Capitolo Quarto: Altezze

41 4 2
                                    

C'era una sola cosa che mi spaventava: io non ero all'altezza.
Non che fossi bassa, oddio 1.68 m non erano pochi, e lui non era alto sette metri, bensì 188 cm e questo non mi faceva sentire un piccolo tappo, ma soltanto nella norma.
Il fatto che io non fossi all'altezza era legato ad altro, precisamente alla persona.

I ragazzi come lui non sono quelli che si vedono su tumblr, figurati, ma lui era bello (bellissimo) e aveva tutte le qualità per starsene sulla copertina di una rivista di moda, con o senza vesiti. Come se questo non fosse abbastanza, era anche spaventosamente intelligente e dotato di senso dell'umorismo. Ma il problema non stava in lui, no, lui era la cosa più simile al concetto di perfezione.. la mela marcia ero io, con i miei mille difetti, le mie paure, i miei limiti..

Forse fu per questo che, la prima volta che lui mi disse che ero bellissima, improvvisamente iniziai a crederci un poco, perlomeno quanto bastava per alzarsi dalla polvere e dalla cenere che ricoprivano la terra da cui risorgevo, come una piccola fenice all'inizio di una vita nuova, alla ricerca del fuoco e dell'avventura.

Quando però mi disse di essersi innamorato di me, in quella libreria, mi mancarono le parole per rispondergli, e nei secondi che passarono rividi tutto quello che era accaduto da settembre ad allora, come in una linea del tempo..

Lo vidi sorridente fuori dalla stazione, appena scesa dal mio treno,
al suo diciassettesimo compleanno quella stessa sera,
quando mi fece ballare e ci ubriacammo insieme come se fosse un domani,
i pomeriggi passati sul suo divano o sul mio letto guardando film e mangiando popcorn,
la prima volta che gli feci una torta,
i giri in metropolitana,
le corse al parco con il suo cane,
i caffè,
la sua pasta bruciata ed i miei pancakes ai mirtilli,
e poi le bici,
il lago al tramonto,
l'inizio della scuola,
"io ti faccio inglese, tu mi fai mate?",
"ci vediamo all'uscita come sempre?",
le bic blu rubate,
gli scarabocchi sui diari,
"portami la merenda, ti prego!",
lui che faceva esperimenti in laboratorio ed io che finivo gli esercizi di francese,
la biblioteca,
"tu leggi a me oggi, ma io lunedì prossimo",
le sue spiegazioni incomprensibili,
Halloween,
la pioggia di novembre,
le battute sul fatto che se uscivamo per vederci affogavamo,
il negozio di dischi, "ma davvero ascolti anche la classica?",
i messaggi,
le cene di pizza,
i pranzi di pizza,
"Ti presento Teresa",
"Questo è mio fratello",
i prestiti di soldi,
i regali di Natale da comprare,
le vacanze invernali appena iniziate
e, ultimo ma non meno importante, "Sono di turno in biblioteca, posso uscire dopo, però passa a trovarmi J, di venerdì non viene mai nessuno".

Forse furono questi flashback a farmi ammettere che ero stata io la prima a cadere, cadere innamorata, come in inglese.

Ristabilii un contatto visivo e dissi:

- Io invece lo sono. Sono innamorata di te.

SottopelleOn viuen les histories. Descobreix ara