Ciscandra - Personality Disor...

Od Ciscandra

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E dopo il Mondo Bipolare? Dove conduce quella misteriosa porta sul nulla che Ciscandra ha appena aperto? Sei... Více

♥ Avviso per tutti i Cannibal Rabbits ♥
1. Le persone che sei stata prima
2. Cocktail mostruosi
3. Lo smacchiatore
4. Erzsy
5. White Lily e la seduta
6. La Tigre del Cuore
7. Pugnali e autoreggenti
8. Ascolterai Mine Bruciate Rubando Amore
9. Un origami di carta sul baratro dell'incendio
10. Tu non mi hai spezzata
11. Pancakes rivelatori
12. Priscilla
13. Ho una voce. Ascoltami ruggire stanotte.
14. Il Distretto degli Istrionici
15. L'Indovina di Ferro
16. Diario di una cannibale
17. L'Imperatore Pallido
18. Sono una confessione che aspetta di essere ascoltata
19. Burattini, bugie e labbra di carta
20. Morso e la Regina dei Ratti
21. Giglio Cangiante
22. Pietra dei Ladri
23. Il Distretto degli Schizoidi
24. Il valzer del cuore cattivo
25. Fili rossi e frullati alla fragola
26. Niní
27. La Foresta delle Allucinazioni
28. La Casa degli Specchi
29. L'Hotel degli Inutilizzati
30. Brian
32. Le Stelle Fredde e il Disegnatore di Ombre
GRAZIE

31. Ciscandra amerà distruggerti. Resterai imprigionato crollando.

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Od Ciscandra


Due vecchie Lincoln Continental nere con le ruote dorate sgommano veloci sulla stradina sterrata.

Quando le due macchine inchiodano di fronte all'Hotel degli Inutilizzati, una grande nuvola di polvere si solleva oscurando i due veicoli.

Per un attimo tutto si immobilizza.

Il sole è altissimo in cielo.

Il silenzio assoluto.

«È arrivato», Ambra è al mio fianco per la prima volta dopo tanto tempo. Da quando abbiamo trovato Brian ci siamo a malapena rivolte la parola.

«È lui?», dico voltandomi verso la bionda. I capelli lunghi fino ai fianchi ondeggiano alieni. Le sue labbra sono così pallide che pare incredibile possano parlare.

La mia non è una vera domanda. So perfettamente chi c'è in quella macchina.

Sulle banderine, attaccate ai lati del cofano, svolazza il volto dell'Imperatore Pallido, cinereo e brillante come una stella invecchiata.

Quando vedo delle ombre muoversi all'interno dei veicoli il cuore si raggomitola nel petto. La paura mi accarezza il collo.

«Cerone sexy è qui?», Dalila mi appoggia una mano sulla spalla affiancandomi.

Osservo Brian sorpassare il nostro gruppetto e avanzare di qualche passo verso le auto. Guardo la magrezza impressionante del suo corpo stagliarsi nella luce accecante, i tatuaggi sbiaditi che scavano le braccia insieme alle cicatrici, i capelli corvini pieni di polvere.

Nasce in me una minuscola tenerezza, che galleggia però ancora a fatica in quel mare famelico che è la mia rabbia inspiegabile.

Lo sportello di un'auto sbatte sonoramente.

Sobbalzo sorpresa quando vedo Colpa e Rimorso scendere dalla prima auto. Non mi aspettavo di vederli ancora.

Le due figure indossano le stesse tute bizzarre da cartone animato che avevano tra i palazzi carbone, nel Distretto degli Antisociali. Entrambi stringono al petto le loro mitragliatrici color giallo limone e rosa caramella. Rimorso fa uno strano ghigno (forse vuole essere un sorriso) mostrando i suoi denti placcati d'oro. Colpa stringe al petto la sua arma con un'aria un po' spaesata, come se in realtà stesse abbracciando un peluche dopo un risveglio improvviso.

Poi sono le porte della seconda macchina a sbattere.

Una marcia nuziale, rovinata da un suono graffiato, inizia a propagarsi intorno a noi.

L'Imperatore Pallido scende dalla seconda auto con una calma così lucente che lo stomaco mi si aggroviglia confuso.

Ora indossa un completo di seta color sangue. Un velo da sposa rosso nasconde il viso allungato. I piedi sono coperti da enormi anfibi con la punta in acciaio e un tacco molto spesso che lo rendono ancora più alto di come lo ricordavo.

«Cristo sulle Furie, sarà anche un assassino, ma che stile!», esclama Dalila.

Le parole della drag queen mi sfiorano a malapena mentre l'imperatore avanza nella mia direzione con una lentezza quasi esasperante.

Le mani bianche stringono allo stomaco un mazzo di rose quasi sfiorite, e lo fanno così violentemente, che per un attimo pare che l'uomo sia stato trafitto dai fiori stessi.

Dietro di lui il visino ovale di Agata emana una luminescenza strana, come una lampadina quasi rotta.

La bambina cannibale sorregge con grazia il velo da sposa che si allunga dietro alla schiena del terapeuta.

«È a questo punto che dovremo darcela a gambe, my love?», domanda Dalila con un tremito nella voce.

La paura mi ghiaccia la schiena mentre un'ipnotica tentazione mi calamita verso di lui. Non so cosa mi stia accadendo, ma non riesco a staccare gli occhi dallo sposo di sangue che continua ad avanzare.

La drag queen si lascia andare a un fiume di parole velocissimo: «Perché se è questo il momento, ora dovremmo proprio sgambettare via urlando impanicate, darling».

Qualcosa inizia a strisciare nella mia testa, poi scende nella gola tramutandosi in un nodo doloroso.

«Temo proprio stia venendo qui, my love», la telecronaca di Dalila continua in un sussurro.

Le scarpe metalliche seguono con passo grave il ritmo della marcia nuziale fino ad affiancare Brian. Con mia sorpresa il terapeuta non degna neanche di uno sguardo il ragazzo. È come se non lo vedesse. Quello che fa invece è proseguire lento, tenendo lo sguardo fisso su di me.

«Che facciamo, my love? Scap-», Didì ammutolisce quando l'imperatore si ferma di fronte a noi.

La sua presenza emana una forza soverchiante, quasi mistica.

I miei piedi restano incollati a terra. Non posso muoverli.

L'uomo non guarda nemmeno Ambra (che percepisco ancora al mio fianco), ma fa un impercettibile inchino con la testa. Agata, dietro di lui, smette di saltellare e poi abbandona a terra il velo rosso.

«È un piacere rivederti, Ciscandra», dice l'Imperatore Pallido con la sua voce calda. L'iride destra è coperta da una lente a contatto bianca. Lunghe ciglia rosse sbattono di tanto in tanto, avvolgendo gli occhi abissali.

È come guardare le viscere di un sogno dai contorni lucidi.

Colpa e Rimorso si mettono ai lati dell'imperatore mentre lui mi porge il mazzo di rose.

Ipnotizzata, allungo le mani verso i fiori.

Sento una puntura nelle dita.

Il mondo si tinge di rosso.

Poi, perdo i sensi.


***


La prima cosa che sento è la musica.

Un pianoforte.

Note basse, poi un veloce susseguirsi di bellezza sempre più sostenuta e infine una vertigine al limite, che si abbandona nell'aria.

Rachmaninoff.

A fatica apro gli occhi mettendo a fuoco delle assi di legno. Un'umidità dal forte odore mi avvolge.

Intorno a me respira il corpo decadente di una chiesa.

Sono nel cuore del Grattacielo di Vetro.

È strano tornare qui. È un luogo familiare eppure con un particolare terribilmente sbagliato che non riesco subito a individuare.

Quando mi metto a sedere le cose che vedo in successione sono queste: alla mia sinistra Didì, Brian e Giglio Cangiante (che tiene ancora in braccio il bambino) sono imbavagliati e rinchiusi in delle strette gabbie dalle sottili sbarre d'oro.

Sul fondo della stanza, illuminato da tiepidi fasci di luce che entrano dalle finestre gotiche, c'è l'Imperatore Pallido. È seduto su una sedia a rotelle e sta suonando il piano. Agata, dietro di lui, stringe con forza le maniglie della carrozzina quasi troppo in alto per lei.

Guardo il terapeuta rapito dalla musica, mentre ondeggia avanti e indietro sulla sedia, tenendo gli occhi chiusi. Ora il suo viso è privo di qualsiasi velo e respira pallido nell'atmosfera sinistra della chiesa.

A fianco al piano c'è ancora lo stesso specchio. Solo che ora, sulla sua superficie, è legata con delle spesse corde Ambra.

«Finalmente ti sei svegliata», dice l'imperatore accennando un piccolo sorriso ma senza voltarsi nella mia direzione.

Solo quando inizio a muovere le dita realizzo che i polpastrelli mi bruciano terribilmente. Mi guardo le mani scoprendo delle piccole punture.

«Cosa mi hai fatto?», dico con uno sforzo immenso. La lingua è gonfia nella mia bocca ancora addormentata. Forse le rose erano avvelenate?

«Non avreste consegnato nulla spontaneamente. Te l'avevo detto. Sapevi che alla fine sarei venuto a prendervi», risponde lui senza smettere di far correre le dita sui tasti ingialliti.

Osservo la ragazza di carta dimenarsi con i polsi bloccati sopra alla testa. Un vuoto mi morde lo stomaco.

«Perché sono l'unica a essere libera?»

«Perché desideri conoscere la verità»

«La conosco la verità!»

«Oh, ma davvero? Ne sei sicura, Ciscandra?»

Stringo i pugni e pianto le unghie nei palmi. Non capisco il sottile divertimento che serpeggia sul suo volto compiaciuto.

«Lasciala andare», dico fremente di rabbia, mentre gli occhi liquidi di Ambra mi guardano terrorizzati. È la prima volta che la vedo incendiata da un'emozione umana.

«Lo sai che non posso», risponde il terapeuta smettendo bruscamente di suonare per scrocchiarsi le dita.

Il silenzio si appoggia pesante su di noi.

Per la prima volta l'imperatore si volta verso di me. La sua schiena resta dritta e il suo portamento regale anche sulla carrozzina. Mi chiedo perchè usi una sedia a rotelle. È forse malato?

I suoi occhi dissimili mi osservano seri, le ciglia rosse immobili: «Devo cancellare solo Ambra. Gli altri cronometri sono funzionanti. Una volta fatto, lascerò liberi gli altri»

«Cosa mi accadrà?», la bionda ha una voce così roca che pare un rantolo.

L'Imperatore Pallido risponde senza guardarla: «Temo niente di piacevole, mia cara».

L'immagine di Ambra pulsa sbiadendo sempre di più insieme alla sua espressione sconvolta.

Con le gambe che tremano mi alzo. Osservo i miei piedi trascinarsi sul pavimento coperto da quello che pare segatura. Mi sento annebbiata, distaccata dal mio corpo, come se non riuscissi bene a direzionare i miei movimenti.

«Vieni da me mia cara», dice l'imperatore allungando le sue grandi mani bianche nella mia direzione.

Quando passo accanto alle gabbie d'oro Didì cerca di divincolarsi dal lenzuolo che le blocca le mani e mugola nel suo stretto bavaglio. Giglio Cangiante culla il bambino senza espressione e nel suo sguardo vedo il timore di un tradimento.

L'ultimo che guardo è Brian: ha uno straccio tra i denti e il vento negli occhi. Sì, ha quel vento furioso che a volte entra in ogni spiraglio della casa per farla scricchiolare come un essere vivente.

Mi avvicino al terapeuta mentre la bambina cannibale si congeda con un profondo inchino.

Quando le mani bianche avvolgono le mie con forza, un'aria fredda mi accarezza il retro delle ginocchia, facendomi tremare.

Visto da vicino il volto dell'imperatore è sorprendente.

Sulla faccia senza sopracciglia colano rivoli di trucco rosso, come se il viso dell'uomo fosse una terra arida segnata da piccoli ruscelli di sangue. L'iride sinistra brilla di un marrone caldo e lucente, l'altra è spenta dal bianco lattiginoso della lente a contatto (forse è lì per censurare uno sguardo che sarebbe troppo intenso da sostenere). Le labbra dell'imperatore, lisce come quelle di una statua, sono coperte da uno spesso strato di cipria. Appena poso lo sguardo su di loro sussurrano questo: «Suonerò un'altra canzone per te».

Il terapeuta molla d'improvviso le mie mani, che cadono pesanti lungo i fianchi, per tornare sul piano. Ed ecco che, nel corpo della chiesa, si diffonde come un profumo la sonata di Beethoven "Al chiaro di luna". Subito i suoni si riversano densi al mio interno. D'improvviso è come se non avessi più una pelle che mi protegge dall'intensità del mondo.

Mentre l'Imperatore Pallido è rapito dalla malinconia invadente della melodia, un tonfo sordo richiama la mia attenzione. È Ambra, che batte i dorsi delle mani contro lo specchio.

Basta solo un attimo: seguo lo sguardo della ragazza appoggiarsi sul porta pugnali e poi riunirsi al mio.

Con il cuore che batte all'impazzata mi avvicino alla bionda per accarezzare il suo viso stravolto dalla paura. Stranamente le mie mani non tremano quando si avvicinano a lei, ormai incorporea e lancinante come un ricordo.

L'imperatore continua a suonare con gli occhi chiusi anche mentre io estraggo lentamente il pugnale dal fodero e mi metto alle sue spalle.

Per qualche attimo osservo le mani bianche correre sulla tastiera. Solo allora mi accorgo che anche le unghie sono dipinte di rosso.

Poi la lama lucente si pianta nel suo collo.

Ma la musica con si ferma.

Una risata potente e cristallina sgorga dalla bocca dell'uomo: «Pensi davvero di potermi uccidere in un modo così banale?»

La melodia ammutolisce anche se il terapeuta in realtà non smette di suonare. I tasti ingialliti si muovono ancora, ma non si sente nulla se non un sottile fruscio.

È allora che la volta della chiesa si colma di immagini: soffitti illuminati dai fari delle macchine, fumo che si disperde in albe tinte di arancione, tacchi vertiginosi sull'asfalto bagnato, fiato che si condensa su schiene sconosciute.

Mille fotogrammi del volto di Ambra pulsano incastonate nell'intonaco cadente.

Poi, d'un tratto, il dolore di Brian gronda dal soffitto della chiesa.

Urlo mente Ambra entra nella dimensione dello specchio e i tasti del piano continuano a muoversi da soli, spinti da mani invisibili.

L'imperatore mi stringe forte mentre mi divincolo, cercando di scappare da quelle morse serrate intorno a miei polsi.

Quando la ragazza si dissolve cado in ginocchio ai piedi dell'uomo.

Con la testa abbassata verso lo specchio la dimensione delle persone cancellate si dischiude ai miei occhi.

I manichini di carne si aggirano come zombie assonnati e senza meta nella chiesa.

Davanti allo specchio, tra le altre persone cancellate, c'è una nuova figura senza pelle.

Ha lunghi capelli biondi e orbite bianche.

È Ambra che mi guarda con un'espressione tradita.


***


«Non dovresti soffrire così tanto per lei»

«Cosa stai dicendo?»

«Brian non ha salvato te»

«Cosa vuol dire?»

«Brian ha provato a uccidersi senza pensare alle conseguenze. Senza pensare a che fine avresti fatto tu»

«Smettila di giocare con questi indovinelli!»

L'imperatore parla agevolmente anche se il coltello è ancora piantato nel suo collo. I suoi denti però sono colorati di rosso ora.

«Io ci tengo a te, Ciscandra. Tu meriti di sapere la verità. È l'unico modo che hai per uscire da questa dimensione»

«Smettila di parlare come se ci tenessi a me!», grido con il petto che mi fa male.

«Ma io tengo veramente a te», continua lui con voce posata.

A ogni parola pronunciata dall'imperatore cola un rivolo di sangue dalla bocca liscia. Sottili sentieri rossi macchiano il completo di seta, trasformandosi in tiranti di ferro che lo avviluppano alla sedia per poi conficcarsi a terra.

«Non farlo, Ciscandra. Ti prego.»

«Non fare cosa?»

«Non abbandonarmi», troppo sangue sale in superficie con le parole. L'imperatore resta imprigionato dai numerosi tiranti che ormai lo bloccano a terra.

Un grande calore mi sale dallo stomaco al petto: «Continui a dire che ci tieni a me eppure hai il vuoto negli occhi»

A ogni mia parola, il viso pallido viene incrinato da una grossa crepa, mostrando che sotto alla carne c'è solo il vuoto.

«Ho capito cosa sei.

Sei quel buio inafferrabile che sottilmente agogno. Ma dissemini dubbi nel mio cuore, infesti di fantasmi la mia testa. Sei un terreno gelato che mi impedisce di crescere.

Se non ti uccido adesso resterò per sempre la bambina affascinata dal male che si lascia sedurre e poi piange sulle sue mani insanguinate.

Ho capito questo: per spezzarsi dentro non serve molto tempo. Solo un secondo.

Poi ti ricomponi in un mondo diverso e non ricordi più come eri prima.

Forse ero nuvole che correvano a perdifiato nel cielo. Sterminati campi di grano intoccabili. Sguardo che cercava di divorare ogni dettaglio. Ero ingenua, bellissima come una tempesta violenta, e incolpavo sempre i miei mostri per l'orrore della vita.

Adesso basta.

Sono stanca di ingoiare sempre le stesse ferite.

Io voglio crescere, accettare la realtà con i suoi graffi, anche se tutto quello che mi circonda mi fa paura.

Voglio essere un mare che solleva abissi pieni di parole che nessuno vuole nominare mai.

Voglio essere onde ruggenti di luce che s'infrangono sugli scogli, incuranti del dolore che a volte aspetta dietro l'angolo.

Non voglio vivere la mia vita preservandomi dal mondo.

Voglio vivere la mia vita come uno di quei grandi respiri che fai a pieni polmoni quando ti trovi davanti a un paesaggio bellissimo. Come quando il cielo punteggiato di stelle ti divora il cuore e pensi di poterti ritrovare in quel nero luminoso.

Voglio vivere come brulicanti denti di leone scossi dal vento, come quando ascolti a tutto volume quella canzone che parla di quello che stai per vivere anche se non lo sai. Come lo stomaco che si attorciglia in un pensiero che va un po' più in profondità del solito, riportandoti una di quelle malinconie dolci che ti scavano con dolcezza.

Voglio vivere con la poesia dipinta su tutti i palazzi che incontro. Poesia che s'infrange nella gente che cammina come una corrente distratta in una città troppo fredda. Rossa poesia che scorre dentro quando scrivi male su un diario che aprirai solo tanti mesi dopo, trovandoci dentro uno sconosciuto.

Voglio camminare accanto alla mia paura in attesa che diventi come quei rosai che esplodono in estate, incuranti del prodigio che sollevano verso il cielo chiazzato di blu.

È tempo di avere coraggio e di smettere di incolpare le mie deformità.»

Il volto del terapeuta è ormai una maschera sgonfia piena di tagli. Fili di fumo esalano da quei sottili vuoti.

«E allora, così sia», l'uomo lo dice con voce piena anche se sto premendo una mano sulla sua spalla per estrarre il coltello.

Sento un mugolio. Qualcuno batte sulle sbarre delle gabbie ma io non sollevo lo sguardo. Forse è Brian che cerca di chiamarmi.

Quando trafiggo il cuore dell'imperatore mi stupisco della facilità con cui la lama lo attraversa. Forse dopotutto, sono le parole giuste a ucciderlo veramente, non la profondità del colpo.

Guardo un'ultima volta il viso bianco che si scompone. Negli occhi dissimili vedo spegnersi delle braci. Dalla bocca rossa escono sussurrate queste ultime parole: «Tu sei l'anima di Brian».

Poi il terapeuta crolla.

Rimane solo un mucchietto di cenere grigia da cui spunta un cronometro lucente. Sopra è inciso il mio nome.

Stordita, con una fitta lancinante al petto e le mani sporche di sangue, afferro il freddo oggetto. Quando lo apro si sente un secco clack.

È allora che la chiesa intera inizia a tremare.

L'intonaco invaso da grosse crepe si spacca, i vetri delle finestre tremano fino a esplodere, le assi marce del pavimento si piegano.

La terra vibra con un boato ruggente.

Una buia voragine si apre nel pavimento.

Con il cuore in tumulto cado.


È vuoto.

Il mio cronometro è vuoto.

Non c'è nessun acronimo dentro.



♡♡♡


|NOTA AUTRICE RINCHIUSA NELLA TORRE|


Cari Mad Muffins,

mi sembra incredibile essere arrivata fino a qui. È dal 2016 che viaggio insieme a Ciscandra e insieme a voi. Mai pensavo che questo viaggio sarebbe durato così tanto, men che meno che questo progetto mi donasse così tanto. È cresciuto così, quasi in modo sotterraneo, mentre cercavo di distillare in questo mondo onirico le esperienze e le persone che incontravo nel mondo esterno.

Questo è il penultimo capitolo.

Il prossimo sarà il finale.

Credo mi servirà un po' di tempo per elaborare che è tutto finito.

Ma sono qui oggi per dirvi qualcosa di diverso: continuate a credere in Ciscandra. Il racconto finisce ma si apre un'altra importante strada per lei: la creazione del libro fisico con illustrazioni annesse.

Questo per dirvi di non perdere di vista questo progetto. Anche se magari questo anno non sarò vivissima su Wattpad o per qualche tempo non avrete aggiornamenti, non dubitate, questo progetto non verrà mai abbandonato.

Ciscandra diventerà un libro reale. Sì, ci vorrà tanto lavoro e tantissima pazienza. Ma accadrà.

Non dimenticatela.

Intanto vi mando un abbraccio immenso. Ci vediamo per tutte le mille spiegazioni finali che vi aspettano nel prossimo capitolo.

Un sorriso,

Cis ♥

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