Amore Senza Disciplina

By bestdrugever

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Saint, perfezionista e precisina di natura, ritiene che la disciplina sia tutto. Jake... Be', Jake non ne ha... More

Chapter 1 - Principal
Chapter 2 - Questions
Chapter 3 - Shut
Chapter 4 - Laugh
Chapter 5 - Teach
Chapter 6 - Broom
Chapter 7 - Flour
Chapter 8 - Storm
Chapter 9 - Phone
Chapter 10 - Soccer
Chapter 11 - Reluctant
Chapter 12 - Maths
Chapter 13 - Endure
Chapter 14 - Fragrance
Chapter 16 - Strategy
Chapter 17 - Trouble
Chapter 18 - Temptation
Chapter 19 - Hickey
Chapter 20 - Win
Chapter 21 - Rebels
Chapter 22 - Tender
Chapter 23 - Toothpaste
Chapter 24 - Selfish
Chapter 25 - Dangerous
Chapter 26 - Shower
Chapter 27 - Fright
Chapter 28 - Punch
Chapter 29 - Magnet
Chapter 30 - Faint
Chapter 31 - Luggage
Chapter 32 - Sorrow
Chapter 33 - Photographs
Chapter 34 - Heartbeat
Chapter 35 - Tear
Chapter 36 - Childish
Chapter 37 - Dress
Chapter 38 - Romantic
Chapter 39 - Doubt
Chapter 40 - Swearword
Chapter 41 - Love
Chapter 42 - Again
Chapter 43 - Jealous
Chapter 44 - Promise
Chapter 45 - Hidden
Chapter 46 - Lie
Chapter 47 - Try
Chapter 48 - Mess
Chapter 49 - Undisciplined
Chapter 50 - Guest

Chapter 15 - Dare

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By bestdrugever

Per alcuni giorni non accadde nulla di rilevante: la solita routine in guerra per il bagno e l'utilizzo dello spazio, la solita colazione, le solite lezioni che i ragazzi passavano a lanciarsi gomme, penne, palline di carta e qualunque altro oggetto potesse volare; i soliti pomeriggi in cui tentai di convincere Jake a mettersi a studiare e lasciar perdere i videogiochi, le solite serate in cui Jake mi punzecchiava ed escogitava una scusa sempre nuova per dormire con me.

Dovevo ammettere a me stessa che i lati positivi di Jake iniziavano ad affiorare pian pianino.

Ogni tanto notavo uno sguardo diverso nei suoi occhi, un sorriso contenuto ma sincero, non impertinente.

- Posso? - domandai la mattina del sabato, notando che si trovava in difficoltà nello sciogliere un nodo nel ciuffo dei capelli.

- Con le tue manine delicate? - mi canzonò.

- Ho le dita più sottili delle tue: potrei riuscire a sciogliere il nodo più in fretta.

Alzò le mani in segno di resa e le abbassò lungo i fianchi, attendendo il mio intervento.

Infilai le dita tra i suoi capelli dalla radice per meglio individuare il nodo e risalii finché lo stesso non mi bloccò.

Afferrai il pettine e lo passai su quella ciocca dal basso verso l'alto per alcune volte, solo lungo un breve tratto. Iniziai a scendere e prendere una lunghezza maggiore, fino a sciogliere parte del nodo ed infine arrivai a pettinargli i capelli senza intoppi, dalla radice alle punte.

I suoi capelli erano morbidi al mio tocco e approfittai dell'occasione per indugiarvi più a lungo del necessario, dirigendo il ciuffo prima a destra e poi a sinistra, per decidere infine di applicare il gel e sollevarglieli in alto.

Sorrisi al risultato finale.

- Grazie, mia fantastica parrucchiera personale. Ora mi sento bellissima! - commentò Jake con tono stridulo, imitando una ragazza.

Non potei evitare una leggera risata.

- Esci, stupidotto. - lo spinsi gentilmente fuori.

- Perché? Non andiamo a lezione?

- C'è tutto il tempo per una doccia. Ieri sera qualcuno era troppo assuefatto dalla mia presenza per rinunciarvi.

- Eh? - aggrottò la fronte.

Jake non aveva ancora imparato il significato di tutti i termini che utilizzavo, elemento che incuriosì ancor di più la parte esploratrice della mia mente: da quale contesto proveniva? Che tipo di educazione aveva ricevuto? 

Quello che più mi premeva scoprire, tuttavia, era il motivo per cui era finito in un istituto di correzione disciplinare. Sottratta la forte tensione verso le allusioni sessuali, gli scherzi infantili e il buon senso poco sviluppato, non sarei stata capace di definirlo cattivo. Forse aveva bisogno di regole ferree, qualche punizione esemplare per la perseveranza a non rispettarle, qualche stimolo mentale in più verso la cultura e la scienza, ma di base ero convinta che avesse un animo buono.

Se fosse stata una cattiva persona, l'avrei percepito sottopelle.

Semplicemente, era necessario armarsi di una dose superiore di pazienza, mostrargli il proprio lato più dolce e comprensivo per stimolare una risposta analoga da parte sua e scavare lentamente, ma con costanza, per beneficiare di tutto ciò che di positivo c'era in lui. 

Feci queste riflessioni sotto il getto caldo della doccia, mentre l'oggetto dei miei pensieri si stava probabilmente girando i pollici in camera.

Girai la manopola che regolava la fuoriuscita di acqua finché non ne uscì più una sola goccia, poi misi piede all'esterno e avvolsi il corpo nell'accappatoio rosa cipria e i capelli in un asciugamano bianco, in modo da formare una sorta di turbante.

Mi sorpresi nel constatare che non c'erano vestiti in bagno.

Ero sicura di averne portati per cambiarmi, come sempre!

Uscii dal bagno e mi accorsi che la porta non era chiusa a chiave, come soleva esserlo quando io facevo la doccia.

In camera trovai Jake seduto sul mio letto con uno dei miei libri in mano e i miei vestiti a fianco.

Gli rivolsi uno sguardo furioso.

- Perché hai spostato i miei vestiti dal bagno?

Posò il libro sul comodino e mi fece uno dei suoi sorrisi beffardi. Cattivo segno.

Afferrò i miei vestiti.

- Inoltre, è buona educazione chiedere il permesso prima di utilizzare oggetti altrui. Non ti avrei negato la possibilità di leggere uno dei miei libri. - puntualizzai inoltre.

- È solo uno stupido libro. - minimizzò lui, con lo stesso sorriso permanente sul suo volto.

- Mansfield Park non è uno stupido libro, tutt'altro. Dovresti leggerlo seriamente per rendertene conto. E poi rivoglio i miei vestiti. - incrociai le braccia al petto.

Gli angoli delle sue labbra si alzarono ancor di più, se possibile, i suoi occhi si illuminarono di una luce maliziosa e il suo atteggiamento assunse una sfumatura sfrontata.

- Li rivuoi? - domandò retoricamente.

Annuii.

- Te li posso dare io, se li metti qui davanti a me. - si offrì.

- Che richiesta lurida e infame! - sbottai, impossibilitata a contenere il nervoso.

Come osava impormi di fare lo spogliarello davanti a lui?

- Che c'è? Ti vergogni? Guarda che secondo me sei più bella senza vestiti che con. - alzò ripetutamente le sopracciglia.

Strinsi gli occhi a due fessure.

- Sei un folle se pensi che io accetti. 

Mi diressi verso l'armadio per prendere altri vestiti onde evitare di patteggiare con l'erede del diavolo, ma quest'ultimo fu più veloce.

Fece una capriola sul mio letto e balzò in piedi davanti all'armadio, impedendomene l'accesso.

- Jake. Spostati. - ordinai.

- La principessina si sta incazzando? Uuh, che paura! - mi prese in giro.

Maledetto, maledetto pervertito!

- Il tuo unico scopo nella vita è vedermi nuda? Ti abbassi a tale grettezza? - replicai, velenosa.

La sua espressione confermò il mio sospetto che non avesse inteso il significato delle mie parole.

Sbuffai, al limite della pazienza.

- Molto bene, possiamo restare qui in eterno aspettando che tu mi permetta di prendere dei vestiti. Sai meglio di me che non toglierò l'accappatoio. Nel frattempo, potrei ammalarmi, starnutire addosso a te, attaccarti la polmonite e, chissà, potresti morire prima di me, proprio qui, in questo postaccio vecchio e umido. 

Giocai la carta della rapidità, drammaticità e saccenteria. Nel caso più fortunato, mi avrebbe creduta totalmente e si sarebbe spaventato.

- Qui con te? - domandò invece, spiazzandomi.

- Ti ho appena detto che potresti morire a colpi di tosse e tu mi chiedi se ci sarò anch'io?! - esclamai, stridula.

Alzò le spalle.

- E se... - mi avvicinai.

Mi era rimasta la carta della distrazione da giocare, ma ero costretta ad usarla nel modo più subdolo che conoscevo per avere successo.

Feci lentamente due passi avanti fino a trovarmi proprio di fronte a lui, ben oltre la distanza di sicurezza. Avevo invaso il suo spazio vitale e distrutto il mio.

Mi sollevai sulle punte e lo baciai.

Fu un contatto rapido, a stampo, confusionario abbastanza da distrarre Jake del tutto.

Il resto accadde talmente in fretta che l'agitazione si diffuse nelle mie vene più densamente del sangue e mi chiesi se ce ne fosse ancora, di sangue, nel mio corpo: rubai i miei stessi vestiti dalle sue mani, poi saltai sul mio letto con un piede e con l'altro atterrai dalla parte opposta; prima che si lanciasse al mio inseguimento, mi fiondai in bagno e chiusi la porta di scatto, con tutta la forza che avevo, e girai la chiave fino a sentire la serratura muoversi.

Finalmente, respirai.

Il cuore batteva forte, come non l'avevo mai percepito prima, e percepii l'impulso intenso di ridere.

- Stronza! Sei una stronza del cazzo! Vieni fuori! Ti faccio a pezzi, te lo giuro! - gridò Jake, battendo i pugni contro la porta.

Non volli immaginare quanto fosse arrabbiato.

Risi sommessamente e mi vestii con calma, fischiettando nella mente.

- Guarda che sfondo la porta! Apri, cazzo! Saint! Porca puttana, di santo non hai una minchia! - continuò ad urlare.

Mi morsi il labbro per non scoppiare a ridere come avrei voluto fare e accesi l'asciugacapelli.

Il rumore dell'apparecchio sovrastò la voce rabbiosa di Jake ed ebbi pace per una decina di minuti.

Vestita, profumata, pettinata e truccata, uscii dal bagno pregando che Jake avesse sbollito la rabbia.

Naturalmente, mi sbagliavo.

- Come osi tu, piccola santarellina di 'sto cazzo, fregarmi, andare a farti i cazzi tuoi per venti minuti ed uscire fresca come una rosa, fottendotene altamente di tutto e di tutti? Come cazzo osi? - tuona, avvicinandosi a passi giganti.

Indietreggiai istintivamente, dimenticando che dietro di me c'era solo la porta del bagno.

Finii contro di essa.

- Come cazzo osi?! - ripeté.

Deglutii.

Perché avevo voglia di ridere anche in quel momento?

- E sai qual'è la cosa peggiore di tutte?

Scossi la testa.

- Che ho voglia di baciarti più di prima.

__________

#JAINT sì  o no?

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