Capitolo IX

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Stava ancora ripensando alle parole del Cuoco mentre, contrito, assisteva alla sepoltura di Bob. Nella grande cattedrale di Rocciaviva era riunito tutto il villaggio, ciascuno di loro doveva molto al vecchio sovrano, tutti lo amavano come un padre. Beh, per alcuni di loro era davvero un padre. Rivolse lo sguardo verso una Lady Cloe distrutta dal dolore che cercava di nascondere coi capelli corvini gli occhi gonfi di pianto e le profonde occhiaie. Quasi immediatamente cercò il neo sposo che, ovviamente, mancava. Già da subito gli era sembrato un personaggio di raro viscidume, ed ora che ne conosceva la vera identità ed i malvagi scopi, capiva di non essersi sbagliato poi così tanto. Le si avvicinò, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: fasciata in un morbido abito porpora dalla generosa scollatura che metteva in risalto la pelle pallida, resa ancora più bianca dallo stress del lutto. le pose delicatamente una mano sulla spalla sussurrandole le sue condoglianze. Non resse, aveva bisogno di sfogarsi, facendosi piccola piccola si strinse contro il petto di C., strofinando il viso sul maglione di lana abbandonandosi alle lacrime. Il giovane, colto alla sprovvista, non poté fare altro che stringerla tra le braccia e cercare di confortarla, oltre che tentare, piuttosto goffamente e con scarso successo, di mascherare un’erezione decisamente poco adatta al clima di quel pomeriggio.

Lei se ne accorse, sollevò lo sguardo abbozzando un timido sorriso. Paonazzo e con il disagio nel cuore, cercò di ricambiare senza sembrare stupido. Non sembrare stupido non era il suo forte quando si sentiva in imbarazzo, infatti sembrò decisamente stupido.

Le piaceva. Le piacevano i suoi curiosi abiti, i suoi buffi modi di fare ed il bizzarro modo di esprimersi. Era amore? Chi poteva dirlo. Del resto era sposata da poco più di un giorno. Già, era sposata. Era la fortunata mogliettina del demonio in persona. Lo aveva capito dal primo momento in cui i loro occhi si erano incontrati. C’era del marcio nell’anima di quel misterioso cavaliere altezzoso; ma, lette le sue credenziali, Bob se n’era invaghito e, in fretta e furia, aveva organizzato le nozze, cominciando a speculare su quanto sarebbero stati belli i suoi nipotini. Lei non voleva giacere con quell’essere né tantomeno portarne il seme in grembo. Invano tentò di resistergli, di proteggere il suo frutto delicato dalle rapaci grinfie del coniuge che, con la forza, si prese ciò che gli spettava di diritto, per poi abbandonarla nel letto nuda e violata. Come se non fosse stato già abbastanza, la notizia, nel cuore della notte, che il suo amato padre era deceduto in circostanze misteriose. In un momento di così profonda disperazione, persino la spalla del suo disgustoso nuovo consorte sarebbe stata ben accetta per abbandonarsi alle lacrime, ma del viscido sposo non c’era traccia. Suo padre, l’unico uomo per cui avesse mai provato un po’ di rispetto, se n’era andato, abbandonandola in un’infelice matrimonio di convenienza. Ma ora lei era pronta. Era pronta ad accantonare tutte quelle lezioni sulla morale, tutto il catechismo e le prediche per abbandonarsi ai piaceri della carne e all’adulterio, era pronta prendere in mano la sua vita ed essere finalmente felice. Era pronta. Con rinnovato vigore, si strinse ancora di più a quel giovane che più di tutti era riuscito ad esserle di conforto. Desiderava ardentemente baciarlo, desiderava sentire le loro labbra incontrarsi, desiderava sentire le loro lingue sfidarsi a duello, desiderava lasciarsi cadere nel vortice della perdizione e non uscirne più. Qualcosa si era risvegliato in lei, qualcosa che non aveva mai provato prima, come una sorta di calore che, dal basso ventre si faceva strada fino al cuore. Non poteva più aspettare. Non voleva più aspettare. Mai più.

La serie di eventi che seguì fu quello che generalmente ci si aspetta da situazioni di questo genere, quindi mi dispiace dover frenare la vostra libido, ma questa parte della storia si interrompe qui. Oh, su, non fate così. No, non vi lascerò sbirciare i capezzoli di lady Cloe solo perché mi fate gli occhi dolci.

9.2

Il tramonto era già passato da un pezzo ed un vento gelido sparava con violenza gli aghi di pino che si erano raccolti per terra. Nonostante l’oscurità, un uomo avanzava coprendosi la faccia con il bavero del lungo cappotto e tentando di tenere il cappello ben saldo sulla testa. Salì malamente i pochi scalini di una chiesa sconsacrata, mancandone qualcuno per via del buio e degli occhiali da sole neri che si ostinava ad indossare. Aprì una delle porticine laterali, entrò e si diresse a grandi passi verso l’altare. Faceva un freddo becco in quella chiesa e sentiva intorno a lui il vento che fischiava attraverso i vecchi muri di pietra. Proprio sotto al grande crocifisso di legno, un uomo dai folti capelli bianchi e dal fisico asciutto stava in piedi con una mano infilata nella tasca di un costoso abito nero, mentre con l’altra reggeva un pesante tomo ingiallito al quale riservava tutta la sua attenzione. Appena si rese conto di non essere solo, sorrise in direzione del giovane, depositò la voluminosa Bibbia, ed allargò le braccia in segno di saluto.

L'uomo, il Tempo ed un bicchiere di capreWhere stories live. Discover now