Nightmare

By imspectre

459 38 1

In un mondo straziato da una guerra fra specie, un ragazzo solitario combatte per ribaltare le sorti del conf... More

Capitolo 2: Data Center
Capitolo 3: Escape
Capitolo 4: Speranza
Capitolo 5: Occhi Cremisi
Capitolo 6: Il dolore della solitudine
Capitolo 7: Fiducia
Capitolo 8: Preda e predatore
Capitolo 9: Ciò per cui combatto
Capitolo 10: Libertà
Capitolo 11: Treno
Capitolo 12: Vivo o Morto

Capitolo 1: Prologo

138 8 1
By imspectre

Anche oggi è passato, tra un inferno e l'altro. Urla, sangue e dolore.
Mi sono stufato di questa vita ma è l'unica che ho, non si può far niente se non andare avanti.

Stamattina ho avuto segnalazione di un carico di "merce" di alcuni banditi del nord.
La mia missione era di scoprire da chi fossero diretti e fu così che arrivai in tarda mattinata lungo il sentiero del deserto.

Era un posto arido, abbandonato, dopo la guerra non cresceva nulla.
Ciò che davvero mi preoccupava erano le caverne nelle vicinanze, tutte sparse intorno.
Se si fossero svegliati sarebbe stato un bel problema.
Nessuno sano di mente sarebbe andato in un luogo del genere e proprio per questo quei deficienti si diressero lì.

Arrivarono ad un punto isolato con tre furgoni, sporchi e arruginiti come i loro animi.
Di fronte a loro vi era un altro furgone, nero e stranamente ben tenuto.
Non erano molte le persone che potevano avere una carrozzeria nuova.
Uno dei banditi scese dal furgone in testa alla carovana.
I suoi vestiti color terreno erano sudici e strappati.
Solo un cappuccio copriva la sua testa impedendomi di vedere chi veramente fosse.

"Certo le missioni di spionaggio sono una rottura" pensai mentre a 300 metri di distanza osservavo tutto con il binocolo.

L'uomo portava con sé una sacca, sporca e inumidita.
La gettò a terra, quasi come un atto provocatorio, e da essa rotolò una testa:
acuminata e con due zanne laterali che fiancheggiavano la mascella.
Gli occhi erano spenti come quelli di chi ha perso la vita da ormai molto tempo.

Sentii la rabbia ribollire dentro.
Era la testa di uno di quei mostri, quelli che detesto, che mi hanno portato via tutto.

"Che cazzo ci fanno quelli con una testa?" Mi stavo chiedendo.

Notai però, che non era di una creatura comune.
Sapevo che una nuova orda, più resistente, era apparsa nei territori del nord e che aveva causato gravi problemi all'esercito della zona.

Intanto scesero dal furgone nero due uomini: uno era un militare armato con il proprio fucile, attento, come se stesse già sul punto di combattere.
In quel momento strinsi la mia swordgun a me.
L'altro era elegantemente vestito, copriva i suoi occhi con un paio di occhiali da sole e si diresse deciso, verso il bandito.
Il militare lo seguì e prese la testa.
Altri due militari scesero portando fuori dal veicolo un paio di casse.
Il bandito si avvicinò, sollevò il coperchio della cassa e accennò ai suoi di prenderle.

La situazione non mi era chiara...quelle nelle casse erano armi?

"Perché l'esercito dovrebbe fornire armi ai banditi, ma soprattutto a cosa serve quella testa?
Il tipo elegante sà qualcosa o forse è solo un traditore".

Mille domande assillavano la mia mente in cerca di risposta ma un solo grido bastò a riportarmi sul campo.
L'urlo annunciava la loro comparsa, vederli significava morire.
Le creature stavano arrivando; si erano accorte della presenza dei trafficanti a causa della testa.

Subito i militari partirono abbandonando i banditi al loro destino.
In poco tempo sarebbero stati spazzati via; il mio compito ora era quello di seguire quel furgone: presi il fucile, saltai sulla motocicletta ricoperta di sabbia e ruggine e tentai di inseguirli.
Tuttavia non ero l'unico predatore, anche il branco, affamato, si era mobilitato ed era proprio dietro di me.

Il furgone andava veloce, senza fermarsi e si accorsero anche di me.
Sentii un boato e subito dopo il cono d'aria generato da un proiettile sfiorò la mia destra, così decisi di cambiare strada seguendoli lateralmente e da lontano.

"A prendersi i proiettili ci penseranno le creature".

La vettura si stava dirigendo verso una piccola città che si trovava poco più avanti.
Appena si avvicinò, la sicurezza esterna notò una nuvola di sabbia sollevarsi; controllarono cosa fosse e videro le loro paure prendere forma.
Tutti stavano per prendere posto alle mitragliatrici, ci sarebbe stato solo un enorme bagno di sangue.

Io stavo correndo e correndo cercando di raggiungere la città e approfittare del momento critico per entrare.
Un centinaio di metri prima dell'ingresso, quando il furgone diede l'ultima accelerata verso la salvezza, mi voltai verso il branco.
Fù solo un secondo e una tempesta di accaio acuminato si battè contro di loro.
Urla di dolore e colpi di arma diradarono la nube in poco tempo lasciando spazio al silenzio.
Facendo il giro lateralmente riuscii a infiltrarmi in uno dei condotti fognari della città, ma avevo perso il mio obiettivo.

"Quindi i bastardi sono dell'esercito.
La sicurezza esterna li ha coperti ma hanno una vaga idea di quello che hanno fatto. Cazzo!"

Le mie idee non combaciavano. C'era qualcosa che non sapevo.

Per scoprire di più entrai nel cuore della città: povera e piena di gente.
C'erano molti palazzi tutti uguali fra loro, monotoni e molti di essi malconci.
Il grigio era il colore dominante, anche il cielo lo aveva acquisito dai fumi delle industrie vicine.
Mi sentivo triste, vuoto nel vedere quanta povertà c'era nel nostro mondo.

Decisi di indagare nel mercato, chiedendo chi avesse visto una persona vestita elegantemente in zona.
Sarebbe stata facile da individuare.
Tra le bancarelle di verdure mezze marce e articoli per sopravvivere all'esterno, cercavo disperatamente di trovare il mio bersaglio.
Chiesi in giro e finalmente un venditore mi indicò la direzione verso la quale si era diretto.

Iniziai a correre, facendomi spazio con la forza tra tutti quei passanti.
Correvo senza fermarmi, dovevo prenderlo.
Mi sentivo come un predatore che stana la sua preda, volevo vincere.
Tuttavia la mia determinazione si abbatté quando un elicottero militare passò sopra la mia testa, era troppo tardi, avevo perso.

"Non ci sono riuscito" esclamai stringendo pugni e denti, avevo fallito stavolta.

Cercai quindi un posto dove riorganizzarmi e ripartire.
Trovai una locanda e sedetti al tavolo per prendere una birra.
Era fresca e almeno un po' mi consolava dal mio fallimento.
Dopo salii in camera e mi sdraiai sul letto, ero stanco.

"Mondo di merda, non ne va una giusta. Le persone muoiono, combattono contro la fame e contro l'altra razza. E il governo centrale non fa nulla. Che si sono messi in testa!
Se non attacchiamo moriamo, è la lotta per la sopravvivenza.
Non ci sono compromessi: o c'è l'azione o si muore.
Devo fare qualcosa... non resterò a guardare senza fare nulla."

La mia disperazione era data dal fatto che le creature avevano distrutto tutto, rovinato l'umanità e ridotto tutto in miseria.
Il governo seppur difendeva le città rimaste non aveva mai avuto una netta intenzione di sferrare un attacco decisivo.

La mia paura era di morire senza combattere, senza poter cambiare le cose.
La mia forza era la solitudine, solo al mondo, non potevo fare altro che dedicarmi alla mia causa.
Nel mentre dei miei pensieri mi addormentai ma il risveglio fu piuttosto brusco.

Gli allarmi suonavano, sentivo urla e spari giù in città.
Mi affacciai e vidi che le creature avevano invaso il mercato seminando morte e distruzione.
Non mi riuscì più a trattare e scesi in campo.
Lo spettro finalmente veniva fuori dalla tana.
Indossai la mia armatura, ricavata proprio dagli esseri che tanto odiavo, presi il mio fucile e andai.

In una lotta tra specie il nemico non fa distinzione tra le persone: militari, anziani,donne, bambini sono tutte prede.
Sentivo urla di dolore strazianti e cercai di salvare quante più persone possibili.
Iniziai a sparare contro le creature, il rumore del fuoco attutiva le loro grida, la mia spada gli faceva esalare gli ultimi gemiti.
Salvai alcune persone portandole in un rifugio e tornai fuori.
Ripresi i combattimenti scorrendo la mia lama e il piombo tra il sangue e la carne del nemico. Non potevo restare a guardare, dovevo combattere per salvare quante più persone possibili.

"Attento" sentii dire da una voce femminile dietro di me.

Poi sentii un colpo: fu quello a salvarmi la vita.
Uno stronzone mi stava per attaccare da dietro e seccarmi ma quella ragazza mi salvò.
Il numero di creature stava aumentando e la scelta migliore era ripiegare.

"Per adesso ritiriamoci" le dissi.

Nel corso della fuga riuscì a vedere solo i suoi capelli rossi,infuocati che rispecchiavano il suo spirito combattivo.
Salvammo in tutto una ventina di persone.
Ero frustrato, molte persone erano morte perché non avevo catturato quell'uomo.
Mi stavo addossando tutte le colpe, di tutte le persone che non avevo salvato.

"Dovevo impedirlo e invece ho fallito nuovamente." Pensai.

"Bhe fortunatamente abbiamo salvato tutte queste persone, hai fatto un bel lavoro."
Disse la ragazza coi capelli di fuoco.

Strinsi i pugni dalla rabbia, e sentì un dolore al petto.

"Sono Reda, mi spiace conoscerci in queste circostanze.
Non ti ho mai visto qui, da dove vieni?"

Non risposi.

"Ah sei un tipo di molte parole vero?" Disse lei ironicamente.

"Chi sono e da dove vengo non ha alcuna importanza."

"Allora cos'è che importa?" Disse Reda.

"Finire questa guerra e salvare quante più vite possibili,questo è ciò che mi importa."

R:"Se è questo quello che pensi dovresti essere felice per aver salvato queste persone, è già una prima vittoria."

"Prima vittoria eh." E caddi con le ginocchia a terra pensando a tutti quelli che non avevo salvato, ai miei fallimenti.

R:"Da solo hai combattuto bene, ma non andrai da nessuna parte se continui così, presto o tardi morirai e non potrai più portare avanti la tua battaglia."

A queste parole il mio animo subì una grande scossa: ho sempre pensato che la mia forza giacesse nella solitudine eppure senza aiuto oggi forse sarei morto.
La volontà di combattere per l'umanità da solo non ha alcun senso.
Era solo uno stupido capriccio personale.
Reda in quel momento si trovava alle mie spalle, mi osservava cercando di capire che tipo di persona fossi.

Mi alzai e lei mi chiese:"Allora chi sei tu?"

Le risposi stavolta con il mio vero nome, voltando la mia testa dietro e guardandola negli occhi.

"Mi chiamo Zek".

Continue Reading

You'll Also Like

545 45 26
Inizia il lungo viaggio in treno verso duskwood alla ricerca di indizi e per conoscere i ragazzi! Tra mille avventure,i ragazzi si riuniranno tutti...
12.4K 216 23
leggete va...
80.7K 4.3K 40
Anno 1944: una giovane donna viene prelevata con la forza e condotta in un luogo di cui nemmeno nel peggiore dei propri incubi avrebbe immaginato l'e...
14 1 2
"Tu non sei una ragazza qualsiasi, tu sei stella scarlet cacciatrice dalla nascita"