12. DESTINO

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Sharon's Pov

Credo che il destino sia come un libro aperto e lasciato a metà. Una storia incompleta che aspetta solo te per riempire le pagine vuote.

Credo che il destino sia come una persona ribelle. Una di quelle che non lascia mai le cose in sospeso. Ti dà del tempo, ti permette di pensare, riflettere e crescere, poi ritorna con lo stesso sorriso di prima per schiaffeggiarti e farti ricredere su tutto.

"È stata la scelta migliore", "Doveva davvero andare così?", "Per quale motivo non vuole che io dimentichi tutto?"

Sì, penso che il destino sia come le persone. Ma non come quelle che restano, lui è come quelle che ti ferisce, ti lascia da sola per poi ritornare da te. Lui vive, sorride, fa crollare tutta la forza che credevi fosse presente in te.

Ho passato cinque anni della mia vita a ricostruire il mio cuore. Cinque anni buttata sui libri di psicologia cercando di capire cosa realmente possa passare nella mente di un uomo.

Cinque anni di sofferenza. Di lotta contro me stessa.

Ero una normale adolescente, lo so. Ma l'amore che io provavo per questo ragazzo era inspiegabile. Insuperabile.

Lui lo era, era così, era tutto ciò che desideravo ma allo stesso tempo, era la mia lotta contro tutti.

Credevo in lui, credevo nel suo cambiamento.

Era la mia battaglia. Una battaglia persa in un battito di ciglia. Sono passati cinque anni e per tutti questi anni, giorno dopo giorno, ho cercato di creare delle mura, degli scudi intorno a me, alla mia mente e al mio cuore cercando di costruire più distanza possibile tra me e l'uomo del mio passato. Quell'uomo che oggi, per qualche strano scherzo del destino, ho avuto modo di rincontrare dopo così tanto tempo.

«Tu...» Sussurra lui e posso capire il suo stupore nel vedermi in questo posto.

«Tu.» Ripeto non sapendo cos'altro dire.

Da una parte vorrei piangere, buttarmi per terra e urlare cercando di capire il perché di questo strano caso, ma dall'altra parte ho voglia di ridere. Sì, ridere.

Avete presente una di quelle risate isteriche? Ecco, proprio quella.

Beverly entra nella stanza e disperata lancia uno sguardo furioso a Zende che ovviamente, ricambia.

«Signor Maleck, la prego di uscire. Non è ancora il suo turno.» La donna si liscia la gonna nera per poi posare una mano sulla spalla del ragazzo.

«Ormai sono qui dentro, disdico il mio appuntamento ed esco.» Risponde lui cercando di non perdere il contatto visivo con il mio.

Beverly sospira lanciandomi uno sguardo.

«Dottoressa Stevens, per lei va bene?» La voce di Bev mi scuote un po'.

Non so che dire. Non abbiamo un'uscita di emergenza? «Mi dispiace informarla di questo ma il signor Maleck è molto difficile da convincere...» Continua la donna ed è lì che un sorrisetto complice affiora sul mio viso.

«Oh lo so, non si preoccupi.» Dico semplicemente per poi dare le spalle ai due e raggiungere la mia scrivania, o meglio, la scrivania di Young.

Se c'è una cosa che conosco meglio di qualsiasi altra cosa, è proprio quel ragazzo lì.

Ricordo perfettamente il suo carattere difficile, i suoi modi di fare, il suo tono di voce quando è nervoso, in realtà... conosco alla perfezione Zende Maleck.

Beverly esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.

«Il dottor Young tornerà tra una settimana, ma se vuoi...» Mi allungo sulla scrivania per prendere dei fogli. «Puoi compilare questi e disdire l'appuntamento.» Dico alla fine sedendomi e iniziando a muovere il mouse del computer.

Il migliore amico di mio fratello 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora