Ciscandra - Personality Disor...

By Ciscandra

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E dopo il Mondo Bipolare? Dove conduce quella misteriosa porta sul nulla che Ciscandra ha appena aperto? Sei... More

♥ Avviso per tutti i Cannibal Rabbits ♥
1. Le persone che sei stata prima
2. Cocktail mostruosi
3. Lo smacchiatore
4. Erzsy
5. White Lily e la seduta
6. La Tigre del Cuore
7. Pugnali e autoreggenti
8. Ascolterai Mine Bruciate Rubando Amore
9. Un origami di carta sul baratro dell'incendio
10. Tu non mi hai spezzata
11. Pancakes rivelatori
12. Priscilla
13. Ho una voce. Ascoltami ruggire stanotte.
14. Il Distretto degli Istrionici
15. L'Indovina di Ferro
16. Diario di una cannibale
17. L'Imperatore Pallido
18. Sono una confessione che aspetta di essere ascoltata
19. Burattini, bugie e labbra di carta
20. Morso e la Regina dei Ratti
21. Giglio Cangiante
22. Pietra dei Ladri
23. Il Distretto degli Schizoidi
24. Il valzer del cuore cattivo
25. Fili rossi e frullati alla fragola
26. Niní
27. La Foresta delle Allucinazioni
28. La Casa degli Specchi
29. L'Hotel degli Inutilizzati
31. Ciscandra amerà distruggerti. Resterai imprigionato crollando.
32. Le Stelle Fredde e il Disegnatore di Ombre
GRAZIE

30. Brian

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By Ciscandra


Le fiamme si disperdono alte nel nero, crepitano gialle accanto al mio volto.

Per un attimo mi sembra di aver già vissuto questo momento: una foresta porpora, rami sottili, un volto di fuoco dalle orbite nere.

Scuoto la testa per scacciare le immagini.

Un odore leggero d'incenso mi raggiunge: sa di ambra, rose e limone.

Mi chiedo cosa abbia gettato nel fuoco l'Evitante che siede a pochi metri da me. È lo stesso uomo che ci ha aperto la porta, quello con una massa di capelli aggrovigliati e un trucco sommario che pare avere però una sua logica perfetta.

Scintilla al mio fianco emette uno sbuffo. Guardo il suo manto grigio illuminato dal grande falò.

«È abbastanza inusuale girare con un lupo»

Appena sento questa voce mi irrigidisco.

Le ossa nella mia schiena ascoltano un tremito.

«È abbastanza inusuale avere dei frammenti di te stesso che girano mezzo mondo per trovarti, rischiano tutto, e poi avere il coraggio di mentire spudoratamente di fronte a loro», dico tenendo lo sguardo fisso nel fuoco.

Il veleno sboccia nuovamente nel mio petto.

Sento Brian accennare un sorriso sbuffando dal naso.

«Avevo paura di rivedere i miei frammenti. Eppure solo quando guardo te sono terrorizzato. Non riesco a ricordare chi sei, ma è come se tu, più di tutti gli altri, c'entrassi con me», dice il ragazzo sedendosi per terra al mio fianco, ma sempre a debita distanza.

«E per quale motivo saresti così terrorizzato?», dico duramente, sollevando per la prima volta gli occhi verso di lui.

I capelli corvini lasciano scoperti un volto scavato ma pulito. Gli occhi struccati paiono più grandi ma sono sempre un azzurro piatto che nasconde voragini di ombre.

«Ho fatto qualcosa», dice lui e resta così immobile che per un momento mi chiedo se lo abbia detto davvero.

«Che cosa?», dico osservando i suoi denti mordere la bocca sottile.

«Non lo so», espira lui prendendosi la testa con le mani.

Brian si abbraccia. Osservo le sue dita, con le unghie mangiucchiate, scendere sulle braccia magre per imprimersi nei tatuaggi.

«Perché Ambra vuole che ti stia lontano?», chiedo scrutando la figura rannicchiata.

Mi sento così fredda, distante.

Quando Brian solleva la testa nella mia direzione i suoi occhi mi mangiano lo stomaco. Strani giochi di luce ondeggiando sul suo volto. Mi guarda con una tale voracità che per un attimo qualcosa trema nella mia testa.

Ho paura che mi legga troppo dentro.

Il ragazzo torna a parlare solo dopo aver alzato la testa verso il cielo punteggiato di minuscole stelle: «Ambra non lo sa, ma è nata dal dolore che mi ha annullato quando Samuel è morto. Sarei impazzito senza di lei.»

Nel sentire quel nome una lama rossa si pianta affamata nel mio sterno.

Chiudo gli occhi mentre un velo di lacrime mi sale agli occhi.

Non so cosa stia accadendo, ma mi sento così vulnerabile. È come se qualcuno avesse rubato tutta la pelle che mi separa dal mondo.

«Ambra mi ha detto che sei sua sorella», continua lui con una risata incredula, «E questo è assurdo, perché Samuel non mi ha mai detto di averne una»

Mi limito ad annuire anche se non so che senso abbia.

Sono colpita dalla facilità con cui pronuncia il suo nome.

«Ambra ha paura che ti stia accanto perché ha capito che sei legata a qualcosa di pericoloso per me», aggiunge.

«Pericoloso?»

Brian mi fissa in silenzio per un lungo momento prima di proseguire: «Hai detto che ho mentito. È vero. Mi ricordo quello che ho estratto dal cassetto»

«Cosa hai visto?»

«Samuel»

La velocità della sua risposta mi arriva dritta come un pugno nello stomaco.

Un dolore si condensa pulsante nel mio sterno.

Aspetto in silenzio ma nessun'altra parola mi raggiunge.

Ho paura di scoprire la verità e così stringo forte gli occhi perché sento che le prossime parole mi arriveranno contro come una tempesta di pugnali.

«Sai, forse tu non sai niente di me, ma io amavo tanto tuo fratello. Avevamo quattordici anni la prima volta che ci siamo visti. Lui aveva ancora i capelli biondi fino alle spalle, una giacca di pelle nera troppo grande e un'energia che gli vibrava intorno come una stella collassata. Io ero talmente magro da sentirmi invisibile. Ricordo che rispondevo a monosillabi a ogni sua domanda. Non lo guardavo neanche in faccia! Riuscivo solamente a fissare il minuscolo teschio che aveva tatuato sul dito medio»

Forse trattengo il respiro mentre Brian parla.

Il volto di Samuel torna prepotentemente nella mia testa.

Pensavo che il tempo lo avesse reso un ricordo tiepido, invece è affamato, insaziabile. Un ricordo cannibale.

«Lui... sorrideva sempre. Aveva quella disinvoltura, quell'umorismo, quel vivere tutto come se fosse un'allucinazione dai colori scanditi, mentre io avevo solo paura di esplodere.»

Brian smette di parlare per un attimo e tiene lo sguardo fisso nel fuoco. Mi chiedo se lo veda tra quelle fiamme, se riesca ancora a ricordare le imperfezioni del suo viso o le fossette che scavavano il volto magro quando rideva.

«Samuel mi ha letteralmente stravolto la vita», continua il ragazzo, «Mi ha iniettato una voglia di vivere che non avevo mai conosciuto, mi ha fatto sentire libero per la prima volta.

Siamo diventati inseparabili in fretta: uno l'estensione dell'altro.
Ricordo come ci spaccavamo i timpani a ogni concerto possibile, le sbronze colossali e le droghe, le albe che si diradavano come omicidi distillati, le risse con sconosciuti per discussioni inutili, il correre a perdifiato per le macchine scassinate, le luci della città che tremavano nelle strade gelide.

Lui era un dio per me.

In tutto il marcio della mia vita era l'unico a lacerarmi di bellezza gli occhi, a farmi accennare un sorriso, l'unico a farmi credere che esistesse ancora qualcosa da sentire, un respiro per cui valesse morire.»

Qualcosa cambia nel tono di Brian. La sua schiena si curva ancora di più come appesantita dalle sue stesse parole.

Poi una rabbia amara risorge nella sua voce: «Ma la sua intensità era in realtà una rabbia affilata, era un ricercare il limite per sfuggire alla disperazione. Spesso mi diceva che non riusciva più a frenare il mondo, che faceva così perché non riusciva a sentire più niente. Non ho mai capito fino in fondo che tutto quel vuoto dentro lo stava consumando»

Deglutisco un blocco doloroso in gola.

Sento una profonda verità nelle sue parole, qualcosa che dovrei ricordare alla perfezione ma che mi è stato strappato.

C'è una voragine nei miei ricordi.

«Che ricordo hai estratto da quel cassetto?», sussurro inumidendo le labbra.

Brian resta immobile per un momento come se volesse far finta di non aver sentito le mie parole.

Poi inizia a raccontare ma senza guardarmi: «Non era un giorno particolarmente diverso dagli altri. I nostri genitori erano via. Non so perché. Eravamo soli a casa. Io ero incazzato perché era un periodo che io e Samuel non stavamo più insieme come un tempo. Lui frequentava una nuova compagnia, si faceva di cose più pesanti. Io avevo paura. Paura per lui, o forse per me»

Il ragazzo si massaggia il collo tatuato poi la sua mano scende sullo stomaco per stringersi in un pugno. Quando apre di nuovo la bocca non esce nulla. Le sue parole si seccano sulle sue labbra.

«Che cosa hai visto, Brian?», ripeto, stavolta la mia voce trema.

«Nel ricordo c'è Samuel. O meglio la sua voce. È nel cesso, strafatto. Dice che sta per uscire con un amico. Io lo chiudo in bagno a chiave. Non so cosa mi prende. Lo faccio perché voglio proteggerlo o forse solo perché sono geloso. Non voglio che veda nessun altro. Non voglio che mi lasci solo. Lui si incazza, grida. Da delle spallate così violente alla porta che per un attimo penso che la butterà giù. Continua a urlare mentre io mi rannicchio con la schiena contro la porta. Piango, mentre sento le sue grida e gli urlo che lo faccio per il suo bene, perché lo amo. Ma la porta continua a tremare. Poi i colpi smettono di colpo però lui continua a parlare per tutto il tempo. Smette di essere incazzato, inizia a vaneggiare. Alla fine i rumori si diradano. Non so come ma mi addormento lì. Il giorno dopo apro la porta. Il suo corpo oscilla dal soffitto. Io mi spezzo.

Muoio dentro.

Le mie mani da quel giorno continuano a tremare.

Quel bagno l'ho chiuso io.»


Tutto si oscura intorno a me.

Davanti a me vedo solo le labbra viola di Samuel come fiori appassiti, l'agonia nelle sue orbite come una stella morente e furiosa.

Sono dipinta di atrocità.

Le immagini pulsano sconnesse nelle mie tempie.

Per un secondo mi ritrovo nel racconto di Brian e immagino le mie mani sovrapporsi alle sue nel chiudere quella porta.

Il dolore mi violenta il petto. Non riesco a respirare.

Riconosco l'egoismo, quell'amore cannibale di cui Agata mi parlava sempre e che facevo finta di non comprendere.

«Chi sei?», chiedo osservando il ragazzo come se lo vedessi ora veramente per la prima volta.

I suoi occhi sono enormi ferite sopra di me.

Sull'orlo del pianto continuo: «Forse mi prenderai per pazza ma sono molto arrabbiata con te. Non per Samuel. Tu, hai fatto qualcos'altro di terribile. Eri annientato dal dolore e mi hai spezzata»

I fantasmi infestano la mia testa, urlano.

Ho troppe parole in gola e il viso in fiamme quando lo dico: «Mi hai tradita»

Esce così: una frase totalmente senza senso, rotta da un singhiozzo.

Non capisco che sta succedendo.

Non capisco perché ho detto così.

Il mio cuore palpita furioso e con mia sorpresa qualcosa inizia a sanguinare anche negli occhi azzurri di fronte a me.

Tremo e non so dove trovo il coraggio per continuare a guardare Brian.

Resto immobile anche quando lui avvicina le mani piene di cicatrici al mio volto e io non mi scosto.

Le sue dita gelide mi sfiorano mentre le vertigini salgono.

Il ragazzo si avvicina sempre di più.

Non sento più alcuna parte del mio corpo se non il cuore graffiare.

Le sue labbra baciano un angolo della mia bocca e poi sussurrano: «Perdonami».

Mi accorgo che la sua bocca è bagnata e non capisco di cosa, fino a che, toccandomi il viso, non mi rendo che sto piangendo.

Un grande senso di colpa si allarga macchiando il mio petto, la stessa colpa che vedo riflessa negli occhi di Brian.

Il dolore erompe come una rosa bianca dalle viscere del mio cuore.

In quel momento mi rendo conto di non aver più paura dei mostri del buio, ma dell'immensità che ho dentro che a volte mi spezza.


♥♥♥

Cari Mad Muffins.

Scrivere questo pezzo è stato un massacro.

Sentire che anche la punta delle vostre dita è intrisa di rosso, di perdita, di intensità.

Eccovi un grande pezzo di verità.

Ma un'altra più sconvolgente verità sta per arrivare.

Non vedo l'ora di vedere come reagirete al finale di questo viaggio surreale.

Vi voglio tanto bene.

Grazie per aver accompagnato Ciscandra fino a qui, grazie per i commenti, i messaggi privati, le email, le parole, la dolcezza che graffia. Sono profondamente grata per tutto.

Come sempre se desiderate commentare, scrivermi qualcosa, lasciare un saluto... è tutto super ben accetto.

- 3 pezzi alla fine di tutto.

Con immenso affetto,

Cis 🌹

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