Capitolo 24

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C’è un lato positivo nell’essere muta. C’è un lato positivo nel silenzio. Non è poi così male una volta che lo accetti. Anzi, è magnifico: è una sorta di paradiso, è uno spiraglio di luce che fa capolino durante una forte tempesta. Non mi aspettavo di parlare con qualcuno. Ed è proprio per questo che quando ho deciso di smetterla con il linguaggio dei segni, non ne fui sconvolta. Non avevo più bisogno di esprimermi o di comunicare con qualcuno.

Mia madre lavorava continuamente ed io non potevo discutere con nessuno, nemmeno se lo avessi voluto. La gente veniva alla nostra porta con dei dolci tra le mani dicendoci di essere dispiaciuti per ciò che mi è successo. Tuttavia, quando mi vedevano, non facevano altro che sorridere, annuire ed infine andarsene senza nemmeno dire una parola.

Malgrado la semplicità della situazione, non riuscivo a comprendere pienamente ciò che era successo negli ultimi giorni. Mi avevano dimessa dall’ospedale con delle indicazioni precise che mia madre doveva seguire e con un piano terapeutico per la mia riabilitazione psicologica o, almeno, questo era ciò che mi era stato detto.

Harry aveva completamente distrutto ogni genere di contatto con me come aveva detto. Non aveva nemmeno chiamato il giorno in cui ero uscita dall’ospedale, né aveva risposto al messaggio che gli avevo mandato.

Logan e Ryan vennero arrestati nel bel mezzo della mensa, subito dopo che il detective che mi aveva interrogata li aveva riconosciuti. Avevo sentito dire che se n’erano andati urlando chissà quali oscenità rivolte sia agli ufficiali che a me.

Ho dovuto videochiamare mio padre poiché ero stata costretta ad avvisarlo di tutta questa faccenda. Lui, in risposta, aveva interrotto la comunicazione, esattamente come aveva fatto la volta precedente. Tuttavia, prima che la videochiamata finisse, ebbi la possibilità di vedere i suoi nuovi figli e la sua moglie che, stanca, li riprendeva per il loro atteggiamento scorretto.

Ero stata in coma una settimana e, al mio risveglio, non avevo trovato altro che dolore e sofferenza. E, a breve, si sarebbero aggiunti anche i problemi a scuola.

Era ovvio che, malgrado le mie suppliche, mia madre non mi avrebbe lasciato saltare le lezioni più di quanto abbia già fatto. Per miracolo, ero riuscita addirittura a mettermi alla pari con i compiti e tutto ciò che avevo perso nelle settimane precedenti.

Il preside Taylor decise di rimanere in stretto contatto sia con mia madre che con me, decidendo di prendere provvedimenti riguardo al mio ritorno a casa. Malgrado tutte le offerte che mi venivano proposte, non c’era modo che il mio umore cambiasse: avevo ormai perso la speranza.

Non volevo altro che raggomitolarmi tra le coperte del mio letto e tornare a farmi vedere soltanto quando tutto questo avrebbe trovato una fine.

Tornare a farmi vedere soltanto quando questo mondo sarebbe diventato un posto migliore, quando la mia disabilità fosse finalmente sparita.

Tornare a farmi vedere soltanto quando il dolore se ne fosse andato.

Tornare a farmi vedere soltanto quando tutto questo avrebbe trovato una conclusione.

Tornare a farmi vedere soltanto quando sarei stata in grado di farlo di nuovo.

“Gene, è ora di andare” disse mia madre accarezzandomi la schiena mentre il mio sguardo continuava ad essere rivolto alla ciotola dei cereali ancora piena difronte a me.

A mia madre era stato chiesto di accompagnarmi a scuola poiché, a causa del coma, avevo ancora un braccio parzialmente fuori uso. Mi misi velocemente in piedi, resistendo al dolore che i miei muscoli continuavano a procurarmi.

Vidi lo sguardo triste di mia madre mentre le passavo accanto. Era un chiaro riflesso del mio sguardo: senza alcuna traccia di vita negli occhi. Insieme, formavamo una coppia di zombie.

Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONEWhere stories live. Discover now