The Power Of Pain (#wattys201...

By HeyBimba

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La vita di Elsa Owen è un vortice di agonia, pensieri confusi e ricordi sofferenti. È inghiottita dal dolore... More

Trattengo il fiato conservando il mio ultimo respiro
Non oggi
Perdo un battito
Più di semplici parole
Siamo ciò che siamo

Un solo secondo

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By HeyBimba

«Elsa, tesoro. Mi stai ascoltando?»

Una voce a me familiare mi riscuote dai pensieri, o peggio, frammenti di pensieri vuoti.

È successo...di nuovo.

«Scusa, dicevi?» Chiedo, guardando gli occhi castani di mia madre.

Fa un sospiro, mi guarda anche lei negli occhi e mi stringe a sé in un abbraccio forte e lungo, come a colmare quel vuoto che ha impossessato il mio cuore.

Magari fosse bastato un semplice abbraccio, per riempire la mancanza a cui non mi sarei mai abituata...il dolore che provavo era così forte, da mettere in disparte tutte le altre emozioni.

«Nulla tesoro, non preoccuparti» dice dolcemente. «Vado a farti una bella cioccolata calda, ti va?» Aggiunge, forzando un sorriso.

Annuisco leggermente, dandole un bacio in guancia per ricordarle di non preoccuparsi.

Nonostante non sia mai stata una donna rigida o severa, prima non era così apprensiva con me. Tuttavia, ora è diverso. Ora lei è diversa...

Io, sono diversa.

-

«Sei stato bravissimo! Ma adesso lo lasciamo andare, vero?» Gli chiesi speranzosa e con un sorriso, dopo che riuscì nell'impresa di catturare un coniglio bianco, che mi ricordava tanto la schiuma delle onde del mare...

«Ma certo, piccola» disse sorridendo, facendo spuntare qualche piccola rughetta attorno agli occhi scuri.

«Ecco fatto...» disse lentamente, mentre alzava la trappola su cui il coniglio era caduto.

L'avevamo posizionata entrambi, io e lui...insieme.

«È bello tosto, accidenti! Su forza, torniamo a casa adesso, prima che tua madre chiami a *chi l'ha visto* dandoci per scomparsi!» Disse ironico, mentre io ridevo per le facce buffe, che faceva ad ogni sua battuta.

«Eccoli qua, i miei due forestieri preferiti! Come mai siete tornati così tardi? Ho pensato che foste scomparsi!» Disse mia madre, "accogliendoci" alla porta principale di casa.

Io ridacchiai, stupendomi come sempre, di quanto papà conoscesse bene la mamma e quanto l'amasse giorno dopo giorno.

Lei mi guardò, inarcando il sopracciglio, «i miei quasi-attacchi di panico ti fanno ridere, signorina?»

Papà si voltò verso di me, mi fece l'occhiolino e mi sussurrò all'orecchio: "che ti avevo detto?", a quel punto risi ancora di più, sia perché aveva ragione, sia per la faccia
finta-arrabbiata della mamma, che era convinta che ci stessimo coalizzando contro di lei. Alla fine io e papà scoppiammo in una fragorosa risata, seguiti da lei, creando in quella piccola casa un'atmosfera perfetta...
...che ora potevo rivivere solo nei miei sogni.

-

Adele con "Skyfall" mi risveglia da ricordi che non fanno altro che torturarmi piano piano...non voglio dimenticarlo... ma come faccio se ogni volta che rivedo il suo volto, nelle foto, nei luoghi, nei sogni...è come se ricevessi una pugnalata al cuore?

«Pronto?» Chiedo, facendomi sfuggire un singhiozzo.
Mi sorprendo...

Da quanto tempo sto piangendo?

«Ely! Che hai? Stai bene?» Chiede preoccupata Carly, la mia migliore amica.

Mi schiarisco subito la voce, forzando un sorriso, anche se non può vedermi e asciugo le guance rigate da lacrime, che fatico sempre a trattenere.

«Sisi, certo che sto bene! Perché non dovrei? Hahah» dico, ridendo nervosamente.

Non voglio che sappia qualcosa. Non voglio che qualcuno sappia qualcosa. Non voglio far preoccupare nessuno.

E poi...
È solo dolore...passerà...giusto?...

Il dolore è solo un sentimento temporaneo, solo una breve reazione alle cose negative che purtroppo, accadono nella vita...questo strazio che sento in petto già da domani, appena sveglia, mi permetterà di ritornare a respirare...perché passerà... giusto?

«Non lo so...mi sembri strana...»

«Ma io sono sempre strana!»

«Si, forse hai ragione.»

Spero di averla convinta. «Allora, a quale onore devo questa chiamata?»

«ODDIO! ME LO STAVO QUASI PER DIMENTICARE!» Urla tutto a un tratto, stonandomi un orecchio.

Carly Cooper non è una di quelle ragazze che fa amicizia facilmente, come me d'altronde, ed il nostro essere timide è qualcosa che ci accomuna, ma a differenza sua, una volta che prende confidenza fa emergere quello che è il suo vero carattere...
Scoprirete che è simpatica e che parla, parla, parla, parla...insomma, non abbiamo mai problemi a trovare un argomento di cui...parlare!

«Ho una splendida notizia Ely! E sono sicura che dopo questa, mi farai una statua d'oro come super migliore amica!»

«Spara.»

«Mi comprerai tante scarpe da principessa, mi regalerai un cucciolo di foca, mi dirai che mi vuoi tanto tanto tanto ben...»

«CARLY!» Dico esasperata e allo stesso tempo curiosa di sapere cosa ha da dirmi.

«Tihotrovatounlavoro!» Confessa, tutto d'un fiato.

«Dannazione Carly! Ne avevamo già parlato, perché sei così insistente?» Sbuffo seccata.

«Scusa, è che avevo visto quel volantino che diceva che cercavano personale, ed avevo pensato subito a te! Lo so, lo so che sono un impicciona, è che volevo solo aiutarti...scusa...»

Ed ecco che parte il trenino del senso di colpa, il cui arrivo possiede la puntualità, pari a quella d'un orologio svizzero.

Lei non sa nulla di ciò che è successo a me e mia madre questa estate.
Non so bene il perché non le abbia confessato nulla. Forse perché so, che se le dicessi la verità farebbe di tutto per aiutarmi...e non voglio che accada. È vero, voglio uscire da questa, agonia monotona, che è diventata la mia vita, ma se essere aiutati significa mettere in difficoltà o far stare male persone a cui voglio bene...allora preferisco cavarmela da sola.

Ci sono volte in cui sento di poter esplodere da un momento all'altro e la vocina, che mi sprona a spiattellare in faccia la verità a tutti, c'è sempre.
Insomma, è la mia migliore amica, no? E le migliori amiche si sostengono a vicenda, fanno in modo che tu non perda mai il sorriso, ti aiutano anche quando sanno che non possono farlo e ci sono sempre...
Poi però, mi sono resa conto che, anche volendo...non ci riuscirei. Non potrei renderla partecipe del mio dolore. Ogni volta che il mio cervello elabora frasi perfette, la mia bocca va a quel paese lasciandomi in tredici.
Sento fitte allo stomaco, il cuore che si fa piccolissimo, gli occhi appannarsi ed il fiato smorzarsi in gola...

"Parla! Dai Elsa, dillo, dillo!" Urla il cervello.

"No, non posso, non ce la posso fare..." Sussurra il cuore.

"Si, invece! Forza, dillo! Dì quanto stai soffrendo! Dillo! Lo deve sapere! Tutti lo devono sapere!" Ringhia di rimando il cervello.

"Fa t-troppo...m-male..." balbetta il cuore, in un bisbiglio debole, tremante...

E mentre il cervello insiste, insultando e urlando contro il cuore...quest'ultimo si fa sempre più piccolo, sempre meno intero...sempre meno vivo...

"PERCHÉ SEI COSÌ DEBOLE?!" Urla il cervello, ormai all'esasperazione.

Il cuore prima di rispondere fa un sospiro, come per raccogliere le ultime energie rimaste in quell'unica risposta, in quell'unica frase...
Gli rimangono pochi battiti, ormai...

"Perché io so amare."

-

Per sbaglio, una mattina di scuola, mi sfuggì che al lavoro di mia madre avevano iniziato a licenziare persone...mia madre ha sempre dato il massimo in tutto quello che fa, soprattutto, se riguardante il lavoro. Ma sappiamo che siamo a "rischio eliminazione" ed essendo l'unica della famiglia che lavora...beh, abbiamo capito di essere nei casini! Sfortunatamente la casa non vive di vita propria, perciò, non si paga da sola...quindi, in sostanza, abbiamo bisogno di soldi!
Carly, è al corrente solo di questo amaro dettaglio.

Ma so...so che prima o poi lo scoprirà...e che le mie paure che governano i miei sogni, diverranno solide realtà.

«No, scusa tu, non dovevo risponderti male...» non la vedo ma so che sta sorridendo.

«Non ti preoccupare, Ely.»

«Ehm...quindi, che lavoro sarebbe?»

«Oh giusto! Preparati, perché da martedì sarai...la nuova cameriera del Hamburger and Pizza! Se riuscirai a superare il colloquio, naturalmente...
È un nuovo Fast-food, ha aperto vicino alla scuola e dicono che fanno delle ottime pizze!»

Perfetto, farei qualsiasi cosa per far in modo che mia madre continui ad avere un tetto sopra la testa, in cui vivere...devo riuscire a superare il colloquio e...aspetta, cosa ha detto?

«Martedì? Così tardi?» Prima inizio meglio è! Non so per quanto tempo riuscirà a tenersi il lavoro...e comunque i soldi che le danno non bastano per entrambe.

«Ma ti senti quando parli? Prima ti secchi perché ti aiuto a trovare lavoro e poi ti infastidisci se inizia troppo tardi...che poi, "tardi"...è la settimana prossima, Ely, mica l'anno prossimo!»

«Si, è solo che...uff, sono presa dall'ansia. E se mi trovassi male? E se loro si trovassero male con me? E se mi confondo o sbaglio? E se faccio brutta figura? E se loro n...» incomincio a dire a raffica.
È così che faccio quando sono nervosa o ansiosa!

«Hey, piano, piaanoo! Mi sono fermata ad "ansia". Ascolta, vedrai che andrà tutto bene, ok?» Dice con calma, cercando di rassicurarmi, ma ovviamente, fallisce miseramente.

«Ookay...» dico, mentre i peggiori film mentali, su come potrebbe andare male il colloquio, iniziano a susseguirsi uno dopo l'altro nella mia testa.

«Hey, che ne dici se vengo con te?» Propone.
«Solo il primo giorno...Così ti senti più sicura, senza possibilità di sbagliare...ed in caso di brutte figure, fuggiremo a gambe levate.» Aggiunge, con fare intellettuale.
Potrebbe funzionare...potrebbe.

«D'accordo» rispondo sicura.

«Martedì alle 7:30 sono sotto casa tua, ti vengo a prendere io, così ti faccio vedere dove si trova meglio il posto.»

Io e mia madre abbiamo un'unica macchina per entrambe ed anche se io ho preso la patente, posso utilizzarla solo nel pomeriggio, dato che lei di mattina va a lavoro.

«Ok, grazie Carly, davvero...» le dico sincera, le sono davvero grata per avermi aiutata a trovare lavoro...perché ormai, è diventato impossibile.

«Ma figurati! Comunque il cucciolo di foca lo voglio, eh! Hahahahah.»

«Hahahahahah.»

«Ti voglio bene, Ely.»

«Anch'io te ne voglio, Carly.»

Chiudiamo la chiamata.

Mi butto sul letto stanca. Non fisicamente, ma mentalmente.
Il pensiero che la mia vita sia cambiata in un solo secondo, fa emergere un sorriso amaro sulle mie rosee labbra ed inumidire gli occhi.

Basta un solo secondo, per far nascere una vita.
Basta un solo secondo, per rovinare una vita.
Basta un solo secondo, per togliere una vita.
Basta un solo secondo, per far in modo che la vita non significhi più vivere.

Basta un solo secondo...
Un. Solo. Secondo.

Ed è con questo pensiero ripetuto più volte, come un tormentone fastidioso, che chiudo gli occhi in cerca delle braccia di Morfeo.

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