Capitolo V

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Un lungo corridoio luminoso si perdeva fin dove gli occhi feriti dalla troppa luce riuscivano a vedere, un corridoio talmente luminoso che era impossibile persino distinguerne la forma, sempre che ne avesse una. Un passo dopo l'altro avanzava lentamente. Nella mano sinistra stringeva ancora il suo fido orologio da due soldi, comprato nel maledetto negozio di souvenir a Budapest. Da quando era entrato nel misterioso corridoio, però, le lancette avevano cominciato a dare di matto, scatenando una tarantella di avanti veloce, indietro tutta e una moviola che Biscardi avrebbe sicuramente apprezzato. Era spaventato? Certo che si. Tutta questa storia gli si era cacciata addosso come le mosche sulla merda, e adesso doveva andare avanti da solo. Per un momento sperò che l'uomo dalla faccia gessata spuntasse dal nulla per tirarlo su di morale, per aiutarlo a fare luce nelle tenebre della sua mente. Ma, da quando gli aveva aperto il varco nella libreria, non lo aveva più visto. Magari era morto, ucciso dalla creatura che lui stesso aveva creato. Erano arrivati di notte, L'Ordine e tutti i suoi sgherri. Rapidamente erano riusciti a farsi largo all'interno della villa, il Custode ed il Cuoco ebbero solo il tempo di farlo passare per la libreria e ordinargli di proteggere l'orologio a qualunque costo. Il corridoio sembrava non finire mai, sembrava farsi beffe di quel povero ragazzo che da ore, forse giorni, camminava col suo maglione di lana e quel dannato orologio stretto nel pugno. Lo guardò di nuovo, come poteva un oggettino del genere racchiudere un potere così grande? Lo aprì. Le lancette erano ancora intente nella loro caotica danza. Forse avevano capito quello che stava succedendo, forse era il richiamo della Zuppa a confonderle. Senza che se ne rendesse conto, si ritrovò nell'ampio stanzone dove era già stato il suo primo giorno alla villa. Nulla sembrava cambiato. I macchinari disposti ordinatamente lungo le pareti, lampeggiavano e bippavano allegramente, mentre nel centro esatto stava un telo gigantesco, adagiato con poco criterio su qualcosa di altrettanto enorme e belante. Ma C. sapeva già cosa il telo celasse. Lo aveva già visto ed aveva già giurato di proteggerlo. Prese un angolo della cerata color crema e tirò, rivelando un'abnorme bicchiere di cristallo ricolmo di almeno sei greggi di capre che saltabeccavano e belavano spensierate. Ora più che mai, il buon signor C. ne capiva il significato, ed ora più che mai ne comprese l'importanza.

Senza alcun preavviso ed in maniera ragionevolmente scortese, la stanza cominciò a roteare. Girava su se stessa sempre più forte come una sorta di frenetica giostra del terrore. C., intanto, si trovava nel mezzo, proprio accanto al bicchiere; sentiva che, più la stanza prendeva velocità, più il pavimento gli si sbriciolava sotto i piedi. La testa gli faceva un male cane, come se un gruppo di cavernicoli si fosse riunito in una grande festa per massacrargli il cervello a colpi di clava. Era così impegnato a provare dolore, che quasi non si accorse che il leone ed il grifone rampanti sul coperchio dell'orologio avevano iniziato ruggire e sputare fuoco, accompagnando le lancette all'interno nella loro frenetica danza. Nella stessa maniera poco cortese con cui la stanza aveva iniziato a girare, le pareti si staccarono in un turbinio confuso di velli puzzolenti e corna, lasciando C. da solo nella belante oscurità.

5.2

Camminò avanti e indietro scrutando i suoi ostaggi. Li guardò uno alla volta con molta attenzione. Li contò più volte, qualcosa non andava, i conti non tornavano, dov'era il ragazzo? Proprio ora che era arrivato così vicino, non potevano averlo fregato così.

-Lui dov'è?- chiese, tentando di mascherare la rabbia con scarsissimo successo

-chi, scusa?- domandò il Cuoco, simulando stupore giusto per il piacere di far saltare i nervi al suo arcinemico.

I nervi del vecchio, già fortemente messi alla prova, lo accontentarono immediatamente, e quel poco di pazienza che gli era rimasta fece le valigie per una località più tranquilla. L'Ordine cominciò a sbraitare minacce, sputacchiando in giro, ordinando che gli fosse consegnato il giovane apprendista, altrimenti avrebbe fatto saltare in aria la baracca ed ucciso personalmente ognuno dei presenti. Con strafottente calma il Cuoco si alzò, mise una mano sulla spalla del vecchio

-calmati, amico, o rischi di rimanerci secco. Ormai il ragazzo è andato, non puoi più farci nulla- diede due pacche e passò oltre.

L'uomo, il Tempo ed un bicchiere di capreWhere stories live. Discover now