Capitolo 21

11K 714 67
                                    

Mentre mi trovavo distesa nel bel mezzo del bosco, udii delle voci echeggiare. Sapevo dove mi trovavo ma nel momento in cui mi risvegliai mi sentii come se il mio corpo non fosse più una parte di me. Mi era rimasto soltanto il pensiero. I miei occhi rimasero chiusi ma sapevo perfettamente in che luogo mi trovavo. Il terreno sembrava accogliere il peso del mio corpo.

Tuttavia, sapevo che quest’ultimo non era immobilizzato soltanto a causa delle droghe che avevo ingerito, ma anche perché il freddo di quella serata stava risucchiando sia la mia poca energia rimasta che ogni fibra vitale dal mio organismo.

Sapevo che quella sarebbe stata la mia fine; quello sarebbe diventato il posto dove avrei esalato il mio ultimo respiro. Le ultime parole che avevo rivolto a mia madre erano state soltanto evasive, soltanto delle parole pronunciate per andarmene il più in fretta possibile. Nemmeno le avevo rivolto un addio.

Lasciai così che la mia testa vagasse tra gli eventi passati della mia vita. Dicono che la vita ti passi davanti agli occhi quando sei sul punto di morire ma, per me, la morte non sarebbe stata così immediata. I ricordi riguardanti la mia vita invece mi iniziarono a scorrere lentamente davanti ai miei occhi.

Prima di tutto, vidi il giorno del mio incidente. Malgrado fossi soltanto una bambina, quel ricordo rimase vivido nella mia testa come se fosse successo soltanto il giorno prima. L’innocente divertimento che ebbi la possibilità di vivere prima che la mia vita acquisisse un cambiamento drastico. La mia chiara e limpida voce era facilmente udibile mentre ridacchiavo per la felicità causata da un semplice giocattolo.

Poi arrivò il momento che cambiò per sempre la mia vita. Stavo cercando di attirare l’attenzione di mia madre quando arrivò il buio. Quando mi svegliai, ero già diventata muta.

Da quel momento, io e la vita smettemmo di andare d’accordo. Ciò successe quando il dottore mi mise davanti agli occhi quello che era il mio destino. Mia madre crollò sotto il peso di quella notizia e pianse lacrime amare, mentre mio padre si limitò ad abbassare il capo insegno di dispiacere. Veronica, invece, rimase seria, non facendo trasparire alcuna emozione sul suo giovane viso.

Successivamente, riuscii a vedere il giorno in cui venni esiliata dagli altri bambini quando ero alle elementari. Mi avevano messa in una di quelle classi per ‘bambini speciali’, anche se sapevo perfettamente che era una sorta di discriminazione. Non avevo mai definito nessuno con il termine ‘amico’; mia sorella iniziò a prendere le distanze da me dicendo che eravamo sorelle soltanto quando eravamo al di fuori della scuola. Poco dopo, mia madre e mio padre litigarono, ma soltanto riguardo a delle stupidaggini.

Malgrado la mia vita continuasse a non essere affatto facile, avevo definito quel periodo come il migliore di tutta la mia esistenza. Continuavo a vivere in una bolla fatta di completa ignoranza. Era il periodo migliore della mia vita, non avevo amici ma sapevo come divertirmi. Ogni gioco che facevo non faceva altro che stimolare sempre di più la mia immaginazione.

Tuttavia, la vita non fu così benevola da abbandonarmi nella mia infanzia. Arrivai alle medie, ma il peggio succedeva a casa.

Mia madre e mio padre litigavano costantemente a causa mia e non a causa della mia disabilità. Riuscivano a rimanere in una discussione da quando mi svegliavo al mattino fino a quando la mia testa tornava sul cuscino la sera di quello stesso giorno. Le loro voci echeggiavano attraverso le pareti della casa.

La scuola era un tormento continuo. Mi ero fatta una sola amica e quest’ultima mi aveva aiutata a superare i difficili momenti della scuola. Aveva soltanto un problema: era pazza ed era stata discriminata esattamente come era successo a me ma, a differenza mia, lei era coinvolta in faccende strane che non osai mai chiederle. Avrei preferito rimanere nella mia oscurità piuttosto che far parte del suo pazzo e strano mondo. Quando passavamo del tempo insieme, lei parlava soltanto di cose di cui non me ne poteva importare di meno.

Speechless [H.S.] (Ita) IN REVISIONEWhere stories live. Discover now