Episodio 4: Omega

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Una corazza blu e nera con un'aquila dorata legato al braccio, indossata da un Turian armato di fucile di precisione; questo era il ricordo più bello che una bambina di Omega serbava nella sua mente. Ricordava perfino il suo nome: «Mi chiamano Archangel. – aveva confessato, il giorno in cui le salvò la vita dal Branco Sanguinario - Sarò anche grande e grosso, ma sto dalla parte dei buoni». 

Un nome che letteralmente significa "l'arcangelo", perché tale sembrava il misterioso vigilante Turian per gli occhi degli indifesi. Ma nella bibbia cristiana gli arcangeli erano i leader delle schiere di angeli devote a Dio, dunque dov'erano finiti i suoi compagni? Morti a causa della codardia di uno di loro, secondo alcune fonti, e costui era una sorta di Lucifero che alla fine era riuscito a redimersi grazie all'intervento di un altro angelo, rosa questa volta: Paige W. Shepard, l'eroina della galassia. Ora quella bambina era cresciuta, e la cosiddetta "leggenda di Peacewalker" era ormai caduta nel dimenticatoio.

La notizia della scomparsa di Archangel era circolata in fretta nell'ultimo decennio e la signora di Omega se ne lavava le mani, sorridendo maliarda peggio di una regina cattiva delle favole. Tuttavia, il Male per le strade era ancora presente, anche dopo la cacciata di Cerberus dalla stazione durante la Guerra dei Razziatori, ed era quindi giunta l'ora di raccogliere l'eredità del defunto vigilante Turian. 

Così, un giorno, ecco che apparve una giovanissima guerriera ammantata di malachite danzare tra un vicolo e l'altro come un felino - motivo per cui tutti la chiamavano "la Gatta". Giovanissima, come ho detto, perché aveva compiuto da poco sedici anni e, ciononostante, si dilettava a seguire lo stesso lavoro di Archangel per campare. Naturalmente tutto questo non sarebbe stato possibile, se due mesi prima non avesse scoperto i progetti segreti del compianto padre consistenti in nuovi e interessanti giocattoli, da un nuovo tipo di Factotum fino a un paio di guanti per arrampicarsi mai visti prima. C'erano perfino schemi per riprodurre due armi usate dalle SOS Salarian, ossia il fucile a pompa Venom e la pistola Scorpion... insomma, più che uno scienziato suo padre sembrava una specie di agente segreto! 

Pur avendo tutto quel materiale a disposizione, la Gatta non voleva perdere tempo nel farsi addestrare dai Matusa dell'Alleanza o chi per loro, e si limitò ad allenarsi nell'uso sia delle armi sia dei poteri tecnologici e biotici completamente da sola, da autodidatta. Poi, quella sera, mentre stava allontanando un paio di sciacalli per impedire loro di saccheggiare una casa abbandonata nel distretto Gozu, vide l'ombra di un caro amico sbucare da un angolo scuro e fu un vero piacere rivedere il leggendario Archangel tornare in azione dopo la sua lunga assenza, sebbene ora fosse irriconoscibile con la nuova corazza dai colori più scuri.

— Lilith Blackwell. – esordì – È bello rivederti, sorellina.

— Ciao, Archi. – lo salutò la ragazza – Ne è passato di tempo! Come vedi, ora sono come te, a saltare da una parte all'altra e a combattere i cattivi. E tu, invece? Che mi racconti di bello?

— Sono in missione segreta, che preferirei risolverla da solo: è una faccenda personale, molto delicata.

La risposta del Cavaliere Oscuro di Omega non dissuase Lilith a tenere la bocca cucita, anzi sortì l'effetto opposto: — E dimmi, in cosa consiste questa "missione segreta"? – gli chiese.

Nonostante il casco, il suo interlocutore assunse un'espressione triste nel confessarle che stava cercando tre persone, le uniche che amava sopra ogni cosa: suo padre, sua sorella e... la sua ex ragazza. Non era una Turian ma un'umana, la più bella che avesse mai conosciuto, e costei era nientemeno che la comandante Shepard. Sì, quella stessa comandante che un decennio esatto aveva ricevuto l'ordine di abbandonare la Terra dopo essere stata quasi uccisa da un assassino durante una cerimonia a Londra. 

MASS EFFECT 4: AftermathWhere stories live. Discover now