Fino alla fine || Federico Be...

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Olivia, studentessa ventiduenne di lingue, si trasferisce a Torino con il padre dopo la separazione dei suoi... More

Uno {Prologo}
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitrรฉ
Ventiquattro
Venticinque
Ventisei
Ventisette
Ventotto
Ventinove
Trenta
Trentuno
Trentadue
Trentatrรฉ (โค)
Trentaquattro
Trentacinque
Trentasei
Trentasette
Trentotto
Trentanove
Quaranta
Quarantuno
Quarantatrรฉ
Quarantaquattro
Quarantacinque
Quarantasei
Quarantasette
Quarantotto
Quarantanove
Cinquanta
Cinquantuno
Cinquantadue
Cinquantatrรฉ
Cinquantaquattro
Cinquantacinque
Cinquantasei
Epilogo
Ringraziamenti

Quarantadue

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By nowhereissafe

Torino, 28 settembre 2017

Ieri sera c'è stata la seconda partita della nuova stagione di Champions League per i bianconeri. Stavolta si giocava in casa contro l'Olympiakos e la Juventus ha vinto per 2-0 contro i greci. Non è stata una partita ricca di sorprese dato che il livello tecnico dei calciatori juventini è nettamente superiore rispetto a quello degli avversari. Tuttavia sappiamo benissimo che non dobbiamo mai sottovalutare nessuna partita, neanche quelle che sembrano già scritte, perché è proprio quando si pecca di presunzione che arrivano le sconfitte che bruciano di più.

"Hai da fare oggi?" Federico mi domanda entrando in cucina, dove io sono intenta a preparare la colazione per entrambi.

"No, perché?" Scuoto la testa riempiendo la mia ciotola con latte freddo e Gocciole.

"Oggi ti porto al mare" si avvicina a me e mi abbraccia da dietro, lasciandomi un bacio sui capelli.

"Stai scherzando?" Alzo gli occhi per incrociare i suoi sorridendo spontaneamente, mentre prendo un cucchiaio abbondante di latte e biscotti.

"Non scherzo mai, bimba. Preparati che partiamo tra dieci minuti" mi lascia un leggero bacio sulla guancia e sparisce in bagno a cambiarsi. Finisco la mia colazione il più velocemente possibile e corro in camera per indossare i miei shorts di jeans preferiti – neri e a vita alta – abbinandoli con una maglietta bianca a mezze maniche che lascia scoperta una porzione di pelle già abbronzata e le mie amatissimi Adidas Superstar bianche e nere.

Preparo un cambio e lo metto in uno zainetto nel caso mi possa servire e aspetto Federico in salone, mentre sono appoggiata allo stipite della porta.

Improvvisamente sento il rumore di un flash alle mie spalle e mi giro di scatto, notando il mio ragazzo maneggiare con il cellulare in mano.

"Che stavi facendo?" Piego leggermente la testa di lato posando il mio telefono sul mobile, guardandolo con le braccia incrociate al petto.

"Ti stavo facendo una foto perché sei bella" alza le spalle come se stesse dicendo un'ovvietà e si avvicina a me a grandi falcate, stringendomi a se con un braccio attorno alla mia vita e dandomi un piccolo bacio a stampo.

"Mi stavi fissando il culo, di' la verità" sussurro ridacchiando sulle sue labbra, gettandogli le braccia al collo.

"Non posso negarlo, sta diventando sempre più bello, amore" mugugna stringendolo tra le sue mani, cosa che mi fa sbattere contro il suo corpo statuario.

"Correre insieme a voi pare che mi faccia bene" gli faccio l'occhiolino mentre lo guardo negli occhi e gli accarezzo i capelli lunghi con le dita.

"Dobbiamo andare altrimenti ti prendo in ogni angolo di casa mia" mi sussurra all'orecchio, passando una mano dal mio sedere su tutta la mia schiena, alzandomi leggermente la maglia.

"Sei instancabile, Bernardeschi" sfrego il naso contro il suo e mi avvicino un'ultima volta a lui lasciandogli un lungo ed appassionato bacio che apparentemente lo lascia stordito almeno quanto me.

Mentre prendo il mio zaino e mi dirigo verso la porta per uscire sul vialetto di casa, mi affianca inforcando gli occhiali da sole scuri e infilando la mano nella tasca posteriore dei miei shorts.

"Vedi? Sembra fatto apposta per essere palpato dalla mia mano" mi guarda dall'alto a causa della nostra differenza di altezza e lo trovo a sorridermi come un bambino.

"Sei un porco" scuoto la testa avviandomi verso la Jeep nera di Federico mentre anch'io mi infilo gli occhiali da sole.

"No, oggi usiamo l'altra bambina" l'attaccante bianconero si dirige in garage, lo apre e io non credo ai miei occhi: una Ferrari GTC4Lusso rosso fuoco.

Capisco immediatamente quanto Federico tenga a questa macchina perché la guarda come se fosse sua figlia e sembra che dedichi più tempo ad accarezzare lei che me.

"Non ci posso credere" riesco a dire, ammaliata dalla bellezza dell'auto che chiunque vorrebbe avere in garage.

"Credici, bimba. E mi raccomando, su questa macchina non si mangia, non si beve e soprattutto non si mettono i piedi sul cruscotto" mi ammonisce aprendomi la portiera del passeggero, mentre io annuisco ed entro con titubanza su quell'auto lussuosa.

Non so nemmeno io come comportarmi perché non mi sono mai trovata in una situazione simile in tutta la mia vita. Ho persino paura di muovermi, non vorrei combinare un disastro, anche perché nemmeno lavorando tutta la vita senza ferie riuscirei a ripagare anche solo un graffio a questa macchina.

Federico mette in moto e il ruggito della Ferrari probabilmente l'hanno sentito fin sopra alla Mole Antonelliana, anche se il numero 33 bianconero vive fuori città.

"Non la usi mai la tua bambina" gli faccio notare, mentre il toscano guida per le vie di Torino, meritandosi occhiate di apprezzamento per il mezzo che ha in mano.

"Sono troppo geloso di lei, è stato il primo regalo con lo stipendio della Juve" mi spiega, mentre si immette in autostrada.

"È molto bella" ammetto, notando tutti i particolari all'interno dell'abitacolo.

È di un'eleganza inaudita, lo stile Ferrari mi ricorda molto lo stile Juventus e viceversa.

Questa macchina mi sembra perfetta per Federico: è ruggente e va veloce, ma allo stesso tempo ha un tocco di classe che non guasta mai. Lui è proprio così: determinato e deciso in ogni circostanza; ma è anche dolce, premuroso ed elegante in ogni sua mossa.

La passione per le supercar mi è stata donata nel patrimonio genetico da mio papà, con lui guardo sempre le gare di Formula 1 e inutile dire che per noi non esiste altra scuderia se non quella del Cavallino.

"Sei mai stata alle Cinque Terre?" Mi domanda Federico posando una mano sulla mia coscia, mentre sfreccia sull'autostrada ad una velocità che non credevo nemmeno possibile.

"No, mai" sussurro fissando la sua mano a contatto con la mia pelle mentre mi mordicchio il labbro inferiore.

"Sono contento di far parte di una tua prima volta" stringe leggermente la mia gamba per poi accarezzarmi con il pollice, provocandomi brividi lungo tutto il lato sinistro del corpo.

"Fede, stai guidando a 250 km/h, non ti conviene provocarmi altrimenti facciamo un incidente e rovini la tua bambina" commento, alzando il viso per concentrarmi sui suoi lineamenti duri a causa della concentrazione sulla guida.

"Hai ragione, ci penseremo una volta arrivati" abbassa di poco la testa per permettermi di guardare i suoi occhi e mi fa l'occhiolino togliendo la mano dalla mia coscia e accarezzandomi la guancia dolcemente.

***

"Ti piace, amore?" Mi sussurra Federico all'orecchio una volta arrivati in spiaggia, mentre mi abbraccia da dietro.

"È bellissimo qui" gli rispondo, girando il viso per poterlo baciare dopo le continue provocazioni durate tutto il viaggio.

"Tu sei bellissima" dice portando una ciocca ribelle dei miei capelli dietro l'orecchio e guardandomi fisso negli occhi.

Riesco a sentire una scossa elettrica che mi percorre tutta dalla testa ai piedi quando mi guarda così e siamo a pochi centimetri l'uno dall'altra.

"Anche tu" sussurro togliendogli gli occhiali da sole in modo da poter guardare le sue iridi verdi che tanto amo.

Ci baciamo per quelli che sembrano secoli, siamo abbracciati su una spiaggia di Porto Venere e non stiamo pensando a nulla, se non a goderci questo momento.

"Scusa, ma tu sei Bernardeschi? Quello che gioca alla Juve?" Un bambino che avrà all'incirca dieci anni tira Federico per la maglietta per attirare la sua attenzione. Ci stacchiamo immediatamente colti alla sprovvista e risponde al bambino con un ampio sorriso, abbassandosi sulle ginocchia per essere alla sua stessa altezza.

"Sì, sono io" gli scompiglia i capelli, ma sembra che al piccolo ammiratore non interessi particolarmente, anzi.

"Possiamo farci una foto?" Azzarda il bambino abbassando lo sguardo, visibilmente in imbarazzo.

"Christian, quante volte te l'ho detto di non disturbare le persone?" Una ragazza che può avere su per giù la mia età ci raggiunge correndo sulla spiaggia. "Scusatelo, chiedi scusa" lo prende per mano e lo rimprovera.

"Non preoccuparti, mi ha solo chiesto una foto e per me non c'è problema, dico davvero" spiega Federico, sempre gentile con le persone che lo fermano per una foto o un autografo.

"Hai visto? Non sono tutti acidi come te" il bambino fa la linguaccia a quella che penso sia sua sorella, dato il tono che ha utilizzato.

"Muoviti o ti lancio in mare" passa il suo cellulare al fratello in modo da poter fare la foto con il suo idolo.

"Ve la faccio io, mettetevi lì che c'è il mare come sfondo e siete a favore di luce" suggerisco con il cellulare della ragazza in mano, pronta a scattare la foto.

"Grazie mille, sei davvero gentile. Ma lei chi è?" Il bambino chiede all'orecchio di Federico, che sorride dopo aver sentito quella domanda.

"Ma ti sembrano domande da fare? Fatti gli affari tuoi!" Stavolta la ragazza è veramente arrabbiata sentendo le parole del fratello.

"Tranquilla, non ho niente da nascondere. È la mia ragazza. È bella, vero?" Risponde Federico al piccolo ammiratore, il quale mi guarda e sorride, annuendo sinceramente all'attaccante bianconero.

"Non seguo il calcio, ma posso dirti che ha ragione e non mi sembra neanche stupido. Sei una ragazza fortunata, ti guarda con gli occhi a cuore" commenta la ragazza dopo essersi avvicinata a me. Le sue parole sembrano dette con sincerità, non avrebbe nessun senso dirle senza pensarle.

"Ti ringrazio, anche io lo guardo con gli occhi a cuoricino, sono innamorata persa di quel bambinone" le sorrido di rimando guardando il mio fidanzato bellissimo squadrarmi dalla testa ai piedi, mentre i due fratelli ci salutano e si allontanano da noi.

"Te la sei cavata alla grande" commenta Federico mettendomi un braccio attorno al collo avvicinandomi a se.

"Non ti avevo mai visto a contatto con i fan" esordisco camminando a piedi nudi sulla sabbia in fianco a lui.

"È stato difficile andare via da Firenze, là mi volevano tutti un gran bene e ora mi odiano" aggiunge, con un sorriso amaro dipinto sul volto.

"Per i tifosi è sempre difficile vedere un calciatore andare via, non importa il motivo... Ma a Torino ti ammirano tutti, lo sai, vero?" Gli chiedo, non volendo che si senta in colpa della scelta che ha fatto.

"Sono davvero contento di essere venuto alla Juve. È un'opportunità che capita una volta nella vita e poche persone ce l'hanno. Voglio sfruttarla al meglio e poi la mia vita è cambiata a Torino, lo sai" sussurra intrecciando le dita con le mie accarezzando il dorso della mia mano con il pollice.

"Venire alla Juve è stata la scelta migliore che potessi fare calcisticamente parlando, poi lo so che cambiare non è sempre facile..." tentenno, dato che non abbiamo mai avuto una conversazione di questo tipo su questo argomento.

"Guarda che stavo parlando di te, eh" ridacchia, portandosi la mia mano davanti alla bocca e ne bacia il dorso.

"Cosa?" Rispondo distratta, dato che quel gesto mi ha mandato in tilt il cervello per un secondo.

"Voleva essere un modo carino per dirti che a Torino ho conosciuto l'amore, che saresti tu" mi guarda negli occhi e posso giurare di averlo visto arrossire, anche se il sole gli sta baciando la sua faccia incredibilmente perfetta.

"Ci pensi mai al fatto che se io non mi fossi trasferita a Torino non ci saremo mai conosciuti?" Gli domando mentre continuiamo a camminare l'uno in fianco all'altra mano nella mano.

"Non ci voglio nemmeno pensare, ma grazie a Dio è andata così" risponde lasciandomi un bacio sui capelli attirandomi a se per qualche secondo.

"Dio, quanto mi piacevi" scuoto la testa ridacchiando, pensando che l'attaccante bianconero mi attraeva da molto prima del nostro scontro, anche se non ne avevo parlato con nessuno.

"Non dirmi che andavi a dormire dopo aver spulciato il mio profilo Instagram" mi guarda trattenendo a stendo una risata.

"Non prendermi in giro, noi comuni mortali lo facciamo per consolarci un po'. E meno male che esiste Instagram se no sarebbe impossibile stalkerare voi calciatori famosi" scoppiamo entrambi a ridere dopo le mie parole e continuiamo a parlare del più e del meno per tutta la giornata.

***

"Non voglio tornare a casa" sbuffa Federico mentre siamo seduti sulla spiaggia a guardare il tramonto. È uno dei momenti più romantici che abbiamo mai vissuto insieme e, se devo essere sincera, nemmeno io ho voglia di tornare a Torino.

"Neanch'io. Vorrei stare qui per sempre" sospiro appoggiando il viso nell'incavo del suo collo mentre mi accoccolo al suo corpo, dato che siamo sdraiati sul lettino.

"Domenica c'è pure l'Atalanta. Ieri la Champions. Sono morto e siamo solo a fine settembre" si lamenta l'ex viola mentre mi stringe a se con un braccio attorno ai miei fianchi scoperti.

"Lo so, è stancante. Ma vedrai che andrà tutto bene. Non dovrei dirtelo ma domenica sarai titolare dal primo minuto" non appena sente queste parole si alza di scatto con un sorriso a trentadue denti. "A meno che tu non faccia cazzate negli allenamenti di rifinitura domani e sabato" concludo, vedendolo un po' troppo euforico.

Giocare alla Juventus è un privilegio, altrimenti ci giocherebbero tutti. Ci gioca solo chi se lo merita e chi lavora sodo, non solo per se stesso ma per tutta la squadra. Federico si sta impegnando con costanza e domenica avrà modo di dimostrare che il suo acquisto non è stato un buco nell'acqua, ma un giusto investimento.

"Io spero solo che accada una cosa, perché non vedo l'ora di farla finalmente" mi guarda e si morde il labbro inferiore, intrecciando le dita con le mie.

"Cosa stai dicendo?" Gli chiedo, non capendo assolutamente dove vuole andare a parare.

"Tu non ti preoccupare, so io cosa fare" sfrega il naso contro il mio e mentre il sole tramonta su Porto Venere e su tutta la Liguria, suggelliamo questa bellissima giornata appena trascorsa insieme con un dolcissimo bacio pieno di amore e passione reciproci.


Bergamo, 1 ottobre 2017

Lo Stadio Atleti Azzurri d'Italia non assomiglia affatto all'Allianz Stadium. È un vecchio impianto, non ha niente a che vedere con la modernità di quello juventino. Tuttavia il popolo nerazzurro è caldo e si fa sentire: spinge la sua squadra a prescindere dall'avversario che si trova davanti e questa è una qualità che gli fa davvero tanto onore.

Mancano pochi minuti al fischio d'inizio e la tensione inizia a farsi sentire. La partita contro l'Atalanta è sempre molto particolare per la Juventus: il campo e il tifo giocano un ruolo molto importante sui bianconeri, che devono però rimanere lucidi e concentrati per portare a casa tre punti vitali per non far scappare il Napoli in vetta alla classifica.

"Olivia, soy agitato" Paulo mi si avvicina mentre è in fila con i suoi compagni nel tunnel che porta sul campo.

"Paulo, stai tranquillo, andrà tutto alla grande" cerco di tranquillizzarlo accarezzandogli entrambe le spalle e mantenendo il contatto visivo. "È successo qualcosa?" Gli domando subito dopo, non notando la luce che solitamente ha negli occhi.

"Ho litigato con Oriana" si passa una mano tra i capelli, cosa che fa quando è nervoso o arrabbiato, alza gli occhi al cielo trattenendo le lacrime e si stropiccia gli occhi.

"Pau, non so cosa sia successo ma qualunque cosa sia la risolverete a casa. Ora devi sgomberare la mente e pensare alla partita, alla squadra, a te stesso. Concentra tutta la rabbia che hai addosso per portare a casa il risultato. Sono convinta che è stata soltanto una discussione e niente di più, chiarirete e tornerà tutto come prima. Sappi che per qualunque cosa io ci sono, come sempre" concludo il mio discorso motivazionale, sorridendogli genuinamente e ricevendo un abbraccio in risposta.

Rimango ogni volta sempre più stupita di come i calciatori abbiano spesso bisogno di parole di conforto o di incoraggiamento. Sembrano grandi, grossi e invincibili, ma la verità è che sono soltanto dei ragazzi di poco più di vent'anni. Sono stati obbligati a crescere in fretta a causa del mondo di cui fanno parte, ma dietro a quelle maschere di impenetrabilità si celano delle anime sensibili e piene di paranoie, proprio come quelle di tutti i ragazzi del mondo.

***

I ragazzi si scambiano strette di mano e veloci abbracci prima di cominciare l'incontro: questo dimostra quanto lo spogliatoio sia unito e nessuno prevalga sull'altro. Dopo Cardiff si sono riviste le priorità e tutti i problemi sono stati estirpati alla radice: qui siamo una famiglia, nessuno è più forte dell'altro e se uno cade tutti quanti vanno ad aiutarlo a rialzarsi. Perché si vince insieme e si perde insieme. È troppo facile sorridere quando va tutto bene; la vera sfida per capire chi è veramente un giocatore da Juventus si pone quando le cose vanno male. C'è chi rimane con tanta umiltà e voglia di lavorare e c'è invece chi fa le valigie e se ne va, non importa quanto abbia dato alla squadra. La famiglia è una, unica e non si tocca. Quando si scende in campo bisogna difenderla e portarla alla vittoria, ma sempre in un solo modo: tutti insieme e fino alla fine.

Higuain ci regala il primo brivido dopo aver ricevuto palla da Mandzukic, ma il suo sinistro è troppo centrale e viene parato facilmente da Berisha.

Pochi minuti dopo Asamoah corre sulla fascia, scarica su Matuidi che tira di precisione con il sinistro, il portiere non riesce a trattenere il pallone e Bernardeschi la spinge dentro di punta portando la Juventus in vantaggio al ventesimo.

Seguo tutta l'azione con il cuore in gola, noto Federico partire ancora prima del tiro del numero 14 bianconero e quando vedo la rete gonfiarsi per merito del mio fidanzato mi alzo dalla panchina e inizio a saltare insieme agli altri ragazzi.

Il numero 33 si avvicina alla telecamera di SKY e si alza la maglietta gialla della trasferta, mostrando sotto di essa un'altra maglia dello stesso colore con una scritta fatta mano. Da lontano non riesco a decifrare quello che c'è scritto ma man mano che si avvicina leggo le poche lettere che ha scritto di suo pugno senza che io me ne accorgessi.

Mi mordo il labbro inferiore e sento gli occhi pizzicarmi a causa delle lacrime che minacciano di scendere di fronte a Federico che si avvicina a bordo campo per mandarmi un bacio volante, mimando con le labbra "Questo è per te". Abbasso lo sguardo e leggo la scritta "OLIVIA TI AMO" sulla sua maglietta e non posso fare altro che sorridere come un'idiota e rispondere "Ti amo anch'io" mentre mi porto la mano sul cuore.

È il primo gol in bianconero per Federico, nonché il primo stagionale in Serie A. Sono così fiera di lui, se lo merita davvero tanto perché mette passione e impegno in ogni cosa che fa: dal passaggio più semplice al gol più difficile, sia in partita sia in allenamento.

Appena tre minuti dopo sempre il 33 bianconero effettua l'assist che permette a Higuain di raddoppiare il vantaggio juventino, facendo gonfiare la rete talmente tanta è stata la forza applicata dall'argentino.

Dopo mezz'ora di gioco l'Atalanta si procura un calcio di punizione che viene tirato da Gomez. Il Papu spedisce il pallone direttamente in porta, Buffon riesce a parare il tiro ma non lo trattiene, in questo modo Caldara la butta dentro accorciando le distanze.

Nel secondo tempo Dybala tira con il suo sinistro sulla testa di Mandzukic che spedisce la palla in rete sul secondo palo, triplicando il vantaggio bianconero. L'arbitro va a rivedere un episodio dubbio successo quasi due minuti prima del gol e decide di annullarlo per un fallo commesso da Lichsteiner su Gomez. I bianconeri esplodono in proteste, soprattutto Paulo, che solitamente riesce a mantenere i nervi saldi, ma tutto questo, mischiato al nervosismo per la lite con Oriana, non fanno che mandarlo ancora di più su di giri.

Al sessantasettesimo il Papu Gomez crossa in area di rigore e Cristante la butta dentro di testa realizzando un gol bellissimo. L'Atalanta pareggia i conti, lo stadio esplode esultando per la rete della propria squadra e la Juventus invece ha soltanto tredici minuti più recupero per realizzare un altro gol.

La speranza diventa concreta quando Dybala tira una punizione al limite dell'area, il pallone colpisce la barriera avversaria e l'arbitro concede il calcio di rigore per un tocco di mano. Paulo si presenta sul dischetto e tira col talmente poca forza che il portiere riesce a capire la direzione del suo tiro ancora prima che lui possa calciare.

La Dea riesce a bloccare la scia di vittorie consecutive della Juventus, rifilando il primo pareggio stagionale alla squadra bianconera.

Federico mi prende per un braccio appena dopo il triplice fischio dell'arbitro e mi trascina nel tunnel. Faccio fatica a starci dietro da quanto corre e mi fa entrare negli spogliatoi riservati alla Juventus per la partita di stasera. Chiude la porta a chiave e mi sbatte contro il muro, lo guardo negli occhi mentre mi lascio scappare un gemito a causa della frenesia con la quale sta succedendo il tutto e noto che i suoi occhi, di solito chiari e brillanti, sono più scuri e mi fanno quasi paura.

"Baciami o spacco qualcosa" mi intima sulle labbra mentre con una mano sulla porta mi intrappola contro il suo corpo sudato e caldo.

Non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo sulle sue labbra, intreccio la mia lingua con la sua mentre le mie mani si infilano tra i suoi capelli lunghi e bagnati che gli tiro, provocandogli un gemito gutturale che rimbomba per tutta la mia bocca. Le sue braccia sono attorno alla mia vita per tenermi stretta a se e per farmi sentire la sua erezione, ormai evidente anche dai pantaloncini gialli, premere contro la mia pancia.

Non è la prima volta che lo sento così famelico, ma non mi è mai successo di vederlo impaziente come adesso. Sembra che non gli importi che siamo in un luogo pubblico e che i suoi compagni di squadra possano sentirci, dato che l'unica cosa che ci separa dal corridoio è una sottile porta laminata.

"Fede, calmati, non possiamo farlo qui, lo sai" sospiro, cercando di separarmi da lui, ma sembra un'impresa impossibile.

"Ti prego, ne ho bisogno" mi supplica avventandosi sul mio collo, lasciandomi una scia di baci e morsi che formano in pochi secondi un vistoso succhiotto violaceo.

"Smettila! Devo ricordarti che l'ultima volta che abbiamo scopato in spogliatoio la tua ex fidanzata psicopatica ci ha fatto le foto? Ah, comunque dovremo anche risolverla quella situazione, non possiamo fare finta di niente ancora per molto" lo spingo quanto basta per permettergli di guardarmi negli occhi e per cercare di fargli capire quello che intendo.

"Adesso è l'ultimo dei miei problemi" sbuffa passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

"Beh, dovresti preoccupartene invece" gli tengo testa. Non mi piace la piega che sta prendendo questa conversazione.

"Ti preoccupi sempre e solo degli altri, mai una volta che pensi a quello di cui ho bisogno io" sputa quelle parole come se fossero veleno, i suoi occhi sono una fessura e non sono nemmeno certa che quello che mi trovo davanti sia veramente il mio ragazzo.

Rimango impietrita di fronte a tanta cattiveria, non potrò mai dimenticarmi lo sguardo di fuoco con il quale mi sta guardando.

Non posso credere che stia succedendo davvero.

Non può essere.

"Non l'hai detto davvero" scuoto la testa abbassando lo sguardo mentre mi scappa un sorriso dettato dal nervosismo, dato che non c'è assolutamente niente da ridere. "Io sarei quella che non si preoccupa per te, quindi?" Non posso trattenere le lacrime ancora per molto, ma non gli voglio dare questa soddisfazione, non posso piangere davanti a lui.

"Pensi sempre a Veronica, neanche fosse una gara. Vuoi essere come lei? Allora fatti scopare in questo spogliatoio" ringhia avvicinandosi di nuovo a me mentre si leva la maglietta numero 33.

Noto nuovamente la scritta che ha fatto appositamente per me e non posso fare a meno di chiedermi se quello che sto guardando in questo momento con le lacrime agli occhi è lo stesso ragazzo con il quale ho condiviso tutti i momenti romantici della nostra storia.

"Vaffanculo, Federico" dico dura, spingendolo ancora più lontano da me con le mani sul suo petto, come se in quel contatto volessi sfogare tutta la rabbia che ho in corpo. "Levati quella maglia del cazzo e pensa alle parole che mi hai detto. Come fai anche solo a pensarle certe cose? Non hai capito un cazzo di me, mi fai veramente schifo" sentenzio mentre apro la porta dello spogliatoio ed esco sbattendola forte dietro di me, trovando il resto della squadra a bocca aperta.

"Avete sentito tutto immagino, no?" Tiro su col naso perché non voglio ancora piangere. Non posso permettere che la gente mi veda debole per colpa di un uomo.

"Gli spacco quella faccia da cazzo che si ritrova" Miralem si fa spazio tra i compagni e si dirige a passo svelto verso la porta, come se volesse buttarla giù insieme a Federico.

"Mire, lascia stare. Non ne vale la pena, calmati" lo blocco per un polso e lo guardo negli occhi prendendogli il viso tra le mani, per essere il più persuasiva possibile.

"Non può farti questo, non posso permetterglielo" dice arrabbiato stringendo i pugni lungo i fianchi.

"Ti faccio diventare una lattina, pezzo di merda" urla Mario che non è il tipo che sta ad ascoltare una predica. Lui va per la sua strada senza pensare alle parole, usa solo i gesti.

Entra sbattendo la porta e si dirige verso il toscano, il quale non fa nemmeno in tempo a girarsi che riceve un pugno in pieno viso.

"Meritassi tempo ti pesterei a sangue, ma non vali un cazzo" il croato fa la sua uscita ad effetto e lascia Federico accasciato a terra con le mani sul volto, probabilmente per frenare di sangue.

Non ho il coraggio di guardare dentro lo spogliatoio. Se sbirciassi e vedessi il numero 33 con il volto insanguinato mi precipiterei ad aiutarlo e di conseguenza sarei incoerente con tutto ciò che ho detto poco fa.

Non riesco a credere che mi abbia paragonata a lei. Con tutte le persone che esistono, proprio Veronica. È come una maledizione, non riusciamo mai a disfarcene una volta per tutte. Anche se non la vediamo, è come se fosse costantemente in mezzo a noi. Aveva già provato tante volte a farci litigare ma non ci era mai riuscita, perché entrambi avevamo la voglia e la forza di portare avanti la nostra relazione. Ora invece è riuscita nel suo intento senza fare nulla: ha fatto tutto lui. Ha detto delle cose che mai mi sarei sognata di sentire dalla sua bocca, ma se le ha dette vuol dire che le pensa davvero.

Sono delusa e arrabbiata dal suo comportamento e ora come ora non so se potrò mai perdonarlo. So solo che mi serve del tempo, entrambi dobbiamo riflettere su ciò che è appena successo e solo lo stare separati potrà aiutarci a chiarirci le idee.

"Te l'avevo detto di godertelo finché potevi, puttana."

Sento una voce che non conosco in lontananza, come se fosse un fantasma venuto a perseguitarmi. Alzo la testa velocemente ma nessuno sta parlando con me.

Inizi anche a sentire le voci, fantastico, Olivia.

Ed è proprio in quell'istante che vedo verso l'uscita di emergenza una ragazza con i capelli lunghissimi, lisci e neri; è di spalle perciò non riesco a vedere la sua faccia ma è alta e molto magra, porta un cappellino grigio sulla testa e una felpa dello stesso colore troppo grande per il suo fisico minuto.

Cosa ci fa Veronica nello stadio dell'Atalanta?

Soprattutto: come mai è qui in un'area riservata alle due squadre proprio la sera della partita contro la Juventus?

"Mire, ho bisogno di te" mi giro verso il mio migliore amico che ha assistito alla scena con me.

"Puoi stare da me tutto il tempo che vuoi" risponde prontamente, come se mi avesse letto nella mente. Papà non è a casa in questi giorni e non sono certa di voler affrontare tutto questo discorso con lui. Devo prima fare ordine nella mia mente e provare ad elaborare la cosa senza piangere ogni tre secondi.

È così che ti ripaga la vita quando ti sembra di essere felice per una volta nella tua vita: decide che hai avuto troppa fortuna per appena due mesi e ti distrugge tutte le poche certezze che avevi impiegato un sacco di tempo a costruirti. La mia vita stava andando troppo bene ed ecco che il karma ha deciso di punirmi.

Era tutto troppo bello per essere vero. Grazie a Dio ho ancora papà, Miralem, Paulo e Monica. So che di loro mi posso fidare e devo capire se posso tornare ad includere Federico in questa cerchia di persone, perché adesso come adesso vorrei soltanto non averlo mai incontrato.


Eccomi qui bella gente con un nuovissimo capitolo! 🍀
Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo ma ho avuto una settimana intensa dove dovevo passare per forza un esame e non avevo tempo nemmeno per respirare. Cosa ne pensate del capitolo? A me piace molto e vorrei sapere le vostre opinioni con stelline e commenti come al solito che mi fa molto piacere.

Vi metto le foto della macchina che usano Federico e Olivia per andare al mare, nel caso non conosciate il modello. In questo modo potrete immaginarvi ancora meglio la scena. Scusate la precisione, ma le macchine sono un'altra mia grande passione dopo il calcio, la musica, il cinema, la pallavolo... Okay, ho troppe passioni. In ogni caso, ecco le foto.
Sbaviamo insieme 😍 


Per quanto riguarda la Juventus ci sarebbe un bel discorso ampio da fare.

Atletico Madrid: mercoledì ho visto una squadra studiata per difendere, senza un minimo di personalità ne' voglia di aggredire la palla per fare gol. Sono rimasta molto delusa, a prescindere dal risultato che ovviamente non mi fa fare i salti di gioia, ma dai comportamenti in campo e fuori. Mi sento particolarmente presa per il culo da Allegri in primis, perché non mi può raccontare la storiella che vuole andare a Madrid a vincere e che non si accontenta del pareggio quando poi schiera una formazione in campo disegnata apposta per mantenere lo 0-0. La gente non è stupida e io sinceramente sono stufa di vederlo sulla panchina bianconera. Purtroppo sembra che quando le cose vanno male la colpa sia solo sua, ma sono anni che credo che Allegri se ne debba andare, per essere più precisi da quella sera a Cardiff. In quel momento era ora di tagliare il cordone ombelicale e lasciarsi con un sorriso, prendendo un allenatore con i contro cazzi – perché Allegri di sicuro non li ha. Io credo nella mia squadra e il nostro motto è "Fino alla fine". Noi juventini non lo diciamo tanto per dire, lo diciamo perché ci crediamo davvero. Abbiamo ribaltato un 3-0 al Bernabeu l'anno scorso contro il Real, non vedo perché non si possa rifare con l'Atletico in casa. Non sto dicendo che è facile, anzi. Sarà tostissima, ma non voglio credere che la mia squadra molli ancora prima di cominciare. Noi siamo la Juve e sappiamo come si fa a ribaltare un risultato.

Bologna: partita molto brutta, ci portavamo dietro ancora i rimasugli di mercoledì. Sono molto contenta che Paulo l'abbia sbloccata e che abbia fatto gol perché se lo merita proprio. Lui ha bisogno di fiducia e per un attaccante non c'è niente di meglio che riottenerla facendo gol. In tutto ciò credo che serva a poco o niente vincere a Bologna 1-0. I risultati che vogliamo noi juventini sono altri, il campionato non basta più, per quanto sia sempre una Coppa da mettere nella bacheca dei trofei.

Mi dispiace davvero tanto per questo angolo autrice decisamente lungo ma era doveroso fare una parentesi Juventus, soprattutto perché c'era di mezzo una partita Champions così importante.

Detto questo me ne vado, fatemi sapere che ne pensate su tutto e spero che il capitolo vi piaccia.

PACE AMORE E FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS ⚪⚫

A presto,
C.

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