Come è finita male la serata

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Taehyung pov.

«No, non ti dirò cosa mi sono messo, altrimenti rovinerei la sorpresa. Vieni a prendermi, piuttosto. Ti aspetto. Non vedo l'ora!» mi dice Jimin, prima di salutarmi e poi riattaccare. Sento la sua euforia da qui, e siamo lontani, ma la cosa non mi dispiace per niente, perché so questa gioia a cosa è dovuta: ora che i nostri amici più stretti qui, ovvero Hoseok e Jennie, sanno di noi, non abbiamo più timore di mostrarci in pubblico come... qualsiasi cosa noi siamo. Effettivamente lo trovo frustrante che non ci sia una definizione precisa sul nostro rapporto, ma vedremo come andrà continuando così. Proprio per questo, sotto consiglio di Jimin, abbiamo pensato di organizzare una serata al locale tutti assieme, non solo con l'altra coppia, ma anche con i miei amici, Taemin e il resto del gruppo. Noi due non daremo un annuncio vero e proprio, dato che effettivamente non abbiamo una relazione, ma ci comporteremo normalmente, senza freni, e ciò che sarà, sarà. E anch'io sono felice per questo.

Ma ho ansia di come possa essersi vestito Jimin. Ansia perché durante tutta la telefonata non ha fatto altro che stuzzicarmi, dicendomi che mi avrebbe stupito e che forse avrebbe lasciato che si intravedesse un po' troppa pelle. Maledizione. Non che io sia geloso — o almeno, sì, lo sono, ma non provo quel tipo di gelosia tossica che mi farebbe imporre a Jimin di fare o non fare cose —, solo sono spaventato di come potrò reagire io, di come potrà reagire... il mio corpo. Scaccio però qualsiasi tipo di pensiero dalla testa e sistemo un ultimo momento i capelli, per poi uscire di casa con ancora la giacca a braccetto, che nemmeno penso metterò. Adesso devo correre per raggiungere la mia altra metà.

Guido fino sotto casa sua, dove lo trovo già ad attendermi davanti al portone. La cosa mi fa quasi venire un colpo al cuore, perché non pensavo lo avrei trovato subito qui, ma che avrei dovuto chiamarlo per farlo scendere. In questo modo, non posso nemmeno prepararmi psicologicamente, ma già lo sto guardando e ammiro come, con passo lento — e lo conosco abbastanza da poter dire quasi con certezza che lo stia facendo perché io lo osservi interamente —, Jimin si avvicini al veicolo, andando verso la sua portiera. Sblocco la sicura, e lo vedo che si siede accanto a me. Mi fa mancare il fiato. È lui che è bello da farlo mancare, e sì, si vede proprio tanta pelle. «Perché hai fatto quella faccia sorpresa, quando sei arrivato qui? Ma sorpresa non in positivo, eri strano. Sto tanto male vestito così?» mi domanda poi, ridacchiando, e mi verrebbe da dirgli che è uno scemo totale perché solo possa pensare di stare male in ciò che indossa.

«No, è che non mi aspettavo di trovarti già qui sotto, al portone» gli spiego, non togliendo le mani dal volante e cercando di guardare dritto, solo per la mia salute psicologica. Tornerò a guardarlo una volta che saremo arrivati al locale, mi dico. Ma non faccio in tempo a dirmi delle cose da solo, che Jimin prende il mio viso stringendo le dita di una mano sotto al mio mento, e mi fa voltare verso di lui per stamparmi un bacio sulle labbra. Come rinascere. «Grazie per questo splendido augurio di buona serata» ridacchio io stavolta, e lui mi sorride, portando la stessa mano di prima ad insidiarsi tra i miei capelli, che accarezza.

«Se vorrai essere il mio ragazzo dovrai abituarti a queste effusioni improvvise» così mi risponde Jimin, con una naturalezza tale da farmi domandare perché, allora, ancora io non lo sia. Non è però il momento di pensarci, non voglio riempirmi la testa di pensieri in una serata dove non dovremo pensare ad altro che stare bene e divertirci. Però mi ha fatto piacere sentire Jimin dirmi questo.

In silenzio, arriviamo al locale in cinque minuti, trovando parcheggio non molto distante. Il primo a scendere dall'auto, con la stessa euforia che ha da quando abbiamo parlato al telefono, è Jimin, che corre verso di me, aprendomi la portiera e portando una mano vicino al mio viso, attendendo che io gliela prenda. Gli sorrido mentre lo faccio, e lui però, sorprendendomi un'altra volta, mi attira a sé in un meraviglioso abbraccio. Si alza in punta di piedi infatti, lo percepisco perché un po' traballa e poi è più alto del solito. Le sue braccia sono strette attorno al mio collo e con il viso è appiccicato all'incavo del mio collo. «Jiminah, non te l'ho detto detto ancora,» dico, lui ancora attaccato a me, «sei un incanto stasera.»

Too good for me || VMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora