Capitolo 37

2.3K 119 31
                                    

Stringo la mano a pugno e picchietto contro la porta di camera di mio fratello. So che è dentro perché sento la tv.
«Arrivo!» Lo sento gridare e dei passi pesanti che si avvicinano. Alzo gli occhi al cielo: si muove sempre come se fosse un elefante.

La porta si apre dopo qualche secondo. Brendon ha gli occhi socchiusi e i pantaloni di una tuta. La maglietta del pigiama e messa al contrario e mi trattengo dal farglielo notare. «Zoe, cosa ci fai qui?» Il tono è sorpreso, perché lo sto evitando da ieri, ma mi sorride.

Metto le mani nella tasca unica della felpa di Shawn e Brendon inarca un sopracciglio quando si rende conto cosa indosso. Non dice niente, però. «Posso entrare?»

Non risponde, ma si fa semplicemente di lato per farmi passare. Entro titubante. Io e mio fratello passiamo così poco tempo insieme che mi sembra di essere nella camera di uno sconosciuto. Mi schiarisco la voce e mi giro verso di lui, dopo aver lanciato una breve occhiata a tutta la stanza. «E così io non sono fatta per Shawn, eh?»

Brendon impallidisce di colpo. La sua faccia rilassata si irrigidisce tutt'in un colpo, tirando sui lineamenti. Gli occhi sono spalancati. «Te l'ha detto lui?»

Scuoto lentamente la testa. Devo confessare, adesso. Spero che la prenderà bene, anche perché credo che se non lo fa il nostro rapporto finirà sul serio. Lui è mio fratello: dovrebbe essere il primo a fare i salti di gioia. «No. Vi ho sentiti.»

Corruga la fronte ed io mi siedo, perché non mi sento più le gambe. Non mi stupirei tanto se adesso svenissi: mi sento stanca e confusa, e la giornata è stata così intensa che non vedo l'ora di andare a dormire. «Ero... ero nel bagno di Shawn. Ero con lui prima che tu arrivassi.»

Lo sguardo di mio fratello adesso è ancora più sorpreso, anche se non pensavo fosse possibile. Mi schiarisco la voce, di nuovo. «Perché hai detto quelle cose, Brend?»

So che le pensa, altrimenti non le avrebbe dette. Ma forse era arrabbiato per qualcosa che ho fatto e che non mi sono resa conto. Come si dice, la speranza è l'ultima a morire.
Ed io voglio sperare che mio fratello sul serio non creda a ciò che ha detto. «Tu sei cambiata, Zoe. Sei sempre stata diversa dagli altri, ma mai così tanto. E Shawn è un ragazzo comune, levando il fatto che è famoso. Ti conosciamo così poco, sorellina. Non credo di capirti neanche più.»

Io non sono cambiata tanto, come dice lui. Semplicemente ho degli scheletri nell'armadio che mi fanno nascondere la Zoe a cui era abituato Brendon. Ma l'ironia è sempre stata parte di me e anche le figure di merda. «Anche io ho la sensazione di non conoscerti, Brendon.» Ribatto a tono. «Ma non vado a chiamarti psicopatico o qualcosa del genere. Hai parlato di me alle mie spalle, capisci?»

Mio fratello si appoggia con la spalla al muro e mi guarda con un sopracciglio inarcato mentre mi passo le mani tra i capelli. «Cosa ci facevi da Shawn?»

«Non è questo il punto.»

«Invece è proprio questo, Zoe.» Pronuncia il mio nome come se fosse un qualcosa di aspro in bocca. O un veleno. «Tu magari non mi parli alle spalle, ma hai tantissimi segreti. E non solo con me, ma con tutti. Scappi quando le cose si fanno complicate e sai chi mi ricordi?»

«Non provare a dirlo.» Ringhio, puntandogli il dito contro.

Ma Brendon mi ignora, facendo un passo verso di me e guardandomi con superiorità. «Mi ricordi proprio il nostro caro padre.»

Una pugnalata al petto avrebbe fatto meno male. Mi ha appena paragonato all'uomo che mi ha ferito di più. Quello che ha fatto piangere la mamma un'infinità di volte.

Non ho neanche la forza di piangere o gridargli contro.
So solo che venire qui è stata una perdita di tempo. Shawn aveva ragione: dovevo rimanere in camera con lui.

«Sai? Sei proprio uno stronzo.» Sbotto, arricciando il naso dalla rabbia. Mi sento accaldata, segno che sono rossa in viso.

Brendon incrocia le braccia al petto, senza dire nient'altro. Io lo fisso per qualche secondo, poi giro e me ne vado.

Spalanco la porta e mi fermo solo quando lui mi prende per il gomito destro. «Aspetta, Zoe.»

Non so perché, ma lo faccio. Mi giro persino a guardarlo di nuovo. Ha gli occhi tristi. «Mi dispiace di reagire sempre così, okay? È che ti sto perdendo e non so come reagire. Sei la mia sorellina e invece di proteggerti ti allontano solamente. Mi dispiace tanto, mi mancano le cose come erano una volta.»

Brendon era il mio migliore amico quando ero piccola. Mi ricordo che la sera, quando uno dei due era triste, costruivamo un forzino con cuscini e coperte di nascosto a mamma e papà e ci rimanevamo fino al mattino. Ci prendevamo sempre tante sgridate, ma per noi ne valeva la pena.

«Mancano anche a me.» Sto per piangere di nuovo, perché i ricordi stanno scorrendo vividi nella mia mente.

A Brendon scende una lacrima, che arriva fino alle labbra. «Ti ricordi quando giocavamo con le macchinine a casa?» Annuisco piano. «O quando hai conosciuto Alessia. Dio, mi hai fatto morire dal ridere. Per non parlare di quando Shawn ti ha preso in braccio in aereo.»

Alzo gli occhi su di lui. Non è quella la parte psicopatica che gli dà fastidio? Lui accenna un sorriso. «Forse sei sul serio un po' matta, ma sei mia sorella e ti vorrò bene sempre. Quei due bambini si sono allontanati, ma forse siamo ancora in tempo per riavvicinarli.»

Lascia il mio gomito e apre le braccia, aspettando un abbraccio. «Perché lui non è niente senza la sua compagna di crimini preferita.»

E con le lacrime agli occhi mi tuffo tra le sue braccia. Mi lascio cullare da lui, mi lascio dare un bacio tra i capelli e tutti gli anni in cui non l'ho sentito improvvisamente si fanno sentire come un peso di piombo nel petto. Ma Brendon ha ragione: non è tardi per recuperare.

«Zoe.» Mormora dopo un po', con le labbra praticamente appiccicate ai miei capelli.

«Uhm?»

«È una felpa di Shawn, questa?» Non ho bisogno di aprire gli occhi, che avevo precedentemente chiuso, per sapere che ha la fronte corrucciata.

«Forse.» Mi mordo il labbro, trattenendo un sorriso.

Brendon fa un sospiro. «Devo fargli un discorsetto, non é vero?»

Ho paura di ciò che ne uscirà fuori. «Non proprio. Assicurati solo che non mi metta incinta.»

Brendon si irrigidisce e dopo un attimo scoppia a ridere e, rassicurata dal fatto che l'ha presa bene, lo seguo a ruota dopo qualche secondo.

I hadn't planned to fall in loveWhere stories live. Discover now