Undercut || 5SoS & F1

Av fletcherssmile98

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"Mi mandi fuori di testa. Mi fai incazzare come nessuno mai prima. Sei dispotica, troppo sicura di te stessa... Mer

Prologo: Charles Leclerc
Capitolo 1: Sebastian Vettel
Capitolo 2: Max Verstappen
Chapter 3: Pierre Gasly
Chapter 4: Nico Rosberg
Chapter 5: Sergey Sirotkin
Chapter 6: Michael Schumacher
Chapter 7: Kimi Räikkönen
Chapter 8: Esteban Ocon
Chapter 9: Carlos Sainz
Chapter 10: Dorian Boccolacci
Chapter 12: Antonio Giovinazzi
Chapter 13: Daniel Ricciardo
Chapter 14: Antonio Fuoco
Chapter 15: George Russell
Chapter 16: Lance Stroll
Chapter 17: Romain Grosjean
Chapter 18: Brendon Hartley
Chapter 19: Lando Norris
Chapter 20: Fernando Alonso
Chapter 21: Lewis Hamilton
Chapter 22: Mick Schumacher
Chapter 23: Sergio Perez
Chapter 24: Mark Webber
Chapter 25: Ayrton Senna
Chapter 26: Artem Markelov
Chapter 27: Marcus Armstrong
Chapter 28: Giuliano Alesi
Chapter 29: Callum Ilott
Chapter 30: Valtteri Bottas
Chapter 31: Yuki Tsunoda

Chapter 11: Nyck De Vries

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Av fletcherssmile98

Alessandria, 2019

"Cecilia, hai forse intenzione di passare tutti i tuoi giorni di riposo a letto?".

"Me lo lasceresti fare?".

"Assolutamente no".

Con uno sbuffo, faccio sbucare la testa da sotto la coperta leggera che mia madre ha gentilmente messo il giorno del mio arrivo, lamentandosi di come abbia lasciato in disordine la stanza l'ultima volta che sono stata qui per le feste natalizie.

Nadia sorride non appena mi vede, parlando poi nuovamente: "buongiorno, raggio di sole. Dormito bene?".

"Bene, ma non abbastanza" sospiro, spostandomi nel letto per fare spazio anche a lei di sdraiarsi.

Da bambine passavamo i pomeriggi così, sdraiate nel letto a dirci segreti che per noi all'epoca erano inconfessabili ad altri, fingendo di non sapere che mia madre era nascosta dietro la porta a controllarci e ad ascoltarci, scegliendo sempre il momento meno adatto per dirci che la merenda era pronta.

Sono passati anni, ma nulla è cambiato davvero.

Stropiccio piano gli occhi, spostando poi i capelli dal viso, aspettando pazientemente che Nadia cominci il suo interrogatorio, e la prima domanda non si fa attendere poi molto.

"Allora... Nyck De Vries, eh? Devo dire che è un bel bocconcino, Ceci, ma non mi aspettavo uno del genere da te. Semmai mi aspettavo Charles".

Alzo gli occhi al cielo alle sue parole, perché non importa quante volte le abbia detto che tra me e Charles c'è solo un'amicizia, lei continuerà sempre a pensare che in realtà siamo perdutamente innamorati l'uno dell'altra.

Ha anche detto che saremmo una coppia perfetta, ma secondo me finiremmo per scannarci dopo una settimana.

Charles è troppo dolce e romantico per una come me, che trova l'apoteosi del romanticismo nel rombo dei motori.

"Niente Charles e soprattutto niente Nyck De Vries. Mi si è avvicinato a Baku, siamo amici, tutto qui. Così come sono amica di Ocon e Boccolacci" rispondo, facendo inarcare un sopracciglio a Nadia.

"Sei amica di tutti questi fighi e nemmeno uno che ti stimoli l'ormone? Cecilia, ma ce li hai gli occhi? No, perchè inizio a nutrire seri dubbi" ribatte lei, guardandomi scettica, ed io sorrido perchè, malgrado questa sete di gossip, Nadia riesce sempre a farmi sorridere e a risollevarmi l'umore.

"Ce li ho, e so che sono dei bei ragazzi. Soprattutto Charles. Ma in questo momento sono troppo presa dalla carriera e dalla Mercedes e dalle macchine...".

"E da Ashton" conclude lei con un sorriso sornione, facendomi capire subito che era esattamente ad Ashton che voleva arrivare.

"Sì, ma non nel senso che intendi tu. Sono presa da lui per il semplice motivo che sono il suo ingegnere".

"Certo... Peccato che le fanpage su Instagram non siano d'accordo" mi rimbecca lei con sguardo eloquente, e sotto i suoi occhi sento le guance farsi rosse, soprattutto ripensando a cosa è successo a Barcellona.

Se la notte delle qualifiche potevo dare almeno in parte la colpa all'alcol, il giorno dopo, una volta finita la gara, non posso dare la colpa che a me stessa, alla mia lucidità e a quella smania che mi ha preso.

Ho baciato Ashton come non avevo mai baciato nessuno, abbiamo pomiciato come non facevo nemmeno a sedici anni, almeno finchè uno dei meccanici non ha bussato, facendomi rinsavire e scappare a gambe levate.

Prima di Monaco sarei dovuta rimanere tutto il tempo a Brackley al quartiere generale a studiare i dati del simulatore e a guardare le statistiche della macchina dopo il Gran Premio di Barcellona, ma alla fine ho praticamente supplicato Toto per avere quattro giorni di riposo, decidendo di tornare ad Alessandria nella speranza che l'amore Ferrarista e l'odio verso la Mercedes di nonno Tino mi facessero rinsavire.

Diciamo che dopo due giorni ha avuto davvero dei scarsi risultati.

"Le fanpage sono piene di voci e gossip, Nadia" borbotto, tentata di ficcare nuovamente la testa sotto le coperte, ma so che lei non me lo lascerebbe mai fare, così mi limito a girarmi verso la finestra.

"Saranno anche voci e gossip, Cecilia, ma sei strana. Non sei una che torna a casa così, senza motivo. Ed è esattamente quello che hai fatto. Anche se non te lo dice, tua mamma è preoccupata per te, perchè se non vuoi la tua indipendenza allora significa che è grave".

Sospiro piano alle parole di Nadia, girandomi nuovamente verso di lei: "sono solo molto stressata, e avevo bisogno di allontanarmi da Brackley, da simulatori e da dati statistici. Perciò perchè non ne approfittiamo per andare a fare colazione in pasticceria? Offro io".

"Da Antonella Dolci?" Domanda Nadia, speranzosa, facendomi scoppiare a ridere mentre mi alzo.

"Esattamente".

"Ti aspetto di sotto, sappi che hai dieci minuti. Il mio stomaco non regge di più" annuncia Nadia, alzandosi anche lei e uscendo dalla mia stanza, lasciandomi sola con un sorriso sulle labbra.

Mi era mancata lei e questa complicità, mi era mancata casa e tutto ciò che c'è qui e sa di familiare.

Mi cambio velocemente, infilando una camicetta sopra a un paio di jeans leggeri visto che il primo caldo di maggio comincia a farsi sentire, decidendo di prendere un paio di occhiali da sole e legare i capelli in due codini bassi, cercando poi per tutta la stanza il cellulare, trovando una chiamata persa di Toto.

Mi blocco sui miei passi, contemplando per un momento l'idea di richiamarlo e chiedergli cosa vuole, ma alla fine decido di evitare, infilando il telefono in tasca e prendendo che chiavi della Giulietta del nonno che mi lascia sempre guidare quando sono a casa.

"Ma tu guarda, la Bella Addormentata in piedi prima di mezzogiorno" commenta mia madre vedendomi entrare in cucina, impegnata a cucinare come ogni sabato che si rispetti, oggi le polpette al sugo, il piatto preferito di papà.

"Non riprenderla, Rossana. Ha del sonno da recuperare... Specie visto per chi deve lavorare. Se quel ragazzo ti fa ammalare, giuro che lo querelo. Anzi, querelo direttamente la Mercedes" interviene nonno, seduto al tavolo impegnato a pulire fagiolini, ed io sorrido alle sue parole, lasciandogli un bacio sulla guancia.

"Allora mi sa che dopo Abu Dhabi Toto riceverà una bella sorpresina" commento, allontanandomi poi per dare un bacio anche a mamma che alza gli occhi al cielo.

"Voi due siete un'associazione a delinquere. Un'associazione a delinquere".

"Vero, ma ci ami lo stesso" le ricordo, facendo poi tintinnare le chiavi della macchina sul dito, "io e Nadia andiamo in città, vi serve qualcosa?".

"Una gioia in scuderia Ferrari" borbotta nonno Tino, facendo curvare le mie labbra in un sorriso prima che mia madre scuota la testa.

"No, no, andate e divertitevi. Ma torna per pranzo, e dì a Nadia di fermarsi. Polpette al sugo e torta di nocciole".

"Tu sì che sai come arrivare al mio cuore" sorrido, portandomi una mano alla fronte in un gesto melodrammatico, guardandola scuotere la testa, ormai rassegnata.

"Inizio a pensare che nessuno possa".

Oh mamma, non sai quanto hai ragione.

***

"Porca miseria, Cecilia! Smettila di giocare al pilota di Formula Uno quando c'è anche la mia pelle in gioco" esclama Nadia reggendosi alla portiera mentre freno un po' troppo bruscamente dopo aver stiracchiato la Giulietta che, se non fosse per me, non vedrebbe la lancetta dei chilometri andare oltre il cinquanta.

"Ma è così divertente" commento, fingendo un broncio, solo per vedere Nadia puntarmi contro un dito.

"Divertente o no, ho cara la pelle. Al ritorno prendo l'autobus".

"E ti perdi le polpette di mamma?".

"Io..." comincia a dire la mora al mio fianco prima di bloccarsi, alzando gli occhi al cielo, "detesto quando hai ragione".

"Certo, certo. Vedo come mi detesti" sorrido, beffarda, uscendo dalla macchina e mettendo l'antifurto, infilando poi gli occhiali da sole.

Trovo qualcosa di meravigliosamente calmo in Alessandria, nonostante sia a tutti gli effetti una città, ma la sua realtà è decisamente meno caotica di Milano, dove ho vissuto negli ultimi anni per l'università, e anche di Torino, che rimane comunque una delle città più belle del mondo per me.

Nadia sembra sentire i miei pensieri perchè sorride, prendendomi a braccetto: "Alessandria sentiva la mancanza di questo magico duo".

"Non lo metto in dubbio" rispondo, indicando poi la nostra pasticceria preferita, "io invece ho sentito la mancanza soprattutto di questi dolci. Charles ama i loro Baci di Dama".

"Gliene porti qualcuno?" Domanda, curiosa, ed io mi stringo nelle spalle.

"Potrei... Ma dipende da dov'è. Stasera lo chiamo, se è a Maranello magari riesco a fare un salto a Bologna. Non posso farmi vedere lì" spiego sottovoce, e Nadia, che è a conoscenza della mia situazione, annuisce.

"Potresti anche invitarlo qui".

"A nonno verrebbe un infarto... E vorrei godermelo ancora per qualche anno, possibilmente" scherzo, aprendo la porta della pasticceria e facendo entrare prima Nadia che, immediatamente, si dirige verso il bancone, piazzando il nostro solito ordine.

La commessa ci invita a sederci, e noi lo facciamo volentieri, prendendo posto nella saletta attigua quasi deserta, ma non faccio in tempo a sedermi che il mio cellulare squilla, rivelandosi essere nuovamente Toto.

"Scusami, devo rispondere" sospiro, scusandomi con Nadia che sorride, facendomi cenno di andare, e non appena esco rispondo alla chiamata, pregando con tutta me stessa che non mi chieda di tornare prima.

"Pronto?".

"Dimmi tu se devo rubare il telefono di Toto per chiamarti perchè tu non mi hai dato il tuo numero, ma che razza di ingegnere meccanico sei?".

Mi blocco sui miei passi nel sentire la voce di Ashton, alzando gli occhi al cielo per nascondere un certo divertimento.

"Un ingegnere meccanico in ferie, forse? E tu stai disturbando la mia vacanza, quindi a meno che tu non abbia notizie questione di vita o di morte da darmi, torno al mio tanto meritato riposo" ribatto, sentendo la risata di Ashton dall'altro capo della linea.

"Sempre così arguta, Cecilia. Non ti smentisci mai".

"Darti il tormento è il vero motivo per cui sono stipendiata dalla Mercedes, non lo sapevi?".

"Lo immaginavo, ma ora ne ho la conferma" ribatte lui, e sento un rumore metallico, come una porta che si chiude, "comunque qua a Brackley non è lo stesso senza di te. Fare le prove al simulatore non è divertente senza tu che mi urli dietro".

"La mia ugola ringrazia" commento prima di emettere un piccolo sospiro, perchè anche se lui non ne ha fatto cenno dobbiamo parlare del bacio.

Anzi, dei baci.

"Mi hai chiamato perchè ti facevo pena per via dei nostri baci, Ashton?" Domando senza mezzi termini, e riesco a percepire il suo stupore anche senza vederlo in faccia.

"Io..." comincia a dire, ma si blocca subito, rimanendo in silenzio qualche secondo prima di riprendere, "non mi fai pena, Cecilia, anzi. E sì, volevo parlartene, ma diciamo che non mi aspettavo questa tua risposta così... Diretta, diciamo".

Annuisco nonostante non possa vedermi, giocherellando con l'orlo della camicia: "non mi è dispiaciuto, lo ammetto. Baciarti, intendo. Ma sono il tuo ingegnere meccanico, abbiamo un rapporto professionale molto stretto, siamo costretti a lavorare gomito a gomito, senza contare che sono più le volte che litighiamo che quelle in cui andiamo d'amore e d'accordo, quindi... Credo dovremmo dimenticarci di Barcellona e mantenere una relazione strettamente professionale".

Ashton non dice niente per qualche secondo, e per un attimo sono tentata di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma lui mi batte sul tempo, parlando nuovamente.

"È esattamente quello che pensavo. Sono d'accordo. Ma... Cecilia?".

"Sì?".

"Ti prego, non cedere a Nyck".

Rimango confusa nel sentire queste parole, annuendo poi lentamente: "non c'è pericolo, Ashton, davvero".

"Lo spero", e senza aggiungere altro chiude la chiamata, lasciandomi con il cuore pesante e un unico dubbio.

Perchè ho come la sensazione che abbia anche un passato con Nyck?


Dramaaaa.

Beh, che dire, questo capitolo serve più a presentarvi il personaggio di Nadia che tornerà prima di quanto pensiate e anche per farvi conoscere nonno Tino.

Nyck e Ashton avranno qualche scheletro nell'armadio?

Chissà, chissà.

Al prossimo capitolo!

Amore e biscotti per tutte,

Claire.

Fortsätt läs

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