UMANA ∽ Ritorno sulla Terra

By AriaWriter

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Una squadra di giovani esploratori sbarca sul pianeta azzurro dopo che quest'ultimo era stato abbandonato per... More

AVVISO e BOOKTRAILER!
Umana
Prologo
1. La partenza
2. In Viaggio
3. I Titans
4. L'atterraggio
5. Le lavanderie
6. Lo sbarco
7. Alberi enormi
8. La foresta
9. Il furto delle parabole
10. La città sommersa
11. Gli Antichi
12. La battaglia
13. Summer
15. Le regole del gruppo
16. Stanchezza
17. Il lago
18. I lupi
19. Pietà
20. Hans
21. Il Nuovo Potere
22. Fardelli pesanti
23. Amicizia
24. Eden
25. La mina vagante
26. Tramonto
27. La cattura
28. Prigionieri
29. Il villaggio
30. La tigre
31. In trappola
32. La storia del villaggio
33. Umanità
34. Liberazione
35. Ulrik
36. L'Anziano
37. Libertà
38. Possibilità
39. Sogno o realtà?
40. Oppio
41. Resterai?
42. Oscure presenze
43. Paura
44. Rivendicazione
45. Guarigione
46. Speranza
47. Vita
48. Ritorno
UMANA - L'Antico Potere
Ringraziamenti
Novità, Copertine e Bollini!

14. I nemici

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By AriaWriter

«Basta!» esplose Tomas. Si piegò sulle ginocchia, col fiato corto e il volto rosso e sudato, poi le gambe gli cedettero e Shani non arrivò in tempo per sorreggerlo. Cadde a terra e si voltò su un fianco, in posizione fetale.

«Tomas, dobbiamo continuare, qua non è sicuro...» Hans tentennò. Teneva ancora una mano sulla schiena di Eva, forse perché pensava sarebbe stata lei a rimanere indietro. La ragazza in realtà si era rivelata una buona corritrice, al di là di ogni possibile pronostico.

«Non ce la faccio, professore, continuate senza di me. Le mie vecchie gambe in titanio non vanno oltre.» Il tono era scherzoso, ma due lacrime di dolore gli sfuggirono dagli occhi. Hans fece per aiutarlo a rialzarsi ma il ragazzo con un cenno del braccio lo intimò di lasciarlo perdere.

«Potrebbero esserci ancora alle calcagna!» si lamentò Kuran, che saltava da un piede all'altro, pallido in volto, e continuava a guardare oltre le loro schiene come se da un momento all'altro potessero tornare a farsi sentire gli spari.

«Ti ricordo che questa è stata una tua fottutissima idea! Andiamo in città a cercare un'antenna! Ma non vedi che sta male? E quanto credi che l'Umana possa ancora correre? Dovremmo trovare un luogo sicuro in cui nasconderci» Shani, con estrema sorpresa di tutti, prese le difese di Tomas.

Rimasero a guardarsi l'un l'altro, in silenzio.

La foresta sembrava più rumorosa del solito. Si avvertivano battiti d'ali, scricchiolii continui, il fruscio delle foglie, qualche ramo che cedeva. I cuori dei ragazzi perdevano un colpo a ogni rumore insolito che avvertivano.

«Dov'è Ulrik?» chiese infine Eva.

Shani le lanciò un'occhiataccia come se la volesse uccidere, una volta per tutte. Nessuno le rispose.

La ragazzina trattenne il fiato. Dentro di sé pregò in silenzio.

Ti prego, non Ulrik, ti prego, non lui...

Quasi la foresta l'avesse ascoltata, dopo qualche minuto un rumore di passi divenne sempre più udibile e in pochi secondi la sagoma del giovane uomo, alta e statuaria, comparve tra la vegetazione.

Per lo spavento a Kuran partì un colpo.

Ulrik si fermò appena in tempo per evitare il proiettile, si avvicinò al compagno sbuffando, gli strappò l'arma dalle mani e se la legò alla cintura.

Aveva la maglietta fradicia di sudore, gli occhi iniettati di sangue e un ciuffo ribelle gli copriva la fronte, ma era sano e salvo.

«Scusa» balbettò il pilota. Sprofondò a terra, nascose la testa tra le mani e prese a singhiozzare come un bambino.

Ognuno di loro abbassò le difese: Shani si accovacciò vicino a Tomas, iniziò ad accarezzargli la schiena con gli occhi persi nel vuoto. Hans si appoggiò a un tronco ed Eva si sedette a gambe incrociate a fianco a lui.

Rimase dritto e imperturbabile solo il capitano, col suo respiro pesante e l'odore acre di polvere da sparo misto a sudore.

«Sei ferito.» Constatò Ulrik, guardando Hans. Era vero, nessuno di loro se n'era accorto ma il ragazzo aveva un buco nell'avambraccio sinistro. Era stato colpito ma l'arto era in Titanio. Per questo motivo, e anche un po' per merito dell'adrenalina, non si era accorto di nulla. Non usciva sangue e non era instabile, faceva solo una terribile impressione. Hans cercò di nasconderlo sistemandosi la giacca, ma anche quella era forata e lasciava intravedere il passaggio del proiettile.

«Non è un problema, basterebbe una macchina e tornerei come nuovo. Non fa male e al momento non ci si può fare nulla» decretò mesto.

«Una macchina...» Kuran scosse la testa. Non si trovavano più sull'arca.

«Perché vi siete fermati? Qua non è sicuro. Credo siano morti tutti, ma non sappiamo in quanti fossero. Dobbiamo trovare un posto in cui nasconderci» ordinò Ulrik. «Tomas, riesci ad alzarti da terra? Sei ferito?»

Tomas si girò sulla pancia, rimase in quella posizione qualche istante poi si sollevò con la schiena, per guardarlo meglio in faccia.

«Cosa cazzo erano?» La sua voce era traboccante di rabbia.

«Cosa? Non lo so... sembravano... Non lo so» rispose Ulrik, preso in contropiede.

«Che cazzo erano?!» Tomas ora era in piedi, afferrò il capitano per il collo della maglia, fece per colpirlo, ma Ulrik arrestò il pugno, senza usare troppa forza per non fargli male. Tutto ciò avvenne così in fretta che gli altri non fecero nemmeno in tempo a sollevare il capo.

«Tu ci avevi detto di stare attenti. Che non sapevamo cosa avremmo potuto trovare in città. Tu lo sapevi, brutto figlio di puttana! Tutti quegli avvertimenti sibillini, fate attenzione, state in guardia, ci hai mandato al macello!» Tomas era fuori di sé, mentre parlava sputava sul volto torvo di Ulrik, e si agitava con tale violenza che il ragazzo faceva fatica a contenerlo senza recargli danno. Alla fine lo allontanò con uno spintone. Tomas, privo di forze, troppo debole per mantenere l'equilibrio, ruzzolò sulla schiena, tra la polvere, e lì rimase, ancora fumante di collera.

«Ha ragione.» Anche Kuran si era alzato in piedi. Non sembrava del tutto in sé, il suo aspetto era cereo e tremava come una foglia, ebbe appena il coraggio di sostenere lo sguardo del capitano. «Tu lo sapevi. Avevi delle informazioni che noi non avevamo. Sono stato io a convincervi ad andare in città alla ricerca di un'antenna, ma mai e poi mai avrei immaginato di dover affrontare una battaglia! Di trovare persone vive che ci volevano morti! Perché questo erano, persone! Li ho visti, Ulrik, erano Titans, come noi, alcuni deformati in modo orribile, ma una volta, forse molto tempo fa, erano stati degli esseri umani!»

«Non tutti, alcuni erano così deformi da non sembrare... forse dei cyborg. Anche se non posso capire come abbiano fatto...» pensò ad alta voce Hans.

«Non erano cyborg! Ho visto i cyborg, non li puoi uccidere. Non muoiono! Io ho ucciso uno di loro, da vicino, il suo corpo ha perso titanio. Un cadavere! Inoltre, i cyborg non cercano di violentare le ragazzine» sbraitò Shani.

Eva sussultò.

Cercò di spazzare via quelle immagini dalla sua testa, l'odore di putrefazione, le mani viscide sulla sua pelle inerme...

«Però è impossibile, ragazzi! Non provenivano dalle arche! Sembrava fossero... rimasti sulla Terra!» Hans si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi, confuso.

«Erano Antichi» sussurrò Eva. Tutti gli sguardi convogliarono ancora una volta su di lei.

«Come fai a saperlo?» l'aggredì Kuran.

«Me l'ha detto lui. Ha detto che ricordava l'esodo. Era un Antico» gli rispose.

Hans cominciò a scuotere la testa e ripetere: «È assolutamente impossibile.»

Tomas sputò per terra e Kuran tornò ad accovacciarsi con la testa tra le mani.

«Rik, rispondimi. Sii sincero. Sapevi qualcosa?» Shani gli si avvicinò e gli strinse la spalla con la mano. Dai suoi occhi traspariva molto di più di quanto potesse esprimersi a parole. Fiducia, lealtà, ma anche apprensione.

«No. Non sapevo nulla. Ci avevano avvertito di fare attenzione alle belve. Gli Anziani delle altre arche sostenevano che erano state loro a decretare il fallimento delle altre missioni. Gli zoologi ipotizzavano che alcune specie avrebbero potuto effettivamente essere sopravvissute all'Apocalisse. Non potevo immaginare... Quando ho capito è stato troppo tardi. Avevo un brutto presentimento, non l'ho ascoltato. Mi dispiace. Non so che altro dirvi...»

«Cazzate, ne sai molto di più di quanto vuoi ammettere! Avrei detto che era coinvolto anche quel coglione di Hans, se non avessi visto la sua faccia quando si è trovato davanti quei... mostri» borbottò Tomas nel voltargli le spalle.

«Perché questo astio? Perché avrei dovuto nascondere una cosa del genere? A che pro?!» ribatté Ulrik esasperato.

«Innanzitutto non fate che nascondere informazioni! Secondariamente, perché questa è una cazzo di missione suicida! Sì, questo è! E non tutti se ne sono resi ancora bene conto. Siamo dispersi nel nulla, non sappiamo dove, come, perché. Siamo circondati da nemici. Ci vogliono morti, ma non sappiamo, ancora una volta, perché. Beviamo acqua senza aver mai visto una forma di vita in questa foresta. Solo le piante sono rimaste. Ma non sappiamo perché!»

«Se avessi una spiegazione logica a tutte le tue domande, cambierebbe qualcosa?» sbuffò Ulrik. Trattenne una risata amara. «Perché, perché, perché... non pensavo di avere a che fare con dei mocciosi. Non sono qua per fare il vostro maestro d'asilo. Non siamo andati in gita scolastica, se è questo che pensavi!»

«Ci hanno mandato all'inferno e tu hai il coraggio di riderci in faccia? Siamo qua in balia degli eventi, pronti a morire da un momento all'altro, e tu ridi? Che faccia da cazz...» Tomas non terminò la frase, lo schiaffo di Ulrik lo colpì prima che potesse dire l'ennesimo improperio.

«Ripigliati, Tomas Murphy. O la prossima volta non perderò tempo a guardarti le spalle.»

«Rik!» urlò Shani sconvolta.

Ma il capitano era irremovibile. Cominciò a srotolare i sacchi a pelo negli zaini e gli bastò un'occhiata storta agli altri per ottenere il loro aiuto.

Eva, senza dire nulla, iniziò ad accumulare legna sulla terra umida e con pazienza e un senso di ineluttabile rassegnazione cercò di appiccare il fuoco con due pietre taglienti trovate ai piedi di un albero.

Sembrava che per l'ennesima volta la serata sarebbe trascorsa in un religioso e austero silenzio, ma Shani non riuscì a trattenersi oltre.

«Hai detto che era un Antico, che ti ha parlato... dell'esodo? Cos'altro ha detto?»

Le domande si rivolgevano a Eva, che però non alzò la testa dal proprio compito autoimposto. Ulrik stava per porre fine alla conversazione, prima che sfociasse nell'ennesima litigata, ma il suono della voce della ragazza lo frenò.

«Non ho capito bene, ero nel panico e lui... sembrava delirare...»

«Ma cosa ti ricordi?» insistette Shani. Si avvicinò a Eva e si accovacciò accanto a lei, con il mento appoggiato alle ginocchia e le braccia attorno alle gambe. La ragazzina aspettò di riuscire ad accendere la fiamma prima di risponderle.

«Ha detto di aver aspettato a lungo, ricordava ogni anno trascorso. Ha riconosciuto il fatto che ero Umana dal mio odore, doveva consegnarmi a qualcuno ma...» La ragazza deglutì e scosse la testa per scacciare il ricordo orribile che cercava di insinuarsi nella sua mente. «Ma diceva anche tante altre assurdità, oltre al fatto di essere un Antico. Diceva di essere un Dio, il nostro creatore.»

«Impossibile, gli dei non esistono!» tuonò Hans, con fin troppa veemenza.

«Chi siamo noi per contraddire un Antico...» borbottò Tomas, incapace di tenere il muso troppo a lungo.

«Assurdità! Questa è un'assurdità!! Ulrik, diglielo...» Hans si avvicinò al capitano, scuoteva le braccia come un mulino a vento. Il giovane uomo lo guardò seccato.

«Cosa dovrei dire? Effettivamente, si narra che gli Antichi fossero molto religiosi.»

Hans sbiancò, le braccia gli caddero lungo i fianchi.

«Non potrai davvero credere che...» farfugliò il professore.

Shani scattò in piedi e gli puntò l'indice al petto, come fosse un coltello.

«Ma chi ti credi di essere? Sei onnisciente? Religione, Dei o Antichi, Eva non sta mentendo! Io quell'essere l'ho visto da vicino, non era un Umano, non era un Titans, non era un cyborg, forse non sarà stato un Dio, ma non credo che la risposta la troveremo sui tuoi libri di storia!"

«Credete davvero che possa trattarsi di un Antico?» Hans era sconvolto.

«Dicci la tua ipotesi, visto che disprezzi così tanto la nostra» lo rimbeccò Tomas.

«Bè...mi sembra ovvio.» Hans si pulì gli occhiali e li risistemò sul naso con la mano che ancora tremava. «Si tratta di arcadiani. Ma non della nostra arca, di una delle altre.»

«E perché dovrebbero aggredirci? E cosa cavolo è successo ai loro corpi?» Era il turno di Shani di essere sconvolta. «Ma li hai visti bene? Li hai visti da vicino, in faccia intendo?»

«No-non lo so... forse una rivalità, forse gli Anziani non ci avevano avvertito che erano in corso guerre tra arche... forse...»

«Fantascienza! Queste sono tutte stronzate!» Shani scosse la testa, i ricci le ballarono attorno al volto, sempre più crespi e ribelli.

«Alla fine non erano molto diversi dagli Anziani.»

La frase di Eva cadde come se una seconda bomba a mano fosse stata lanciata in mezzo al gruppo. Hans fece anche un salto indietro e si portò la mano al petto.

Ulrik si voltò verso di lei, l'afferrò per le spalle e la fissò dritto negli occhi.

«Cos'hai detto?»

Eva, sconcertata da quel gesto inaspettato, si divincolò e si rizzò in piedi, con gli occhi cangianti fuori dalle orbite.

«Cos'hai detto?!» ripeté Ulrik, con la voce che gli tremava. «Tu... hai... visto... gli Anziani?!»

«Certo che li ho visti!»

Shani trasalì, Tomas aveva la bocca aperta, si era dimenticato del risentimento e si trovava di fianco a Ulrik e li guardava annaspando, come se assistesse a una partita di tennis. Anche Kuran si avvicinò, i pugni delle mani così stretti da fargli dolere i polsi.

«Perché, voi no?» Eva indietreggiò. Non le piaceva avere l'attenzione addosso. Si maledì per aver parlato.

Gli sguardi erano affamati di verità, gli stessi occhi ghiacciati di Ulrik sembravano implorarla di finire di raccontare.

«Sono stata scelta dagli Anziani. Come tutti voi. Io... li ho incontrati di persona. Abbiamo firmato... un patto. Li ho visti. Sono quindici uomini. Avevano delle mantelle scarlatte, con dei cappucci a punta. All'inizio li ho trovati ridicoli, un po' lo stereotipo dei massoni di un tempo. O di Cappuccetto Rosso. Poi ho capito cosa si nascondeva sotto... Ecco, loro... Non sembravano più della nostra razza. La pelle era perfetta, liscia e omogenea come quella di voi Titans, ma avevano un colorito livido, verdognolo, le labbra blu e gli occhi...»

Non terminò la frase.

All'improvviso sentì freddo, terribilmente freddo. Quel ricordo le provocò una fitta al cuore. Il patto...

«È l'effetto a lungo termine del Titanio» si interpose Hans. Massaggiava le tempie come se il cervello fosse così sovraccarico da provocargli un'emicrania. «Non è facile da spiegare. Il Titanio muta la composizione corporea di un Umano, lo rende più efficiente, più forte, resiliente, flessibile e sano. Ma non può nulla contro la caducità del nostro corpo. Restiamo alla base tutti fatti di ossa, tessuti e sangue. D'altra parte tutti gli esseri viventi nati su questa Terra sono accomunati da una sostanza: il carbonio. Il carbonio grazie alle sue caratteristiche, insieme ad altri elementi, principalmente azoto, idrogeno e ossigeno, crea lo scheletro delle strutture molecolari tipiche della vita.»

Hans si rese conto che i compagni stavano perdendo il filo del discorso. Risistemò gli occhiali e cercò le parole più semplici ed esplicative possibili per continuare il suo insegnamento.

«Titans e Umani non sono così diversi. Sono entrambi fatti alla base della stessa struttura chimica. Solo che i Titans sono "arricchiti" dal Hc34Fc987. Ma il Titanio è solo una resina che riveste, nutre e guarisce il nostro corpo, non può renderlo immortale. Perché alla base, il nostro corpo è destinato al deterioramento. Un tempo non esistevano i moduli di fine vita. Nessuno aveva bisogno di un "aiuto" per morire di vecchiaia. Ai giorni nostri, invece, il Titanio non riesce a contrastare l'invecchiamento, in casi estremi la vera e propria decomposizione, ma può mantenere in vita un uomo e una donna oltre ogni aspettativa. Il rischio è che quest'uomo o questa donna, prima o poi, perdano ogni caratteristica intrinseca degli esseri viventi e diventino degli esseri interamente costituiti da Titanio.» Hans gesticolava mentre parlava, come se tenesse davvero una lezione. Ma gli sguardi dei suoi alunni erano sempre più annichiliti.

«Ok, prof... ma quindi? Tutta questa dissertazione di anatomia e geriatria per arrivare a che punto?» Protestò Tomas, raccogliendo i pensieri di tutti gli altri.

«Gli Anziani... stanno sacrificando la loro essenza per noi. Il loro corpo dovrebbe essere morto da molti, moltissimi anni, ma il Titanio lo mantiene in vita! Questo per conservare la pace e l'equilibrio della nostra arca. La morte di un Anziano porterebbe a un periodo di tensioni e instabilità politiche che non possiamo permetterci! Sotto le loro vesti, Eva ha intravisto i loro corpi, ormai deturpati dallo scorrere del tempo, eppure ancora perfettamente conservati. Io non ho mai avuto l'onore di incontrarli di persona, ma da quanto racconta posso immaginare come le siano apparsi. L'effetto è simile a quello dell'imbalsamazione, per rendervi l'idea. Solo che anche il Titanio, per quanto sia un elemento di inestimabile forza e duttilità, non può rendere niente e nessuno... immortale.»

Tomas imprecò, mentre Shani cercò di contrastare un conato di vomito.

Perfino Ulrik sembrava turbato. Tutta la sua vita girava intorno a un circolo inarrivabile di... cadaveri in putrefazione. Dava le vertigini immaginare quanti segreti e bugie si celassero nell'ordinamento della propria arca, e quanto tutto ciò ora fosse lontano e inarrivabile, come se appartenesse a una vita passata di cui si faticano a distinguere i ricordi dagli incubi.

«Quindi potrebbe essere vero» intervenne Eva. «Poteva davvero trattarsi di un Antico. Hai detto che il Titanio può tenere in vita un corpo oltre ogni immaginazione. Quegli esseri sembravano zombie! Non l'ho pensato solo io, li abbiamo visti tutti più o meno da vicino! Quindi è possibile! È possibile che le persone che non salirono sulle arche, mille anni fa, siano ancora in vita, e che si siano salvate proprio grazie al Titanio. E che covino un rancore immenso nei nostri confronti, in quanto discendenti di una generazione che un tempo li abbandonò al loro destino.»

Hans scosse la testa, si portò le mani davanti agli occhi, poi, dopo qualche minuto, un flebile. «No...non è possibile...» uscì dalla sua bocca impastata. Nessuno lo stava più ascoltando.

«Spegni il fuoco» proruppe Ulrik rivolto a Eva, dopo essersi ripreso dalla notizia.

«Perché?» si lamentò Shani, che non aveva fatto a tempo a scaldarsi nemmeno un secondo davanti alle sottili fiamme.

«Non è sicuro.»



Si trovarono tutti in cerchio, a gambe incrociate, davanti al focolare spento e alle sue braci ardenti.

Ognuno immerso nel turbinio dei suoi pensieri.

Ognuno invischiato nelle sue paure.

Eva fissò il cielo. Le parve di vedere qualcosa volare sopra le loro teste.

«Uccelli» mormorò. Con la mano afferrò il braccio di Ulrik, che era soprappensiero e sobbalzò. «Ci siamo dimenticati degli uccelli!»

Ma lo stormo era già lontano.

Aveva vegliato su di loro tutto il giorno e tutta la sera, nascosto dalle fronde degli alberi, poi aveva deciso che era il momento di trasferirsi altrove.

Gli uccelli sono così, cova in loro un bisogno di migrare incessante, che nemmeno la curiosità può placare. È l'istinto vitale di andare in un altro luogo. Essere sempre altrove. Non fermarsi mai.

Prestavolto di Hans: River Jude Phoenix

 ➳ Ciao a tutti! Innanzitutto grazie per essere arrivati fin qua! ♡ In questo capitolo ci sono state molte rivelazioni...ma non è ancora finita qua. Ci sono ancora parecchi misteri che vanno svelati!

Piccola curiosità! Qual è il vostro personaggio preferito per adesso? E quello che sopportate meno?

Fatemi sapere nei commenti ♡

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