Capitolo 13

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“Tesoro,” mia madre mi chiamò bussando alla porta, “Harry è venuto a prenderti”.

Presi un respiro profondo e diedi un ultimo veloce sguardo al mio volto riflesso allo specchio. Avevo iniziato ad avere paura di questo momento dalla sera precedente. Ora vedevo Harry sotto una luce completamente diversa e non ero molto sicura di saper gestire questo genere di situazione. Mia madre mi svegliò la sera precedente per assicurarsi che non avessi fame ed io colsi l’occasione per dirle che Harry sarebbe venuto a prendermi e mi avrebbe anche portata a casa. Accettò anche se con fare riluttante ed uscì dalla mia stanza senza dire una parola. Ora sono qui, sul punto di salire su una machina guidata da un ex detenuto.

Uscii così di casa senza nemmeno rivolgere un cenno di saluto a mia madre. Sentii i suoi occhi seguirmi mentre mi dirigevo giù per le scale e fuori dalla porta d’ingresso e ciò mi liberò dall’obbligo di informarla che stavo uscendo.

L’aria fredda mi accolse a braccia aperte, avvolgendomi completamente nel momento in cui uscii di casa. Sentii subito il lieve rumore che produceva il motore dell’auto parcheggiata sul ciglio della strada. Raggiunsi quest’ultima a passi lenti fino a quando incontrai lo sguardo impaziente di Harry.

Dopo aver aperto lo sportello della sua auto, venni di nuovo assalita da una piacevole sensazione di calore.

“Buongiorno Genevieve”.

Gli rivolsi un debole sorriso. Percepii l’ansia impadronirsi del mio stomaco nel momento in cui mi sedetti e richiusi lo sportello. Tenni lo zaino premuto contro il mio petto e continuai a guardare di fronte a me mentre lentamente iniziavamo ad allontanarci da casa mia.

Vidi mia madre affacciarsi alla finestra per vedere l’auto che si allontanava. Dopo aver preso un profondo respiro, tornai a concentrarmi sulla strada di fronte a me. La linea gialla posta al centro della strada aveva catturato la mia attenzione più di quanto avessi mai potuto immaginarmi.

Non vedevo l’ora di poter uscire da quell’auto e di entrare a scuola, dove nessuno mi avrebbe mai considerata.

“È stata una lotta piuttosto violenta quella di ieri” disse Harry spegnendo la radio.

Annuii noncurante senza però distogliere i miei occhi dalla linea gialla. Mi ero fatta finalmente un idea su chi fosse Harry. Avevo finalmente scoperto un opinione su di lui che non era stata influenzata dai precedenti pettegolezzi che mi erano stati riferiti dai miei coetanei o dagli adulti.

Harry era davvero come lo descrivevano: era violento, era un ragazzo problematico e così via. Era esattamente come veniva descritto ma in un modo che nessuno si sarebbe mai potuto immaginare. Era stato influenzato dal suo passato: suo padre aveva abbandonato sia lui che la sua famiglia e ciò non gli aveva permesso di imparare a gestire la rabbi. Probabilmente aveva un patrigno con il quale non andava d’accordo e ciò non fece altro che accrescere la sua indole violenta. I pettegolezzi che si erano sparsi sul suo conto erano parzialmente veri.

Ma c’era comunque una cosa che non capivo.

Perché si dimostrava così protettivo nei miei confronti? Tutto il resto aveva un senso se non il fatto che mi proteggesse nei momenti in cui ne avevo bisogno.

“Mi dispiace non essere venuto alla lezione di inglese ieri” disse Harry senza realizzare che ero completamente persa nei miei pensieri, “Ho dovuto aiutare Tobias e mia madre era occupata quindi…”

Harry continuò a parlare ma i pensieri che si facevano largo nella mia testa non mi permettevano di ascoltarlo.

Non riuscivo ad immaginare Harry che consolava un bambino di quattro anni tenendolo in braccio e sussurrandogli qualche parola di conforto. Oppure di vederlo accovacciato di fronte a quel bambino per guardarlo negli occhi. Sembrava infatti più una distante fantasia che un attuale realtà.

Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONEWhere stories live. Discover now