Capitolo 7

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FABIO

Sono passati due giorni da quando ho messo nero su bianco la mia storia e ancora non ho avuto nessuna reazione.

Oramai Anna avrà trovato la mia lettera e si sarà burlata di me con la sorella. O peggio ancora Teresa avrà trovato la lettera e l'avrà strappata. Ho fatto molta difficoltà a scrivere tutto e a raccontarlo nei minimi particolari. D'altronde come si fa a spiegare una situazione tanto delicata? Ero partito proprio dall'inizio...

Al primo anno di università conobbi Sofia, una ragazza bellissima e piena di vita, me ne innamorai subito e dopo un po' conoscendoci meglio ci fidanzammo, fu la mia prima ragazza. Dopo due anni che stavamo insieme, avevamo appena ventun anni, lei iniziò a comportarsi in modo strano, un giorno era felice e il giorno dopo era infelice, aveva sempre più spesso crisi di panico e insicurezze, iniziò a chiudersi in casa per un periodo e a non volermi più vedere. Io l'amavo tantissimo e cercavo sempre di starle vicino e sostenerla ma non capivo questi sbalzi d'umore improvvisi.

Dopo pochi mesi le cose diventarono ancora più serie e complicate perché Sofia cadde in una depressione e alternò momenti di massima infelicità a momenti in cui usciva e si divertiva. Iniziava a dubitare dell'amore che le persone provavano nei suoi confronti prima di tutto il mio. Io continuavo a sostenerla e cercavo di stare dietro a questi cambi improvvisi, e la portai da un medico che le diagnosticò una malattia depressiva e ossessiva cioè il disturbo bipolare. Io cercai con tutte le mie forze di farle capire che doveva curarsi e iniziò a prendere le medicine.

In quel periodo tutto migliorò e il nostro amore era più forte che mai.

Dopo un paio di settimane però il padre le impose di smettere con i medicinali perché sosteneva che sua figlia non era malata, e lei ritornò nel suo vortice nero di depressione e ossessioni compulsive ed io di conseguenza con lei.

Sofia riusciva a mettere in dubbio tutto, persino il nostro amore, così per dimostrarle quanto l'amavo le chiesi di sposarla. Il matrimonio non rappresentava per me un motivo esclusivamente di dimostrazione, sapevo che prima o poi ci saremmo sposati, perché era quello che volevo. Ma dopo un episodio drammatico in cui lei rischiò di morire le comunicai che non avrei voluto sposarla se non si fosse curata, perché aveva messo a rischio la sua vita.

Due giorni dopo la mia decisione Sofia si suicidò.

Il padre di Sofia fin da subito mi diede la colpa e per anni interi pensai io stesso di essere l'assassino della donna che amavo profondamente. Ho passato dieci anni orribili, con sensi di colpa, notti passate in bianco, sedute da psicologi e psichiatri. Mi sono sentito colpevole fino a quando ho incontrato Anna. Con lei ho riniziato lentamente a vivere la felicità che vivevo con Sofia e ho compreso dentro di me che non era colpa mia.

Ovviamente spesso la sognavo e mi svegliavo di notte. Non ho mai voluto nascondere questo mio passato alla donna che sarebbe dovuta diventare mia moglie, solo che non ero ancora pronto. Avevo paura di riperdere la felicità che avevo perso dieci anni fa con la morte di Sofia. Ero caduto giù all'inferno per poi tornare in paradiso e poi di nuovo giù dove tutto è più buio e brutto.

Mentre sono assorto in questi pensieri e con le lacrime agli occhi rassegnato ormai a restare all'inferno, vedo una sagoma vicino a me. Solo poco dopo mi rendo conto che quella sagoma scura è Anna che con le lacrime agli occhi tiene stretti i miei fogli scritti.

Mi alzo dal divano e le vado incontro.

Lei tra le lacrime mi sorride e io rivedo lo stesso sorriso che c'era un tempo sul volto di Sofia. 

𝑬 𝒔𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒇𝒐𝒔𝒔𝒆 𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora