Capitolo 77

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Cirilla lo sapeva che i problemi di fiducia di Tristan erano anche colpa sua, ma le dava immensamente fastidio che nonostante la stesse guardando negli occhi non riuscisse a capire che era sincera.

Faceva o no come diceva lui, finiva sempre allo stesso modo.

Il gigantesco principe, fece la sua apparizione subito dopo nella tenda e non tolse lo sguardo da Cirilla nemmeno per un secondo.

Cirilla stava alla sua scrivania e scribacchiava tutte le cose orribili che riusciva a pensare su Tristan.

Lui gettò un occhio da sopra Cirilla e quasi non gli venne da ridere nel leggere: "La testa di rapa del principe dei miei stivali?"

"Sapendo che avresti letto... ho preferito non insistere con epitaffi troppo scurrili."

"Di certo non sei stata generosa." La punzecchiò e lei accartocciò il foglio gettandolo nel fuoco.

"Lasciami in pace." Lo congedò sollevandosi dalla sedia. Non c'erano molti posti dove potesse andare purtroppo così si sedette al limitare del letto e incrociò le dita guardando un punto indistinto nel vuoto.

"Mi sono preoccupato, non lo capisci?"

"Capisco solo che pensavi fossi talmente egoista da andarmene e lasciare che tu invadessi casa mia. Ecco quello che capisco."

"Non puoi farmene una colpa, Cirilla. Se faccio fatica a crederti. Hai spezzato tu la mia fiducia, non io."

Lui si inginocchiò vicino a Cirilla e lei fu costretta a guardarlo.

"Io non sono lei." Tirò via le mani che Tristan riafferrò di prepotenza.

"Eppure mi hai ferito alla stessa identica maniera." La voce gelida costrinse Cirilla smettere di dimenarsi.

"Non desidero vivere così, lo capisci? Con te che ti allerti ogni volta che non mi vedi, non posso essere tenuta sotto controllo a questo modo. Sono una persona, un essere vivente e necessito dei miei spazi. Non posso aspettare il momento in cui ti prenderà un colpo e deciderai di volermi rinchiudere ancora."

"Sto facendo del mio meglio in una situazione difficile con una futura moglie non più mia, che ha dato la sua anima ad un altro uomo e non accenna a voler fare lo stesso con me. Ho una guerra da mandare avanti, nonostante stia provando con ogni mia forza a darti una possibilità e a rimandarla il più possibile. Ti sto ascoltando quando mi parli. Ti sto dando spazio. Cosa altro vuoi da me?"

Niente. Era quello il punto. Voleva andarsene e basta.

Invece gli disse: "Ti ricordi quella storia che mi hai raccontato? Quella sulla bella sirenetta che perde la voce per amore del suo principe."

"Non starai certo paragonandoti a lei? Perché lei è morta piuttosto che fargli del male, Cirilla."

Cirilla lo raggiunse sul pavimento e gli prese il capo fra le mani. "Ma mi stai privando della mia voce allo stesso modo, Tristan. Sono gentile con tutti, sto provando anche a fare in modo che la tua gente non mi odi."

"Vorrei che la smettessi. È imbarazzante vederti amoreggiare a quel modo con altri uomini."

Se l'avesse schiaffeggiata, avrebbe sicuramente fatto meno male.

"Questo è quello che pensi io voglia fare? Davvero?"

"Non so cosa tu voglia fare." Ammise e Cirilla gli accarezzò la fronte.

"Possiamo procedere da persone adulte in questa relazione e smettere di arrabbiarci per cose futili?" Tristan annuì esausto e Cirilla prese a spogliarlo teneramente. Sentì i palmi di Cirilla mentre aprivano la camicia e gliela sfilavano, poi si tirò via i calzoni e restò lì a guardarla.

Cirilla gli toccò la fronte e lui starnutì.

"Ma, ti sei raffreddato?" chiese lei e lui come riposta, starnutì ancora.

"Deve essere stata quella volta che mi sono gettato in acqua per tirarti fuori dalla rete." Lo disse per farla sentire in colpa e ci riuscì.

"Io credo sia anche per tutte le sfuriate che stai facendo." Sentenziò accompagnandolo a letto dove gli rimboccò la coperta.

"Mi capita spesso ma non dura più di mezza giornata." Ammise e la ragazza che aveva un'indole dolce, cominciò a prendersi cura di lui. Gli fece un bel brodo caldo e una volta finito tutto, si sedette accanto a lui.

"Colette non era il mio tipo." Proferì dal nulla e Cirilla si ammutolì per sentire la storia. "Credo che la cosa che mi abbia più fatto male fosse il fatto che avesse scelto di aspettare il giorno del matrimonio per umiliami perché segretamente mi disprezzava. Quando ti ho vista alla festa, che avevi scelto quel giorno come per farti scoprire, non ci ho capito molto."

"Lo so, ti ho visto."

"Tu, Cirilla, sei tutto quello che voglio. Per questo non riesco a lasciarti andare. Ti amo profondamente e nel mio modo che qualcuno potrebbe anche chiamare malato." Cirilla lo guardò stupida.

"Come?" domandò ancora esterrefatta.

"Ti amo Cirilla." Era stanco morto e probabilmente nemmeno si rendeva contro di quello che diceva ma ebbe la premura di tirare Cirilla dentro le coperte e posare il capo sul suo grembo.

"Nell'unica maniera che conosco e so che non è abbastanza." Aggiunse in fine. "Ti renderò felice quando saremo in Danimarca. Sarò tranquillo e una volta sposati, non dovrò più preoccuparmi. Saremo al sicuro lì e potremo mettere su famiglia. Voglio molti figli da te. Voglio fare l'amore con te tutte le sere."

A Cirilla le pareti della tenda sembrarono chiudersi su di lei minacciose.

Quella così idilliaca proposta le stava togliendo l'aria dai polmoni perché sembrava proprio una promessa di morte, più che altro. Una disfatta lenta e inesorabile.

Tristan le baciò il ventre assonnato e lei riuscì quasi ad immaginarselo come padre. Sarebbe stato molto severo ma probabilmente, come era successo al suo, si sarebbe sciolto completamente.

Solo non lo vedeva come padre dei suoi figli e non riusciva a trovare una soluzione alla desolazione quando si immaginava che faccia avrebbero avuto i loro bambini.

Non ne vedeva.

Nemmeno uno.

Vedeva tanta tristezza e rabbia.

Doveva rimediare a ciò. Doveva trovare un modo. Cirilla si sentì una condannata a morte mentre Tristan la teneva lì e raccontava la loro vita fino ad addormentarsi.

Quando fu certa che lui non si sarebbe svegliato, cominciò a piangere.

Pianse per la propria vita, il suo futuro e per l'amore che non avrebbe mai avuto.

Pianse per le continue immagini di Tristan arrabbiato che la colpiva.

Tristan che le diceva che essendo sua moglie, poteva farle qualsiasi cosa e glielo avrebbe fatto.

Si immaginò in Danimarca da sola, senza la possibilità di cercare aiuto.

Tutte le sue lettere bruciate.

Non chiuse occhio perché ogni volta riviveva quella volta che l'aveva afferrata per il collo gettandola via.

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