Cold Coffee (Maverick Viñales...

By PRarenotforme

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Tornare a Palau è, per Sara, un evento straordinario. Sono anni che non mette piede nella città in cui è nata... More

Homecoming
Car troubles
Best friends are for life
Memories I can hardly recall
Little Talks
Old Stories
Rickety old ships
Feels like time travel
When in Thailand
Same but different.
Barely There
A lesson in Italian
Back to real life
Sticks and stones.
Fixer-Upper

Promises don't have expiration dates

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By PRarenotforme

La chiamata di Maverick era arrivata a un orario improponibile della mattina dopo, ma dalla voce fin troppo sveglia del suo amico, traspariva il fatto che si fosse svegliato parecchio tempo prima, probabilmente per allenarsi.
Lei invece, appena uscita dal dormiveglia, quasi faticava a comprendere il filo del discorso, scosse la testa, stroppicciandosi gli occhi con la mano libera «Mav, rallenta, non tutti siamo abituati a svegliarci alle sette del mattino.» mormorò poi, la voce ancora impastata dal sonno che non accennava a diminuire.

Maverick non aveva accennato a pentirsi della sua scelta, anzi, era scoppiato a ridere costringendola ad allontanare il telefono dell'orecchio per evitare di essere stordita dal suono «Buongiorno.» la voce del suo amico era ancora spezzata dalle risate, ma se non altro era tornata a un volume accettabile «Volevo sapere se oggi pomeriggio ti andava di vederci. Magari mentre non lavori.».

Sara annuì lentamente «Per me va bene, avevi pensato anche a un orario?» chiese poi, più per calcolare se valesse la pena tornare a dormire che per altro, dopotutto era ancora in vacanza teoricamente, ma apparentemente a Viñales non interessava considerando che si sentiva in diritto di svegliarla a un'ora simile.

«Le quattro? Alla piazza solita?».

«Può andare.» rispose dopo qualche secondo passandosi una mano tra i capelli che aveva la netta impressione sembrassero un nido «Ora, se non ti dispiace, torno a fare quello che fanno tutte le persone in vacanza a quest'ora del mattino, ovvero dormire.».

«D'accordo, d'accordo, scusa se ti ho svegliata.» quasi si era immaginata il suo amico che alzava gli occhi al cielo «Ci vediamo dopo allora.».

«A dopo.» concluse chiudendo la chiamata con un sorriso sulle labbra. Aveva riappoggiato il telefono sul comodino, questa volta silenziandolo, prima di voltarsi e rimettersi a dormire.
Si era svegliata verso l'ora di pranzo, aiutata anche dall'odore di bunyols appena preparati, a nulla dovevano essere servite le sue proteste la sera prima e sua madre doveva aver continuato per la sua strada preparandole quelle frittelle alla cioccolata che lei amava dalla sua infanzia.
Si era stiracchiata prima di alzarsi dal letto, combattendo con tutta se stessa la stanchezza mentre sceglieva cosa mettersi e si avviava verso la doccia. Si era preparata velocemente, il suo risveglio aiutato anche dall'acqua fresca della doccia, prima di chiamare Clara per comunicarle che quel pomeriggio sarebbe stata impegnata, l'urletto eccitato della sua amica le aveva fatto storcere il naso «Ti prego non perforarmi i timpani. È solo un'uscita con un mio amico che non vedo da anni.».

«Uscita, voi due, da soli...» Clara rimase in silenzio per un paio di secondi, quasi ci stesse riflettendo «Non so perché, ma a me sembra molto un appuntamento.».

Sara si era stretta nelle spalle, litigando con la spazzola che proprio non voleva saperne di collaborare «Oppure è semplicemente un modo per aggiornarci?» azzardò poi, appoggiando la spazzola accanto al lavandino e dando per persa la sua lotta contro l'acconciatura «Dopotutto sono anni che non ci vediamo, abbiamo tutto il diritto di fare due chiacchiere senza che tu e Francisco organizziate il matrimonio. Soprattutto considerando quanto sia palese il modo in cui voi due flirtate ogni volta che siete nella stanza, siete diventati orribilmente diabetici circa... dieci anni fa.».

«Ma che dici!» Sara era stata costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio, osservandolo come se l'avesse insultata personalmente. Perché tutti tentavano di distruggerle i timpani? «Io e Francisco non flirtiamo! E poi, lo hai visto? Non si interesserebbe mai a me!».

La castana aveva alzato gli occhi al cielo, sedendosi sul suo letto ancora sfatto. Capelli biondi, occhi verdi e fisico allenato la sua amica sarebbe stata interessante per chiunque e, normalmente, Clara era più che cosciente della sua bellezza, gli unici momenti in cui sembrava effettivamente insicura era quando si parlava di Francisco. Inizialmente le sembrava ridicolo, ma poi aveva imparato a passarci sopra «Giuro che tu cerchi di fare da Cupido a me solo perché ti rifiuti di accettare che tu e Francisco vi fate la corte da anni.».

«Ma se ha avuto tipo tre ragazze mentre noi eravamo via!».

Sara aveva alzato gli occhi al cielo, lasciandosi cadere all'indietro e sospirando piano «Fammi capire, doveva mettersi la cintura di castità mentre noi eravamo a Barcellona?» chiese poi scuotendo lievemente la testa «Non essere assurda, se non la facciamo adesso esperienza lasciamo che i nostri anni migliori scappino nella noia più totale.».

«Devi smettere di tirare in mezzo la nostra età. Non siamo così vecchie.» La voce indignata della sua amica l'aveva fatta scoppiare a ridere.

«Ma se io e te ci addormentiamo sul divano con la coperta addosso come gli ottantenni.» disse poi, al solo scopo di stuzzicarla, a Clara non piaceva che le ricordassero della sua età, non che poi fosse un età così esorbitante, ma da come si comportava la sua amica sembrava fossero delle cinquantenni.

«Smettila!» quasi si immaginava il gesto indignato della sua amica, le labbra strette in un'espressione di disappunto «E non provare a cambiare discorso. A che ora ti ha chiesto di vedervi?».

«Alle quattro. Perché?» quella era una domanda superflua e la risposta della sua amica era arrivata puntuale come un orologio svizzero

«Perché per le tre sono da te per aiutarti a decidere cosa metterti. Non voglio sentire storie!».

Sara aveva alzato le mani in segno di resa, scuotendo lentamente la testa «Lungi da me protestare a un ordine così diretto.».

Aveva chiuso il telefono poco dopo, salutando la sua amica con l'orribile presentimento che nemmeno la sua minaccia di toglierle il saluto sarebbe riuscita a fermare Clara dal farne una delle sue, probabilmente pretendendo che lei indossasse chissà quale abito incredibilmente scomodo per andare a fare due chiacchiere con il suo amico d'infanzia.
Il pranzo con i suoi genitori era passato in tranquillamente e, quando la sua amica si era palesata a casa sua suonando il campanello come una pazza, lei e i suoi erano seduti in sala a guardare la galleria fotografica che aveva collezionato durante i suoi viaggi. Aveva fatto appena in tempo a staccare la macchina fotografica dalla televisione che la sua amica l'aveva trascinata in camera.
Dopo un armadio messo a soqquadro e un numero imprecisato di outfit indossati e poi scartati ancora non il suo calvario non era nemmeno lontanamente finito.

«Abbiamo finito?» sbuffò l'ennesima volta che era stata costretta a entrare e uscire dal piccolo bagno collegato alla sua stanza «Non vorrei arrivare in ritardo perché tu hai deciso di mettere in piedi una sfilata di moda improvvisata.».

«L'attesa dell'incontro lo rende solo più dolce e, dopo dieci anni, sono sicura non saranno un paio di minuti a scoraggiarlo.» Clara era seduta sul letto, intenta ad abbracciare uno dei suoi cuscini fissando il vuoto con aria sognante, quasi nella sua testa si stesse svolgendo la rivisitazione di chissà quale fiaba Disney.

La scena l'aveva fatta scoppiare a ridere. Certo, sarebbe stato più divertente se l'immaginazione di Clara non stesse visualizzando lei e Maverick come personaggi di uno di quei film romantici che guardavano il venerdì sera quando non avevano nulla di meglio da fare «Torna sulla terra Clara e, per favore, non farmi fare tardi. Non è cosa da me.» sospirò, scuotendo lievemente la testa «Possibilmente smetti anche di citare frasi che potrebbe postare un cinquantenne su Facebook.» aggiunse poi, guardandosi nello specchio a figura intera montato sull'anta del suo armadio. Jeans strappati bianchi, camicetta a fiori e capelli legati in una coda alta, aveva inclinato lievemente la testa studiandosi meglio prima di decidersi ad annuire «Direi che così può andare.».

La sua amica avrebbe ribattuto, probabilmente, se non fosse stato che l'orologio segnava le quattro meno un quarto. Aveva notato perfettamente l'istante in cui la sua amica si era morsa la lingua prima di annuire «Stai benissimo, come sempre. Cadrà ai tuoi piedi.».

Sara aveva sbuffato, recuperando i suoi occhiali da sole e indossandoli velocemente «La domanda è, smetterai mai di farti film mentali sulla mia inesistente vita sentimentale per colmare il vuoto lasciato dalla tua mancata relazione con Francisco?» chiese con un sorriso sulle labbra prima di uscire dalla porta, seguita a poca distanza da Clara che ancora si lamentava delle sue, più che fondate, osservazioni.

La camminata da casa sua alla piazza richiedeva, più o meno, una decina di minuti. Quindi, stranamente, era arrivata al luogo d'incontro con un paio di minuti d'anticipo rispetto all'orario stabilito. Si era seduta sul basso muretto in pietra che delimitava uno dei lati della piazzola, chiudendo gli occhi e godendosi il modo in cui il sole le riscaldava la pelle. Da lì a qualche giorno sarebbe dovuta tornare alla solita routine di Barcellona che, per quanto le piacesse, non le avrebbe permesso di godersi il clima che ancora sembrava quasi estivo.
Il silenzio era stato interrotto da una voce che ormai aveva ricominciato a riconoscere «Sara! Non mi aspettavo arrivassi addirittura in anticipo!».

La ragazza si era stretta nella spalle, voltandosi in direzione del suo amico con un sorriso sulle labbra «Sono uscita prima per scappare da Clara, quando ha saputo che ci saremmo visti mi ha costretta a improvvisare un sfilata di moda.»

«Non stento a crederci.» il pilota si era seduto accanto a lei, come facevano da ragazzini, gli occhi coperti dagli occhiali da sole che osservavano con attenzione la piazza praticamente vuota «Non è cambiata per niente.».

«Forse è cambiata più di quanto non voglia ammettere invece.» ribattè la ragazza «Dopotutto siamo cresciuti parecchio dall'ultima volta e tu,» si era voltata verso Maverick con un'espressione contrariata sul volto «ieri sera non mi hai raccontato assolutamente nulla di come sia la tua vita da pilota.» concluse, punzecchiandogli una spalla.

Maverick le aveva spostato la mano con la stessa facilità con cui avrebbe spostato un moscerino, l'ombra di un sorriso che faceva capolino sulle sue labbra «Più impegnata di quanto non mi aspettassi, soprattutto da quando ho firmato con la Yamaha.» disse poi, stringendosi nelle spalle «Però onestamente non mi ci vedo proprio a fare qualcos'altro.».

Sara scosse lievemente la testa, anche lei faticava a immaginarselo in qualche altra veste. Mav era sempre stato convinto della sua futura carriera, alle volte anche troppo, era strano da bambini che qualcuno fosse così concentrato sul proprio futuro. Nemmeno lei a 8 anni sarebbe stata in grado di dire a colpo sicuro che "da grande" avrebbe fatto la fotografa, quella domanda l'aveva sempre fatta ridere a dirla tutta. Non era mai stata il tipo di persona che poteva accontentarsi di una singola professione e infatti, nonostante il suo lavoro da barista pagasse l'affitto non aveva mai smesso di essere una fotografa, o di scrivere. Si era alzata dal muretto, infilando le mani nelle tasche dei jeans «Ti va di andare a prendere un gelato? Credo che il chiosco si Rafael sia ancora aperto.».

Il ragazzo aveva inclinato la testa di lato «Non è esattamente nella dieta che dovrei seguire...» iniziò prima di notare l'espressione corrucciata assunta dalla ragazza, era tornato sui suoi passi abbastanza in fretta «Immagino di poter fare uno strappo alla regola, per una volta.».

Sara lo aveva squadrato dalla testa hai piedi, sfilandosi gli occhiali per accentuare quanto quella affermazione le sembrasse assurda «Si, sono sicura un cono gelato ti rovinerà il fisico.» osservò poi incrociando le braccia al petto quasi la sola idea la offendesse, in effetti un po' offensiva lo era, iniziava a chiedersi se Maverick non avesse specchi in casa a quel punto.

Il moro era scoppiato a ridere, alzandosi in piedi e passandole un braccio attorno alle spalle come avrebbe fatto quando ancora erano ragazzini «Lo faccio solo in ononore di un'amicizia ritrovata.» concesse poi, quasi lo sgarrare dalla dieta fosse un sacrilegio vero e proprio.

Sara aveva sospirato, stringendosi nelle spalle e dando la battaglia per persa in partenza. Conosceva poche persone più testarde di lei e Mav era sempre stato uno di loro «Pensala come vuoi Viñales, tanto alla fine io ci guadagno comunque del gelato.» lo canzonò amichevolemente non potendosi evitare di sorridere come un'idiota, un po' alla fin fine le era mancata anche la testardaggine di quello che, così tanto tempo prima, sarebbe stato considerato uno dei suoi migliori amici.

Spazio autrice,
Manca un po' Mav che sarebbe dovuto essere il fulcro di questo capitolo, ma poi Clara si è imposta di prepotenza e quindi per vedere più Maverick toccherà aspettare il prossimo. Prometto che mi faccio perdonare, però per quel poco che c'è stato direi che ha fatto la sua bella figura.
Lasciate un voto o un commento se vi va, ci si legge alla prossima,
Peace & Love,
Kate

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