MASS EFFECT 4: Aftermath

By Peacewalker96

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Questo è MASS EFFECT 4, il seguito fan-made della Trilogia omonima scritta da Florence Castle. Tutto ha inizi... More

Episodio 1: Prologo
Episodio 2: Conseguenze
Episodio 3: Isolamento
Episodio 4: Omega
Episodio 5: Senza radici?
Episodio 7: Ritorno sulla Normandy
Episodio 8: Di nuovo in linea
Episodio 9: Grande fuga
Episodio 10: Nemico del mio nemico

Episodio 6: Intreccio

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By Peacewalker96

Archangel rifletteva sui suoi momenti trascorsi nella sua vita precedente, guardandosi allo specchio senza casco. Le ferite risanate grazie a Lilith, nonostante il medi-gel, non avevano del tutto rimosso il dolore che invece aveva intaccato la sua anima, il suo cuore spezzato, e ora si guardava le mani che l'avevano tradito: come aveva potuto bruciare la sua identità mettendo a sbirciare sotto il suo colletto per scorgere la farfalla di quarzo rosa donatale dal suo "amico", sempre ammesso che fosse realmente esistito? 

Ormai aveva sprecato tutto quel tempo a dare la caccia ai proverbiali mulini a vento ed era sul punto di mandare al diavolo perfino la vita stessa, che per lui non aveva alcun significato! In pratica, si accorse che vivere non era tanto male come credeva. E quanto sarebbe durato tutto questo? Nessuno lo sapeva, perfino gli spiriti, e Archangel ormai era consapevole che l'unico modo per chiudere il cerchio era di farla finita al più presto: voleva ammazzarsi, voleva morire! Tuttavia, non si rendeva conto del gesto estremo che stava per compiere, ma sembrava essere convinto che così facendo avrebbe finalmente ottenuto ciò che cercava praticamente da sempre.

Già, la morte: le vere ali del terrore dalle quali nessuno può scappare, più fredde del ghiaccio e più avvolgenti di un mantello, e che incutono paura fino all'osso. La morte. Solo a nominarla ci fa urlare in preda al panico e ci frusta la schiena con la sua macabra risata quando ci accoglie in casa sua... 

No, tutto questo non aveva senso! Lui era venuto al mondo per liberare l'universo dalle ingiustizie e non poteva in alcun modo lasciare un lavoro a metà solo perché non voleva più vivere. Ma come poteva mantenere una mente fresca in tutto quel marasma, che in futuro si sarebbe trasformato in un'altra guerra se mai dovesse tornare l'Araldo? Tutto questo non faceva altro che accrescere le sue preoccupazioni e anche gli incubi ogni sera, il che non era impressionante, dopo tutto ciò che aveva passato.

Anche Shepard, tempo addietro, ne soffriva almeno una volta a settimana e, quando si svegliava, non chiedeva altro che supporto di chi le stava vicino, il doppio se il sogno in questione era particolarmente spaventoso – nel caso di Archangel si sentiva debole, e lui odiava essere un debole. Infatti, se c'è una cosa che aveva imparato dalle sue cacce ai criminali era non mostrare alcuna debolezza, come tutti i Turian, che fosse in famiglia o con le persone che si amavano... semplicemente, mai essere deboli, e lui difficilmente avrebbe dimenticato questa lezione! 

Ma non quando aveva davanti una guerriera biotica in corazza rosa e bianca che tutti conoscevano e amavano in quanto salvatrice della galassia e portavoce indiscussa della pace grazie alla sua morale incorruttibile e votata esclusivamente al Bene e al sacrificio. Rimesso il casco in testa, c'era un'altra considerazione da fare: se un giorno Archangel dovesse sparire di nuovo, il mondo sarebbe tornato un luogo oscuro e per nulla sicuro. E Peacewalker? 

Lei sapeva come uscire da ogni situazione pericolosa, dopotutto era una biotica e anche una leggendaria comandante capace di sacrifici memorabili. Ma lui non aveva una morale incorruttibile e, di conseguenza, avrebbe ceduto ai scatti d'ira più facilmente del dovuto e avrebbe scelto la soluzione più rapida per raggiungere l'obiettivo... e quell'obiettivo era Peacewalker stessa! Ma come attirarla?

***

Passavano i giorni. Paige si stava lentamente abituando a vivere sulla Atlas nonostante quel senso di familiarità che faceva riemergere la sua amata permanenza sulla Normandy. Anzi, lei non desiderava altro che ritornare su quella nave perché era sua, gentile dono cedutole dal compianto Anderson quando fu eletta primo Spettro umano; poco importava se ora aveva scoperto di essere la figlia adottiva di una spaziale, ma se un giorno dovesse lasciare la nave di sua madre, avrebbe comunque scambiato con lei serie interminabili di messaggi durante le sue avventure! 

Intanto, troppi fantasmi del passato la tormentavano, e non erano i morti della precedente guerra ma i cari amici della Normandy – dalle due migliori amiche Liara e Tali al suo braccio destro Ashley, e perfino i singoli membri dell'equipaggio come Joker, la specialista Traynor o il tenente Cortez. Troppi pensieri che la spingevano a combattere e, nello stesso tempo, la perseguitavano.

Per fortuna, una chiamata dal contrammiraglio la distolse dal suo oceano di pensieri: qualcuno è in contatto video nella sala comunicazioni ma il mittente sarebbe rimasto criptato se Lilith non avesse rintracciato tempestivamente la chiamata. Paige dunque abbandonò la sala mensa e andò di corsa al terminale CRQ, seguita a ruota dalla giovane ingegnera: ― Vorrei che IDA fosse qui... – sospirò infine.

― Intendi la leggendaria Intelligenza Difensiva Avanzata della Normandy? – domandò Lilith incuriosita – So tutto. Ciò che ha fatto nell'86 è stato straordinario, peccato tu l'abbia sacrificata per distruggere i Razziatori, però. Non temere, ho già un piano su come riattivarla e dove recuperare tutti i suoi ricordi. Certo, ora sarebbe impossibile ma, un giorno, mi piacerebbe salire sulla tua nave.

La comandante annuì sorridendo: ― Permesso accordato, Lilith. Prima di allora, restiamo sulla Atlas e scopriamo chi è l'autore di questo misterioso messaggio... – dopodiché attivò il comunicatore quantico premendo un pulsante.

Dall'altra parte del ricevitore, Archangel si ritrovò davanti la Comandante e Lilith allo stesso tempo; nessuna reazione contrariata o simili, solo era felice di rivedere le sue alleate preferite e altrettanto felice che qualcuno avesse risposto alla sua richiesta d'aiuto.

― Peacewalker, ho una pista. Hai presente il nostro amico Turian? A quanto pare il generale Maggor ha avuto le palle per prendere di mira i suoi famigliari per stanarlo e condurlo in un'imboscata.

― Conoscendoti, - sorrise Lilith - immagino tu abbia strappato queste informazioni da una fonte attendibile.

― E immagini bene. In qualche modo il bastardo ha convinto il vecchio e la ragazza a condurli fuori da Palaven con una navetta, fino a una regione remota della galassia...

Estraendo il Factotum, Archangel mostrò alle ragazze una mappa dell'Ammasso Fenice, nei Sistemi Terminus; dopodiché, appena egli evidenziò il sistema Tifone, Paige ebbe una strana sensazione di dejà vu

La comandante, infatti, aveva già esplorato quel settore della galassia molti anni prima, quando l'Uomo Misterioso le aveva chiesto di indagare sul Progetto Overlord di stanza su un lussureggiante pianeta chiamato Aite; all'epoca un'IV impazzita aveva infettato l'intero complesso, ma quando Paige si era infine recata all'impianto principale per risalire alla radice del problema scoprì con orrore che l'infezione era in realtà un ragazzo "speciale" – si chiamava David - che si era interfacciato con l'IV in modo da comprendere meglio la natura e il linguaggio dei Geth. Purtroppo era stato il dottor Gavin Archer, suo fratello maggiore, a proporre tale idea e Paige ne era rimasta talmente disgustata da ciò che questi aveva fatto al ragazzo, al punto che ella scelse saggiamente di condurlo fuori da Aite verso l'Accademia Grissom, una sorta di scuola per giovani dotati. 

Ora che il progetto era stato chiuso e i relativi dati andati distrutti quasi a seguito del repentino cambiamento di Cerberus, il complesso era stato abbandonato e lasciato in balia degli elementi. Paige trovò tutto questo molto sospetto e dubitò altamente che Hellax fosse interessato a una struttura abbandonata, eppure era perfetta come scenario per un'imboscata; dunque, quello stesso giorno, il gruppo partì per Aite, dopo aver ricevuto istruzioni più precise circa la posizione degli ostaggi: il Turian più anziano nella Stazione Prometeo e la giovane nell'impianto geotermico del complesso stesso, la Stazione Vulcano.

***

Una giovane Turian si destò di soprassalto e si rimise a sedere nel disperato tentativo di recuperare una posizione comoda, dopo essere rimasta troppo a lungo sul pavimento. Non aveva molta mobilità, comunque, poiché i suoi aguzzini le avevano legato i polsi dietro la schiena. Con un po' di fortuna, la Turian si alzò in piedi, gemendo un poco, poi si guardò intorno alla ricerca di un attrezzo per spezzare le manette, come una lima. 

Non dovrebbe essere difficile, pensò, trovandosi in un laboratorio pieno di materiali di scarto Geth – quella, infatti, era una delle numerose postazioni della Stazione Prometeo, che in origine era una navicella Geth precipitata su Aite diverso tempo addietro. Tuttavia, dato il piano dei Disertori di danneggiare un celebre eroe di guerra, peraltro fratello della stessa Turian, quella struttura sarebbe esplosa con gli ostaggi ancora all'interno... e questo significherebbe gettare Archangel nel baratro della follia, arrestarlo e poi condannarlo per aver sputato sulla Gerarchia.

Click! Finalmente la Turian sbloccò le manette e poté liberarsi, ma la sua evasione era appena iniziata e, per giunta, era disarmata: che cosa avrebbe fatto se avesse incontrato le guardie e fosse stata costretta a combatterle? In un container nell'angolo opposto della stanza, però, ebbe la fortuna di trovare delle armi avanzate dai vecchi proprietari, un fucile d'assalto Falcon e una pistola Phalanx entrambi mezzi scarichi. 

Era comunque sufficiente per uscire dalla sua cella improvvisata e fuggire più silenziosa di una pantera. Le guardie erano perlopiù truppe degli Eclipse riconvertiti in Disertori, ma nessuna traccia di MECH standard o pesanti, quindi era abbastanza semplice girare per i corridoi e nascondersi tra le coperture per non farsi scoprire – l'approccio stealth era ovviamente un gentile dono da parte del suo amato fratellone! Tuttavia, a differenza del parente scomparso, lei preferiva tutte le sue abilità unicamente sull'utilizzo del Factotum, come ad esempio sovraccaricare gli scudi nemici con una scossa elettrica oppure inabilitarli con il cosiddetto shock neurale... in pratica, una via di mezzo tra Mordin e Tali.


Per ben tre volte la Turian aveva quasi bruciato la sua copertura, riuscendo però a liberarsi degli Eclipse di stanza in quel settore. Ora poteva tranquillamente raggiungere l'atrio d'ingresso e correre da suo padre, ma a sbarrarle la strada fecero capolino due umane, una delle quali la più famosa della galassia.

― Per gli spiriti! – esclamò la figlia di Palaven, premendo accidentalmente il grilletto verso le nuove arrivate. Il colpo per fortuna mancò il bersaglio, provocando solo un bello spavento alla più giovane.

― Voi non siete degli Eclipse? – domandò infine, deponendo le armi.

La donna umana scosse la testa: ― Sono la comandante Shepard, Alleanza... o meglio, ex Alleanza. Puoi chiamarmi Paige, se vuoi.

Al pronunciare delle paroline magiche, la Turian si scervellò un pochino, convinta di aver già sentito quel nome e quella qualifica da qualche parte... ma certo, il Primarca Victus ne parlava spesso su Palaven, e anche bene, poiché le azioni della comandante Shepard avevano contribuito non solo alla creazione dell'alleanza Turian-Krogan ma anche alla vittoria nella Guerra dei Razziatori. Aveva quindi davanti a sé una leggenda! 

Quasi goffamente, la giovane le rivolse un saluto militare, dopodiché dovette fermare le umane appena la più giovane menzionò che erano venute alla Stazione Prometeo in cerca di un vecchio Turian di nome Vakarian: ― Castis Vakarian è mio padre, - precisò - ma non è qui. Il generale Hellax vi ha ingannate scambiando le coordinate delle nostre posizioni. Se ci sbrighiamo, possiamo ancora raggiungerlo prima che i lacchè di Peonia attivino le bombe.

Ebbene sì, gli Eclipse riconvertiti erano capitanati da un ex Spettro Asari al soldo di Hellax, probabilmente la stessa mente che aveva organizzato la trappola e che aveva ricevuto l'ordine di fornire ad Archangel false informazioni sui famigliari del suo "amico" e dove trovarli. Se si fosse recato alla Stazione Prometeo, convinto di poter salvare Castis, e avesse invece trovato sua figlia, gli ingegneri avrebbero fatto detonare le bombe dei rispettivi impianti con poco tempo a disposizione per salvare entrambi gli ostaggi. Con la morte di Sir Vakarian, quindi, il vigilante di Omega sarebbe sprofondato nel dolore al punto da farsi smascherare e anche lui sarebbe morto, giustiziato sul posto o ricondotto con la forza su Palaven per lo stesso motivo. 

Come un esperto Assassino rinascimentale riuscì non visto a intrufolarsi nel castello e a stanare una pericolosa avvelenatrice per convincerla ad aprire la cella della donna che amava, così Archangel arrivò furtivamente alla Stazione Ermes, dove si erano rifugiati l'Asari e i suoi uomini che stavano approntando gli esplosivi. Stranamente Peonia sembrava felice di vederlo, così mansueta e così elegante, ma Archangel non era un soldato facilmente suggestionabile e, anzi, rimase freddo e praticamente apatico al cospetto di quella specie di lupo travestito da agnello.

― Sono certo che tu sia più collaborativa del tuo capo. – esordì – Libera mio padre e mia sorella!

La voce dell'interlocutrice si fece enigmatica: ― Mi stupisce che il vigilante Turian noto come Archangel abbia una famiglia, a meno che egli non sia chi crede di essere.

Appena sfilò dalla tasca il ciondolo a farfalla di quarzo rosa della Comandante Shepard, ancora sporco e scheggiato e presumibilmente ritrovato sulla Terra, Peonia si sarebbe aspettata una crisi di nervi da parte del nemico; e invece questi rimase impassibile quasi come se non gli importasse di chi fosse il proprietario di quel ninnolo o di cosa stesse parlando. 

La massima priorità era sapere dove si trovava la famiglia Vakarian, usando per ora un approccio cauto e diplomatico che però sortì l'effetto opposto, ossia rivolgergli la parola non come Archangel ma come il suo "amico".

― Sai che mi ricordi la tua vecchia comandante? – disse improvvisamente, girandogli intorno – Una guerriera che non guardava in faccia a nessuno, pronta a correre in aiuto di un ostaggio indifeso... di certo, comportandoti così, è come se tu ti sentissi più vicino a lei.

― Tu non sai niente di me, Asari! – esclamò Archangel, estraendo il suo infallibile fucile Viper e scatenando il panico tra gli astanti. 

Peonia dovette sedare i mormorii con un gesto della mano mentre stringeva l'altra in un pugno nell'atto di caricare i poteri biotici. Che Peonia conoscesse Shepard non era difficile da capire, dato che l'aveva affrontata una volta... ma anche lei era una biotica e Archangel non avrebbe avuto la sua stessa fortuna se fosse stato costretto ad aprire il fuoco.

― Non lo ripeterò una seconda volta. – alzò dunque la voce – Lascia andare gli ostaggi e, forse, ti risparmierò la vita!

L'Asari allora andò su tutte le furie. Così, con un rapido movimento del braccio sollevò Archangel da terra e lo trattenne a mezz'aria mentre gli si avvicinò alterata: ― Non sono Lord Maggor ma, come lui, ho facilmente intuito chi sei dai suoi dossier sul tuo conto! Ora hai finito di nasconderti dietro una maschera... traditore di Palaven!

Intuendo che Peonia avesse intenzione di strangolarlo col potere della mente, Archangel provò invano a recuperare il fucile che gli era caduto nel momento in cui ella lo issò bioticamente, ma era troppo lontano. Poi il suo sogno si trasformò in incubo: l'Asari muoveva con grazia la mano lasciata libera nel gesto di svitare qualcosa e il Turian capì che stava puntando al casco nello stesso istante in cui sentì uno scatto alla base del collo. Una mossa repentina, che lo lasciò impotente ma con ancora un pizzico di forza in corpo, sufficiente a trattenere il casco al proprio posto... neanche adesso voleva mostrare all'universo il suo vero volto e avrebbe lottato anche questa volta per impedire che ciò accadesse. 

Peonia si ostinò appena si accorse che l'avversario stava opponendo resistenza e come quando Ulisse sfilò via gli stracci di dosso per rivelare il suo vero aspetto ai Proci prima di scatenare su di loro la sua vendetta, così l'Asari strattonò violentemente in aria il casco di Archangel con un braccio e lui stesso con l'altro, sbattendolo contro una console e schiacciando due ignari mercenari.

Ora Peonia aveva il privilegio di conoscere di persona colui che poco prima aveva chiamato "il traditore di Palaven"; era davvero emozionata, addirittura sorrideva maliarda, ma chi si trovava oltre la coltre di fuliggine non era per nulla felice di essere stato smascherato prima del previsto. 

Qualcuno sbiancò in volto, riconoscendolo immediatamente nel vederlo uscire: ― Per gli Dei... Garrus Vakarian, l'eroe di guerra! – esclamò, mentre la stanza si riempiva di nuovo di un confuso mormorio... un sussurro in confronto al macello che il guerriero stava per accendere!

A uno a uno, come investiti da un Krogan in preda all'ira sanguinaria, gli Eclipse cadevano crivellati dai proiettili perforanti del Turian, tutti tranne una non ancora scoraggiata Peonia che si unì subito dopo solo per porre fine a quella barbarie. Gli strappò letteralmente le armi di mano, fiduciosa di averlo messo con le spalle al muro, ma questa falsa speranza lasciò spazio allo sgomento più totale nel ritrovarsi l'avversario accanirsi su di lei con abili attacchi in mischia, lama Factotum inclusa! 

Peonia aveva in comune con Paige il miglior addestramento biotico mai ricevuto, quindi per Garrus era come scontrarsi con la sua stessa comandante in un tripudio di allungo e flessibilità. Il duello gli aveva quasi portato via tutte le forze, ma ne aveva abbastanza per prenderle la pistola e puntarla alla tempia prima di confermare a voce chi aveva a che fare.

― Sono Garrus Vakarian, figlio di Palaven, e non sono un traditore. Abbastanza chiaro per te?

Peonia gli rivolse un amaro sorriso prima di rispondere: ― Sicuro come la morte, bastardo!

E prima ancora che l'altro potesse reagire, tirò fuori un detonatore e lo attivò, facendo brillare gli esplosivi precedentemente installati in tutti e quattro gli edifici. Quindi l'Asari quasi si volatilizzò, lasciando cadere delle macerie alle sue spalle con l'intenzione di intrappolare all'interno "il traditore" e condannandolo a morte in quell'inferno di fuoco. E sfortunatamente per Garrus non c'era tempo per spostare le tubature che ostruivano il passaggio, perché perse i sensi dopo essere stato investito da un pesante pannello d'acciaio...

***

Peonia era ormai lontana, così come le sue truppe. Garrus invece faticò a liberarsi dalle macerie e issarsi quasi del tutto intontito dalla brutta avventura. Ci vedeva a macchie, ora sfocate e ora abbaglianti, come se fosse in trance e anche la camminata sembrava incerta. Ringraziò gli spiriti che il crollo gli aveva procurato solo tagli non profondissimi qua e là, nonché per il fatto di essere sopravvissuto a cose peggiori di un banale bernoccolo: la Sovereign sulla Cittadella, la distruzione della Normandy SR1, un razzo in faccia, una caduta nel vuoto, la corsa al raggio a Londra, e perfino un plotone di mercenari capitanati da un veterano della Guerra del Primo Contatto. 

Trasalì. Aveva una missione importante da svolgere, di vitale necessità, senza la quale avrebbe ancora di più deviato dalla retta via, un segnale troppo debole da ignorare, poi... porco Saren, suo padre e sua sorella erano ancora là fuori, e Peonia aveva attivato le bombe... e se l'esplosione avesse coinvolto anche loro? E se li avesse uccisi? Aveva abbastanza tempo per raggiungerli e portarli via? 

Garrus allora recuperò velocemente del medi-gel per curarsi e avere un'iniezione di energia in più, sufficiente per scavare tra i detriti e tentare di uscire dalle rovine. A quel punto, raccolse le armi che aveva perduto prima e le ricaricò in spalla un attimo prima di saltare sulla moto parcheggiata davanti all'ingresso – non aveva mai avuto tanta angoscia in vita sua e il suo corpo non sembrava più suo, come se d'un tratto si fosse trasformato in un robot programmato per eseguire incarichi impossibili.

Il veicolo letteralmente volava come una freccia in mezzo al paesaggio, senza una meta esatta... anzi, una meta in realtà c'era: la Stazione Prometeo, dove il quel figlio d'un cane di Hellax aveva rinchiuso suo padre, mentre sua sorella era nella Stazione Vulcano. 

Quest'ultima, in cuor suo, si sarebbe salvata grazie all'addestramento ricevuto nell'adolescenza, ma era più preoccupato per l'anziano genitore non più capace di combattere contro un'orda di soldati armati fino ai denti. Nonostante il loro rapporto non proprio roseo, Garrus gli voleva ancora bene e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo morire su un pianeta al di fuori dello spazio Turian. 

Quando infine scese dalla moto ciò che rimaneva della nave Geth bruciava tra le fiamme purpuree, segno che i Disertori avevo fatto detonare esplosivi non standard; egli si era appena avvicinato a meno di un metro dall'eliporto che l'intera struttura della stazione, sotto l'azione violenta dell'esplosione precedente e alle alte temperature, si accartocciò su se stessa come un castello di carte e poi collassare davanti ai suoi occhi. Sapeva che il sacrificio di uno per la sopravvivenza di tutti era una regola comune per tutti i Turian, uno tra gli innumerevoli doveri che ogni soldato doveva adempiere.

Ma Garrus non era un Turian normale e, talvolta, il suo comportamento sembrava quello di un umano. Rimase a osservare l'incendio per qualche minuto, dopodiché le sue grida di dolore sovrapposero gli scoppiettii del fuoco, fino a raggiungere il cielo... grida di un ragazzo che chiamava il proprio padre ai limiti della disperazione. 

Tuttavia, i Turian non piangevano; e non per motivi culturali, fisiologici o addirittura entrambi, fatto sta che il loro modo di esprimere il dolore era sempre stato oggetto di malintesi da parte delle altre specie - soprattutto umani e Asari - il che li dipingevano come creature fredde e apatiche. Apparentemente, non era così.

Garrus si lasciò cadere in ginocchio col nodo in gola che si era sciolto in copiose lacrime amare, le mani che stringevano nervosamente il Viper tiepido dall'ultimo combattimento, e tutto il corpo tremava in preda a quelli che sembravano violenti singhiozzi. In vita sua, voleva solo che tutto girasse nel verso giusto, almeno una volta, affinché potesse svegliarsi la mattina col sorriso e col sorriso addormentarsi la sera, nonostante una forza misteriosa lo avesse reso più umano che Turian. 

Una creatura universale che era stata capace di trasformare lui, un impavido guerriero, in un fascio di nervi con qualcosa da perdere e l'audace compito di assicurarsi che ciò non accadesse... questa creatura era l'amore

Ma quel giorno era andato tutto storto da quando la comandante Shepard era scomparsa dalle mappe galattiche, e ora che anche suo padre era andato a dormire con gli spiriti, la sua galassia non era mai stata tanto vuota e noiosa.

Si stava tormentando tra i singhiozzi quando, dietro il velo delle lacrime, vide una sagoma rossastra e udì uno scalpiccio alle sue spalle. Una figura slanciata poco più alta di lui e in abiti arancio e azzurri, si reggeva in piedi con un'espressione sollevata e impietosita dai singhiozzi del più giovane, come quella di un padre che corre in soccorso del suo bambino dopo essersi svegliato da un brutto sogno.

Ecco Castis Vakarian, un vecchio Turian sulla settantina dagli occhi d'oro e tatuaggi azzurri totalmente diversi da quelli del figlio. Era ancora sporco di fuliggine dalla testa ai piedi, dopo essersi messo in salvo per miracolo da quell'orribile incidente e quasi si domandava cosa diavolo fosse successo e perché piangesse in quel modo. 

«Shiraan», lo stava chiamando, cioè «Figlio mio» in lingua Turian, e quasi automaticamente i due alieni si stavano avvicinando l'uno verso l'altro, guardinghi. Cos'era, una specie di sogno? O solo un'immagine sfocata dei suoi ricordi d'infanzia? Questo pensava Garrus appena si ritrovò faccia a faccia col parente ritrovato, e lì ebbe l'istinto di allungare una mano e sfiorargli il braccio giusto per togliersi il dubbio che stava solo sognando a occhi aperti... no, niente sogni, quel Turian era davvero suo padre, ancora vivo!

Anche Castis a stento riusciva a capacitarsi: quel ragazzino magro e ambizioso che faticava perfino a imbracciare un fucile di precisione era cresciuto ed era diventato un uomo responsabile, a parte una brutta cicatrice e degli atteggiamenti fin troppo umani. E vederlo lì, in carne e ossa, davanti ai suoi occhi, gli faceva vibrare le placche mascellari con una melodia gioiosa al punto da allargare le braccia e cingerlo a sé, strofinando la propria fronte contro la sua; simbolo di affetto Turian per eccellenza. 

Finalmente, dopo una guerra assurda e un altrettanto caccia interstellare durate dieci anni, padre e figlio poterono riabbracciarsi e tirare un sospiro di sollievo: ― Papà... - sussurrò Garrus, dopo aver asciugato un po' le lacrime – Papà, stai bene. Ero in pensiero per te!

― Anche tu mi sei mancato, malakai. – gli rispose una voce femminile, in vece del padre. 

Era una Turian di una spanna più bassa di Garrus e portava i suoi stessi tatuaggi dipinti sul volto, tuttavia la sua postura tipica di una donna contrastava con la corporatura minuta e la sua giovane età, circa otto anni in meno del fratello. Non lo dimostrava, ma era preoccupata per lui e non soltanto per il suo volto sfigurato a metà. Più rassicurante invece il fatto che fosse felice di vederlo ancora tutto intero... insomma, un'allegra riunione di famiglia Turian.

― Solana, sei stata tu? – fu la spontanea domanda a bruciapelo di Garrus.

La Turian incrociò le braccia al petto e scosse la testa: ― Non ho fatto tutto da sola. Loro mi hanno aiutata: un'umana di Omega e... una leggenda.

Chi sarebbe questa leggenda? Il Turian più anziano tirava a indovinare, mosso dalla curiosità, perché conosceva parecchie persone divenute leggendarie nella galassia e molti di esse non erano più tra noi. Mentre Garrus tentava goffamente di rassicurare i suoi famigliari, due umane, una delle quali aveva un aspetto simile a quello di una dea, si avvicinarono al terzetto e la più giovane si schiarì la voce: — Io e la Comandante Shepard vi abbiamo salvato la vita, signor Vakarian. È giusto che sia lei a ringraziarvi.

Comandante... Shepard... Paige! Erano passati dieci anni ma era diventata ancora più bella sebbene in lei non fosse cambiato nulla: gli occhi da cerbiatto cristallini, la lunga cascata d'ebano stretta in una coda di cavallo, le soffici labbra rosa in tinta con la corazza... un vero angelo sceso dal cielo per soccorrere l'uomo che amava. La nota ai più come Peacewalker rinfoderò la Tempest sul fianco sinistro un attimo prima di avvicinarsi alla famiglia di Turian, ma si soffermò soprattutto su Garrus, che dal suo arrivo sembrava come pietrificato dal temibile sguardo di Medusa.

Non osava staccarle gli occhi di dosso, neanche quando lei gli accarezzò la guancia destra dapprima con le soffici dita e poi con un delicato bacio. Gli prese le mani, accarezzandole anch'esse per ridonare loro un po' di calore... poi un abbraccio, grazie al quale Garrus si svegliò dalla trance nonostante gli occhi ancora fissi sul bellissimo volto tanto agognato da dieci anni e quei morbidi capelli profumati alla pesca attraverso cui lasciava scorrere timidamente le dita.

― Per il Creatore... sei tu! – lo salutò Paige con un sorriso – Non posso credere tu abbia di nuovo usato l'identità di Archangel per arrivare a me!

Quindi Lilith spiegò alla comandante che Garrus aveva disegnato questa messinscena per restare il più vicino possibile a lei poiché il suo esilio lo aveva scottato così tanto da non riuscire più a pensare lucidamente, così annegato dal senso di colpa di non averla seguita fin dall'inizio di questa maledetta storia. Ora, evidentemente, i due avevano finito di scappare e Paige non vedeva l'ora di tornare sulla Atlas a informare sua madre della bella notizia mentre Garrus scambiò quattro parole con Joker circa una "festa sulla Cittadella" per il ritorno della loro vecchia leader. Anche Castis e Solana desideravano recarsi al famoso centro nevralgico della galassia in modo da esprimere la loro gratitudine nei confronti della loro salvatrice davanti alle più alte cariche dell'Alleanza.

***

Da quando i Razziatori avevano spostato la Cittadella dalla Nebulosa del Serpente al nostro Sistema Solare, tutte le specie della galassia furono costrette a modificare le loro mappe e, naturalmente, unirsi in un'unica squadra per la ricostruzione e l'ammodernamento. Sulla Terra, dove prima c'era il raggio trasportatore, ora era la nuova sede del Parlamento con annesso un condotto che la collegava alla stazione, sorvegliato dalle statue commemorative di Anderson e Shepard. 

Per accedervi, però, bisognava ricorrere alla vecchia maniera, cioè con gli hangar d'attracco, mentre la famosa flotta guidata dalla Destiny Ascension stanziava poco più in là, a cavallo tra la Terra e Marte. A parte questi enormi cambiamenti, tutto era rimasto come dieci anni fa: il Presidium, la torre del Consiglio, il mercato, gli agglomerati come Zakera, le ambasciate, anche la mitica Silversun Strip era come Paige l'aveva lasciata! 

Quando sbarcò accompagnata dal contrammiraglio sua madre, c'era una grande novità ad attenderla: infatti, le venne incontro un uomo dalla barba molto corta, vestito in modo elegante, con i capelli rossi e gli occhi azzurri come fiordalisi. Teneva in mano un datapad con un'aria autoritaria, come se stesse parlando via intercom con qualcuno; ma appena aprì bocca lasciò tutti basiti.

― Buongiorno, comandante Shepard. Sono Andrew Hudson e rappresento gli umani nel Consiglio della Cittadella. I miei colleghi hanno parlato molto bene di lei.

E subito compì l'atto di stringere la mano della celebre eroina che non solo aveva sacrificato una porzione della flotta dell'Alleanza per proteggere la Destiny Ascension durante la crisi con la Sovereign nell'83 ma aveva anche impedito, tre anni dopo, che un assassino di Cerberus eliminasse il Consiglio approfittando dell'avidità di potere del predecessore del signor Hudson, Donnel Udina. Garrus era presente al fattaccio e sapeva bene come andò finire, ossia con l'uccisione di Udina da parte dell'amica Ashley, fresca di nomina a Spettro.

Il motivo per cui Paige doveva recarsi dal Consiglio riguardava il suo rientro dall'esilio suggeritole da Hackett dopo aver evitato per un soffio di rimanere uccisa da Heartbreaker; ovviamente anche l'Alleanza avrebbe presidiato all'udienza, la quale stranamente sarebbe iniziata appena ricevuto la comandante scortata dal consigliere Hudson, a patto che ella portasse con sé un numero ristretto di persone – inutile dire che Lilith aveva sempre desiderato conoscere dal vivo i cuori e le menti della Cittadella! I Vakarian invece decisero di rimanere indietro, lasciando che Garrus si allontanasse con la sua comandante.

― Chissà che aspetto avrà il Consiglio, ora che sono passati dieci anni... – pensò questi ad alta voce, già immaginando lo scenario che gli si presenterà all'arrivo. 

E infatti non ci volle molto per raggiungere la celebre Torre, nella quale lo spettacolo fu molto diverso. Certo, la sala era pressoché la stessa ma il Consiglio era davvero cambiato nel corso degli anni; o meglio, erano ancora presenti Sparatus, Tevos e Valern – portavoce rispettivamente dei Turian, delle Asari e dei Salarian - ma insieme a loro c'erano due nuovi personaggi, frutto degli sforzi di Shepard e delle altre specie unite nella famigerata Battaglia per la Terra. 

Un enorme Krogan, dall'aria stranamente pacifica, indossava sì una corazza da battaglia ma copriva un ruolo tutt'altro che militare: Nakmor Skarr, questo il suo nome, mostrava un'inedita mitezza del tutto fuori luogo per un Krogan, poiché la sua gente aveva praticamente riacquistato il senno ora che la genofagia era stata debellata. 

Accanto a lui sedeva una figura femminile con la testa avvolta in una sciarpa arancione, a volto scoperto, e con i lineamenti tipici dei Quarian che la facevano assomigliare più a un elfo che a un essere umano – come le caratteristiche orecchie a punta e le iridi più grandi della media.

Che un membro della specie nota per avere un sistema immunitario delicato (dovuto perlopiù a una vita vissuta in una tuta sigillata) avesse scelto di mettersi in mostra senza maschera non era del tutto casuale, perché i Quarian erano finalmente tornati su Rannoch nel Dopoguerra per ricostruire ciò che i Geth prima e i Razziatori poi avevano raso al suolo, soprattutto città e colonie. Nello stesso momento, però, gli impulsi del Crucibolo avevano decimato le flotte Geth, essendo creature sintetiche, ma ciò non significava che avesse provocato la loro definitiva estinzione: coscienti di non voler commettere più lo stesso errore del passato, i Quarian realizzarono Geth di seconda generazione dotati di tecnologia recuperata dai Razziatori e riconvertita per scopi nobili affinché le Intelligenze Artificiali così create non manifestassero più l'istinto di opporsi ai propri creatori – in breve, erano stati regrediti a bambini bisognosi di essere educati.

Si chiamava Pen'Raarha vas Xenia ed era stata chiamata a rappresentare la sua gente nel Consiglio della Cittadella, e ora osservava la comandante Shepard con genuina curiosità come se fosse la prima umana ad aver conosciuto. Non un essere del tutto anonimo, ma una leggenda senza la quale nulla di tutto questo non avrebbe avuto senso: 

— Paige W. Shepard, la salvatrice della Cittadella. – furono le sue prime parole.

— In persona, consiglieri. – rispose la convocata – Anche se preferisco definirmi un semplice soldato che ha compiuto il suo dovere. – aggiunse non senza un filo di modestia.

Perfino Skarr si meravigliò nell'udire quella risposta, per così dire, "acqua e sapone"; tuttavia, la donna era qui anche per farsi riammettere tanto tra gli Spettri quanto nell'Alleanza per far sì che avesse l'autorità necessaria per arrestare un generale Turian misantropo che si spacciava per un emulo malriuscito di Saren. Tutti si chiedevano che cosa avesse fatto di così grave per essere paragonato perfino al famigerato Spettro rinnegato. C'entrava sì con i defunti Razziatori ma, contro ogni previsione, invece di insistere che erano solo congetture generate da una mente troppo stanca, i consiglieri ammisero che c'era qualcosa che non andava.

Fu Sparatus – il portavoce dei Turian – a specificare che Hellax era ossessionato di liberare la galassia dall'ultimo dei Razziatori: voleva trovare l'Araldo, ucciderlo ed essere riconosciuto come un eroe di guerra per aver compiuto tale impresa. Una strada simile l'aveva intrapresa Saren, quando si era alleato con la Sovereign, ma il traditore non faceva altro che vaneggiare sul voler raggiungere la simbiosi tra l'organico e il sintetico come ancora di salvataggio dall'estinzione, prova lampante che egli era stato indottrinato. 

Qui invece la questione era diversa perché Hellax era ancora perfettamente lucido e continuava a ragionare con la propria testa nonostante avesse in comune con l'altro Turian uno spiccato odio verso gli umani. Quindi, che cosa bisognava fare?

I sei consiglieri si ritirarono per deliberare, in modo che potessero discutere a porte chiuse circa il destino della comandante Shepard. Perfino Hackett e Rose, che avevano assistito al colloquio, borbottavano tra loro probabilmente sul far reintegrare in servizio la collega. Passò un'ora e finalmente il Consiglio aveva un verdetto: com'era successo tredici anni fa quando la nominarono primo Spettro umano, i consiglieri le chiesero di fare qualche passo avanti per annunciarle che non era più una fuggitiva bensì la loro nuova recluta d'elite, trasformandola dunque nell'erede di Saren. 

Dopodiché Hackett e Jean richiamarono Paige dalla loro parte chiamandola per nome e fu la madre adottiva della comandante a parlare per prima: — Io e l'ammiraglio Hackett abbiamo discusso un po', cara. Nonostante tu abbia vissuto di tutto, compreso un processo per aver distrutto un intero sistema Batarian...

― Sì, è una lunga storia. – la interruppe Paige, grattandosi il capo. Quell'argomento le pesava eccome, meglio continuare ad ascoltare cos'aveva da dire Rose.

― So che hai a cuore i tuoi amici della Normandy e quel pallino del "fare ciò che è giusto", - continuò sua madre – per questo sono lieta di comunicarti che sei di nuovo in servizio nell'Alleanza! 

E le porse una nuova medaglietta con incisi il suo nome completo, il suo soprannome Peacewalker e la sua data di nascita. Un paio di placchette metalliche riposte accuratamente in una bella cornice, il cui luccichio invidiava quello negli occhi della donna appena accettò il nuovo ninnolo. Ma quello che desiderava di più non era solo il reintegro ma anche rincontrare di persona i suoi vecchi compagni, dei quali aveva solo ricevuto un messaggio audio. Jean e Hackett annuirono all'unisono, entrambi d'accordo che l'eroina aveva già deciso su quale nave tornare in azione: anche se la Atlas l'aveva salvata su Omega e che le aveva permesso di raggiungere Aite e salvare i familiari di Garrus, Paige era ancora affezionata alla Normandy fin dal giorno in cui Anderson le aveva affidato la nave... doveva pur far sapere ai suoi amici che era tornata, no?

In effetti, qualcuno si fermò a parlarle, seppur non immediatamente. Paige era seduta a uno dei tavolini del bar Apollo nel Presidium a godersi un gelato come un'umana qualsiasi, un buon modo per festeggiare la sua rinascita. Era già a metà coppetta quando udì un vocione chiamarla formalmente "comandante"; non poteva essere uno dei suoi, ormai abituati a usare il suo nome di battesimo, ma con sorpresa si trattava di Castis Vakarian.

― A cosa devo l'onore? – domandò subito Shepard, facendo accomodare l'anziano Turian davanti a lei.

― Sono venuto per ringraziarla di persona, dopo aver salvato me e mia figlia su quel pianeta nei Sistemi Terminus.

― Si figuri, Vakarian. – si compiacque l'umana – Immagino lei abbia sentito parlare di me, su Palaven...

― Oh, non solo. Lei e Garrus condividete un'intesa molto forte, ben oltre al semplice rapporto tra il soldato e il suo comandante.

― Sulla Normandy siamo come una famiglia, ognuno di noi aiutiamo i propri compagni come farebbe un fratello o una sorella. Garrus ha combattuto con me fin dall'inizio, quando era ancora un agente SSC. Noi due siamo, uh... molto vicini.

Il fatto che Paige avesse confessato di amare il figlio di un vecchio Turian ligio al dovere e contrario agli Spettri fece calare un breve momento di silenzio durante la conversazione, ma per fortuna Castis non reagì in modo misantropo.

― Uhm... capisco. Di solito dovrei odiare gli Spettri, ma ora che ne ho appena conosciuto personalmente uno, un soldato umano dell'Alleanza che ha vegliato sulla mia famiglia come uno spirito guerriero, non proverei altro che rispetto. Mi auguro che lei si prenda cura del mio ragazzo e che non gli causi altro dolore... non dopo quello che è successo a mia moglie.

Ecco una cosa che Paige non si sognerebbe mai di chiedere a Ser Vakarian. Garrus, infatti, parlava spesso di suo padre da quando si erano conosciuti ma mai dell'altro genitore, forse per evitare di raccontarle che era malata da lungo tempo e che la situazione era talmente peggiorata da apparire irreversibile. Lui si era perfino offerto di inviare ogni singolo credito guadagnato su Omega per pagare le terapie ma sua sorella Solana si oppose mentre suo padre non voleva neanche rivolgergli la parola. L'ultima volta che aveva visto sua madre era lucida e gli parlava come fosse in salute, sebbene in realtà non lo fosse; tentò anche mandarle un messaggio ma niente, Castis proprio non ne voleva sapere.

― Se desideri tanto fare due chiacchiere con la mamma, fallo di persona. - gli diceva – Non mi piace che tu debba star sempre fuori di casa invece di farle compagnia al suo capezzale!

Che Garrus fosse così calmo e in pace con la vita era perché sua madre glielo diceva sempre. «Non ti preoccupare», era la sua frase tipica, che ripeteva quasi dappertutto. E invece preoccuparsi, anziché far bene, non faceva altro che renderlo un fascio di nervi, il che per suo padre significava essere egoisti; come dargli torto, visto che la sfortunata Turian morì nel giro di pochi giorni... e Garrus non era neppure presente! Certo, in parte si sentiva in colpa, rimpiangeva di essersi unito alla cricca suicida di Paige tempo addietro... aveva solo fatto ciò che era giusto e che sarebbe comunque morto se non si fosse ricongiunto a lei. 

Ora Paige vorrebbe piangere ma riuscì a trattenersi e di tranquillizzare il Turian con parole di conforto: — Le confesso di sentirmi in colpa per non essergli stata vicina, ma so che non è colpa mia. L'Alleanza mi aveva allontanata per proteggermi dai soldati del generale Hellax e...

Appena l'umana nominò il capo dei Disertori di Taetrus, Castis subito capì di chi stesse parlando e si infuriò: ― È per causa sua che Palaven ora è spaccata in due. Ancora non capisco perché Hellax odi così tanto la sua gente nonostante i suoi sforzi di tenere unita la galassia. Ormai ogni singolo essere vivente nell'universo tratta gli umani come un loro pari e lui si aspetta che torniamo ai tempi della Guerra del Primo Contatto?

― È il motivo per cui ho promesso al Consiglio di indagare su questa faccenda. – lo rassicurò Paige, nel tentativo di chetare l'ira del suo interlocutore. Funzionò e, espirando profondamente, Castis ringraziò gli spiriti per aver conosciuto una creatura munita di buonsenso in grado di poter risolvere questa crisi, nonché per aver trovato uno "spirito guerriero" che potesse tenere il figlio lontano dalle grinfie di quel generale pazzo.


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