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"Pronto?" rispondo al telefono che continua a suonare. Chi minchia può essere alle 11:30, Cristo santo.Chi ti credi di essere, tu babbano che mi disturbi?

"Brooklyn sono Michael" la voce dell'ormai rosso fa capo dall'altra parte del telefono.

"Cosa c'è?" domando strofinandomi l'occhio col dorso della mano. "Vieni nella via degli stupratori, ora" fa infine chiudendo la chiamata senza lasciarmi il tempo di rispondere. Che cazzo avrà il bastardo? Di sicuro sarà una cazzata. O forse sta male? No è una cazzata.

Mi sfilo i pantaloncini e la cannottiera, per poi mettermi i miei skinny jeans neri e la maglia dei Rolling Stones, infilandomi inseguito i dottor martens senza allacciarli. Mi metto velocemente la felpa, e vado alla finestra. Okay, devo farcela. Non farà tanto male dai.

Mi sporgo appoggiano un piede sul ramo che da sulla finestra, e tenendomi alla persiana metto pure l'altro. Devo stare in equilibrio, se no muoio. Ed ecco che la mia agilità felina mi tradisce e finisco col culo per terra tra i cespugli. Di sicuro non son adatta a fare il ninja, o robe simili.

"Brooklyn?" una voce parla, metà tra lo stranito e il divertito. "Luke?" dico appena intravedo il ciuffo biondo.

"Che cazzo ci fai lì?" domanda.

"Allora i miei pensano che io stia studiando nella mia camera,  ma in verità sto andando a trovare la mia specie di moroso"

"Brooklyn Valentine, non fare la cattiva ragazza!" ridacchia.

"Luke Hemmings, dimentica cosa hai visto perché le brave ragazze sono cattive ragazze che non sono state scoperte" ammicco "Te piuttosto cosa fai alle undici e mezza passate, davanti a casa mia?"

"Molly doveva cagare" dice guardando il cane ai suoi piedi che continua a muovere la coda.

"Allora lascio te e il tuo cane, cagare in pace " lo stuzzico indietreggiando. "Ci vediamo, Hemmings"

"A domani Valentine."

Imbocco la via degli stupratori e subito il buio avvolge tutto, nonostante la presidenza di alcuni lampioni che vanno a scatti. Le piante, il rumore dell'acqua che scorre e soprattutto quell'aria vissuta, rotta, incutono molta più paura di quando sono venuta qua l'altra volta all'incirca a quest'ora.

Quando arrivo trovo Michael sdraiato nell'erba, con lo sguardo rivolto al cielo, a guardare le stelle che questa notte scarseggiano. E naturalmente le mie seghe mentali su Mike che sta male sono mal fondate, visto che sembra star benissimo, anzi molto probabilmente è pure fatto.

Mi metto sdraiata accanto a lui e pian piano congiungo le nostre mani, e gli accarezzo dolcemente le dita.

"Hey.."sussurra. "Buonasera coglione" ridacchio.

Sospira guardando ancora su. "Che guardi? Le stelle che non ci sono?"

Scuote la testa. "Semplicemente il cielo. È così scuro, e immenso, quasi fa...paura." ammette e sto in silenzio ad ascoltarlo.

"Che ore sono?" domanda ancora. Alzo il braccio, facendo scivolare la felpa giù, e porto il polso davanti agli occhi guardando l'orologio.

"00:00, mezzanotte"

Ride in silenzio, con un sorriso ebete in viso.

"Ho esattamente 19 anni" si morde il labbro. Ci metto un po' a capire il significato delle sue parole.

"Oddio Michael." mi alzo sui gomiti. "Michael è il tuo compleanno!" gli salto addosso abbracciandolo mentre lui ride. "Ceh, è il tuo compleanno e non festeggiamo? Cazzo Michael, dobbiamo fare qualcosa"

Weird. || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora