Ciscandra - Personality Disor...

By Ciscandra

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E dopo il Mondo Bipolare? Dove conduce quella misteriosa porta sul nulla che Ciscandra ha appena aperto? Sei... More

♥ Avviso per tutti i Cannibal Rabbits ♥
1. Le persone che sei stata prima
2. Cocktail mostruosi
3. Lo smacchiatore
4. Erzsy
5. White Lily e la seduta
6. La Tigre del Cuore
7. Pugnali e autoreggenti
8. Ascolterai Mine Bruciate Rubando Amore
9. Un origami di carta sul baratro dell'incendio
10. Tu non mi hai spezzata
11. Pancakes rivelatori
12. Priscilla
13. Ho una voce. Ascoltami ruggire stanotte.
14. Il Distretto degli Istrionici
15. L'Indovina di Ferro
16. Diario di una cannibale
17. L'Imperatore Pallido
18. Sono una confessione che aspetta di essere ascoltata
19. Burattini, bugie e labbra di carta
20. Morso e la Regina dei Ratti
22. Pietra dei Ladri
23. Il Distretto degli Schizoidi
24. Il valzer del cuore cattivo
25. Fili rossi e frullati alla fragola
26. Niní
27. La Foresta delle Allucinazioni
28. La Casa degli Specchi
29. L'Hotel degli Inutilizzati
30. Brian
31. Ciscandra amerà distruggerti. Resterai imprigionato crollando.
32. Le Stelle Fredde e il Disegnatore di Ombre
GRAZIE

21. Giglio Cangiante

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By Ciscandra


L'uomo scheletrico avanza tenendo davanti a sé Ambra con una grande lama lucente premuta sulla gola. Il gruppo sussulta dietro di me e quando sollevo lo sguardo su Colpa non trovo un'espressione compiaciuta. È seria e immobile.

«Ciao puttanelle! Avete perso qualcosa?», Rimorso ride e scopre i denti placcati d'oro. Ora indossa solo dei pantaloncini arancione fluo, e su tutto il corpo (è talmente magro che si riescono a vedere quasi le ossa) si intravedono dei tatuaggi fatti male. Con questo intendo dire che la sua pelle sembra letteralmente il muro di un bagno pubblico, pieno di frasi sgrammaticate e disegni volgari.

In ogni caso mi trovo a provare dei sentimenti contrastanti: da un lato sono soffocata dal terrore (a causa del coltello puntato alla gola di Ambra), dall'altra sono anche perplessa, perché l'uomo ha appiccicati sopra le labbra dei grandi baffi finti.

«Morso!», dice l'elfa stizzita, «Quanto ci hai messo! Non posso fare sempre tutto da sola!»

«Scusami mia... regina, è che questa stronzetta ha cercato di pugnalarmi», risponde Rimorso con un ghigno. Poi si volta verso di noi strabuzzando gli occhi allucinati: «E voi chi cazzo siete, eh? Cosa cazzo fate nel nostro distretto?»

«Rimorso, non è che con un paio di baffi e qualche messa in scena ve la cavate», la voce di Alaska è dura, e mi chiedo come faccia a nascondere tutto il nervosismo in un tono così limpido e posato, «Si capisce benissimo che siete sempre voi due»

«Cazzo dici frocetto!», urla l'uomo, rinsaldando la presa sui polsi di Ambra «Io sono Morso! I'm a fucking ganstar fucking motherfucka!» Si muove in modo elettrico quando lo dice, come se fosse stato attraversato da una scossa (e un po' mi ricorda le movenze di Curt).

«Morso! Insomma basta!», dice Colpa sbuffando, «Prendiamoci il neonato! È così piccolo che non può già essere arido! Invidiaaaaaaaa, puoi venire?»

«NO! No, vi prego!», grida Zucchero iniziando a singhiozzare, mentre entra una donna vestita con un tailleur viola, uno chiffon ordinato e due scarpe con bassi tacchi di ferro. Sembra la segretaria di una grande azienda, fatta eccezione per la pistola fucsia (simile a un giocattolo) che stringe con sicurezza.

«No. Non vi prenderete proprio un cazzo», Alaska si fa avanti, coprendo Zucchero, mentre Invidia avanza con una calma inquietante e l'arma puntata verso le due figure.

Da quel momento in poi scatta un meccanismo che sembra afferrare il tempo e deformarlo nelle sue mani.

Ambra approfitta del momento di distrazione e si divincola, dando una gomitata nello sterno a Rimorso e piantandogli uno dei suoi pugnali nella gamba. Questo urla di dolore e bestemmia, mentre la ragazza sui tacchi vertiginosi indietreggia allibita nel vedere l'uomo che si curva ansimando e poi solleva la testa col suo sorriso d'oro, prima di avanzare verso di noi.

È in quel momento che uno sparo lacera l'aria.

Didì lancia un grido.

Mi volto appena in tempo verso Zucchero, per vederla con gli occhi sbarrati davanti alla figura di Alaska che si accascia a terra, mentre pochi secondi dopo Ebonie si frantuma in uno stormo di uccelli brucianti.

La pistola fumante di Invidia sembra ghignare insieme a lei, e non si abbassa neanche quando mi ritrovo (senza sapere come) accanto al corpo di Alaska, con le mani che tremano sul suo vestito prezioso e lo stomaco che si contorce.

Un sudore ghiacciato mi bagna la schiena. La vista inizia ad ondeggiare. Ho la bocca asciutta e un grido morente in gola. Il respiro si fa affannoso. Sento una macchia di sangue allargarsi sotto i nostri corpi, mentre vedo Adore crollare in ginocchio al mio fianco, il suo volto rotto davanti ai miei occhi.

Tutto rallenta insopportabilmente.

Il cuore sembra artigliare le pareti dello sterno a fatica, per non cadere.

Vedo Rimorso con gli occhi ciechi di furia rossa avventarsi su Ambra, ma altri spari immobilizzano l'intera scena.

Colpa tiene il mitra-caramella in aria. «Rimorso, fermo!», grida, puntando poi l'arma verso di noi. «E voi due, insomma! Alzatevi! C'è bisogno di fare tutte queste scenate? Dateci quel cazzo di bambino! O c'è qualcun altro che vuole giocare al salvatore?», sbuffa irritata.

Con le mani sporche di sangue stringo violentemente un braccio di Adore, che ipnotizzata sul corpo, resta a terra, spenta.

«Adore, ti prego, alzati», sento la mia voce bisbigliare tra i suoi capelli turchini, e barcollando cerco di tirarla in piedi, mentre la stanza gira vorticosamente.

Quando metto a fuoco il candido viso della Regina dei Ratti, vedo che fa un piccolo cenno a Invidia. Zucchero avanza come un automa. Ha il volto cereo, gli occhi svuotati. È come se qualcosa fosse già morto dentro di lei. Le sue labbra si muovono piano, mi dicono qualcosa, ma non riesco a capirlo, non mi arriva alcun suono.

«Che ne devo fare di Zucchero filato?», la voce di Invidia è strana. Sembra una scala al pianoforte fatta di fretta e controvoglia.

«Se la uccidi muore anche il nostro concime. Portala via», dice Colpa senza pensarci più di tanto.

Non sento più il mio corpo.

Faccio fatica a capire quello che sta accadendo intorno a me, e le mani tremano incontrollabilmente. Continuo a guardarle ma non sembrano mie. Sono sporche.

D'un tratto delle dita gelate, con le unghie rotte, si intrecciano alle mie. Ambra mi stringe forte la mano, e io mi sento un aquilone pronto a spezzarsi nella tempesta, trattenuto a terra solo da quella stretta.

Il corpo di Alaska giace ancora nel caldo tappeto viscoso, come un vestito sfatto. Una voce nella mia mente sembra ripetere ossessivamente che non è successo veramente.

«Cosa avete fatto!», è la voce di Adore a gridare, ed è così piena di rabbia. Lord Saint John le tiene una mano sporca di sangue. Sembra quasi tempera sulle sue piccole dita.

«Oh, sì, sì! Il mondo è cattivo e pieno di persone che ti fanno male, ma ora sarò io a fare del male a te!», Colpa intona questa cantilena come se ormai non ci sentisse più, e poi aggiunge con una risata bambinesca: «Now rats let's play a gameeeee! The ratzzz gameeeee! Run ratties! RUUUUN!»

Nel mio campo visivo ondeggia di nuovo il sorriso d'oro di Rimorso, che sembra avere un numero sproporzionato di denti.

«Cosa vuol dire?», sentire la voce di Dalila così nitida alle mie spalle mi fa tremare.

«Vuol dire che dovete iniziare a correre puttanelle, perché adesso vi prendo!», Rimorso si trascina verso di noi, seguito da una striscia di sangue sul pavimento, con il coltello ancora piantato nella gamba.

L'ultima cosa che vedo sono Didì e Adore, con Lord Saint John in braccio, che si allontanano urlando.


***


Credo che per qualche momento la mia coscienza si distacchi, perché improvvisamente quando ritorno, mi accorgo che sto correndo nel buio.

Vedere i lunghi capelli di Ambra davanti a me, che mi trascina ansimando e senza mai voltarsi indietro, mi stringe il cuore in una morsa.

Mentre corriamo, mi accorgo che i corridoi stessi sono fatti di tessere da domino e che stanno cadendo una dopo l'altra, in una catena inarrestabile, distruggendo tutto dietro di noi.

In un angolo della mia testa continuo a ripetermi che non è reale.

Questo mondo non è reale.

Alaska non è morta realmente.

La morte qui non può esistere, è tutto solo un sogno dopotutto.

Il sangue sul mio vestito non è reale. Questo posto non è reale.

Ma per quanto continui a ripetermelo, la distruzione non smette di inseguirci e il dolore che sento non è meno intenso: forse la morte esiste anche nell'interiorità ed è ugualmente impietosa e vasta come quella che abita la realtà.

Corriamo fino a che i polmoni mi stanno per esplodere dallo sforzo, e quando mi sembra ormai di riuscire a sentire il sangue in gola, Ambra e io sbuchiamo in un'altra stanza.

È una sala enorme, sempre senza soffitto, ma stavolta con delle luci accecanti. È spoglia, come la precedente, fatta eccezione per il pavimento che non è fatto di piastrelle o assi di legno: è un campo di fiori.

Un campo di erba alta, che profuma di estate e pioggia violenta. Un campo immenso, di candore conservato gelosamente, racchiuso in un palazzo incendiato e senza tetto, invaso di fiori bianchi, gialli e rossi, e altri colori così stridenti e splendidi da essere quasi insopportabili in quel momento.

Ambra mi strattona facendomi accucciare e mi fa segno di stare in silenzio. Poi crea uno spiraglio tra l'erba alta.

In lontananza c'è Invidia. Zucchero e Picasso non sono con lei. La donna stringe un annaffiatoio e canticchia quello che sembra un motivetto inventato sul momento. Vista così sembra un'innocua signora amante dei fiori. Anche se a volte, inspiegabilmente, si guarda intorno con fare guardingo per poi schiacciare con i suoi tacchi di ferro i fiori più belli. È come se non potesse sopportare troppa grazia.

Gli occhi d'acqua della ragazza mi studiano per qualche secondo, come se volessero imprimere un ricordo.

Poi Ambra inizia a farsi spazio tra gli steli d'erba, strisciando lentamente in avanti sui gomiti. Io la seguo senza fiatare, percorrendo i sentieri che lascia nel campo col suo stesso corpo. Ma dopo qualche minuto qualcosa sembra pietrificarla.

Il cuore mi batte forte in gola. Per un istante penso che Invidia ci abbia viste, ma quando alzo appena la testa, vedo che è uscita dalla sala.

«Ambra!», bisbiglio, «Che sta succedendo?»

Ma lei non risponde, così mi faccio largo tra i fiori, cercando di crearmi uno spazio accanto a lei, e quando ci riesco mi immobilizzo anch'io.

In uno spiazzo tra i fiori c'è un uomo sdraiato. Ha gli occhi serrati, la bocca socchiusa. Le mani e i piedi nudi sono bloccati a terra con delle manette.

La prima cosa che mi viene da pensare è che mi ricorda un nativo americano. Forse è per la sua pelle caramellata, o per i lunghi capelli neri, lisci e lucenti come il petrolio, sparpagliati disordinatamente intorno a lui insieme a qualche piuma. Per un attimo credo sia morto, ma poi vedo che l'addome si alza e abbassa regolarmente.

Quando guardo la miriade di tatuaggi susseguirsi ordinatamente sulle sue braccia, mi chiedo se sia un guerriero e quale storia racconti tutto quell'inchiostro sulla sua pelle.

L'uomo spalanca i suoi occhi color pece al cielo e si volta con molta calma verso di noi. È come se fosse conscio della nostra presenza già da parecchio tempo.

Ciao... sorellina.

Sobbalzo sentendo la sua voce. Eppure le labbra dell'indiano restano immobili. I suoi occhi scuri sono indirizzati alla mia compagna di fuga.

Mi volto sbalordita verso Ambra, che resta inespressiva come sempre.

Per un attimo penso sia lo shock della tensione, ma invece qualcosa cambia, vedo la mascella della bionda irrigidirsi: «Che ci fai qui Giglio Cangiante?»

Incapace di contenere la mia sorpresa sto per scoppiare in un fiume di domande, quando Ambra mi afferra, tappandomi la bocca.

Stanno aspettando che mi trasformi in concime. Brian mi ha dato come pegno per passare. A questo punto non credo abbia tanta voglia di essere trovato.

Una lama di sorpresa mi trapassa il cuore, mentre l'indiano tossisce sorridendo amaramente. È come se il suo sguardo fosse cosparso di cenere calda, un fondo di apprensione e tenerezza, come quello che si ha verso un figlio ribelle.

«Ha detto che Brian è stato qui», bisbiglia la bionda, mentre io mugugno nella sua stretta e cerco di divincolarmi, ma Ambra non sembra intenzionata a lasciare la presa (e ha una stretta davvero forte).

Ma io ho bisogno di sapere! Chi è Giglio Cangiante? Perché conosce Brian? Perché non parla e io sento i suoi pensieri? Per un secondo mi invade un flash della bella Ophelia immersa nella sua vasca di rose.

Ma lo sguardo dell'indiano non è abitato da nessun pugnale, anzi, ha una serenità intoccabile, come un fiume che scorre placido. Di certo non sembra preoccupato di essere bloccato a terra.

Ambra finalmente molla la presa, estrae un coltello più piccolo e inizia ad armeggiare velocemente con le manette che tengono immobilizzato l'uomo. Agisce con gesti rapidi e veloci, come se fosse un automa, con una strana rigidità e senza fare alcun commento.

Giglio Cangiante si mette a sedere massaggiandosi i polsi pieni di lividi, poi rivolge con tranquillità un inchino ad Ambra che grugnisce qualcosa di incomprensibile.

«Perché eri inchiodato qui?», chiede la ragazza mettendosi a sedere sui talloni.

L'indiano inizia a gesticolare, usando quello che pare un alfabeto muto, e io non sono più in grado di sentire alcun suo pensiero. La ragazza segue con attenzione ogni gesto, restando immobile in un modo inquietante.

«Che sta dicendo?», mi volto verso la bionda che finalmente si rianima rinfoderando il pugnale.

Mentre Giglio Cangiante continua con la sua cascata di gesti, lei sospira e inizia a tradurre: «Gli antisociali... dice che non riescono a costruirsi un'umanità. Cercano di farlo possedendo qualcosa di fragile e immenso come un campo di fiori... e fanno decomporre qui i cadaveri delle persone più ‹buone›, per arricchire il campo di ancora più umanità, bontà, gentilezza... ma sono tutte cose che non sono in grado di conoscere»

Mi volto verso l'uomo. Da sdraiato non mi ero accorta fosse così imponente. I suoi occhi neri sono magnetici, senza riflessi.

Ambra prosegue: «Sono invidiosi perché esclusi da ogni sentimento che farebbe la vita qualcosa di degno di essere vissuto e... sono arrabbiati, perché sono stati percossi così tanto dalla sofferenza che ora pensano sia arrivato il loro momento di vendicarsi e trionfare. Ma la loro terra... è arida. Non è possedendo, o prendendo con la forza, che si può avere ciò che non si è in grado neanche ricevere.»

Le parole di Giglio Cangiante mi ammutoliscono, e quando trovo il coraggio di sorreggere il suo sguardo, lui mi indica e fa altri gesti che non capisco.

«Vuole sapere chi sei», dice la bionda inespressiva.

«Lui può sentirmi?», chiedo.

La ragazza annuisce, cambiando posizione.

«Mi chiamo Ciscandra», dico, pensando che sia strano che ci sia ancora qualcuno in questo mondo che non lo sa, «Perché prima riuscivo a sentire i tuoi pensieri e ora no?»

Giglio Cangiante riprende a gesticolare, ma Ambra non lo degna di uno sguardo. «Vuol dire che anche tu sei telepatica», dice con una punta di stupore, ma per poco, perché il suo viso torna quasi subito inespressivo: «Giglio Cangiante non sa parlare. Ha la capacità di comunicare alle menti, ma è molto faticoso. Quando può infatti usa l'alfabeto muto. Però può sentirti, non è sordo.»

Mi volto verso l'uomo e vedo una macchia di sangue allargarsi sulla sua maglietta grigia. Forse muovendosi ha riaperto qualche ferita: «Sei ferito?»

Lui fa spallucce sorridendomi dolcemente. Poi un rumore improvviso ci fa abbassare tutti di scatto.

«È Invidia», mormora Ambra, «Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui.»

«E Zucchero e Picasso?», dico con voce strozzata.

Giglio Cangiante mi guarda serio, ma con uno sguardo velato di calore. È come se il suo cuore ululasse attraverso i suoi occhi.

Non tutte le persone si possono salvare.

La sua voce cavernosa mi risuona nello sterno. Mi preparo a sentire qualcosa frantumarsi dentro di me. Ma invece straripa nel mio petto un grande silenzio, pieno di commozione.

Lo strano uomo indiano mi porge una mano.

«Perché conosci Brian?», sussurro spaesata, afferrando la sua calda stretta.

Io, sono un altro dei suoi frammenti.


♥♥♥

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