Trattengo il fiato conservando il mio ultimo respiro

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«È ferafente fono feffo fanino.» Cercò di parlare, ma se avesse aperto di un altro po' la bocca, sono sicura che pezzetti di carne e patatine sarebbero schizzati fuori, finendo dappertutto, sporcando anche il tavolo in cui eravamo seduti.

«Non si mangia con la bocca piena!» Lo riprese mia madre.
Anche se faceva sempre da "guasta-feste", so che in realtà amava quando papà si comportava in maniera buffa. Aveva sempre gli occhi a cuoricino quando lo aveva accanto. Sempre.

«Mi sfufi, fignofina!» Disse, ancora più incomprensibile di prima, sputando un pezzetto di pane che prima era nella sua bocca, sulla mia faccia. Mi misi a ridere, mentre mia madre ruotava gli occhi al cielo con un sorriso divertito sul volto e mio padre muoveva il panino come fosse una bandiera bianca, annunciando la sua resa. Bandiera che muoveva con troppa enfasi, dato che colpì un uomo seduto in un tavolo vicino al nostro.

«MI SFUFIII!» Urlò mio padre alzandosi ed andando verso il povero sfortunato che si beccò un panino dritto in testa.

Io e mia mamma ridemmo per quella scena, ma smettemmo subito quando "l'uomo", si voltò verso mio padre.

Si voltò lentamente e quando lo fece, notammo i suoi occhi completamente neri, le rughe che gli coprivano tutto il viso e le labbra unite in una linea sottile...si alzò dalla sedia di scatto facendo sobbalzare me e mia madre e nello stesso momento in cui si avvicinò con passi lenti a mio padre, io incominciai a perdere il respiro...lo trattenni, come se buttando fuori l'aria avessi complicato la situazione.

L'uomo si fermò a mezzo metro circa da lui, che preso dalla paura, non riuscì a mandare giù il boccone.

Tutto, ad un tratto...sembrò fermarsi.

Dai vestiti formali dell'uomo, uscì un liquido nero che colò giù dalla giacca, finendo sulle sue scarpe già nere e il pavimento bianco. Il liquido continuava ad espandersi, finendo sulle scarpe grigio-scuro di mio padre che alzava i piedi, probabilmente, chiedendosi cosa fosse quella strana sostanza. Quest'ultima, come se ad un tratto prendesse vita, iniziò a sollevarsi da terra, circondando il corpo minuto di mio padre.
L'uomo nel frattempo stava lì ed era come se non ci fosse, realmente... Osservava tranquillo ed indifferente quel maledetto liquido stritolare il corpo di mio padre...come un'anima vuota.

Anch'io però stavo lì, incapace di muovermi, incapace di mettere a fuoco i mille pensieri che stavano affollando la mia mente confusa, incapace di bloccare le lacrime che mi offuscavano la vista, volevo vedere...perché sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto, l'uomo che insieme a mia madre mi ha donato la vita, l'uomo che ogni giorno mi donava enormi quantità d'amore e lo stesso uomo, che mi insegnava come vivere al meglio le mie giornate... Ero incapace di esprimere in qualunque modo il dolore, che stavo provando in quel momento...volevo urlare! Volevo urlare dal dolore, ma solo Dio sentiva le mie urla disperate, quella sera. Stava in silenzio e in ascolto di ogni sfumatura di cui era formato il mio dolore.

Quella sera, io e Lui, avevamo un segreto da mantenere.

Sentivo i suoi, però. Sentivo i continui e strazianti versi procurati dall'eccessiva sofferenza, che emetteva mio padre. Poi le grida...
Le orecchie sanguinavano mentre il cuore piangeva...

"No! Ti prego...basta..." mi stranì al suono della mia voce così sofferente e supplichevole. Ma non mi importava.

Quel mostro l'avrebbe ucciso. Lo so...come so che sarei morta con lui.

The Power Of Pain (#wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora