Capitolo Quinto: Galeotto fu il libro

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Avete presente quei momenti, nei film, in cui dopo le dichiarazioni viene il bacio?
Il bacio nella situazione di pericolo, quello che fa avere successo all'eroe, quello che gli permette di salvare la donna amata, e portarla al castello sul suo cavallo bianco (o macchina sportiva) andando incontro al tramonto ed al famoso lieto fine?

Ecco, ora dimenticate tutto questo, perché la vita reale non funziona così.

Dopo la mia spontanea eppur combattuta dichiarazione ci guardammo negli occhi gravemente, perché avevamo già capito quanto questo sentimento, che a quanto pare aveva colpito anche lui, avrebbe potuto rovinarci nel peggiore dei casi ed elevarci ad un grado purissimo di indescrivibile felicità in circostanze fortuite.

Io divampai immediatamente, come se un fuoco si fosse acceso nel mio petto, incendiando i miei rimorsi e costringendomi ad abbassare lo sguardo sulle mie scarpe ed inevitabilmente sulle sue che già facevano un passo in avanti posizionandosi a nemmeno un centimetro da me.
Sentii le sue mani appoggiarsi, calde, una sul mio fianco destro, e l'altra sulla parte sinistra del collo, risalendo fino ai miei capelli ormai ricresciuti parecchio.
Mi attirò a se, mi cinse la vita, avvicinò la sua fronte alla mia e mi costrinse ad alzare gli occhi, sussurrando:

- Ho paura anche io. Ho una paura schifosa di perdere.

- Perdere cosa?

- Perdere Te.

Così, mettendogli io stessa le mani sul volto non ancora del tutto scolorito dal freddo dell'inverno, cercai di trasmettergli tutto l'amore che avevo dovuto nascondere nei mesi passati.
E tutt'ora, sono quasi sicura che lo abbia recepito.
Staccò la sua fronte dalla mia, sostituendola con le sue labbra, e ci stringemmo forte, ma in quel momento così intimo e protetto dagli scaffali ricolmi di libri, dall'altra stanza si sentì il tintinnio dello schiacciasogni all'ingresso, prova "schiacciante" dell'intrusione di un qualche cliente.
Fui costretta a staccarmi da James, ed allontanandomi mi voltai a guardarlo, fermandomi nel corridoio.
Presi fiato, pronta a dirgli che avrei combattuto, che non mi avrebbe perso, ma le parole mi mancarono, perciò espirai e deglutii, voltandomi e scappando verso l'estranea signora che mi attendeva al bancone.

-Buon pomeriggio, Signora, come posso esserle utile?

-Salve, cercavo...

***

Dopo quasi un'ora la petulante signora se ne andò, finalmente, e con una mezza dozzina di libri che, pur essendole stati consigliati dalle "più care amiche di gioventù", ero sicura sarebbero finiti intonsi su una libreria della sua "villa nobiliare ereditata dalla madre".
Era quasi l'ora della chiusura, e non vi era nessun altro nel negozio, se non io.
E James.

Lo ritrovai su un divanetto, immerso nella lettura di un qualche libro pescato a caso dagli scaffali, come amavamo fare insieme nei momenti di noia.
Mi chinai su di lui, da dietro, spaventandolo forse un poco.

-Leggi tu, Mad - disse indicandomi un punto preciso a metà pagina.

Presi posto al suo fianco ed iniziai a leggere:
- "Essere o non essere; questo è il problema: se sia più nobile nell'animo sopportare i sassi e i dardi dell'oltraggiosa Fortuna, o prender l'armi contro un mare di guai e contrastandoli por fine ad essi. Morire - dormire - nulla più; e con un sonno dire che noi poniamo fine alla doglia del cuore e alle infinite miserie naturali che sono retaggio della carne! Questa è soluzione da accogliere ardentemente. Morire - dormire - sognare forse: ma qui è l'intoppo, quali sogni possano assalirvi in quel sonno di morte quando ci siamo disfatti di questo tumulto della vita mortale, deve farci riflettere: è la remora questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce dell'amore respinto, gli indugi della legge, la prepotenza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? ..." Devo continuare J?

- No, basta così. Ma lo sai che se queste cose le leggi tu hanno molto più senso?

-Cosa cerchi di dire, J? Che l'Amleto non ha un senso proprio?

-Si, lo ha. Ma è più bello, se il senso glielo trovi tu. Se glielo dai tu, leggendolo. Capisci?

-Credo di capire. Ma è ora di chiusura e noi ce ne dobbiamo andare.

Mi porse il libro ed io lo riportai al suo posto: Scaffale 456 - Sezione Autori Stranieri - Lettera S - Shakespeare, William.

Quando mi girai, lui era li.
Mi prese il volto tra le mani e mi bacio.
E fu subito incanto.

SottopelleWhere stories live. Discover now