2.4

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É come se la gente mi investisse. Mi vengono addosso, ridono e non mi chiedono scusa.

Le persone stanno insieme, chiacchierano, e mi sembra di essere un puntino nero in mezzo ad un mare bianco.

Oggi, ho realmente capito il concetto di soli in mezzo alla gente.

Ho 'tradito' la fiducia di Luke e Ashton. Per quanto possa contare sulle parole di Michael, a lui non bisogna mai dare tutto. Potrebbe approffitarsene.

E, infatti lui che doveva risolvere con i ragazzi, oggi non si è neanche presentato a scuola.

Mi sento piccolina, indifesa, senza scudi. Per la prima volta, non riesco a camminare a testa alta per i corridoi.

Non posso dire di avere il comando, perchè non è così. Sono un'altra come tante. E non piú solo Brooklyn Valentine.

Forse, ma infondo infondo mi è rimasto Calum. Ma credo che almeno un po' lui mi odi.

E poi se è venuto a sapere di quello che è successo con i ragazzi ancora meglio.

Le prime ore passano infretta, niente di interessante, escluso qualche rimprovero dei professori per i miei voti e le troppe assenze.

Rimetto il libro di matematica dentro all'armadietto e prendo quello di storia. La campanella suona, facendo in modo che tutta la massa di gente in qualche minuto sparisca lasciandomi sola in corridoio, che diviene sempre piú deserto.

Sbatto l'armadietto e il rumore prodotto da esso ancheggia nel vuoto.

Butto lo zaino per terra, sospirando pesantemente. La mia schiena è contro gli armadietti, e scivolo pian piano fino a toccare terra.

Porto le ginocchia al petto, raggomitolandomi. Odio tutto e tutti.

Non voglio stare quì, e neppure andare in classe. Mi passo una mano tra i capelli, spostandomeli dagli occhi.

"Cazzo" impreco disperata, e ancora, quel suono fa eco per il corridoio, e si unisce al rumore dei passi di qualcuno.

Di sicuro sará venuto qualche professore per rimproverarmi.

Due gambe lunghe mi si piantano davanti, e alzo lo sguardo verso gli skinny jeans neri, e sopra, fino ad arrivare a quegli occhi azzurri che ho fatto soffrire.

"Luke.." sussurro. Mi sorride, e si abbassa sedendosi davanti a me a gambe incrociate.

"Cosa ci fai qui?" domanda calmo.

Alzo le spalle, distogliendo lo sguardo. "Oggi é veramente un giorno di merda" confesso.

E per un po' tra di noi cala il silenzio, mentre lui continua a torturarsi il piercing.

"Michael mi ha parlato" inizia. E sento il cuore andare a mille. Cosa gli avrá detto?

Deglutisco, aspettando una sua risposta. Sospira, alzandosi il ciuffo.

"Non devo piú vederti, seguirti, parlarti?" domanda con voce spezzata.

"Cosa?" chiedo stupita da quello che mi sta dicendo.

"Mi ha detto questo. Non devo più parlarti o avvicinarmi a te. È stata abbastanza traumatizzante come cosa, sembrava che volesse picchiarmi" spiega.

"Ma lo picchio io quello lì!" esclamo. Okay che doveva risolvere, ma io con risolvere, non intendo minacciare qualcuno.

"Luke, non è cosí. Dimenticati qualsiasi cazzata che ti abbia detto.

Tu per me sei un amico, e non ho mai pensato a te in quel modo. Quindi ti chiedo solo di scusarmi e di continuare ad essere quello che eri prima." dico e dopo alcuni attimi di silenzio Luke annuisce.

"Va bene Brooklyn. Proviamoci, amici come prima?" sorride.

"Amici come prima" sorrido sinceramente, dopo esserci scambiati un abbraccio.

"Grazie.." sussurra.

~

Cammino in fretta e arrabbiata, giuro che se lo trovo quel bastardo lo smonto.

Quando mi aveva detto che risolveva le cose, credevo che fosse in senso positivo.

Così che fossi ritornata amica come prima con i ragazzi.

Di certo non mi aspettavo che dicesse a Luke di non avvicinarsi a me.

E se ha detto quello a Luke, non oso immaginare cosa abbia fatto con Ashton.

Entro nella via degli stupratori, diretta per casa sua. Ma invece di trovarlo stravaccato sul divano, lo trovo sdraiato sull'erba, come la prima volta che abbiamo fumato insieme.

Dimmi te quale razza di deficente si sdraia per terra a dicembre.

Mi fermo a braccia incrociate davanti a lui.

Michael si porta il filtro della sigaretta alle labbra, e soffia fuori il fumo senza accorgersi della mia presenza.

"Coglione" lo chiamo e alza lo sguardo, trovandomi davanti. Sorride leggermente mettendosi seduto a gambe incrociate.

"Hey bella.." si sistema i capelli.

"Cosa hai detto a Luke?" domando.

Ride. "Che ti dispiace tanto e che vorresti essergli di nuovo amica" spiega.

Scuoto la testa, ridendo. Quanto puo' essere cretino. L'ho fregato.

"Infatti lui mi ha detto che non doveva più parlarmi."

"Quel bastardo.." impreca per poi guardarmi ancora.

Cerco di trattenermi dal non sfollare.

"Michael, senti se credi di fregarmi sparando cazzate, ti sbagli di grosso" dico.

Si alza in piedi mettendosi davanti a me.

"Ma io avevo capito-"

"No tu hai capito merda" lo interrompo.

"Giuro che non intendevo quello che ho detto. Luke ha interpretato male" cerca di giustificarsi.

"Mi avevi detto che risolvevi. Che risolvevi. Invece ho dovuto fare tutto da sola, anche se la colpa era fottutamente tua"

"Ma io ho risolto!"

"Dicendo a Luke di non avvicinarsi più a me?! Direi che hai risolto veramente bene" faccio sarcastica.

"Io..Io mi fidavo di te. Ma secondo me, per te non sono un cazzo" continuo, e lui si avvicina di colpo a me.

"Brooklyn.." sussurra mettendo una mano sulla mia guancia. Indietreggio, e mi allontano da lui.

"Non toccarmi, non baciarmi, non parlarmi mai piú. Dimenticati di me." dico girandomi e andandomene, lasciandolo solo in mezzo alla strada.

Weird. || Michael CliffordWhere stories live. Discover now