๐˜—๐˜ฆ๐˜ณ๐˜ญ๐˜ฆ ๐˜ฆ ๐˜ณ๐˜ฐ๐˜ด๐˜ด๐˜ฆ๐˜ต๐˜ต๏ฟฝ...

By ohmykjin

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Anni '70, Seoul Jeon Jungkook, chiamato anche ๐˜“๐˜ฆ ๐˜๐˜ช๐˜ด๐˜ช๐˜ฐ๐˜ฏ๐˜ฏ๐˜ข๐˜ช๐˜ณ๐˜ฆ, รจ uno dei fotografi piรน famosi di... More

Trama.
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By ohmykjin

- Accetto la tua proposta - disse Jimin, posando la mano sulla fotografia e facendola strisciare sul tavolo verso Jungkook.
- Davvero? -
- É uno scatto formidabile, per non parlare del significato che ci sta dietro. Penso che tu ti sia finalmente superato Jungkook - quelle parole erano a dir poco limitanti a confronto di ció che Jimin pensava realmente.
Quando vide la foto per la prima volta, pensó che dovesse trattarsi senza dubbio di un sogno. Mai, nella storia della società coreana si era vista una cosa del genere.
Un uomo vestito da donna. E il ritratto di Taehyung impegnato a bere del preziosissimo alcol da un lungo calice trasparente, non era solo bellissimo. Ma era molto di piú.

Taehyung era l'emblema di un nuovo manifesto rivoluzionario. E poco importava se era evocativo come quelli di Toulouse-Loutrec, o colmo di utopie distopiche come quello di Karl Marx.
Possedeva una sua forza catartica, talmente disarmante da sconvolgere chiunque ci posasse sopra lo sguardo, e non importava se gli occhi del pubblico avrebbero riprodotto espressioni di disgusto o di completa sorpresa.
Come poteva ripudiare un messaggio cosí puro ed essenziale, come abbattere la mascolinità tossica e gli stereotipi di genere, e stare fermo a guardare?

Quello scatto rappresentava sé stessa, Jennie, e Lili Elbe, e tutte le persone che, là fuori, nel mondo, non avevano paura di vivere secondo le proprie regole, scardinando ogni giorno i costrutti sociali inventati dall'uomo stesso.

Quello era il manifesto della rivoluzione.
E chi era Jimin per fermarla?

Dopotutto non importava che se ne parlasse bene o male, ma l'importante era che se ne parlasse.

~

- Chiudi gli occhi, ecco, perfetto - disse Hyejin chinandosi sopra il viso di Jimin con un kajal nero fresco di botique.
- Porta pazienza ancora un po', ho quasi finito -

Jimin sentiva distintamente la pressione della matita nera sulla palpebra, che strisciava e strisciava, imprimendogli quelle bellissime sfumature, tipiche di una mano esperta che riproduceva quel trucco tutti i giorni.

Alla fine aveva ceduto. Sotto consiglio di Hoseok, si era confessato anche con sua moglie. Non pensava che dopo aver compiuto il grande passo con il suo migliore amico, svelare quel segreto ad un'altra persona sarebbe stato più facile del previsto. Forse perché Hyejin era una donna, e tutto sembrava più facile nel confessare quel gigantesco sigillo che la caratterizzava.

Quando le paure divennero parole, Hyejin la abbracció. E non fu per pietà, e nemmeno per tristezza. Sembrava quasi che volesse donargli solamente il suo supporto, come se fossero state amiche da una vita.
E quando vide le lacrime chiare solcare le guance della ragazza, Jimin si trattenne per non far sgorgare le sue.
- Non dovresti piangere dopo una rivelazione simile - le disse Jimin, prendendole una mano per confortarla.
- Non è questo - Hyejin riuscì a sorridere, nonostante gli occhi lucidi di pianto.
- È il coraggio che hai avuto nel raccontarmi, nel raccontarci, la tua storia - rispose, con il suono delle lacrime incastrata in gola.

Quando Hyejin finì di impreziosirle il volto di colori e brillanti, la fece alzare e la condusse davanti allo specchio principale della sala, incitandola a tenere gli occhi chiusi per non rovinarsi la sorpresa.
La moglie di Hoseok le aveva gentilmente prestato un abito color rosa pastello, scampanato e all'altezza del ginocchio. Era anche riuscita a trovare un paio di scarpe col tacco che potessero andarle bene, nonostante la taglia più piccola di un numero.

- Puoi aprire gli occhi - Jimin non aspettó un secondo in più.
Quando li spalancó, giuró che qualcosa si fosse rotto dentro di lei. Non seppe cosa, non aveva idea di che cosa potesse essere quel sentimento agognante che le aveva incrinato il cuore. Non era il vestito e nemmeno il kajal sopra le palpebre, chè Jennie era già abituata a vedersi così, - forse in forma meno raffinata di quella - , nel riflesso del vetro della sua camera, lontana da occhi indiscreti.
Probabilmente era il riflesso delle due persone che si trovavano alle sue spalle, che la guardavano come se fosse il loro orgoglio più grande.
Hoseok, con le lacrime agli occhi, che non faceva nulla per nasconderle, ed Hyejin, con il sorriso più radioso che Jimin le avesse mai visto ricamato sulla bocca graziosa.

Forse fu la loro presenza a struggerla tanto, perchè in quel momento, non c'erano davvero più segreti da confidare o sigilli da spezzare. Jennie si era mostrata in tutte le sue forme, in tutte le sue sfumature, a due persone che la amavano per quello che era.

Non si ricordó precisamente il momento in cui le gambe le cedettero, costringendola al pavimento, mentre, in preda a respiri affannosi che preannunciavano un pianto liberatorio, la sua mano andó ad appoggiarsi sullo specchio a miseri centimetri dal suo naso.

- Questa sono io - sussurró. I coniugi alle spalle non si fecero attendere e si inginocchiarono accanto a lei.
- Sì, questa sei tu. E sai cosa vedo? - domandó Hyejin, posandole una mano sulla spalla nuda.
Jimin si voltó.
- Una donna meravigliosa. Una donna coraggiosa e brillante. E nessuno ti porterà mai via tutto questo - Jimin non riuscì a contare quante volte la ringrazió, quante volte li ringrazió, mentre era costretta al suolo dal troppo amore che la stava devastando.

Passarono forse una manciata di secondi, o addirittura qualche minuto, che Hyejin parló di nuovo.
- Jennie voglio farti una proposta - queste parole catturarono l'attenzione della diretta interessata e del marito, che la guardava con le sopracciglia aggrottate.
- Hoseok promettimi di non arrabbiarti, ma era un segreto che dovevo costudire -
- Segreto? Ma di che parli? - era ovvio che il suo migliore amico non avesse idea di che cosa stesse parlando la donna. Jimin, d'altro canto, aveva gli occhi più veloci di un flipper per stare dietro alle espressioni di entrambi.
- Promettimelo - Hoseok la guardava con un misto fra scetticismo e preoccupazione.
- Te lo prometto -

- Faccio parte di gruppo, un circolo che si batte per la parità delle persone LGBTIQ -
- Lgbt... che? - chiese Hoseok stravolto.
- È un acronimo. Lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex e queer -
Transgender. Quella parola accese una fiamma nel cuore corroso di Jennie, una lieve fiammella crepitante, timida e silenziosa, alla balia del vento d'inverno.
Quindi esistevano persone del genere.
- Da quanto? - domandó l'uomo sempre più perplesso.
- Ormai è un anno -
- Un anno!? E non me ne hai mai parlato prima? - Hyejin gli rivolse un sorriso impacciato di scuse, finchè non diede la sua attenzione alla ragazza accanto a lei.

- Non è importante ora. È una storia davvero lunga. La mia proposta è, vuoi farne parte Jennie? Ci sono ragazzi e ragazze come te. Penso potrebbe aiutarti entrare in un ambiente del genere, per vedere che non sei sola - si spiegó Hyejin dolcemente.

Ci sono ragazzi e ragazze come te.

Non ebbe neanche il tempo di replicare, che la sua testa, inconsciamente, fece su e giù per mostrare la sua approvazione.
- Ottimo. Domande? - Hyejin era radiosa, un vortice di allegria.
- Come vi chiamate? - chiese la ragazza.
- Siamo i songdao. Ironico, vero? Il nostro capo ha un senso dell'umorismo discutibile - Hoseok nel mentre tentava di decifrare le parole di sua moglie, una punta di gelosia spalmata sugli occhi crucciati.
- Perchè ne fai parte? -
- Perché sogno il giorno in cui l'amore, in ogni sua forma, non dovrà più nascondersi dalla luce del sole -

~

- Saints&Pearls? Ma in che razza di posto mi hai portato? - domandó Taehyung, una Balloon Flower spiegazzata fra le labbra. Tutta colpa dei pacchetti sottomarca in carta sottile. Le sigarette si schiacciavano con niente.
- È un posto particolare - Jungkook calcó prepotentemente sull'ultima parola, un sorrisetto furbo stampato in volto.
- Ho notato - si stava bene quella sera, l'aria di sera di maggio era fresca, nonostante gli ultimi giorni fossero stati di assoluto gelo.
Aveva fatto bene a indossare la camicia.
- Allora, vuoi entrare? - chiese il fotografo.
- Non siamo venuti fino a qui per niente no? - e con quella domanda retorica, Jungkook afferró la mano del ragazzo e lo tiró verso di sè, incitandolo ad entrare.

Dentro, l'atmosfera era totalmente inaspettata a ció che si era immaginato. Taehyung vide ragazzi su ragazzi, alcuni uomini impegnati a strusciarsi su altri, mentre ragazze di ogni forma e colore ballavano fra di loro, scambiandosi baci lussuriosi. Le luci stroposcopiche gli fecero chiudere gli occhi di istinto, mentre la musica altissima gli entró nel cervello di prepotenza.
Un locale gay. Non aveva idea che esistessero a Seoul.
Gli passó accanto un tizio palesemente vestito da Freddie Mercury, ubriaco e con un bicchiere in mano.
- Ehi splendore, mica vuoi ballare? - Taehyung si voltó verso la brutta copia di Mercury, sorpreso che gli avesse rivolto la parola. Stava quasi per rispondere di no, ma Jungkook lo precedette.
- Senti Freddie, perché non vai a cercare gli altri della band? È impegnato, grazie - la mano del più piccolo si chiuse attorno al suo polso, tirandolo con garbo verso di sè.

- Non sarai mica geloso di un Freddie Mercury ubriaco vero? -
- Forse - Jungkook ancora non gli aveva lasciato il polso, continuando a trascinarlo per la pista da ballo.
A quella risposta il cuore di Taehyung ebbe un sussulto.
- Me la sarei cavata anche da solo, non c'era bisogno che ti mettessi in mezzo -
- Lo so, perdonami - tutto si aspettava tranne che una risposta del genere.
Jungkook lo lasció nel momento in cui, facendosi spazio fra gli altri clienti, arrivarono al banco degli alcolici.
- Cosa vuoi da bere? - quel cambio repentino di argomento lo destabilizzó.
- Uhm, un Manhattan direi - con un cenno del capo si voltó e chiamó un barista.
- Potresti farmi un Manhattan e un Martini Dry per favore? - il barista con un sorriso, si mise all'opera. Taehyung, con occhio di falco, notó che tutti i baristi dietro al bancone, indossavano una catenina con una perla nera al centro. Che fosse il simbolo del locale?

Il fotografo si giró di nuovo verso Taehyung.
- Sei bellissimo stasera princesse - lo prese contro piede ancora una volta. Possibile che Jungkook dovesse essere così destabilizzante? Il momento prima lo proteggeva, quello dopo si scusava per il suo atteggiamento e in quel momento gli diceva di essere bellissimo.
Il rossore violento sulle guance di Taehyung fu una risposta abbastanza esplicita, aumentando l'autostima di Jungkook.

- I vostri drink ragazzi! - urló il barista, facendo segno al fotografo con una mano.
- Arrivo subito - Taehyung rimase solo fra la folla. La voce di un ragazzo rimbombata dalle casse catturó la sua attenzione. Il modello si voltó e portó lo sguardo sul palco.
Al centro c'era un uomo, alto, con i capelli neri e con i lineamenti bellissimi e giovani. Aveva un qualcosa di familiare, ma Taehyung proprio non capiva dove potesse averlo visto.
- Buonasera amici miei, vi ringrazio per essere venuti qui stasera -
- Vi state divertendo? - urla e fischi di ogni genere si sprigionano dai clienti del Saints&Pearls.
- Che dite di aumentare un po' il ritmo? - un altro coro di urla si alzó all'unisono.
- Va bene, ok! Seong metti un po' di dance! -
Where did you love to go dei The Supremes uscì a tutto volume dalle casse, mentre la puntina del giradischi suonava sul vinile.

- Eccoti. Scusa se ci ho messo così tanto - Jungkook gli porse il suo Manhattan. Il ragazzo sul palco era sparito.
- Grazie - disse, girando la cannuccia di plastica con le dita.
- Ti va di ballare? - chiese Taehyung.
- Non aspettavo altro - e il ghigno lussurioso di Jungkook non faceva presagire nulla di buono.

Un'ora e mezza più tardi, i drink finiti e dimenticati da qualche parte su un tavolino, Jungkook e Taehyung ballavano sulle note remixate della canzone trot "Lady Dongbaek" di Lee Mi-ja.
Jungkook davvero non si era lasciato desiderare. Lo toccava da sotto la maglietta che indossava, gli spingeva il bacino contro il suo, senza parlare delle mani, che periodicamente si andavano a posare sul suo collo o a incastrare fra i suoi capelli.

Inutile dire che fosse un ballerino provetto. Taehyung d'altro canto, tentava di stare al suo passo, muovendosi sinuosamente per farsi desiderare ancora di più.
- Non puoi muoverti così - gli sussurró all'orecchio il fotografo.
- Non ti piace? - domandó ingenuamente Taehyung, strisciandogli con il ginocchio in mezzo alle gambe.
- No, mi piace troppo - Jungkook inspiró profondamente. Sembrava una tigre pronta a divorarlo, il petto che scendeva e si alzava al ritmo dei secondi scanditi dal suo orologio, gli occhi felini, che non distoglievano lo sguardo dai suoi neanche per un istante.
- Perché mi fai questo? - domandó Jungkook, con una punta di disperazione nella voce.
- Mi diverte -
- Ah sì? -
- Mi divertirei ancora di più in camera da letto - l'alcol doveva avergli annebbiato ogni barriera morale ed etica, perché davvero non riuscì a spiegarsi come avesse potuto dire una cosa del genere.
- Sei ubriaco eh? -
- Potrei - Jungkook gli prese nuovamente la mano e lo portó fuori dalla pista da ballo.

- Siediti qui, torno subito. A differenza tua non mi sbronzo con un Manhattan - lo fece sedere in una delle piccole poltroncine, e si inginocchió dvanati a lui, per poterlo guardare negli occhi.
- Simpatico - fu tutto quello che riuscì a ribattere contro quella piccola frecciatina. Sentì Jungkook ridere di gusto, e il secondo dopo le sue labbra erano sulle sue.
Taehyung si aggrappó alle sue spalle come se dovesse morirne, mentre le mani forti e calde di Jungkook andarono a circondargli il volto a coppa, per tirarselo più vicino.
Il modello arpionó le ciocche scure di Jungkook con le dita, mentre con la lingua non si risparmió, gustando il sapore forte del Martini sulle labbra del ragazzo.

- Conserva le forze per dopo princesse, torno subito - e l'attimo seguente Taehyung era seduto solo in un angolo del locale, il sapore della bocca di Jungkook ancora sulle sue.

~

Quando Jungkook arrivó al bancone, speró vivamente che un barista si affrettasse a versargli da bere. Sia per tornare prima da Taehyung, sia per ubriacarsi, chè era impossibile sostenere una situazione del genere da sobri.
Taehyung lo faceva impazzire. E mano a mano che i minuti scorrevano era sempre più difficile resistergli.

Mi divertirei ancora di più in camera da letto.

Ragazzino impertinente, pensó Jungkook con un sorriso.

- Ciao, cosa posso prepararti? - perso nei suoi pensieri, Jungkook non si era accorto che un barista si era degnato della sua presenza. Tiró su il capo, intento a ordinare uno screwdriver, ma rimase interdetto.
- Namjoon? -
- Capo? -

NOTA AUTRICE
Scusate il ritardo, sono un cesso di persona, lo so, mi potete odiare. Ma sono successi mille casini, tra cui si pensava che io potessi essere positiva al covid, ma grazie a dio l'ho scampata.

Spero vi sia piaciuto, per favore commentate voglio sapere cosa ne pensate!! Inoltre è molto più lungo del solito per farmi perdonare :((
Volete inoltre che per ogni capitolo io metta come apertura due righe con il significato del tarocco che ho scelto? Ogni carta si va a ricollegare con il capitolo, ormai lo sapete.

MA PASSANDO AD ALTRO.
Volete il primo capitolo della Jikook?
SI CHE LO VOLETE.
credo.
Comunque grazie mille per aver superato le 5k views!

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