Fino alla fine || Federico Be...

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Olivia, studentessa ventiduenne di lingue, si trasferisce a Torino con il padre dopo la separazione dei suoi... More

Uno {Prologo}
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitré
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto
Ventinove
Trenta
Trentuno
Trentadue
Trentatré (❤)
Trentaquattro
Trentacinque
Trentasei
Trentasette
Trentotto
Trentanove
Quaranta
Quarantuno
Quarantadue
Quarantatré
Quarantaquattro
Quarantacinque
Quarantasei
Quarantasette
Quarantanove
Cinquanta
Cinquantuno
Cinquantadue
Cinquantatré
Cinquantaquattro
Cinquantacinque
Cinquantasei
Epilogo
Ringraziamenti

Quarantotto

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By nowhereissafe

Torino, 3 gennaio 2018

Giocare ogni tre giorni, per molte squadre, è un impegno quasi insostenibile: i giocatori si stancano, il rendimento cala e la motivazione viene meno. Per la Juventus sembra l'esatto opposto: competere su tre fronti per la quasi totalità dell'anno è un vantaggio, una spinta a dare sempre il massimo e un motivo in più per mantenere la concentrazione.

La Coppa Italia è uno dei tanti trofei che la società si impegna ogni anno a vincere e quest'anno, come gli anni passati, non vuole farsi sfuggire questo riconoscimento che porta i colori bianconeri da tre anni a questa parte.

L'obiettivo della Juventus è quello di aggiungere un'altra Coppa Italia al museo, meritandosi quindi di diritto l'entrata nella storia e il primato delle vittorie di questo trofeo.

I quarti di finale si svolgono all'Allianz Stadium, proprio contro la rivale della nostra città: il Torino. L'animo del Derby della Mole si riscalda nuovamente anche se non si tratta di una partita di campionato, ma ogni occasione è buona per conquistare calcisticamente il territorio torinese.

Con due reti spettacolari di Douglas Costa e Mario Mandzukic, la Juventus accede alla semifinale di Coppa Italia dove la attende la sempre pericolosa Atalanta. I ragazzi esultano insieme allo stadio per aver regalato la prima gioia del nuovo anno a tutto il popolo bianconero; tuttavia, prima di avere due settimane di pausa dal campionato, bisogna affrontare il Cagliari in trasferta, dove non è mai semplice vincere.

"Oli, stasera si festeggia. Vieni con noi?" domanda Miralem una volta finito il giro dello stadio per salutare i tifosi presenti.

"Va bene, Mire. Però non ho nulla da mettermi, a meno che io non stia con la maglia di allenamento" rispondo sarcastica mentre i ragazzi incominciano ad affollare il tunnel per dirigersi negli spogliatoi.

"E secondo te io cosa sono qui a fare?" mio padre compare alle mie spalle con una busta in mano, probabilmente contenente un cambio adatto alla serata.

"Ma voi cospirate sempre contro di me?" domando a Miralem e a mio papà mentre entrambi ridono scambiandosi una stretta di mano vigorosa.

"Siamo i tuoi angeli custodi" asserisce il bosniaco ricevendo un'occhiata di intesa con il mio vecchio.

"Okay, mi fate paura" scuoto la testa rassegnata prendendo la borsa dalla mano di mio padre per andare a cambiarmi il più in fretta possibile.

"Corrado, se vuoi venire anche tu ci farebbe molto piacere. Andiamo nel ristorante di Roberta, la moglie di Claudio" sento le parole del mio migliore amico mentre entro negli spogliatoi femminili.

"Grazie, Miralem. Ma purtroppo per stasera ho già un impegno" risponde mio padre. E anche se la sua voce è lontana, aggrotto le sopracciglia pensando che è davvero strano che lui abbia un appuntamento di mercoledì sera.

Che abbia trovato una donna? No, me lo avrebbe detto.

"Alla prossima, allora" il bosniaco saluta calorosamente mio papà, che percorre tutto il tunnel e si dirige all'uscita dello stadio.

***

La serata prosegue nel migliore dei modi: mangiamo dell'ottimo sushi e chiacchieriamo tutti insieme. Finalmente mi sembra di essere tornata alle prime uscite con Federico, quando c'era ancora quel lieve imbarazzo che mi rendeva nervosa anche solo stare seduta accanto a lui.

Il toscano intreccia le dita con le mie sotto al tavolo, accarezza il dorso della mia mano con il pollice mentre i nostri sguardi si incontrano per un istante. Mi perdo per un attimo nei suoi occhi, esattamente come ai primi tempi, e mi sembra quasi impossibile guardare altro.

"Ti sei incantata?" domanda sorridendo lui, facendo aumentare drasticamente i battiti del mio cuore.

"Devo ancora farci l'abitudine" sussurro a mezza bocca leccandomi il labbro inferiore improvvisamente secco.

"A cosa?" alza un sopracciglio piegando leggermente la testa di lato, non capendo.

"Al nuovo taglio di capelli" ammetto, mentre le mie guance si tingono di una sfumatura rosa acceso.

"Sono contento che ti piacciano" si passa una mano sulla nuca per poi avvicinarsi al mio viso e lasciare un dolce bacio sulla guancia. Quel semplice contatto in una situazione come questa mi fa avvampare all'istante.

"No lo puedo creer" (Non ci posso credere) sento la voce di Paulo provenire da dietro di me e mi giro subito nella sua direzione, non riuscendo ad afferrare cosa sta succedendo.

"Hola, mi amor" mi volto verso l'entrata, dove tutti stanno guardando, e vedo Oriana, bellissima e perfetta come sempre.

Paulo, ancora interdetto da tutte le emozioni che sta provando, si alza da tavola e si avvicina con passo deciso verso la sua fidanzata, probabilmente ancora incredulo nel vederla davvero a pochi passi da lui.

"Sto per piangere" mormoro mentre ammiro il ricongiungimento tra i due argentini dopo mesi passati lontani.

"Bimba..." bisbiglia Federico al mio fianco portando un braccio attorno alle mie spalle.

Quel nomignolo mi era mancato tantissimo.

Appoggio la testa sulla sua spalla e rimango accoccolata a lui, mentre Paulo e Oriana si baciano e abbracciano per un'eternità, visibilmente contenti di poter stare insieme e fregandosene altamente di tutta la gente che li guarda. Non posso biasimarli: quando rivedi la persona che ami dopo tanto tempo, non ti interessa di cosa sta succedendo attorno a te o di quante persone ti stanno guardando; in quel momento esisti soltanto tu e chi ti fa tremare il cuore soltanto con uno sguardo.


Cagliari, 6 gennaio 2018

Dopo tanta insistenza da parte dei nostri fidanzati, io, Oriana e Monica siamo partite insieme alla squadra per Cagliari, dove avranno bisogno di tutto il supporto possibile per portare a casa il risultato. Ma ancora prima di partire la mia ansia non riesce a placarsi perché devo affrontare una delle mie più grandi paure: l'aereo.

"Devi stare tranquilla" Federico prende posto accanto a me dopo aver sistemato il bagaglio a mano sopra alle nostre teste.

"La fai facile te" rispondo apatica mentre cerco di mantenere la calma senza dar troppo a vedere la mia preoccupazione.

"Dura un'ora, non te ne accorgerai neanche" continua chiudendo la cappelliera sopra di noi, mentre la maglia si alza dandomi una perfetta visuale dei suoi addominali scolpiti.

"Per me puoi stare così fino a Cagliari" commento mordicchiandomi il labbro inferiore ammirando la porzione di corpo scoperta.

"Sei una pervertita" ridacchia sedendosi in fianco a me e allacciandosi la cintura.

"Sono una ragazza che reagisce a degli addominali" alzo le spalle minimizzando la cosa.

"Mica degli addominali qualsiasi" mi incalza lui con un sorrisetto compiaciuto sul volto.

"Smettila" lo ammonisco alzando lo sguardo verso i suoi occhi, dato che anche da seduti lui è più alto di me di parecchi centimetri.

"Altrimenti?" mi sfida alzando un sopracciglio mentre trattiene a stento una risatina.

"Altrimenti finiamo in galera" finisco la sua frase alludendo al fatto che se continua a provocarmi potrei trascinarlo nel bagno dell'aereo e fare l'amore con lui fino in Sardegna.

"Potresti farlo per andare alle Bahamas, sono molte ore di volo e sarebbe più divertente" mi fa l'occhiolino e posa una mano sulla mia coscia coperta dalla tuta nera della Juventus.

"Non farmici pensare che mi viene già l'ansia" sospiro mentre sento il motore dell'aereo accendersi.

"Vieni qui e rilassati, ci sono io con te" mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla accarezzandomi i capelli dolcemente, sapendo perfettamente che quel gesto mi calma all'istante.

Il momento del decollo è quello che odio maggiormente: quella sensazione di essere spinti verso il basso mentre l'aereo si alza è orribile e l'unica cosa che riesco a fare è stritolare la mano di Federico nella mia chiudendo gli occhi.

Grazie a Dio, il viaggio dura poco più di un'ora e ritorno a respirare regolarmente solo quando tocchiamo il suolo sardo.

***

"Mi mancava vedere Paulo giocare dal vivo" commenta Oriana entrando allo stadio mentre i ragazzi sono quasi pronti per il riscaldamento.

"Non sai quanto ti ama" rispondo alla bella argentina che mi sorride mordicchiandosi il labbro inferiore.

"Lo amo tanto anch'io, questi mesi sono stati un inferno senza di lui" dice mentre prende posto nella tribuna vip, in fianco a Monica.

"L'importante è che ora siete insieme di nuovo e potete recuperare il tempo perso" Monica le fa l'occhiolino scaturendo le nostre risate. Proprio in quel momento la squadra fa il suo ingresso in campo insieme agli avversari e questo è il mio segnale per andare a prendere posto sulla panchina bianconera.

"A dopo, ragazze. Buona partita" saluto entrambe con due baci sulle guance e vado a sedermi in fianco a Max, che mi sembra più preoccupato e taciturno del solito.

"Che ne pensi, Olivia?" mi domanda l'allenatore juventino mentre non perde di vista i ragazzi nemmeno per un momento.

"È dura. Durissima. Ma ce la possiamo fare" rispondo sinceramente. Il campo sardo non è mai facile da affrontare, i tifosi sono caldi e si fanno sentire dal primo all'ultimo minuto. Non sarà facile uscire vincitori dalla Sardegna Arena, ma la Juventus ci ha sempre abituati alle sorprese.

"Vorrei avere metà del tuo ottimismo" Max Allegri mi rivolge uno dei suoi sorrisi, ma dietro ad esso riesco a scorgere tutti i suoi timori e le pressioni di allenare la squadra più titolata d'Italia.

"Dobbiamo credere nei ragazzi, sanno tutto quello che c'è in ballo e non sono disposti a rinunciare al settimo scudetto consecutivo" dico sinceramente all'allenatore toscano mentre la partita sta per iniziare.

L'arbitro fischia e comincia la partita che indica l'inizio del girone di ritorno della Serie A TIM. La squadra di casa, come previsto, si dimostra ostica e quasi impenetrabile, ma Paulo ci fa trattenere il fiato quando prende in pieno la traversa calciando una punizione.

Ci prova di nuovo anche Gonzalo ma è tutto inutile: quando la palla non vuole andare dentro non c'è niente che possa farle cambiare idea.

Il primo tempo si conclude con poche sorprese sia da una parte sia dall'altra, tuttavia i bianconeri non perdono la fiducia e credono di poter portare a casa la vittoria facendo gol nel secondo tempo.

Dopo appena quattro minuti dalla ripresa, tutto lo stadio, la panchina e i tifosi sul divano di casa rimangono ammutoliti davanti a quello che sta succedendo in campo: Paulo Dybala si accascia a terra toccandosi la coscia, si gira verso me e Max e mima il gesto della sostituzione.

Oh, no. Non adesso.

La Joya abbandona il campo di gioco con le lacrime agli occhi, disperato per non poter aiutare i suoi compagni a portare la sua squadra a casa vittoriosa. Tutti gli atleti devono imparare a convivere con la minaccia sempre in agguato degli infortuni, ma quando sei al massimo della forma – come Paulo in questa stagione – l'idea di farti male è l'ultima che passa nella tua testa.

Dopo l'infortunio di Paulo e l'andamento di metà del secondo tempo, tutti ci stiamo convincendo del fatto che quest'oggi non porteremo a casa tre punti ma solo uno.

Ma proprio quando questo pensiero mi balena nel cervello, un'azione particolarmente bella e ben eseguita mi fa alzare gli occhi di scatto. Douglas Costa corre come mai prima d'ora, mostra a tutti la sua più grande qualità e si porta dietro tutta la squadra. Vuole combattere fino alla fine e finché l'arbitro non segna il termine dell'incontro c'è speranza. Il brasiliano si porta la palla e all'ultimo momento effettua un cross rasoterra verso l'area di rigore, Federico calcia in porta e la Juventus è in vantaggio al settantaquattresimo minuto alla Sardegna Arena.

Balzo in piedi lanciando tutti i miei appunti e schemi di gioco all'aria, esulto insieme a tutta la panchina e corro ad abbracciare Andrea Barzagli, ormai mio fedele vicino di panca. Federico mi guarda e mi manda un bacio con le mani, io arrossisco in volto e mi mordo il labbro inferiore mentre nella mia testa si palesa il ricordo di Bergamo.

Scaccio subito via quel brutto pensiero e non appena l'arbitro fischia la fine della partita, corro nell'infermeria per assicurarmi delle condizioni di Paulo.

"Vi prego, ditemi che non è nulla di grave" chiedo preoccupata ai medici dello staff sardo.

"Signorina, è presto per dirlo. Sembra uno strappo ma potrebbe essere anche qualcosa di più. Domani a Torino farà tutti gli accertamenti del caso e si vedrà il da farsi. Per ora è meglio se non sforza le gambe" il medico lascia me e l'argentino da soli, dopo averci salutato educatamente.

"Porca troia" mormoro quasi con le lacrime agli occhi. Vedere un tuo amico stare male non è propriamente la cosa più bella del mondo, specialmente se parliamo di un calciatore di Serie A, che ha letteralmente bisogno delle gambe per portarsi a casa da mangiare.

"Proprio adesso. Non è possibile" si dispera Paulo sul lettino con le mani sugli occhi.

Non faccio in tempo ad avvicinarmi per consolarlo che la porta si apre dietro di me rivelando Oriana, accorsa appena finita la partita per vedere il suo fidanzato.

"Vi lascio soli. Se avete bisogno sapete dove trovarmi" mi dileguo lasciando i due, visto che è una situazione delicata e molto personale.

"Il modo migliore di finire prima di iniziare le vacanze, non credi?" incontro Federico nel corridoio ormai deserto, il quale si avvicina a me con passo sicuro.

"Sei stato bravissimo" mi congratulo sinceramente. Ogni volta che lo vedo giocare così bene non posso fare altro che essere contenta e fiera di lui; si merita di stare alla Juventus e lo sta dimostrando ogni giorno sempre di più.

"Sono più sereno ultimamente" sorride malizioso guardandomi negli occhi mentre mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Come mai?" domando facendo finta di niente, volendo proprio sapere cosa dirà.

"Ho fatto pace con la mia ragazza, sai... tra due giorni a quest'ora saremo nel Paradiso Terrestre a prendere il sole e fare l'amore sei volte al giorno" avvampo non appena sento l'ultima parte di frase, che mi provoca un leggero sussulto.

"Sei?" aggrotto le sopracciglia totalmente rossa in viso, cercando di ricordare quando fosse meraviglioso il sesso con lui.

"Anche sette, non mi do un limite" mi fa l'occhiolino appoggiandosi con un fianco contro il muro. Si guarda attorno accertandosi che non ci sia nessuno a spiarci e mi attira a sé con le mani sui miei fianchi. Ci guardiamo negli occhi per un istante e poi appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie, come se ne avesse bisogno per continuare a vivere.

"E questo?" sussurro non appena ci stacchiamo per riprendere fiato.

"Era per suggellare la promessa che ti ho appena fatto" sfrega il naso contro il mio mentre con i pollici mi accarezza le guance accaldate.

"Sei ottimista, Bernardeschi" ammicco alzando lo sguardo per incontrare il suo. "Sei volte al giorno... dovrai riprenderti in fretta" ridacchio leccandomi il labbro inferiore che ha ancora il suo sapore.

"Non fare la spiritosa, se non sbaglio non ti sei mai lamentata quando stavamo a letto tutto il giorno... e non per dormire" precisa il numero trentatré leccandomi il labbo che mi sono appena morsa. "E non chiamarmi per cognome con quel tono, lo sai che effetto mi fa" conclude stringendomi ancora di più a sé.

"Allora lo terrò per le Bahamas, Bernardeschi" gli faccio l'occhiolino lasciandogli un ultimo bacio breve ma passionale per poi congedarlo con un occhiolino e muovendo di più i fianchi per provocarlo.

"Cara Diviani, non hai idea di cosa ti aspetterà" sussurra pensando che non riesca a sentirlo, ma per sua sfortuna ho un udito che riesce a captare ogni sua singola parola.


Torino, 8 gennaio 2018

Il grande giorno è arrivato. Oggi io e Federico prenderemo l'aereo per andare dall'altra parte del mondo e ci staremo per dieci giorni. Dieci giorni da soli, dove staremo la maggior parte del tempo in costume o nudi e la cosa mi rende particolarmente nervosa.

"Pulce, hai preso tutto? Io non ci vengo a portarti qualcosa se te lo dimentichi" mi chiede mio padre mentre cerco di chiudere la valigia sedendomici sopra.

"Penso di sì, al massimo mi arrangio in qualche modo. Dai non stare lì impalato, vieni a darmi una mano" riprendo mio papà che sembra godersi la scena in un angolo della mia camera.

"Mi diverto così tanto qui" ridacchia per poi avvicinarsi a me, dopo essere stato incenerito con lo sguardo. "Mi raccomando, pulce. Le precauzioni" mormora mio padre chiudendo finalmente la cerniera della mia valigia.

"Papi, ti prego. Ne abbiamo già parlato. Non ti preoccupare" cerco di mettere fine alla questione dato che imbarazza entrambi.

"La fai facile tu, ma ti sfido a essere il padre di una figlia che sta con un calciatore famoso e stanno per andare al mare ai Caraibi per dieci giorni" riesco a percepire il panico dalla sua voce, anche se non gli ho mai dato modo di pensare che io sia un'irresponsabile.

"Non torniamo in tre, tranquillo" prendo in giro mio padre abbracciandolo prima di uscire dalla stanza per raggiungere Miralem al piano di sotto che si è offerto per accompagnarmi all'aeroporto.

"Lo so che mi posso fidare di te. Mi mancherai, pulce. Divertiti, okay? E se Federico fa il coglione voglio essere il primo a saperlo che vengo a pestarlo di botte" assume un'espressione corrucciata con la mascella dura e mi viene spontaneo ridere, per poi stringerlo nuovamente lasciandogli un bacio sulla guancia.

"Ci vediamo tra dieci giorni, papi" lo saluto con la mano uscendo dall'hotel, dove Miralem mi aspetta con il baule aperto per caricare la valigia.

"Eccoti, vuoi perdere l'aereo o cosa?" domanda il bosniaco che pensa sempre di essere in ritardo ogni volta che deve prendere un aereo, anche se mancano ore al check-in.

"Non sono in ritardo, stai calmo. Non mi far agitare ancora di più che sono già in crisi per il volo infinito che devo fare" sbuffo entrando in macchina al posto del passeggero.

"Fidati, crollerai dopo il decollo e ti sveglierai che sarai già là" risponde il mio migliore amico rivolgendomi un dolce sorriso.

"Speriamo" sospiro guardando fuori dal finestrino e canticchiando qualsiasi canzone passa alla radio.

Dopo mezz'ora siamo davanti all'aeroporto di Torino Caselle, Miralem mi aiuta a scaricare il mio bagaglio e mi saluta proprio quando vediamo Federico davanti all'entrata principale.

"Io vado. Mi raccomando, divertitevi e fate tanti bambini" ci strizza l'occhio salutando entrambi scoppiando a ridere, ma quello che ha detto non fa ridere né me né Federico.

"Sempre il solito esagerato" commento scuotendo la testa ed entrando in aeroporto.

"Tutti vogliono che facciamo dei bambini" asserisce il toscano alle mie spalle.

"Tutti tranne mio padre. Ha detto che se fai il coglione ti viene a picchiare direttamente alle Bahamas" puntualizzo alzando gli occhi per vedere la sua reazione.

"Okay, ricevuto. Niente stronzate. Meno male che ho portato tanti preservativi" precisa facendomi l'occhiolino e infilando la sua mano sinistra dentro alla tasca posteriore dei miei jeans.

"Quando la smetterai di fare il porco?" domando retorica, anche se onestamente mi piace quando mi stuzzica in questo modo.

"Finché starai con me, ossia spero per il resto della mia vita, mai" risponde tranquillamente mentre il mio cuore si è fermato per un attimo.

Per il resto della sua vita? No, aspetta un secondo.

"Non ti sembra un impegno troppo grande?" sondo il terreno, cercando di capire se quello che ha appena detto è solo un modo di dire oppure pensa davvero quello che ho interpretato io in quelle sue parole.

"No, perché? Non ti vorresti sposare, un giorno?" chiede Federico dopo aver consegnato i nostri bagagli al check-in ed esserci seduti in sala d'attesa.

"Non ci ho mai pensato, sinceramente. Dato com'è finito il matrimonio dei miei, non nutro molte speranze" abbasso lo sguardo perché, nonostante sia passato del tempo, il divorzio dei miei genitori mi ha segnata particolarmente.

"Lo capisco. Beh, non dobbiamo sposarci ora" mi rassicura l'attaccante bianconero facendomi rialzare il viso con l'indice sotto al mio mento.

"E chi ti dice che se mi dovessi sposare lo farei con te?" lo istigo perché mi piace troppo quando entrambi rispondiamo colpo su colpo alle nostre reciproche provocazioni.

"E con chi altro vorresti sposarti, sentiamo" sta al gioco, sistemandosi meglio sulla comoda poltroncina della sala d'attesa, fortunatamente deserta.

"Beh, vediamo... Chris Evans, Adam Levine, Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos..." inizio ad elencare, perdendomi nei meandri della mia fantasia.

"No, no, no, no. Aspetta un minuto. Capisco tutti, ma Sergio Ramos? QUEL Sergio Ramos?" domanda incredulo sbarrando gli occhi.

"Perché, ne conosci altri?" chiedo, visibilmente curiosa.

"Posso capire gli altri, ma lui proprio no" scuote la testa e non riesco a comprendere se è contrariato o solamente geloso.

"Beh, dovresti capire lui più degli altri, invece" alzo le spalle girandomi verso di lui per poterlo guardare meglio.

"Lui è uno stronzo, dovresti odiarlo" mi fa notare e alla sua risposta mi scappa un sorriso amaro.

"Credimi, lo odio. È uno dei calciatori più odiosi del pianeta, ma è anche uno dei più forti. Lo odio per quello che è successo a Cardiff, lo odio perché quasi sicuramente incontreremo di nuovo il Real Madrid quest'anno, lo odio perché si è preso quello che ho sempre voluto per la Juventus, lo odio perché è Sergio Ramos. Ma non posso mica dire che è brutto" dico a raffica, esternando tutto il mio risentimento nei confronti del giocatore spagnolo. "Però è anche molto dolce con la sua famiglia, le vedi le foto con la moglie ed i figli?" sorrido all'istante pensando a come possano essere diverse le persone in ambiti di vita differenti.

"Se dovessimo giocare contro il Real, ti proibisco di avvicinarti a lui, anche se vuoi picchiarlo" mi ammonisce il mio ragazzo, in questo momento visibilmente geloso.

"Sei sempre geloso, chi vuoi che mi si fila?" ridacchio e arrossisco perché mi sta guardando in quel modo che mi fa sciogliere e lui lo sa benissimo che effetto mi fa.

"Ti posso guardare solo io, infatti" puntualizza brusco attirandomi a sé con una mano sul mio fianco.

"Non vedo l'ora di arrivare" sussurro mordicchiandomi il labbro inferiore perché in questo momento, così vicina a lui, dopo questa chiacchierata insolita e strana, non posso fare altro che pensare di essere nudi nella camera d'albergo di un lussuosissimo hotel a cinque stelle.


Nassau, 10 gennaio 2018

Mi sveglio a causa di un raggio di sole che irrompe dalla finestra della camera che per i prossimi otto giorni sarà mia e di Federico. Il sole illumina il letto, mi giro ancora assonnata e noto con mio dispiacere che Federico non c'è. È successa la stessa cosa ieri mattina ma, a sua discolpa, ha confessato che non voleva svegliarmi perché dormivo troppo bene.

Mi metto a sedere con la schiena dritta e mi godo il panorama mozzafiato che si para davanti ai miei occhi. Proprio di fronte al letto matrimoniale si trova una porta balcone a vetri che permette una vista sul Mar dei Caraibi. Pensare che a gennaio qui ci siano trenta gradi mi sconvolge: non sono abituata a vivere l'inverno con temperature estive, ma sono contenta di aver accettato il regalo di Federico anche se all'inizio mi spaventava molto.

"Buongiorno, raggio di sole" il mio ragazzo entra nella stanza, si chiude la porta alle spalle e appoggia la tessera sul mobile all'entrata.

"Buongiorno" sorrido in risposta squadrandolo dalla testa ai piedi, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo corpo statuario.

"Dormito bene?" domanda avvicinandosi al letto ma senza però sedersi.

"Benissimo" mi mordicchio il labbro, troppo concentrata ad esaminare il suo corpo a torso nudo per poter pensare a una risposta più soddisfacente. "Dove sei stato?" chiedo, mentre si gira di spalle verso lo specchio situato sopra alla cassettiera, dandomi una visuale perfetta del tatuaggio enorme che occupa tutta la sua schiena.

"Sono andato a correre" risponde tranquillamente mentre prende dei vestiti puliti da un cassetto, probabilmente con l'intenzione di andare a farsi una doccia.

"Ci sei andato così?" alzo spontaneamente la voce, sottolineando l'ultima parola per mostrare il mio disappunto nel sapere che chiunque lo abbia visto mezzo nudo.

"Sì, perché? Non so se l'hai notato ma ci sono tipo cinquanta gradi all'ombra" risponde sarcastico girandosi verso di me.

"Potevi mettertela una maglietta" sbuffo e mi appello a tutta la mia forza di volontà per distogliere lo sguardo dai suoi addominali leggermente bagnati a causa del sudore, che li definisce ancora di più del solito.

"Oddio, guarda chi c'è" poggia un ginocchio sul letto tenendosi in piedi sulle braccia tese, con un ghigno sulla faccia.

"Cosa?" rispondo scocciata girando di poco il viso per vederlo con la coda dell'occhio.

"La gelosona" ridacchia avvicinandosi sempre di più a me gattonando nella mia direzione.

"Io non sto ridendo e poi non sono gelosa" mi giustifico incrociando le braccia al petto.

"Sì, come no" mi contraddice il toscano che si sta avvicinando pericolosamente al mio viso.

"Tu e i tuoi maledetti muscoli... e i tuoi tatuaggi e... boh, tutto" farfuglio, non riuscendo a ragionare in modo normale quando lui si trova così vicino a me, a torso nudo e bello come mai prima d'ora.

"Sai quanto tempo è che non ti tocco?" sussurra al mio orecchio mordicchiami il lobo, facendomi immediatamente venire la pelle d'oca sul lato interessato del corpo.

"Tanto tempo" mormoro tra un sospiro e l'altro, dato che sa esattamente cosa fare per farmi cedere sotto di lui.

"Dal 30 settembre" mi incalza lui baciando senza sosta il mio collo, provocandomi brividi e sensazioni che erano diventate ormai solo un ricordo nella mia mente.

"Hai tenuto il conto dei giorni?" domando incuriosita sorridendo nel sentire quella confessione, mentre lui smette di dedicare attenzioni al mio collo per guardarmi intensamente negli occhi.

"Sono cento giorni che non facciamo l'amore" dice in un bisbiglio, quasi come se non volesse farsi sentire da nessuno, anche se qui dentro ci siamo soltanto io e lui.

Non posso credere che si sia ricordato della data in cui abbiamo fatto l'amore per l'ultima volta e che abbia tenuto il conto dei giorni. Questo mi basta a farmi capire quanto gli sono mancata e quanto voglia seriamente rimediare al pasticcio che ha combinato.

"Sono cento giorni che ti aspettavo" rispondo mentre fisso quegli occhi talmente verdi che non ho mai visto più sinceri di così, che mi scrutano e ammirano come se fossi l'ottava meraviglia del mondo.

Il suo corpo è sopra al mio, si erge in tutta la sua bellezza facendo forza sugli avambracci muscolosi per non pesare troppo su di me, ma lui non mi da fastidio in questa posizione nemmeno quando non si impegna troppo per non essere pesante.

Dio, quanto mi erano mancati questi momenti.
Quanto mi era mancato il mio fidanzato.

In un momento di magia tra me e Federico, i nostri corpi ritrovano la strada l'uno verso l'altro come se non avessero fatto altro per tutta la vita e ci perdiamo in quello che è il ritrovo di due anime state per troppo tempo separate, ma finalmente di nuovo insieme.

"Sei bellissima" ansima Federico all'ennesima spinta senza distogliere lo sguardo dal mio nemmeno per sbattere le palpebre.

"Sei bellissimo anche tu" rispondo a fatica sotto alla forza del toscano che pare voglia recuperare tutti i mesi sprecati.

"Ti amo da morire, bimba" si lascia andare sopra di me, dimostrandomi il suo amore nel modo più bello e naturale possibile.

"Ti amo più della mia vita, ananas" rispondo con le labbra attaccate al suo orecchio per sussurrarglielo nel modo più dolce possibile, mentre vengo pervasa da tutte le magnifiche sensazioni che mi fa provare a letto.

Mi era mancato fare l'amore con il mio ragazzo;
mi era mancato giocare con lui nei momenti che lo precedono;
mi era mancata la sensazione paradisiaca durante il sesso;
mi erano mancati i suoi occhi meravigliosi che brillano di luce propria quando si specchiano nei miei;
mi era mancata la sua voce affannata per lo sforzo;
mi era mancato il suo corpo caldo e possente sopra al mio;
mi era mancato il mio fidanzato che, nonostante tutto, non smetterò mai di amare neanche per un secondo della mia vita.

Eccomi qui, cari lettori miei, con un nuovissimo capitolo! 🍀
Lo so, vi ho fatto aspettare un'eternità per il capitolo quarantotto ma vi giuro che l'ho trovato davvero molto difficile da scrivere, non so per quale strano motivo. Nonostante tutto, mi piace il risultato e spero che possa piacere anche a voi. Perciò, fatemi sapere con stelline e commenti che cosa ne pensate come al solito!

Sono molto contenta del successo che sta avendo "Fino alla fine", non so davvero come ringraziarvi. Lo so, sono ripetitiva, ma io non mi sarei mai aspettata una cosa del genere all'inizio di questa avventura. Per me erano già un miracolo cento visualizzazioni, figuriamoci più di ottantatremila! Vi voglio bene e sono contentissima anche per "BIAS", la mia altra storia con protagonista Sergio Ramos. Se non l'avete ancora letta, che cosa state aspettando? Correte a farlo e giuro che non ve ne pentirete, è una cosa un po' "diversa".

Questo angolo autrice sta diventando troppo lungo come al solito ma non posso non dirvi quanto sia bello vincere per l'ottavo anno consecutivo! Vincere è sempre bello, diciamocelo chiaramente!
Ovvio, avrei preferito l'altra coppa insieme allo scudetto. Quella grande. Ma è andata così. Inutile piangersi addosso, godiamoci l'ennesimo "scudettino" (come lo chiamano in molti) perché ricordiamoci che se non lo festeggiamo noi juventini in questi anni che lo vinciamo, nessuno lo farà al posto nostro. Arriverà l'anno in cui non lo alzeremo più noi e, credetemi, ci mancheranno gli anni d'oro quando lo "scudettino" era nostro.

Perciò urlate, cantate, festeggiate e amate la Juventus, cari amici bianconeri, perché la nostra storia continua... ed è una storia meravigliosa.
#W8NDERFUL

PACE AMORE E FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS ⚪⚫

A presto,
C.

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Arianna e Siria sono due Hunters, ma scoprono che ascoltando alcune canzoni di Rocco Hunt si può viaggiare nel tempo. Improvvisamente si trovano a S...