Milleduecentonovantanovesimo anno dall'ultimo dono della madre. Meridia non è cambiata molto in questi secoli, stessi uomini e stessi interessi a muoverne le azioni. Odio, amore, cupidigia, onore e ricchezza, tutte cose con le quali Ritgar di Tocville, esperto cacciatore di taglie e boia rinomato, è abituato a fare i conti. Nei suoi viaggi sui vasti domini di Re Miltor e oltre i confini nei regni lontani, Ritgar non si è mai fatto illusioni sulla vita: essa non è altro se non una linea dritta che corre, troppo velocemente, sotto i suoi piedi. "L'unica verità è quella che posso toccare con mano". Questo è il motto di Ritgar di Tocville ed è alla base della convinzione che lo ha sempre guidato alla ricerca della verità per assicurare alla giustizia i più biechi criminali in cambio di soldi. È però quando egli giunge a Vima, uno sperduto villaggio all'incrocio con le strade che portano dal Rinnermark al Mislervand che qualcosa inizia a cambiare. Quella che a prima vista sembra essere la solita leggenda di streghe e maledizioni, inventata per coprire i crimini di un folle criminale che rapisce, seziona e violenta le sue vittime, si rivela invece una storia più torbida dove una mano oscura fatta di alberi e ombre guida le trame di un fitto mistero che pare intrecciarsi con gli interessi nascosti di nobili e ricchi signori così come con quelli di locandieri e prostitute. Questa volta, la lama affilata di Lucinda, spadone sempre fedele al boia di Tocville, non basterà a tranciare i segreti che celano la verità inseguita dal cacciatore la quale sfugge fluida, così come i sogni oscuri che paiono annunciare un'epoca d'ombra e silenzio nelle menti di coloro che sanno ascoltare.
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