o da un dj come al solito, ma c'è qualcuno che sta cantando dal vivo. Con la mente ritorno a qualche giorno fa quando ho ascoltato la voce melodica di Daniel e l'unica cosa che riesco a pensare è a dove sia in questo momento e a quanto la voce del cantante al locale sia simile alla sua. Ma scaccio il pensiero nel momento in cui Rebecca, una delle amiche di Cha, ci invita a prendere posto in mezzo alla pista per ballare. Ecco che arriviamo al momento imbarazzante; non fraintendetemi, amo ballare, ma sono dell'idea che il ballo in discoteca sia diverso. Puoi prendere quante lezioni di hip hop o moderno tu voglia, ma queste non serviranno mai per il ballo da discoteca. Qua sei costretto a muoverti a ritmi diversi ad ogni canzone e non hai una coreografia da seguire. Di solito sono brava ad improvvisare, mi basta una musica coinvolgente e mi sciolgo, scaccio tutti i pensieri e ballo. Ma adesso è diverso. Cerco di tirarmi indietro, ma Charlotte mi sospinge da dietro, così sono costretta a buttarmi in pista. Mi muovo un po' ma sembro un manico di scopa. Notando tutto ciò Rebecca, che scopro avere origini italiane come le mie, mi trascina al tavolo del buffet. 

"Senti mangia qualcosa e poi bevi questo" e mi porge un bicchierino con una sostanza trasparente all'interno "ti aiuterà a scioglierti un po'."

Prendo il bicchierino in mano e lo annuso. È molto forte. Di solito non faccio queste cose, ma buttando l'occhio verso il palchetto alla nostra destra il mio sguardo viene attratto da un ragazzo con una maglietta tutta nera. Non faccio in tempo ad accorgermi che si tratta proprio di Daniel che sono costretta a distogliere lo sguardo perché il suo aveva già colto il mio. 

"Dammi qua" butto giù sia il mio bicchierino che quello di Rebecca, sentendo subito la gola bruciare e gli occhi pizzicare. 

"Wow wow wow non ti facevo tipa" afferma Rebecca.

"Guarda non sai quante cose non pensavo di fare fino a questo momento ma che in realtà sto facendo e mi sorprendo di me stessa" rispondo di fretta mangiandomi le parole.

Allora era proprio lui. Daniel si trova sul palco assieme ad altri quattro ragazzi, tutti e cinque seduti su degli sgabelli a cantare. Daniel sta pure suonando la chitarra così come anche un altro ragazzo dai capelli scuri. Scorrendo velocemente con lo sguardo noto che fra di loro c'è anche Jonah, il ragazzo che era con Daniel l'altro giorno. 

Faccio finta di niente e prendo per mano Rebecca portandola al centro della pista e iniziando a muovermi. Si vede che non bevo mai. Quei due bicchierini hanno fatto già scattare in me una scintilla che non pensavo di avere. Le gambe mi si muovono da sole e il corpo le segue. Sto ballando e mi sto anche divertendo un sacco. Charlotte ci raggiunge assieme alle altre sue due amiche e si mette a ballare con noi. 

Mi perdo ad ascoltare le voci melodiche di questi ragazzi e devo dire che sono proprio coinvolgenti. Passano da canzoni lente e dolci a pezzi più ritmati e che ti fanno voglia di ballare. Di tanto in tanto butto l'occhio sul palco e noto che uno di loro, quello con la chitarra, mi sta fissando. Forse perché non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, attratta dalla maestosità con cui muoveva veloci le dita sulle corde della chitarra.

Ma c'era qualcosa di diverso...

The Good Times And The Bad OnesWhere stories live. Discover now