Capitolo I

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-Mamma mia- continuava a ripetere da una buona mezz'ora l'anziana donna seduta di fianco a lui. Da quando era salita non faceva altro che parlare con la sua amica di conoscenti defunti, mentre il treno scivolava silenzioso nella notte. Fuori dal finestrino, la Luna apriva mille ferite argentate sul gelido mare invernale. Scambiò uno sguardo di esasperata intesa con la ragazza che sedeva di fronte a lui che, provocatoriamente, cercava di tener viva la conversazione delle due anziane. Quando lei si accorse dello sguardo di lui sorrise, mostrandogli ammiccante la punta della lingua tra i denti bianchissimi. Ricambiò il sorriso per poi stringersi nel maglione di lana, ricacciarsi le cuffie nelle orecchie e concentrarsi sul libro che stava leggendo, nella speranza di ingannare il tempo.

Dopo una lunga serie di sbuffi e schiamazzi, il treno si fermò, un signore vestito con un costoso completo nero salì, per andare a sedersi tra una delle due anziane e l'uomo col maglione. Dopo che ebbe sistemato armi e bagagli, si volse sorridendo.

-Legge?- chiese dopo un po'

-mi sembra evidente- rispose spiazzato maglione

-e perché legge?- incalzò completo

-beh, perché mi piace e mi aiuta ad ingannare il tempo-

-per ingannare il Tempo- ripeté fra sé completo, quindi proseguì: -non le è mai venuto in mente che al Tempo potrebbe non piacere?-

-come, scusi?!-

-si, beh, essere ingannato. Non farebbe piacere a nessuno-

mentre parlava cavò da una delle tasche del completo un orologio da tasca, uno di quelli da negozio di souvenir, con sopra inciso lo stemma di Budapest. Strano, pensò il tizio del maglione che era quasi sicuro di averne uno identico

-no, non si sbaglia, questo è precisamente il suo orologio. È una storia lunga e molto complessa, decisamente poco adatta allo scompartimento di un treno-

L'uomo sorrise, armeggiò un po' con l'orologio, e tornò a sorridere verso il ragazzo che, nel frattempo, si stava facendo un'idea poco accurata della situazione.

-lei cosa sa riguardo al tempo?-

Il giovane, preso in contropiede, balbettò due o tre vocali che poco avevano a che fare tra di loro e che, anzi, si odiavano fin dai tempi delle elementari. Il sorriso del vecchio si fece incerto

-La gente ha il brutto vizio di trascurare le cose che sembrano banali. Cos'è il tempo? Beh, è quello che vediamo ogni giorno, sono le cose che accadono, le cose accadute, tutto. Questa è, grosso modo, la risposta che mi sarei aspettato da lei-

Il vecchio si prese un momento per sospirare e stropicciarsi gli occhi, poi concluse -ha finito di balbettare? Vuole dirmi qualcosa o preferisce continuare a deludermi?-

Il ragazzo era sconcertato, non aveva idea di chi fosse quello strano tipo e perché gli stesse parlando a quel modo

-il tempo è inarrestabile- trovò il coraggio di dire ad un certo punto

l'altro annuì, solenne -il tempo è inarrestabile- fece eco

-vero in parte- il sorriso, che nel frattempo si era spento, parve tornare dall'oltretomba come una catapulta. Il vecchio tornò per un momento ad armeggiare con la corona dell'orologio.

-eccotelo qui, il tuo inarrestabile tempo- esclamò all'improvviso, facendo un largo gesto con il braccio. Maglione seguì la mano di Completo e solo allora si rese conto che le due anziane donne avevano smesso di parlare, che la ragazza dai capelli mossi aveva smesso di flirtare con lui e che la musica del suo dispositivo di riproduzione si era fermata. Tutto era fermo, cristallizzato nell'ambra di un istante. Il sorriso dell'uomo del completo era sempre più largo. Maglione provò ad alzarsi. l'aria era pesante, appiccicosa. Toccò le guance della ragazza di fronte, ma era come toccare una calda statua di gelatina. Si volse in direzione di Completo, sperando in una spiegazione. Quello che vide gli fece quasi perdere l'equilibrio: vide se stesso, seduto al suo posto. Non era per niente certo di quali sentimenti fossero leciti in quel momento, così ne provò una manciata, a caso, sperando che qualcuno di quelli potesse andare bene. Il vecchio, picchiettando velocemente il palmo della mano sulla coscia della copia, gli fece segno di sedersi. Ancora stordito dalla tempesta emozionale, non trovò la motivazione per opporsi, per parlare o per fare qualunque altra cosa, così ubbidì.

Appena si sedette, tutto tornò alla normalità, e l'uomo dal completo era sparito. Al suo posto c'era un biglietto, con pressappoco queste poche parole:

"Gentile Signor C.,

spero di averla incuriosita con la mia visita di questa sera e spero in cuor mio che lei voglia approfondire gli argomenti della nostra breve conversazione.

La aspetto."

Le righe che seguivano erano un indirizzo e la firma: "Il Custode", nulla di più.

L'uomo, il Tempo ed un bicchiere di capreWhere stories live. Discover now