Capitolo 100

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Il bacino pullulava di urla, grugniti e carne che veniva affettata come se fosse l'intero posto un macello di uomini. La neve che aveva ricoperto l'intero campo, che era immenso cominciava a tingersi di rosso scarlatto, con arti e pezzi di vestiario sparsi in giro.

Era una carneficina.

Cirilla non lasciò che l'intera visuale entrasse nel suo campo visivo, era una persona fondamentalmente buona e tutta quella distruzione l'avrebbe spezzata definitivamente. Specialmente se poi pensava che stava succedendo tutto, perché lei si rifiutava di darla vinta a Tristan.

Scosse il capo e si disse: No, è stato lui. il suo essere irragionevole e inflessibile. Lei aveva tutto il diritto di combattere, di difendersi. La guerra l'aveva iniziata lui.

Anche se, tecnicamente, lei aveva giaciuto con Henry e aveva messo in moto la ruota della sfortuna. La regina abbassò leggermente l'arco e cercò il bel principe. Non era molto lontano, durante tutto lo scontro che ormai andava avanti da un paio d'ore, era rimasto sempre in vista.

Henry stava combattendo con un soldato danese. L'uomo con la barba bianca si piegò cercando di colpire Henry dritto sul mento ma il ragazzo si gettò sulle ginocchia e con un movimento pulito del torso, la lama fece un giro completo prima di colpire il petto dell'uomo che stramazzò al suolo. Un altro soldato notò quello che aveva fatto Henry e cercò di caricarlo. Il principe si preparò divaricando le gambe in modo da avere più equilibrio e al momento dell'impatto, tirò il nemico sopra la testa atterrandolo per poi infilzarlo con la spada nel collo.

Era veloce e pulito. Come se lo avesse fatto tante volte. Cirilla non poteva immaginarsi Henry così. Lui che era sempre gentile in mezzo a quel campo di battaglia era.... Letale quasi quanto lei.

Lo osservò muoversi, danzare sui piedi utilizzare la spada come se fosse un'estensione del suo braccio, girarsi e affondare la lama per poi cambiare target. Aveva un solo scopo ed era tenere la donna che amava lontana da un qualsiasi pericolo mentre lei attaccava la linea frontale nemica.

Cirilla ripotò la corda dell'arco contro la propria guancia e riprese a mirare. Individuò uno dei generali di Tristan e si preparò a trafiggergli il petto quando perse il contatto con la terra e si ritrovò con le spalle sul terreno. Utilizzò l'arco per tenere la persona che le era saltata addosso a distanza mentre questa cercava di afferrarla.

Cirilla mise a fuoco l'individuo e le mancò il respiro quando riconobbe Svend. Aveva gli occhi iniettati di sangue e stava cercando in tutti i modi di metterla k.o.

"Svend!" chiamò Cirilla ma il ragazzo, non smise di divincolarsi. Cirilla non voleva fargli del male, così strinse i denti e con forza lo gettò di lato salendogli addosso e bloccandogli le mani sopra la testa.

"Come avete potuto?" stava gridando dimenando le gambe. Cirilla gli premette l'arco contro la gola per tenerlo fermo e cercare di calmarlo. Fare una cosa del genere in un momento come quello era rischioso. Qualsiasi cosa avrebbe potuto ucciderla per quella distrazione, una freccia, un pugnale, persino un cavallo imbizzarrito.

Ma non poteva nel suo cuore trovare la forza di uccidere Svend che era sempre stato tanto gentile con lei.

"Ascoltami." Cirilla aveva i denti digrignati per rimanere concentrata. "Qualsiasi cosa ti ha raccontato lui. non è la verità."

"Lo avete tradito. Siete andata a letto con l'inglese e poi siete scappata come una vigliacca. Avreste potuto discuterne, invece ve ne siete andata." Svend stava sbavando e sputando con tutto il veleno che aveva in corpo quelle parole e a Cirilla fecero molto male.

"Dovevo andarmene." Ammise sincera il ragazzo scosse il capo e la chiamò bugiarda. Cirilla trasalì e quello fu sufficiente per farle perdere un po' di forza nella presa. Svend, per quanto giovane, ne approfittò e con lo stesso arco di Cirilla, la colpì al viso facendola cadere indietro più per la sorpresa che per il dolore.

Il ragazzo cercò di prenderle le mani, voleva legarla per portarla da Tristan realizzò Cirilla con orrore.

Lui la voleva viva.

Voleva torturarla e farle passare un inferno cento volte più tremendo di quello che aveva dovuto sopportare in quella gabbia. E aveva mandato Svend perché sapeva, che lei non gli avrebbe mai fatto del male.

Era un ottimo stratega, lo ammise.

Ma Cirilla rimaneva una tremenda guerriera e non si sarebbe fatta battere da un ragazzino. Saltò sui piedi e mentre Svend tentava di afferrarla per la lunga treccia che aveva, Cirilla lo colpì forte nello stomaco. Il ragazzo si abbracciò la vita sputando sul pavimento per riprendere aria.

"Ascoltami bene Svend." Il tono era imperativo. "Io non tornerò mai con voi in Danimarca. Se anche doveste per qualche fortuito motivo catturarmi, mi ammazzerò piuttosto che tornare dal tuo signore e faresti meglio a dirglielo."

"Noi avevamo fiducia in voi. Sai cosa ha fatto quando siete scappata?" Svend si stava ancor mantenendo lo stomaco. Sollevò il capo e aveva delle lacrime che gli scendevano lungo lo sporco sulle guance lasciando lunghe linee che percorrevano tutto il volto.

"CI ha frustati. Ci ha fatti mettere in fila e ci ha frustrati personalmente. Tutti coloro che avevano avuto un po' di compassione nei tuoi confronti, tutti quanti." Cirilla inorridì a quella dichiarazione.

Come poteva essere così crudele contro la sua stessa gente. Che colpa ne avevano loro se lei era scappata? Alla fine era successo sotto la sua guardia.

Ed era per questo che se l'era presa con loro, pensò Cirilla. Perché non sopportava l'idea di essere stato lui in persona a perderla. Era successo sotto il suo naso e l'avevano ferito nell'orgoglio.

"Sei stata una egoista. Sei fuggita come una codarda e ci hai lasciato a fare i conti con le conseguenze delle tue azioni." Tutta la reverenza che aveva provato nei confronti della regina era sparita. A Cirilla importava molto di più il dolore che vedeva chiaro nel viso del ragazzo.

Come si poteva essere tanto senza cuore? La maggior parte dei soldati erano giovani, avevano poco meno della sua età, come poteva Tristan essere così vuoto?

"Io sarei stata egoista?" Cirilla fece un passo avanti e si chinò verso il giovane seppur mantenendo abbastanza distanza. "Forse, ma cosa altro potevo fare? Non sarei mai rimasta con lui, se non fossi scappata ora, lo avrei fatto in futuro e avrei gettato fango su tutta la Danimarca perché è impossibile amare una persona come Tristan quando non vuole sentire ragione. È violento ed ingiusto. Ed è un verme per essersela presa con tutti voi. Abbandona la spada, Svend, ti accoglierò nel mio regno. Prometto che nessuno ti farà del male." Cirilla allungò una mano per toccargli la guancia e lavare via le lacrime.

"Anche io pensavo che la sua natura fredda dipendesse dal mio comportamento ma non è così. Noi non possiamo cambiarlo. Se anche fossi rimasta, fossi stata fedele e mi fossi comportata come la più virtuosa delle persone. Tristan ha una ferita troppo grande per essere rimarginata da qualcun altro. Nessuno di noi può aiutarlo se prima non si aiuta lui stesso."

"Potevi portarmi con te." Sbottò il ragazzo togliendole la mano dal viso. "Invece l'unica che si è messa in salvo sei stata tu."

Era complicata come situazione. Avevano ragione entrambi e torto allo stesso tempo. E Cirilla poteva stare lì a spiegarglielo ma non avevano tempo. Così fece spallucce e si sollevò.

"Fai come credi, Svend. Non sarò io ad ucciderti, questo te lo prometto." La regina recuperò l'arco e proprio mentre si sollevava, sentì un gomito nella guancia che la fece volare contro un albero per la forza.

Sentì ogni osso del suo corpo raddrizzarsi e vibrare per il colpo e l'aria nella gola raschiarle quando ritornò di prepotenza nei polmoni.

La visuale di Cirilla si offuscò, aveva battuto forte la testa e dovette fare affidamento a tutta sé stessa per non svenire. Si concentrò sul suo respiro e su quel piccolo spiraglio di luce, ci si attacco con le unghie e lo aprì di prepotenza per ritornare nel mondo reale.

Niels, il braccio destro di Tristan, l'uomo che l'aveva seguita per tutto il castello di Mane, colui che l'aveva presa in giro perché aveva pianto Emil, colui che le aveva detto chiaramente cosa pensava di lei. E a giudicare dal ghigno che aveva sulla faccia, il fatto di averla colpita tanto forte, non era né stato una casualità, né aveva intenzione di andarci più piano.

Lui non avrebbe parlato come Svend. Era venuto per farle male e glielo leggeva sulla faccia. Bene, anche lei aveva dei sassolini da togliersi ed erano parecchio fastidiosi.

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