Capitolo IV

39 3 0
                                    

In principio era il caos. Non uno dei soliti da libro sacro, era un vero casino: particelle abbandonate in giro da un giovane Universo viziato che non sembrava avere la benché minima intenzione di rimetterle a posto. Da tutto quel paciugo, in seguito ad un conflitto armato tra due baby-gang di atomi in guerra perché Argon aveva allungato un po' troppo le mani con un isotopo dell'Uranio, venne fuori un uomo.  Beh, oddio, non proprio un uomo, ma di questo abbiamo già discusso.

Con l'aria di uno che sa quello che sta facendo, il Cuoco rovesciò vigorose mestolate di atomi frementi nel grande paiolo cosmico. Mescolando a dovere, ad intervalli regolari, la brodaglia, si formò una vellutata omogenea dall'aspetto accattivante che ribolliva tutta contenta. Il chiaro fumo che fuoriusciva dalla scura bocca del paiolo diede vita all'Ordine; una creatura dotata di un potere che di gran lunga superava quelli del Cuoco: la Vita.

L'Ordine dispose gli elementi a suo piacere mentre, distrattamente, si concedeva un piatto ancora fumante di brodaglia primordiale. Più ne mangiava, più il suo potere aumentava e più desiderava mangiarne. I primi germogli fecero timidamente capolino, coccolosi bacilli sguazzavano allegramente in putridi acquitrini infestati da spore. L'Ordine, in pieno delirio, in un orgasmo di onnipotenza, fece l'unica cosa che i Cuoco sperava non accadesse mai: generò il male. No, beh, non pensate a satanassi o mostri orribili; va bene delirare, ma non esageriamo, mentre nel pacifico mondo dei bacilli ne comparve uno leggermente diverso che aveva tutto l'aspetto di un bel virus in salute.

L'Ordine andava fermato assolutamente. Purtroppo, come ci insegnano i graeculi, nulla si crea e nulla si distrugge, così la zuppa venne dispersa sotto forma di sette ingredienti, affidati a sette saggi uomini. Nacquero così i Custodi e la loro leggenda.

4.2

Talvolta si soffermava a lungo davanti alla enorme vetrata, contemplando la vita in pieno svolgimento. Si passò una mano nei capelli argentei tenuti corti per nasconderne il diradamento. Lo aveva creato lui tutto questo, ed ora non riusciva più a sopportarlo. Odiava tutto. Si avviò lentamente verso il tavolino di legno, prese tra le dita ossute la scatolina d'avorio cesellato, armeggiò qualche secondo con la serratura e la aprì. Sul morbido panno di velluto rosso, giacevano i sei ingredienti già in suo possesso. Aveva fatto cose orribili per averli, aveva dissipato quasi tutto il poco potere che gli era rimasto, aveva ucciso. Ricordava ancora gli occhi di ciascuno dei custodi che aveva fatto fuori. Rimanevano solo l'orologio ed il mestolo. L'Ordine sarebbe risorto, un vecchio ed un demone dalla faccia gessata lo separavano dal suo destino. Sorrise. Era quasi fatta.

-Maestro?-

-Oh, Smithie, caro, a cosa devo questa visita?-

-Beh, ho scoperto chi è quel giovane-

Dopo una smorfia di profondo compiacimento, l'Ordine si sedette alla scrivania, invitando il suo sgherro preferito ad accomodarsi di fronte a lui

-Prego- disse, congiungendo i polpastrelli delle lunghe dita nodose -parla, figliolo, sono tutto orecchi-

-A quanto pare è stato iniziato dal Custode in persona-

Sorrise. Così il vecchiaccio voleva andare in pensione. Di bene in meglio.

L'uomo, il Tempo ed un bicchiere di capreWhere stories live. Discover now