Episodio 5: Senza radici?

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C'era una volta una famiglia terrestre, i White, che abitava in una città inglese chiamata Manchester. Sotto quel tetto, nel lontano 2154, nacque una bambina, forse la più bella che i neo-genitori avessero mai avuto: aveva i capelli scuri come l'ebano, gli occhi da cerbiatto marroncini come la terra del loro giardino, e labbra rosa piccole e delicate; convinta di aver messo al mondo una principessa, sua madre le diede un nome appropriato, e cioè "Paige". Un brutto giorno, a pochi mesi di vita, Paige perse entrambi i genitori e una donna proveniente dallo spazio - un Marine dell'Alleanza di nome Rose Shepard – scelse di adottarla e di crescerla come sua figlia, insieme a suo marito Marcus. Tre anni dopo, però, questi venne assassinato nella Guerra del Primo Contatto da una recluta inesperta e Rose, sconvolta dal dolore, nascose non solo la bambina dove l'aveva trovata, sulla Terra, ma anche il fatto di averla adottata, dando così vita al caso dell'"orfana di Manchester".

Nonostante tutto, Paige crebbe felice come tutti i bambini e la sua bontà e dolcezza attirò le simpatie della maggior parte degli abitanti: se lei aveva bisogno di un libro, un giocattolo o anche un boccone, qualunque umano o alieno l'avrebbe accontentata. Inoltre, aveva anche dei sogni, infatti aveva sempre desiderato essere un eroe come quei fortunati soldati dell'Alleanza e, allo stesso tempo, portare all'altare la sua dolce metà con tanto di abito bianco, se un giorno dovesse trovare l'amore. Da adolescente Paige era già molto bella ma anche abbastanza forte da sopravvivere insieme ai suoi compagni ai soprusi degli schiavisti e dei occasionali trafficanti, ignara di ciò che le era successo tempo prima.

Infatti, alle soglie della pubertà, Paige iniziò a manifestare strani poteri che le permettevano di spostare gli oggetti, ma quando ella ne scoprì la natura, erano già arrivati i terroristi che la rapirono e la rinchiusero in una sorta di struttura di ricerca... troppo tardi per capire che stava a poco a poco diventando una biotica! C'erano altri bambini come lei, ma erano così indisciplinati nei suoi confronti che era quella la fonte dell'accrescimento delle sue facoltà biotiche; a parte questo, era sola, e non aveva alcun amico con cui passare il tempo, a parte un blocco di fogli bianchi e una matita con cui inventare storielle e disegnare creature fantastiche. Poi, il giorno del suo compleanno, una pattuglia di Marine fece irruzione della struttura e liberarono tutti i bambini, Paige compresa. Il capo dell'operazione era Rose Shepard, la stessa donna che l'aveva adottata quando era ancora in fasce... motivo per cui ella era diventata "Paige W. Shepard".

Poi, naturalmente, il resto della storia era noto a tutti. Quando Paige compì diciotto anni, si arruolò e scelse di includere il cognome di "Shepard" accanto al suo come omaggio alla salvatrice della sua infanzia. Fin qui tutto bene, a eccezion fatta dell'incidente di Akuze nell'77: la neonata Cerberus, la stessa organizzazione che l'aveva rapita, compiva terribili esperimenti sulla fauna locale con risultati disastrosi, e le vittime furono gli sfortunati compagni di plotone di Paige, tutti massacrati da un Divoratore. La guerriera ne uscì ferita, demoralizzata e accecata dal dolore per non averli salvati in tempo – di quella carneficina, infatti, lei era l'unica superstite e ne provava un tale fastidio che giurò di dare un taglio non solo con quel triste ricordo ma anche ai suoi lunghi capelli che la rendevano riconoscibile per chiunque.

In tutto quel caos, sua madre adottiva perse le sue tracce e per raggiungerla compì una vera odissea, ma solo quando venne a sapere che era sopravvissuta alla Guerra dei Razziatori, diversi anni più tardi. Non poteva farlo prima, poiché troppo occupata a respingere un assalto dei Batarian su Elysium e poi come capitano della sua personale ammiraglia nella Quinta Flotta di Hackett, senza mai smettere di pensare a quella bambina biotica che per lei era un angioletto sceso dal cielo per illuminare la sua esistenza...

***

Quella che per molti potrebbe sembrare una fiaba moderna, in realtà era la vera storia di Paige, che il contrammiraglio le aveva narrato durante il viaggio da Omega, e mai una volta sola era stato interrotto. Ora la sua voce sembrava quasi irreale quando le confessò: ― Diventare madre può donarti tanto la felicità quanto il dolore, e solo ora apprendo il significato di entrambi. Per troppo tempo ho atteso questo momento e ora che sei qui, bambina mia, non posso che darti il bentornato a casa!

Paige la guardò sbalordita, non era sicura di aver capito: ― Così... tu saresti mia madre? – chiese timidamente, facendo un passo in avanti. Appena Rose annuì, l'ex comandante non ci credeva: ― Non può essere! – esclamò, ancora titubante – Io non ho mai conosciuto i miei veri genitori. Sono cresciuta in strada, da sola...

Ma non ebbe terminato la frase che il contrammiraglio le afferrò le mani con gentilezza, fissandola negli occhi. Paige sentiva un nodo così stretto in gola che le riusciva difficile perfino respirare: ― Sentiti libera di chiamarmi "mamma", figliola. – disse Rose, con la voce rotta dall'emozione.

Paige si trattenne un attimo a rimirarla come se fosse una visione e col timore che potesse svanire all'improvviso. Ma quando scoprì che quella donna era vera, non resistette e la abbracciò calorosamente, stringendo gli occhi quasi ad assaporare quel momento magico; poi, finalmente, il nodo che le serrava la gola si sciolse in un pianto dirotto. Perfino Lilith, in un angolo a osservare la scena, si era commossa e vorrebbe abbracciare le due donne, fino a quando Paige espresse il desiderio di esplorare la Atlas e conoscere i suoi passeggeri. In quanto ospite poteva farlo, e in più poteva fare affidamento sul comandante che era nello stesso tempo anche sua madre! 

Che meraviglia, pensò, ora che nell'universo c'era ancora qualcuno che l'amava, poteva smettere di preoccuparsi troppo e pensare invece a un modo per scongiurare l'ennesima crisi che avrebbe ancora una volta dilaniato l'intera galassia. Tuttavia, il suo pensiero era legato ai suoi vecchi amici, dei quali non aveva uno straccio di notizie. Forse il messaggio dell'"amico" di Archangel potrebbe aiutarla a riallacciarsi con loro nonostante i dieci anni di assenza. Anzi, sembrava quasi che stesse vivendo la stessa scena in cui i suoi ex compagni si erano rifatti una vita alla notizia della sua presunta morte... rivivere quei ricordi le facevano venire le lacrime agli occhi. Non era certo la fine mondo, poiché lei avrebbe trovato modo di ricontattarli in un secondo momento.

Una volta espresso il desiderio di appartarsi negli alloggi dell'equipaggio, Paige chiuse la porta a chiave, si sedette sulla poltrona e iniziò ad ascoltare il messaggio misterioso. Non proveniva da una sola persona, ma da praticamente tutti i suoi compagni a lei cari, coloro che fino a poco tempo prima considerava la sua unica famiglia; ora che conosceva le sue origini, però, era costretta a modificare le sue prospettive. 

Liara era molto felice di aver avuto un'ispirazione benevola dal suo capo al punto da non cedere alla corruzione da quando era diventata la nuova Ombra; Wrex non vedeva l'ora di riabbracciare la donna che era nello stesso tempo un'amica e la salvatrice della sua gente; Joker e Michael la salutavano insieme tra una battuta e l'altra, sperando che potesse tornare a casa in tempo per i festeggiamenti; Tali non era per nulla arrabbiata con lei per aver portato i Geth all'estinzione ma piuttosto preoccupata per la sua assenza e, come tutti, non attendeva altro che il suo ritorno; il nuovo capo della Normandy, Ashley, non si era neppure fermata a assicurare una parvenza di normalità a bordo, sebbene fosse difficile senza un paio di braccia. 

Era l'ultimo messaggio, e Paige ebbe l'impressione di aver saltato un compagno, perciò riascoltò tutto il nastro più volte alla ricerca della parte mancante... purtroppo non c'era nulla. Un boccone amaro le salì in gola e si trasformò in un pianto disperato nell'accorgersi che alla registrazione era stato tagliato via il frammento con la voce del compagno più caro di tutti e stava per abbandonarsi alla disperazione quando finalmente venne visualizzato il frammento mancante, anche se in ritardo; che stupida, Paige doveva ascoltare il messaggio per intero per ottenerlo, ma era il risultato quello che contava. Le lacrime dell'umana passarono da amare a quelle di felicità nel sentire le ultime parole:

 «Non posso farcela da solo. Mi manchi, Paige, e... spero tu stia bene, dovunque tu sia». 

Dopodiché, Paige spense il Factotum, vinta dalla stanchezza, e lasciò la testa abbandonata su un lato nel tentativo di tenere gli occhi aperti. Ma alla fine si arrese e, con le guance ancora inumidite dalle lacrime versate poco prima, si addormentò serenamente per la prima volta in dieci anni.

MASS EFFECT 4: AftermathWhere stories live. Discover now