Faded

baciami2015

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Dopo una notte, la vita di Mia cambia radicalmente. Dopo un solo secondo tutto il sistema nel quale era abitu... Еще

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
TRAILER YOUTUBE
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
*CARTACEO*
Capitolo 17

Capitolo 12

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baciami2015

Mai e dico mai nella vita, papà si è comportato così con me. E' sempre stato la persona più calmo e razionale di questo mondo, invece, ora, è completamente fuori di sé. Non avrei mai pensato che arrivasse ad urlarmi in faccia e per di più impormi di fare qualcosa.

Loro non sanno assolutamente niente del mio stato e della fatica che provo quando sono costretta ad accettare questo problema. Io non lo accetto, è più forte di me e non sentirmi nemmeno capita quando faccio determinate cose, non fa altro che peggiorare la situazione. Non voglio un cavolo di bastone per i non-vedenti, non voglio dover prendere lezioni di braille, non voglio andare dalla psicologa e non voglio essere così.

Odio la mia vita, odio i miei genitori e odio quel fottuto giorno che avrebbe dovuto cambiarmi completamente la vita. Lo ha fatto; ma in peggio.

Non so nemmeno come reagire; se urlare, scaraventare le prime cose che trovo vicino, se ribellarmi, se piangere, non so. Non so assolutamente niente perché sono ancora di fronte a mio padre con la bocca completamente aperta, incredula di tutta la situazione.

Mi scrocchio le dita nervosamente e mi dondolo sui piedi. Ho i brividi per tutto il corpo e non ce la faccio nemmeno a ribattere dopo la sua sfuriata. Mi prendo un secondo per fare un respiro profondo e senza dire una sola parola, mi dirigo verso le scale accompagnata da Arthur che continua ad abbaiare per cercare la mia attenzione.

Prima che possa dare a Arthur una delle tante porte in faccia, si infila fra le mie gambe e lo sento buttarsi sul mio letto.

Chiudo la porta dietro di me e molto spontaneamente mi spingo verso la terrazza. Non so perché, ma in questo momento desidero la sua presenza nonostante ci siamo sentiti solo qualche ora fa.

Apro la terrazza e mi avvicino alla ringhiera sperando di trovarlo lì, ma l'odore di sigaretta non c'è, tanto meno quello del suo profumo.

"Harry?" Lo chiamo, ma l'unica fonte a provocare rumore è l'aria. Rimugino se provare a battere qualcosa sulla finestra per chiamarlo, ma dondolandomi sui piedi mi rendo subito conto che è un'idea così stupida. Ci sono uscita giusto un pomeriggio perché gli facevo pena, come può solo venirmi in mente di allargarmi a tal punto?

Scuoto la testa e torno dentro chiudendo dietro di me la porta-finestra. Arthur abbaia due volte e io mi avvicino a letto tastando davanti a me per cercarlo. Non appena mi siedo, il suo pelo passa sul mio palmo e le sue zampette sono sulle mie cosce. Lo accarezzo provando in qualche modo a controllare i nervi nel mio corpo, ma mi basta soltanto qualche altro minuto per iniziare a piangere a dirotto.

E' difficile per me riuscire a sopportare questo, dover far finta di essere normale agli occhi della gente e al contemplo, ingoiare il nodo che da mesi a questa parte mi ritrovo costantemente sulla bocca dello stomaco. Cosa c'è che non va in me? Sono sempre la prima a dire agli altri di non abbattersi dinanzi a qualsiasi ostacolo per quanto possa essere complicato, eppure non riesco ad applicare il mio stesso consiglio.

La verità è che quando si prova sulla propria pelle qualcosa, ci si rende conto che è sempre tutto in salita e combattere per riuscire a trovare me stessa, mi sta solo distruggendo.

Il lunedì mattina è diventato come qualsiasi altro giorno a venire. Tutto monotono e tutto noioso, a parte quando sono dovuta scendere al piano di sotto per poi scoprire di dover essere accompagnata dalla stessa Savannah.

Mio padre me lo ha annunciato così, su due piedi con lo stesso tono del giorno prima per poi prendere andare via senza salutarmi. Il mio stomaco si è chiuso, così sono uscita con il bastone e gli occhiali superando Savannah.

Il tragitto è diventato improvvisamente lungo e l'unico rumore che si sente è quello delle nostre scarpe e il bastone che sposto a destra e sinistra per orientarmi.

"Tuo padre mi ha chiesto di assicurarmi che tu porta sempre con te il bastone." Mi informa provocando in me un piccolo sorriso ironico.

Chissà perché me lo aspettavo.

"Puoi anche fare come hai sempre fatto... non gli dirò niente." Aggiunge.

Mi muovo scomodamente e mi trovo a chiedere a me stessa perché mai farebbe una cosa del genere per me.

Sospiro. "No, va bene così." Alzo le spalle.

Mi aspetto che dica qualcosa ma apre la bocca solo per dirmi che siamo arrivati. Un'ansia assurda improvvisamente domina il mio corpo e non sapendo cosa fare, chiedo a Samantha di accompagnarmi da Janece. Ho bisogno di lei e inoltre dobbiamo chiarire quella discussione che abbiamo avuto senza senso.

Savannah mi lascia davanti all'armadietto per andare a cercare la mia migliore amica e approfitto del tempo per mettere la mia felpa dentro l'armadio e togliere le cuffie dal mio registratore.

"Buongiorno bionda." La voce roca di Harry risuona facendomi girare.

"Puoi per favore avvisare ogni volta che fai la tua comparsa?" Chiedo quasi scocciata. Lo fa praticamente sempre.

"Dovrei lo stesso parlare per avvisarti, cosa cambia?" Ridacchia.

Ho un flashback al giorno precedente dove la mia voglia di parlare con lui era tanta, e sono contenta in questo momento di non averlo trovato fuori a fumare, avrei sicuramente fatto una figura da cretina.

"Vuoi che ti accompagni in classe?" Chiede e io sospiro per controllarmi. Non ce la faccio proprio.

"Mia, stai bene?" Chiede mettendomi un mano sulla spalla al che di impulso mi giro di scatto.

"Si, sto bene." Mi ritrovo ad urlare e fare un passo indietro.

Il suo calore si allontana leggermente dal mio corpo e vorrei scusarmi, ma la troppa tensione nel mio corpo è troppo.

"Non ho bisogno della tua pietà, lasciami in pace." Aggiungo ormai fuori di me.

"Ma che stai dicendo? Primo, non provo compassione per te e non capisco perché lo pensi, secondo se sei incazzata per i cazzi tuoi non vedo il motivo di rifartela con me." Risponde chiaramente scocciato, ma niente serve a farmi sbollire in questo momento.

"Perché non stai con la gente figa di questa scuola e mi lasci in pace? Non ho bisogno del tuo aiuto né di nessun altro." Continuo a rispondere a tono, sbatto l'armadietto e cammino con il mio bastone rigido fra le mie mani.

Sto tremando per tutto e i bisbigli di sottofondo riferiti a me peggiorano soltanto le cose.

"Mia, ti avevo chiesto se potevi rimanere davanti all'armadietto." Savannah mi ferma mettendo le sue mani sopra le mie spalle. "Ti ho portato Janece." Annuncia gentilmente.

"Ciao..." La sento dire con una voce piuttosto timida.

"Io vi lascio, ci vediamo al cambio dell'ora." Mi avvisa e io annuisco.

"Come stai?" Chiede Janece.

"Male." Dichiaro apertamente. "Sto di merda, e ho soltanto bisogno che tu la smetta di prendertela con me per delle stupidaggini e che pensassi anche a come mi sento io." Mi mordo il labbro inferiore per trattenermi dal piangere.

"Mi dispiace- so di essere un egoista, non sono nel mio migliore momento e posso dire lo stesso di te." Mi tocca il braccio e molto istintivamente mi avvicino a lei per abbracciarla.

"Scusami." Mi stringe forte al suo corpo.

Mi è mancata, davvero tanto. E' molto insicura ma so che mi vuole bene nonostante reagisca molto male quando le dico determinate cose.

"Mi stacco subito perché poi sprofondi. "Ride, migliorandomi un po' l'umore.

"Beh, i tuoi abbracci sono i migliori proprio perché sono morbidi." Faccio spallucce.

"Mi sei mancata, biondina!"

/////////////////////

CHICOOOS, COME VA?

IO MALE, STA PER INZIARE LA SESSIONE DI ESAMI. MUOIO. (Chi me l'ha fatto fare di andare all'università???)

Vabbè.

CHE NE PENSATE DELLA REAZIONE DI MIA?

VOGLIO RICORDARVI CHE A VOLTE METTO NELLA PAGINA INSTAGRAM official_youreworthit info o anche spoiler della storia. Se vi va seguitela, mi farebbe tanto piacere.

Avete delle domande, intanto? :)



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