Capitolo 15

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Mi faccio da parte per far entrare Shawn nella mia stanza e, appena entra, chiudo la porta con un tonfo.

Incrocio le braccia al petto mentre lui si guarda in giro, ma non c'è nulla da vedere se non le mie valigie già chiuse e pronte.

Mi appoggio con una spalla al muro, mentre fisso il braccio scoperto di Shawn. Ha un tatuaggio e non me ne sono mai accorta in questi giorni. È una chitarra, ma non una qualsiasi, bensì è fatta a intermittenza, come se fosse un audio.
Mi chiedo cosa significhi.

Come se sentisse il mio sguardo addosso, Mendes si gira verso di me. Mi mordo l'interno della guancia e fisso la finestra, alle sue spalle. «Di cosa vuoi parlare?»

In realtà lo so bene, ma ho paura di iniziare il discorso. Ieri mi ha detto delle cose orribili. Tutte cose che, in fin dei conti, meritavo di sentirmi dire.

«Credo che tu lo sappia.» Shawn si passa una mano tra i capelli. Non so che fare, così rimango ferma dove sono.

Ci pensa lui a sedersi sul bordo del letto e a farmi segno di raggiungerlo.

Non fare battutine, Zoe, non è il momento adatto. Ma nello stesso momento in cui lo penso, le parole sfuggono dalle mie labbra. «Mi stai invitando a venire a letto con te, Mendes?»

Shawn mi guarda basito, poi è come se assimilasse il mio doppio senso e chiude gli occhi, infastidito. Trattengo una risata e mi vado a sedere dove mi ha detto lui.

«Sarò veloce.» Si schiarisce la voce e mi devo mordere forte l'interno della guancia per non fare un'altra battutina col doppio senso.
Anche perché credo non sia proprio il caso.

Mi siedo a gambe incrociate sul letto e lo guardo, aspettando che inizi il suo monologo, proprio come ha fatto Alessia qualche attimo fa. «Quello che ti ho detto è stato brutto, Zoe. So cosa avete passato tu e tuo fratello e non avrei dovuto dirlo, sopratutto perché non credo che tu sia realmente sola e non ti trovo insopportabile. Ero serio ieri pomeriggio. Tu puoi contare su di me.»

Fa un respiro profondo, quasi tremolante. «Ieri tu non mi hai lasciato da solo, ed io mi sono ripromesso di non farlo con te, eppure è successo. E mi dispiace per questo.»

«Non siamo amici.» È la prima cosa che mi viene da dire. «Non devi proteggermi o voler stare con me. E sopratutto non devi avere compassione solo perché uno stronzo ha scelto un'altra famiglia al posto della mia.»

Scuote leggermente la testa. «No, hai ragione. Non siamo amici.»

Mi rilasso all'istante. Ci manca solo che adesso mi viene a dire che si aspettava diventassimo migliori amici o cose così, e che l'ha detto solo perché era arrabbiato perché non ho superato le sue aspettative.

«Ma questo non significa niente.» Continua lui, al che mi rimetto sull'attenti. «Continuo a guardarti e pensare a come riesci a mascherare tutto ciò che provi e allo stesso tempo a come non lo fai. E questo mi manda in bestia, perché io cerco di essere il più gentile possibile, eppure tu mi odi lo stesso. E odio il fatto che non riesco a levarmi le tue battutine dalla testa, che non mi riesco a levare te dalla testa.»

Si gira a guardarmi e per la prima volta non credo di odiarlo sul serio. Forse mi sono fermata troppo sull'odio che mio padre mi ha lasciato, sulla rabbia, che ho sfogato senza apparenti motivi su una persona che non c'entra niente. E lui, in qualche modo, tiene lo stesso a me.

«Dico che ti odio, Shawn, solo perché dell'amore non mi fido.»

Accenno un sorriso, mentre lui corruga la fronte. «Non credi nell'amore, Zoe?»

Abbasso lo sguardo sulle mie mani e inizio a giocare con il codino nero che porto sempre al polso. Parlare e fare qualcosa mi rilassa sempre, mi mette meno in suggestione. «Mio padre ha sempre detto a mia madre che lui l'amava. Le ha sempre portato il caffè la domenica mattina, ha sempre portato Brendon a fare le foto con lui e ha sempre portato me a fare motocross. Era una cosa nostra, insomma. L'ha fatto anche l'ultimo giorno.»

Alzo lo sguardo verso gli occhi di Shawn, che sono tristi. «Ha detto a noi che ci voleva bene, a mia madre che l'amava. E poi la mattina dopo abbiamo trovato un post-it sul frigorifero dove diceva che lui se ne sarebbe andato per sempre.»

«Adesso dimmi, come faccio a credere nell'amore se la persona che doveva amarmi di più mi ha mentito per sedici anni?» La mia guancia viene bagnata da una lacrima, che asciugo in fretta con il palmo della mano.

«Ci sono persone che ti amano, dovresti crederci lo stesso.» Shawn allunga la mano e mi sfiora la guancia, dove prima è scivolata la lacrima. «Come tua madre, o Brendon. Loro ti amano come dovrebbe amarti tuo padre.»

«Loro non sono mio padre.» Riesco a sussurrare, con la gola secca. «Nessuno può essere così stronzo.»

Shawn si avvicina un po'. Il mio ginocchio gli tocca il fianco. «E stai sul serio lasciando che uno stronzo influenzi così la tua vita?»

«Beh... sto parlando con te. Direi che mi lascio influenzare molto spesso dagli stronzi.» Shawn ridacchia alle mie parole e questa volta sono io ad avvicinarmi a lui.

Mi prende per la vita e mi fa sedere sulle sue gambe. Non siamo mai stati così vicini.
«Mi stai dando dello stronzo, Zoe?»

Sorrido e prima che possa rendermene conto quando parlo le nostre labbra si sfiorano. «Non oserei mai, Mendes.»

Shawn unisce le nostre labbra e, seguendo l'istinto, dato che non ho mai dato un bacio in diciannove anni di vita, gli metto una mano tra i capelli per attirarlo più vicino a me.

Le sue labbra sono morbide e ha un modo dolce di stringermi a sé, come se avesse paura di frantumarmi in mille pezzi.

Per qualche minuto rimaniamo così, a baciarci, i corpi vicini come mai prima d'ora, le bocche unite e le mani tra i capelli ed il viso l'uno dell'altra.
E questo è il paradiso, finché la mia mente bacata non decide di interrompere tutto.

Poggio una mano sulle sue labbra. «Oddio.» Riesco a sussurrare.

Shawn, ancora vicinissimo a me, non riesce a parlare. «Uhm?»

Ho baciato Shawn Mendes. Ho baciato Shawn. Mendes. E la cosa dovrebbe lusingarmi, invece riesco a pensare ad una sola cosa...
«Tu hai la peste.»

Shawn si allontana di scatto e io mi levo dalle sue gambe. Alla fine ho fatto tanto la cogliona con i doppi sensi, però ci ho limonato lo stesso. Grande Zoe, così si fa.

«Mi hai baciato... ed è l'unica cosa che ti viene da dire?» Shawn si porta una mano tra i capelli, che sono tutti scompigliati.
Ops.

Mi alzo in piedi anche io e mi avvicino di qualche passo, ma rimanendo a debita distanza. «Senti, sono molto lusingata, ma non credo di essere pronta. Ho appena diciannove anni. Adesso ci metteremo insieme, i fans ci ameranno, vorranno un matrimonio, li accontenteremo, rimarrò incinta e disoccupata e magari anche isterica. Tu ti innamorerai di un'altra, magari con l'oca giuliva di Camila, mi tradirai e rimarrò con il cuore spezzato e chissà quanti figli da accudire.»

Scuoto la testa e mi mordo il labbro, lo stesso che prima lui ha sfiorato con il suo. Dio, non pensarci idiota. «Grazie Shawn, ma no. Non voglio sposarti.»

Shawn apre la bocca, poi la richiude e si accovaccia a terra. Va vicino il letto e alza le lenzuola, come se stesse cercando qualcosa.
«Ma che fai?» Gli chiedo, corrugando la fronte.

«Cerco la droga.» Mi risponde, poi si siede sulle ginocchia e mi fissa. «O sei semplicemente una psicopatica?»

«Qualcosa del genere.» Mormoro, mentre non faccio altro che pensare che ho appena baciato Shawn.

E che, il mio primo bacio, oramai è suo.

I hadn't planned to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora