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Alle 20 passate lo stomaco di Misty cominciò a brontolare, ricordandole che avrebbe dovuto mangiare.

Il Motel non serviva i pasti eccetto la colazione, e non voleva spendere troppo, o meglio; non poteva. Avesse potuto di certo non avrebbe esitato ad andare in un ristorante , facendosi servire qualcosa di sfizioso e raffinato, atteggiandosi da signora.

Le venne in mente la ragazza ricca, incontrata quel pomeriggio.

Si domandò quanto fosse normale per lei, invece, potersi permettere di andare a cena fuori, in qualche ristorantino di lusso, ogni qualvolta lo desiderasse.

Immaginò anche lei, al tavolo, super imbarazzata per le uscite snob e arroganti fatte nei confronti dei camerieri, da parte di sua madre.

Si divertì ad immaginare le varie uscite che avrebbe potuto fare ai camerieri che si dimenticavano, magari, di portarle l'esatto numero di gamberetti che si era aspettata di vedere sulla salsa cocktail.

Rise tra se, mentre si avviava sul marciapiede, al di là del motel, diretta al primo fast-food della zona.

Senza troppa fatica nella ricerca, trovò un piccolo Mcdonald, abbastanza pieno di gente.

Spospiró sollevata quando si trovò davanti le casse automatiche digitali. Così non doveva avere a che fare con le cassiere.

Girando lo sguardo qua e là, in cerca di cosa scegliere, vide un bambino con davanti la tipica scatola di cartone aperta dell'Happy Meal, da cui aveva tirato fuori un paninetto triste e dei giochini.
Questa volta il tema delle sorpresine  sembravano i Pokémon.

In quel momento, Misty fu scagliata indietro nei ricordi, senza poterlo prevedere.

Si trovava in sala da pranzo.
Troppo diversa da come appariva ora.

Allora aveva ancora una parvenza di civiltà, grazie a sua madre che, quando poteva, se ne prendeva cura.

La luce irradiava il piccolo salotto, e sul tavolino di legno industriale, la mamma aveva posato due scatole rosse, proprio come quelle del bambino di fronte a lei.

Non potevano permettersi giocattoli costosi, però ogni tanto sua madre, quando poteva, uscita da lavoro, le portava gli happy meal, o i kinder sorpresa, per darle delle distrazioni.

O le portava carta e penne e pennarelli dall'ufficio, per disegnare insieme.

Quel giorno Mark tornó prima del dovuto, e con più frustrazione addosso del solito.

Sbottó addosso a sua madre, la colpì con una manata che le fece girare la faccia.

Così Misty, ancora piccolina saltò sul tavolo per arrivare all'altezza del busto della mamma e abbracciarla, per proteggerla.

"M-Misty, fai la brava ora, prendi i giocattoli e le scatole e vai in camera tua."

" Queste che cazzo sono?!"
Mark, ancora in collera, si avventó contro ai giocattoli e alle scatole; con un'enorme manata tiró tutto per terra, smontando i giocattoli e imbrattando il pavimento di ketchup e patatine.

" Cazzo! Guarda che cazzo mi hai fatto fare, troia! E che cazzo le compri? È così che vizi tua figlia?

E poi non voglio questa merda in giro per casa, pulisci tutto cazzo!!" sbraitó Mark a sua madre.

La madre spaventata fece un cenno di scuse all'uomo e acquattandosi a terra come un animaletto ferito, cercó di ripulire il pavimento dal cibo e dai giocattoli sparsi, con le mani tremolanti.

Poi ricordó il suo viso stanco e sconsolato alzarsi leggermente e incontrare quello docile e turbato della bambina, semi nascosta dietro lo stipite della porta.

The adventures of MistyWhere stories live. Discover now