Dall'Alba fino al Tramonto

Oleh Chiarasaccuta_writer

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{COMPLETA E AUTOCONCLUSIVA} Cina, 1750. La grande dinastia Qing ha trasformato la Città Proibita in un luogo... Lebih Banyak

🥀Personaggi🥀
Capitolo Primo
Capitolo Secondo
Capitolo Terzo
Capitolo Quarto
Capitolo Quinto
Capitolo Sesto
Capitolo Settimo
Capitolo Ottavo
Capitolo Nono
Capitolo Decimo
Capitolo Undicesimo
Capitolo Dodicesimo
Capitolo Tredicesimo
Capitolo Quattordicesimo
Capitolo Quindicesimo
Capitolo Sedici
Capitolo Diciassettesimo
Capitolo Diciottesimo
Capitolo Diciannovesimo
Capitolo Ventesimo
Capitolo Ventunesimo
Capitolo Ventiduesimo
Capitolo Ventitreesimo
Capitolo Ventiquattresimo
Capitolo Ventincinquesimo
Capitolo Ventiseiesimo
Capitolo Ventottesimo
Capitolo Ventinovesimo
Capitolo Trentesimo
Capitolo Trentunesimo
Capitolo Trentaduesimo
Capitolo Trentatreesimo
Capitolo Trentaquattresimo
Capitolo Trentacinquesimo
Capitolo Trentaseiesimo
Capitolo Trentasettesimo
Capitolo Trentottesimo
Capitolo Trentanovesimo
Capitolo Quarantesimo
Capitolo Quarantunesimo
Capitolo Quarantaduesimo
Capitolo Quarantatreesimo
Capitolo Quarantaquattresimo
Capitolo Quarantacinquesimo
Epilogo

Capitolo Ventisettesimo

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Oleh Chiarasaccuta_writer

Pechino, 1751

Sedicesimo anno del regno di Qianlong

Deming osservò con orgoglio sua madre accarezzare il pancione prominente di Yifan. Mancava ormai poco al termine della gravidanza e i medici erano sicuri, anzi certi, che dentro quel ventre florido si nascondesse un maschio. Un piccolo erede per il casato Ru e quello Dinggiri Hala.

«Non vedo l'ora che nasca» sorrise Xing, facendo versare del tè entro una nuova tazza di porcellana. Nulla era rimasto della miseria che aveva avvolto in passato la dimora Ru, ora la loro mansione era una delle più belle nel distretto Han. «I medici quanto credono che ci metterà?»

Yifan passò le dita sopra il proprio grembo, coperto da stoffe pregiate che brillavano alla luce del sole autunnale. «Forse lo vedremo nascere entro questa settimana, furen. Le levatrici dicono sia nella posizione corretta, e io non vedo l'ora che venga alla luce. Non riesco a dormire a causa dei calci e vostro figlio ne sa qualcosa.»

Deming rise appena, sentendo la mano orgogliosa del padre posarsi sulla sua spalla. «Fuqin» gli si rivolse dunque il giovane, offrendogli una ciotola colma di acqua fresca. «Anche voi siete impaziente di diventare nonno?»

Suo padre, che non si era ancora ripreso del tutto, accettò l'offerta, prima di parlare. «Può darsi. Mi chiedevo solo se aveste già scelto un nome. Se così non fosse, potresti portare onore al ricordo di tuo fratello e utilizzare il suo.»

Deming sentì le parole mozzarsi in gola e gli occhi affilati di Yifan fulminarlo. Ne avevano già parlato, sua moglie era contraria nell'utilizzare un nome posseduto da uno storpio, ciò li aveva portati a litigare più e più volte, ma alla fine aveva vinto lei. «Mi dispiace, fuqin. Abbiamo già riferito il nome del bambino a mio suocero e non possiamo cambiarlo.» Mormorò, notando un'ombra passare sul viso del capo famiglia.

Xing cercò di risollevare la situazione rivolgendo un sorriso alla nuora. «Immagino sia un nome meraviglioso. Come si chiamerà mio nipote?»

«Yongle, i due caratteri formano la parola gioia sempiterna» asserì Yifan, alzandosi con l'aiuto di una dama di compagnia. I suoi movimenti erano lenti, ma il suo viso era reso ancora più bello dai lunghi orecchini e dall'acconciatura triangolare che svettava sulla testa, adorna di spilloni. «Ora dovete perdonarci, io e Deming dobbiamo andare.»

Il giovane annuì e si alzò, circondando con un braccio i fianchi della donna che coi mesi aveva imparato ad apprezzare. «Già, torneremo fra due giorni per unirci a voi. Dopo tutto ricorre il compleanno di mio padre.» Provò a sorridere Deming, scagliando un'occhiata al genitore, rimasto in silenzio a giocare con le bacchette. Xing dovette colpirlo sulla mano per fargli riprendere concezione della realtà.

L'uomo sollevò allora gli occhi spenti, coperti da folte sopracciglia bianche. «Perché vai via così presto?»

«Ve l'ho detto quando sono arrivato, fuqin. Devo tornare al lavoro prima che sopraggiunga l'ora del serpente. I miei giorni di ferie sono finiti. Quest'oggi la famiglia imperiale ritorna dal Palazzo d'Estate, e la Città Proibita riprende vita» gli spiegò Deming, nel modo più semplice possibile. Sperava che il padre comprendesse, visto che ormai non restava molto di lui. I medici dicevano che era affetto da demenza senile, una malattia regressiva, e non vi era alcuna cura capace di aiutarlo.

Il capo famiglia si alzò in ogni caso insieme alla moglie e rivolse ai due novelli sposi un cenno di saluto. Deming si inchinò e Yifan fece lo stesso, poi i due scesero con cura dalla veranda e si diressero nel pieno del giardino. I fiori crescevano rigogliosi fra le aiuole e gli alberi erano carichi di frutta matura. Quel luogo sembrava aver ricominciato a splendere, ma Deming continuava a sentirsi oppresso. Per l'appunto non parlò finché non salì sul palanchino, sedendo al fianco di Yifan.

Sua moglie si voltò a guardarlo e gli posò una mano sulla coscia, coperta da una veste arancione che scivolava placida fino alle caviglie. «Tuo padre non migliora, non c'è bisogno di tenermelo nascosto.»

Deming posò una mano sopra la sua e lasciò che le loro dita si intrecciassero. «Hai troppe preoccupazioni, non affaticarti. Mio padre è un uomo anziano.»

«C'è un motivo se non lo inviti mai alle cene del mio clan» Yifan schioccò la lingua sotto il palato prima di gemere, a causa di un calcio. Deming soffocò una risata e le accarezzò il ventre teso, udendo i movimenti del bambino scuotere il corpo della sua donna. «Questo piccolo dispettoso... Non vedo l'ora che nasca. Dico sul serio, sono stufa di essere nervosa. Temo il parto e lo attendo al contempo.»

«Arriverà presto, vedrai» le sorrise il giovane, lasciando che Yifan appoggiasse il viso contro la sua spalla, stancamente. «Presto avremo un figlio nostro, spero solo che non ti occuperai di lui più di me.»

La donna si passò le dita coperte dai copri unghie sull'acconciatura, sistemando i capelli quando la portantina si fermò. «È bello sapere di mancarti, non avrei mai pensato di poter avere questo tipo di intesa con te. Anche se non dovrei sorprendermi, dopo tutto mi hai salvato la vita, quella volta, nella sala An Le.»

Deming sorrise nel ricordare gli eventi dell'anno passato. «E non lo rimpiango. Tornerò alla nostra mansione prima di sera, spero che il piccolo non decida di nascere proprio in mia assenza.»

«Oh, non osare mettergli strane idee in testa» ridacchiò Yifan, prima che un servitore chiedesse a Deming di scendere, perché la Città Proibita aveva aperto le sue porte. «Ora vai, e cerca di non fare tardi.»

Deming sospirò di fronte quelle raccomandazioni. Sebbene fra di loro le cose andassero per il meglio, Yifan viveva nel costante timore di essere rimpiazzata. Sciocchezze, visto che Deming non sentiva il bisogno di prendere con sé un'altra donna. Dunque, per tranquillizzarla, le mise una mano dietro la nuca e la baciò, muovendo con dolcezza le labbra sulle sue, prima di distaccarsi. «Non temere.» La rassicurò, scendendo dalla portantina prima che lei potesse trattenerlo. Le porte dorate del palazzo imperiale erano spalancate e una fila interminabile di servi, carri e cavalli giaceva fra i suoi larghi corridoi.

Deming li percorse senza alcuna fretta, cercando di abituarsi alle tegole dorate e alle pareti rosse che coloravano la Città Proibita di eleganza. Il giovane si perse fra le immense strutture dai tetti arcuati, ma non fece in tempo a sentirsi a casa che una mano si posò sulla sua spalla. Era quella di Baowei.

«Amico mio!» esclamò il giovane, più allegro che mai. «Non ci vediamo da due mesi, mi auguro che tu abbia sentito la mia mancanza.»

Deming rise di contentezza, posando le mani sulle spalle di Baowei, fasciate di seta viola. «Ma certo che mi sei mancato. Sei appena tornato dal tuo viaggio a Macao?»

«Sì, proprio ieri. Non sai quello che ho visto, ci sono occidentali ovunque e bauli colmi di stranezze europee. Ne ho portate alcune a casa con me, se avrò l'onore di raggiungerti per una cena avrò piacere di mostrartele» gli annunciò il ragazzo, facendogli cenno di passeggiare con lui  nei corridoi della Corte Esterna. «Tra l'altro, Yifan avrebbe con chi parlare.»

«Non mi dire, hai trovato una ragazza?» gli chiese furbesco Deming e, nel notarlo arrossire, si lasciò andare a una risata. «Quindi hai chiuso definitivamente con Xun'er.»

Baowei si lasciò andare a un sospiro e passò una mano dietro la nuca, da dove pendeva la lunga treccia scura che scivolava ben oltre i fianchi. «Sì, non riusciamo ad andare d'accordo. Lei non fa che incolparti per quello che è successo alla Concubina Imperiale Shan, e io non riesco ad accettarlo. Lei non vede la verità, ascolta solo le parole della sua nuova signora.»

«Non sapevo che Xun'er avesse una nuova signora» sbuffò Deming, fermandosi al suono di passi concitati. Una portantina, in lontananza, si stava avvicinando. Il seggio di legno era sorretto da eunuchi affaticati, e proprio Xun'er camminava al fianco della donna che sedeva sopra di esso.

Baowei si inchinò e Deming lo imitò, riconoscendo subito dopo il profilo di Meizhen venire illuminato dal sole. Era irriconoscibile, vestita con un qipao changyi di un rosa delicato, dagli orli immacolati. I capelli erano racchiusi in una crocchia bassa e sul capo portava una corona dianzi, fasciata di seta color pesca. Dai lobi pendevano tre orecchini di giada e sulle sue mani risplendevano due copri unghia per ogni anulare.

«Dunque è lei che Xun'er serve. Passa da una traditrice all'altra?» sibilò Deming, compiendo un errore.

Meizhen doveva averlo sentito, perché lui, volutamente, aveva sollevato la voce al suo passaggio. «Fermatevi.» Ordinò la donna, lasciando che gli eunuchi posassero al suolo la portantina. «Xun'er.»

«Sì, furen?» le domandò la dama, vestita con un qipao celeste, dalle varie sottovesti che le gonfiavano la gonna.

Meizhen non si voltò a fissarli neanche per sbaglio, intenta com'era a torturarsi i copri unghia, come se stesse progettando di usarli come arma. «Di' a questi due servi di tenere la bocca chiusa, se non vogliono penzolare morti dal ramo di un albero. Mio marito non sarebbe felice di sapere che sua moglie è stata insultata a meno di un giorno dal nostro ritorno a palazzo.»

Suo marito? Deming strinse i pugni fino a sentire le unghie scavare dei solchi sui palmi.

Il giovane non aveva mai accettato quella situazione, quel matrimonio, e l'importanza che Meizhen aveva acquisito il giorno in cui era divenuta una Aisin Gioro.

«Avete sentito, guardie?» domandò loro Xun'er, con fare saccente e il viso ingenuo contratto in una maschera di soddisfazione. «Chiedete perdono alla mia signora, o passerete dei guai.»

Baowei fu il primo a inginocchiarsi, fino a sfiorare il pavimento bollente con il naso. «Chiedo perdono alla Di'fujin di palazzo An'chi, non sarò più così irrispettoso nei vostri confronti. Siate benevola.»

Deming non osò piegare le ginocchia. Non riusciva, era più forte di lui, per questo venne richiamato da Xun'er, da quella stupida ragazzina che credeva di valere qualcosa solo perché serviva una donna del genere. «Inginocchiati, svelto.»

«Perché dovrei? Non ho detto nulla di sbagliato» sibilò Deming, mentre Meizhen si lasciava andare a una risata amara. Credeva di poterlo prendere in giro? «Ora siete voi che mi offendete, furen. Una donna non dovrebbe mantenere compostezza in presenza di un uomo?»

Meizhen stavolta si voltò a fissarlo, incurvando le labbra rosee in un sorriso che lo inquietò. «Benevolenza, giustizia, saggezza e fedeltà. Sono queste le quattro virtù maschili, peccato che tu non ne possegga neanche una.» Lo insultò, scendendo dal suo seggio e avanzandogli incontro, sulle sue scarpe alte, a zoccolo di cavallo. «Inginocchiati, ti trovi davanti alla prima moglie del principe Haoran.»

Deming sbottò in una risata, il rancore lo aveva inondato e non c'era modo di trattenerlo, se non lasciandolo fuoriuscire. «No, sono davanti a una traditrice.»

Meizhen lo colpì con uno schiaffo talmente forte da ricordargli quello che la Concubina Imperiale Shan gli aveva sferrato solo l'anno prima, al vecchio palazzo Yonghe. Meizhen, però, era stata molto più violenta, così come lo era diventata anche la sua voce, ridotta a un sibilo. «Se non ti inginocchi adesso, ti prometto che te la farò pagare in anticipo per tutto ciò che mi hai tolto, Deming.»

Il ragazzo affondò per un attimo gli occhi nei suoi, scuri e fermi. Alla fine si inginocchiò di scatto, sentendo la guancia pulsare per via dell'umiliazione subita. «Come desideri, Meizhen.» La chiamò in maniera confidenziale, prima di prostrarsi al suolo. «Perdonatemi, Di'fujin, non oserò mai più parlare a sproposito in vostra presenza. Siate benevola.»

La donna lo guardò con rabbia e tornò a sedere sulla portantina, con un gomito posato al bracciolo e una mano sul ventre piatto. Deming sapeva che era diventata madre solo due mesi prima, donando un figlio a quel bastardo del principe Haoran. Un maschio, per di più.

«Per oggi verrete graziati. Assicuratevi di non provocarmi mai più, oppure l'Ufficio delle Punizioni Accurate diventerà la vostra dimora permanente.» Li minacciò Meizhen, con lo sguardo rivolto verso il cielo.

Xun'er sorrise di sottecchi e batté le mani, facendo cenno agli eunuchi di camminare. La portantina venne sollevata e la prima signora di palazzo An'chi venne scortata lontano dalla vista di Deming che, furioso come non mai, sputò sul pavimento a mo' di sdegno.

Meizhen voleva fargliela pagare, glielo aveva detto chiaramente. Che ci provasse, allora. Se voleva davvero giocare, lui l'avrebbe sconfitta. Deming non la temeva, come non temeva nemmeno il principe Haoran. Quel marito che Meizhen amava usare come scudo, e che, prima o poi, sarebbe caduto.

🥀🥀🥀

Meizhen cercò di chiudere gli occhi e lasciare che il vento autunnale le accarezzasse il viso, mentre la portantina veniva adagiata dinnanzi palazzo An'chi. Le porte erano di nuovo aperte, le dame e gli eunuchi si stavano occupando del giardino e, quando la videro attraversare il sentiero lastricato, si inchinarono posando le ginocchia al suolo e abbassando il viso, con vero rispetto.

«Bentornata, Di'fujin» la salutarono, mentre lei saliva in veranda, accompagnata da Xun'er. Si erano ricongiunte un mese prima che gli Aisin Gioro partissero per il Palazzo d'Estate. Meizhen aveva sorpreso un servo della Nobile Consorte Imperiale Jia intento a fustigare Xun'er e lei l'aveva salvata, richiedendola al suo servizio, così che fosse al sicuro.

«Che faccia tosta...» borbottò Xun'er, aprendo le porte ed entrando con lei nella sala da giorno, arieggiata e luminosa, dove grandi arazzi e vasi di porcellana finissima abbellivano gli interni. «Quei due stupidi, non hanno capito con chi hanno a che fare. E pensare che un tempo quell'idiota di Baowei mi piaceva, persino!»

Meizhen si voltò a guardare la sua piccola amica e le sferrò un buffetto sulla guancia tonda. «Tutti commettiamo errori, dobbiamo solo imparare da essi. Non temere, Xun'er, quando avrai raggiunto l'età per lasciare il palazzo mi occuperò io stessa di trovarti un degno partito.»

«Che sia affascinante, furen» le sorrise la piccola dama, inchinandosi quando si trovò di fronte il padrone del palazzo. 

Il principe Haoran sedeva di fronte la culla che era stata allestita per Longfeng, il suo primogenito. Non era raro che passasse del tempo con lui, dopo tutto, al Palazzo d'Estate lo aveva sfoggiato come un trofeo davanti il fratello e le donne dell'harem. 

«Wentian» lo chiamò Meizhen, congedando con un cenno del viso la piccola dama di corte. Poi si avvicinò al divanetto sopra cui il marito era intento a leggere un manoscritto di tarda epoca Song e lanciò uno sguardo al piccolo Longfeng. «Nostro figlio dorme in maniera così beata.»

Il principe chiuse il libro e le prese la mano, costringendola a sedere sulle proprie gambe. «Ti somiglia, quando dorme. A dire il vero, ti somiglia in molte cose. Per questo mi piace stare con lui.»

Meizhen passò un braccio dietro il suo collo e lo baciò su una tempia, mentre lui le stringeva un fianco. «Sono contenta che Longfeng trasmetta serenità. Anche l'imperatore, nel vederlo, ha smesso di provare astio nei miei confronti.»

«Mio fratello ha ben altro a cui pensare, non ti avrebbe odiata in eterno» le disse Wentian, posando la mano libera sulla sua. «Che è successo al tuo copri unghia? Si è scheggiato?»

Meizhen si incupì, cercando osservare il viso tondo di suo figlio nella culla di broccato. «Sì, ho dovuto schiaffeggiare un servo mentre mi dirigevo a palazzo An'chi. Speravo che il nostro rientro alla Città Proibita potesse essere tranquillo, ma mi sono sbagliata.»

«Chi è quel tale che ha provocato la tua ira? Se sarà necessario lo toglierò di mezzo» rise il principe, baciandola su una guancia, nel tentativo di rilassarla. Meizhen, però, era troppo tesa e non faceva altro che continuare a pensare alle parole che Deming le aveva riservato. 

«Ho incontrato Deming.» Bastò quel nome a far irrigidire il principe Haoran, che contrasse il viso in una smorfia di rabbia. «Mi ha chiamato traditrice, di nuovo. Ho perso la pazienza e l'ho schiaffeggiato per costringerlo a inginocchiarsi.»

«Per lo meno ha abbassato lo sguardo in tua presenza» replicò il principe, seccato, mentre il figlio apriva gli occhi affilati e passava un pugnetto chiuso sopra le guance tonde come mele mature. «Se non lo avesse fatto, non avrei utilizzato clemenza.»

Meizhen si alzò quando il bambino cominciò a piangere e lo strinse fra le braccia, cercando di calmarlo passando le dita sopra la sua schiena. «Non dovremmo usarla, infatti. Sono rimasta al sicuro nel tuo palazzo durante tutta la mia gravidanza, ma non mi nasconderò ancora dal suo sguardo. Non voglio temerlo, è lui che deve temere me...»

Il bambino sbadigliò, continuando a mugolare. Meizhen era troppo nervosa per calmarlo, non riusciva neanche a stringerlo come avrebbe dovuto. Per questo Wentian la raggiunse in un fruscio di vesti scure, fermate da una cinta dorata in vita, e le sfilò Longfeng dalle mani. «Zhen'er, quando arriverà il momento lo uccideremo. Attendi.»

Meizhen annuì, intrecciando le dita sul ventre, mentre il bambino si placava fra le braccia paterne. «Devo concentrarmi su Feng'er...» sussurrò, mentre un sorriso spontaneo si formava sulle sue labbra. Longfeng aveva riportato luce in una vita scura e aveva reso più forte il legame che intercorreva fra lei e il principe Haoran. «Ora che siamo alla Città Proibita temo che gli accada qualcosa di orribile. Questo posto... è pieno di fantasmi, di brutti ricordi.»

Quando il bambino si assopì, Wentian lo ripose fra le sue braccia e le parlò con quel tono rassicurante che riusciva sempre a calmare i battiti del suo cuore. «I brutti ricordi e i fantasmi non gli faranno del male, non nella mia dimora. Ti assicuro che farò di tutto per proteggerlo.»

Meizhen sorrise, chiudendo gli occhi per accogliere uno dei baci del marito. Da quando il bambino era nato, e anche durante gli ultimi mesi della gravidanza, non avevano avuto molto tempo per stare insieme. I loro contatti si erano fatti sfuggevoli, ed entrambi parevano risentirne. Ma il medico aveva redarguito il principe, dicendogli di sfogarsi su una concubina, perché Meizhen avrebbe avuto bisogno di riposo a seguito del parto. Tuttavia, Wentian non aveva mai consumato il matrimonio con Ai Lun.

«Che magnifica famiglia» ridacchiò, per l'appunto, la Ce'fujin.

Ai Lun ridacchiò contenta, mentre una fila di servi portava dentro i bagagli. Erano talmente tanti che le dame non sapevano più a quale forza appellarsi pur di far crollare al suolo i numerosi bauli. «Mi dispiace avervi interrotti, jiejie» la chiamò la concubina, facendola stare male.

Meizhen le aveva chiesto più volte di evitare di chiamarla in quel modo in privato, anche perché Ai Lun aveva già venticinque anni, era più grande di lei di un solo anno, eppure le era inferiore di rango. Per questo, in pubblico, avrebbe dovuto continuare a chiamarla sorella maggiore.

«Non preoccuparti, meimei» le sorrise Meizhen, sedendo sul divano morbido con il figlio in grembo. Era quasi ora di pranzo, Longfeng avrebbe dovuto mangiare per primo. «Le dame sembrano affaticate.»

Ai Lun scrollò le spalle e di conseguenza i due pendagli, uno di giada e l'altro d'argento, si mossero con lei. Indossava una casacca rossa con dei ghirigori ricamati sul colletto e una tempesta di fiori sulla gonna larga. «Loro sono le serve e io la padrona!» esclamò, sedendo al suo fianco, per accarezzare la testolina rasata del piccolo Longfeng. «Sempre che nostro marito non voglia correggermi.»

«Stavo giusto per farlo» replicò Wentian, che non era mai del tutto tranquillo nei momenti in cui Ai Lun si presentava. Eppure, quel giorno le si avvicinò e le porse una mano, intimandole di alzarsi. «Allora, ti sei recata al padiglione della Neve Purpurea?»

«Assolutamente sì» gli sorrise Ai Lun, assecondandolo per poi infilare le dita all'interno della manica larga e porgergli un biglietto ripiegato più volte su se stesso. «Il vecchio mi ha chiesto di avvelenarti, è certo che lo farò e si sbaglia.»

Di fronte quelle parole, Meizhen strinse il figlio al proprio petto, sperando che non si lamentasse. «Non si era mai spinto così oltre, perché vuole ucciderlo?»

«Perché sa che sono una minaccia, ora più che mai» le spiegò il principe, afferrando il biglietto per gettarlo tra le fiamme di una candela. «Io e Ai Lun abbiamo frequentato spesso il padiglione, prima che sopraggiungesse la stagione estiva. Tu eri costretta a letto per via della gravidanza, per questo non sei stata messa al corrente.»

In realtà, Wentian non l'aveva mai messa al corrente di nulla. Meizhen cercava di non dare peso a quei dubbi, sapeva che il marito agiva così per proteggerla, ma a lei non stava bene. Non più almeno. «Dunque, cos'è accaduto durante quelle sere?»

Fu Ai Lun a risponderle, mentre il bambino cominciava a mugolare, in cerca di cibo. «I membri della setta invocano un nuovo shifu, mio nonno è troppo vecchio per continuare a prendersi cura del Loto Bianco. Tra l'altro, in molti sanno che Wentian ha dei conti in sospeso con il nostro magnanimo sovrano» rise la donna, parlando con fare ironico. «Dunque vorrebbero che io e lui ereditassimo la setta.»

Meizhen si morse la lingua. Sapeva che lei sarebbe rimasta fuori da quel piano, ci sarebbero stati solo Ai Lun e Wentian. Entrambi avrebbero governato la Bailian Jiao, e lei avrebbe perso lentamente importanza.

«Sono contenta che i vostri piani stiano andando a buon fine» sibilò la donna, con freddezza.

Wentian si voltò a guardarla, con un'espressione confusa sul volto, mentre Ai Lun si mordeva un labbro, come se temesse d'aver sbagliato. Tutti la trattavano come se fosse fatta di vetro, dosavano le loro parole e non le dicevano mai la verità, per paura di ferirla.

Meizhen si lasciò andare a un sospiro e quando i lamenti del figlio si fecero troppo forti si alzò in piedi, inchinandosi appena al marito. «Vado a cercare la balia, Longfeng deve mangiare.» Asserì, incamminandosi lungo i corridoi del palazzo e ignorando la voce di Wentian che la richiamava.

La giovane si sentì quasi in colpa, ma decise di restare ferma nella sua posizione, chiudendosi nella camera da letto e adagiando il figlio fra i cuscini. Lui si succhiava le mani e la guardava con quegli occhi scuri e profondi, tipici della famiglia Fu.

I Fu, però, non esistevano più, e un pezzo di Meizhen era scomparso con loro, solo per ignoranza.

Se fosse stata messa al corrente dei piani paterni, avrebbe cercato di salvare in qualche modo la sua famiglia, ma non c'era riuscita.

Meizhen non avrebbe più compiuto lo stesso errore, doveva chiedere a Wentian di essere sincero con lei, perché non poteva più tollerare il silenzio, neanche da parte dell'uomo che credeva di amare. 

🥀🥀🥀

Ed eccoci qui a un anno di distanza dai precedenti avvenimenti, sia Meizhen che Deming hanno messo su famiglia e si odiano più che mai XD Abbiamo con anche delle dolcissime nuove entrate, tra cui il piccolo Longfeng u.u ditemi, non lo avete apprezzato?

In ogni caso, come avete avuto modo di vedere non si può mai stare tranquilli a corte! C'è chi si dichiara guerra e chi agisce nell'ombra, in nome di scopi maggiori. Chissà come si svilupperanno le cose!

Vi incoraggio a lasciare un commento e una stellina per spronarmi con la pubblicazione e vi do appuntamento a mercoledì, se tutto va bene, con un nuovo capitolo. Nel caso non riuscissi a pubblicare mercoledì, troverete il capitolo online per giovedì!

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