The Wayright

Von Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... Mehr

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 31

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Von Blacksteel21


NIKOLAJ

Nonostante fossero passati due giorni dal brusco arrivo di Markus si respirava ancora quell'aria pesante e imbarazzata. I miei fratelli si aggiravano mal volentieri per i corridoi come se temessero di incontrarsi e non sapere come comportarsi l'uno con l'altro. In realtà era quello che accadeva, c'era un forte imbarazzo soprattutto nel confronti di Amanda che sembrava essersi isolata in stanza, non parlava nemmeno col marito. La cosa però che non riuscivo a togliermi dalla testa era l'espressione pietrificata sul volto di Matt, era infinitamente triste e non potevo fare a meno di pensare che fosse anche colpa mia, il modo in cui lo avevo trattato lo aveva ferito profondamente. Senza contare tutta la storia del padre che non aveva fatto che peggiorare le tensioni tra i fratelli Wayright, Matt era da solo a gestire tutta quella sofferenza e io mi vergognavo di me stesso. Dopo tutto quello che lui aveva fatto per me, io non ero in grado di restituirgli un briciolo del sostegno che mi aveva dato.

Mi ritrovai a passare davanti alla sua camera da letto, esitai nel camminare oltre, volevo bussare, provare a parlargli ma non sapevo come fare, con quale coraggio affrontare quegli occhi fiammeggianti. Ad un tratto sentii un rumore provenire da dentro la stanza, voci, il tono si alzava sempre di più, mi avvicinai per sentire, erano Matt e Wes.

- Stai esagerando adesso. – mormorò il più grande.

- Esagerando? – il tono di Matt era furente – ma lo sai cosa hai fatto? Ti rendi conto? Che bisogno avevi di sbandierare tutto ai quattro venti in quel modo? –

- Tanto lo avrebbero scoperto. Credi davvero che Markus fosse venuto qui con un intento diverso dal mettere questa famiglia alle strette? –

- Mi sembra giusto dargli una mano allora! - fece una pausa – Cristo, guardati intorno Wes! Non ti dispiace neanche un po'? Non provi un briciolo di rimorso? In qualche modo le cose funzionavano prima .... ma adesso ... -

- L'ipocrisia non mi è mai piaciuta e sono stanco di mettere pezze tra le macerie di questa famiglia. – si giustificò Wes.

- Nemmeno la felicità altrui ...- sentenziò il fratello – sei passato sopra tutti loro, sopra delle famiglie che volevano dimenticare, sopra la mamma che desiderava solo andare avanti, hai trascinato tutti nel fango! Solo per divertirti. Sei come lui. –

Quello rise appena – e tu Matt? Tu sei il sommo saggio dispensatore di buoni consigli? Lo sputa sentenze privo di colpe? –

- No, ma di certo non godo nel vedere gli altri annaspare. Non mi vanto di distruggere quello che il prossimo ha costruito – un'altra pausa – che stai facendo a Celine? Come lo chiami quello? Altra ipocrisia da sfatare? –

Un'altra risata, tesi l'orecchio ma ad un tratto la porta si aprì rivelando a figura sorpresa di Wes, mi fissò incerto prima di lasciarsi andare in un sorriso compiaciuto.

- Ehilà zietto, ti serve qualcosa? – disse, pungente.

- Io ...- non sapevo bene come giustificare la mia presenza lì fuori.

Quello passò oltre lasciando la stanza e rivelandomi a Matt che mi fissò incerto, aveva lo sguardo teso e dopo poco smise di guardarmi del tutto, fissando il pavimento. Wes andò via tranquillo come sempre mentre il fratello si ritirò in stanza, non volevo che finisse così, mi feci coraggio e mi addentrai con lui nella stanza.

- Matt ... non era mia intenzione origliare ... - cercai di giustificarmi, quello scosse le spalle.

- Lascia stare ... se era solo questo il problema non temere. – mormorò triste mentre si sedeva sul letto.

Mi si strinse lo stomaco – no ... ehm ... non era solo questo ... io ... - inspirai – senti, mi dispiace per tutto quello che è successo, non voglio che tu lo affronti da solo, sappi che ... io ci sono ... -

Quello sollevò lo sguardo incerto – ci sei? Come ci sei stato l'ultima volta? - la voce tradiva la rabbia – io sono stato con te ... ho messo da parte i miei dubbi, la paura, mi sono abbandonato a qualcuno per la prima volta in vita mia e mi hai trattato di merda – distolse lo sguardo – mi sono sentito umiliato, niente mi ha mai fatto stare così male, ma sai che ti dico? Non ero solo, c'eri anche tu e non mi è sembrato ti dispiacesse quindi evita di fare la morale adesso, non sei un santo Nikolaj, non lo sei mai stato dal momento in cui mi hai messo gli occhi addosso! -

Toccò a me abbassare lo sguardo – mi vergogno profondamente per il modo in cui ti ho trattato ... non ho mai reagito con tanta ... meschinità ... forse hai ragione ... forse sono davvero un Wayright in fin dei conti. –

Qualcosa nel suo sguardo cambiò a quelle parole – Forse il fatto che tu mi stia parlando così vuol dire che non lo sei. –

Portai gli occhi nuovamente su di lui e mi resi conto che la rabbia si era placata, non del tutto ma la furia era sparita e quello cominciava ad assomigliare al volto di Matt.

- Mi dispiace per quello che è successo con tuo padre ... non voglio che lo affronti da solo ... sappi che io ci sono per te, dico davvero. – dissi.

- E per quello che è successo tra noi? Come vuoi metterla? Farai finta che non sia successo niente? – la sua domanda tradiva una forte aspettativa lo potevo capire dal suo tono, una speranza cieca.

- Beh, non posso fare finta che non sia successo perché in realtà non è così, tu non meriti questo, Matt ... tu ... devi provare qualcosa di forte per me se hai fatto quello che hai fatto ... - sentivo la gola secca.

- E tu? Cosa provi per aver acconsentito a tua volta? - i suoi occhi azzurri mi intrappolavano, sembravano mare aperto.

- Non credo io abbia il diritto di rispondere, Matt ...-

- Lo voglio sapere Nik, una volta per tutte – disse sicuro – quegli sguardi, quello che è successo in camera tua, persino il tono che hai quando mi parli ... voglio sapere cosa pensi di me. –

Si era fatto più vicino adesso, era di fronte a me e nonostante fosse il più basso tra i due la sua espressione risoluta lo faceva sembrare una roccia infrangibile, non mi avrebbe permesso di andar via senza una risposta.

- Penso che tu sia bellissimo, puro, una persona speciale, mi hai fatto sentire bene dalla prima volta in cui ti ho visto. Sento che potrei morire sotto lo sguardo dei tuoi occhi e sento che non mi importerebbe, dimentico tutto quando sto con te – dissi quelle parole di getto senza riflettere, mi pentii di quanto ero stato onesto, non avrebbe fatto bene a nessuno quella confessione.

Per la prima volta dopo giorni rividi il candido sorriso di Matt riaffiorare nel suo volto, allungò le mani su di me passandole sul mio viso e accarezzandomi gentilmente.

- Allora non era solo un'illusione ... allora io ti piaccio davvero ... - mormorò.

Poi unii di nuovo le nostre labbra in un bacio dolce e passionale, sentii di nuovo il sapore della sua pelle e della sua bocca e il mio cuore riprese a battere forte. Era come se mi svegliasse, come se mi riportasse in vita ed era sbagliato, sbagliato da morire.

- Le cose non cambiano Matt ... questo ... lo sai. – mormorai ad un millimetro da quelle labbra.

- E' il nostro segreto Nik ... solo per noi ... ti prego. –

Annuii, acconsentii a quella follia senza neanche più cercare di oppormi, ero stanco di combattere, quel corpo minuto mi aveva sconfitto, quel viso, quegli occhi, quelle mani avevano piegato la mia volontà.

Uscii da quella camera pervaso da un calore infinito, tutto il mio corpo era in fibrillazione per aver avuto Matt fra le braccia di nuovo, mi diedi dello stupido e del pazzo. Entrando in cucina mi ritrovai di fronte la figura accigliata di Monica, stava preparando il caffè, accennò un sorriso quando mi vide.

- Buongiorno – dissi e lei mi verso il caffè – come va? –

- Beh, ci stiamo facendo i conti un po' tutti suppongo ... ma sono preoccupata per Matt ... come sta? – chiese.

- Gli ho parlato poco fa ... sembra ... sembra stare meglio ... era arrabbiato con Wes, ma credo che gli passerà - spiegai.

- Mio figlio Wes non ha scusanti ... ma credo che in fondo non mi sia dispiaciuto quello che è successo, è stato come togliere il tappo di una pentola a pressione. Ci ha scottati tutti ma una volta superata non ci sarà più niente a tenerci sulle spine. -

- Speriamo allora che riusciate a superarla tutti ... - mi venne da pensare a Ben e sua moglie ed al gelo che era calato su di loro.

- Questa famiglia ha fatto i conti con la verità davvero di rado negli anni, mentire era sempre preferibile, ma per come la vedo io, per quanto dura possa essere, la verità è comunque infinitamente giusta – posò la tazza vuota e mi dedicò un sorriso – grazie Nik ... per quello che fai ... hai sempre una parola gentile per tutti, grazie per avermi aiutato con Matt, siete anime affini, non ci sono tante anime gentili fra i Wayright. –

Sorrisi di rimando senza aggiungere altro, non volevo tradirmi, non volevo rivelare quanto di poco puro e gentile ci fosse fra noi di recente. Mi venne in mente quello che era successo solo pochi minuti prima, quelle labbra e quegli occhi. Erano come l'oceano, infinitamente vasti ed in grado di risucchiarti, io ero rimasto a galla a fatica ma dopo quello che gli avevo confessato era come aver dichiarato la mia resa. Come essermi abbandonato a quelle acque, era decisamente una discesa nel Maelstrom.

CHRIS

I miei pensieri andavano in continuazione allo spettacolo che mi stavo perdendo per colpa dei fratelli Corbin, due idioti che continuavano a copiare gli esercizi svolti da me, troppo pigri e stupidi per imparare davvero qualcosa. Avevo dovuto rinunciare alle migliori onde del mese quel giorno, oltre ad una sbirciatina al campo da basket dov'era solito giocare Lewis. A tal proposito presi il cellulare e gli scrissi un breve sms, volevo sapere se quella sera ci saremmo visti.

- Vuoi del succo, Chris? - chiese Jen, ogni scusa era buona per mollare il foglio con le formule.

- No, grazie, sto bene così. Allora? Avete finito? Possiamo andare avanti? - chiesi, frettolosamente. C'era qualcosa che mi preoccupava da quella mattina, non sapevo descrivere esattamente di cosa si trattasse, doveva essere il mio sesto senso a suggerirmelo. Lewis non si era ancora fatto sentire e fino a qui non c'era nulla di strano, non eravamo dei tipi troppo appiccicosi, però ... c'era qualcosa sotto, lo sentivo.

- Aspetta un altro po' ... ci sono quasi ... - commentò il fratello tutto concentrato a ricopiare tre miseri righi da più di cinque minuti. Cercai di non sbadigliare, né di mostrarmi troppo scocciato, dopotutto mi pagavano ad ore e in teoria perdere del tempo non era un problema per me, ci guadagnavo soltanto.

- L'avete sentita l'ultima? - iniziò Jen con il cellulare tra le mani. Era inutile farle notare quanto fosse dannoso per una con gravi problemi di concentrazione come lei starsene sempre con whatsapp acceso, ma ci provai ancora una volta – ok, ok ... non incenerirmi con lo sguardo, lo spengo. - sbuffò lei prima di posarlo sul tavolo da cucina.

- Che novità comunque? - chiese il fratello, approfittando della situazione per fare una pausa.

- E' qualcosa di sconvolgente, non se crederci davvero a dirla tutta. Ma Kate ne era convinta, tutti sembrano essere certi di quello che dicono – disse Jen – pare che Noble sia gay. -

Un colpo al cuore. Per un attimo credetti di aver soltanto immaginato di sentire quelle parole, fu il fischio sommesso di Keith a scuotermi dalla mia confusione.

- Cazzo! Davvero? Dici Lewis Noble? Ma ... non lo sembra assolutamente ... come lo sai? Che dicono in giro? -

Ero paralizzato, la mia mente era come atrofizzata, continuavo a fissare i due fratelli scambiarsi informazioni, incapace di reagire in alcun modo. No, non poteva essere ... era un incubo, dovevo andare da lui e chiedere spiegazioni. Dovevo metterlo al corrente della situazione e poi ... e poi, cosa, disse una seconda voce dentro di me? Che intendi fare? Siete nella merda.

- Non lo so, credo lo abbiano visto con qualcuno, ma la fonte è certa. Non c'è motivo per inventarsi una balla del genere, Noble sta simpatico a tutti ... - continuò Jen tornando al suo cellulare.

- Devo andare. - mi alzai da lì e raccolsi velocemente i miei libri riponendoli nello zaino.

- Ma non abbiamo ancora finito ... gli esercizi ... -

- Mi dispiace – zittii subito Keith che protestava più per dovere che per reale voglia di stare a sentire le mie spiegazioni – ho dimenticato una cosa ... devo tornare a casa. Scusatemi, vi chiamo appena sarò libero. Recupereremo tutto. -

Mi fiondai fuori dalla porta d'ingresso con passo malfermo, mi sentivo profondamente scosso, per un attimo temetti che avrei perfino vomitato. Presi una boccata d'aria e iniziai a correre con il cellulare contro la guancia, era la mia quarta chiamata e Lewis continuava ad ignorarmi. Non mi restava altro che passare a casa sua ed augurarmi che non ci fosse nessuno eccetto lui, l'avrei pregato di lasciarmi entrare, dovevo assicurarmi che stesse bene, che fosse tutto un terribile malinteso. Ma non lo era, la voce si era espansa ad un ritmo incredibile a quanto sembrava, Jen e Keith non erano mai stati dei tipi svegli o particolarmente in vista, eppure anche loro ne erano al corrente adesso.

Dannazione, quanto ci avrebbero messo a scoprire che anch'io c'ero dentro fino al collo? Forse lo sapevano già ... forse avevo fatto appena in tempo ad uscire da quella casa prima di finire nella merda anch'io o forse avevano soltanto evitato di nominarmi perché troppo imbarazzante. Con quei pensieri spaventosi raggiunsi casa Noble, avrei voluto avere il tempo di prepararmi ad un possibile incontro, ma ovviamente non ci fu. Mi ritrovai quella che doveva essere sua madre, tutti intenta ad innaffiare le piante in giardino. Mi guardò per un attimo, poi vedendomi immobile e scosso, sorrise e parlò.

- Ciao, va tutto bene? - mi chiese gentilmente.

- I-io ... s-sì, stavo cercando Lewis ... dovevamo vederci. Sono il ragazzo delle lezioni di recupero. - dissi in imbarazzo.

- Oh, non me lo aveva detto. Beh, mi dispiace ma non credo abbia voglia di vedere qualcuno. E' perfino tornato dagli allenamenti prima oggi, probabilmente ha un po' di influenza ... mi dispiace, posso dirgli che sei passato, ti farò richiamare. -

Dannazione. Sospirai, non dissi nulla, mi limitai ad andar via, distrutto. Doveva averlo scoperto agli allenamenti, quando tutti avevano iniziato a fissarlo in modo strano e a mormorare al suo passaggio. Sentii il mio petto stringersi dal dolore, non mi avrebbe richiamato, dovevo insistere. Dovevo fargli sapere che non mi importava di quei bastardi, che non me ne vergognavo neanche un po'. Stavo per desistere quando Lewis rispose al telefono, ma la sua voce non aveva nulla di riconducibile al ragazzo allegro che avevo imparato a conoscere ed apprezzare.

- Non chiamarmi mai più, bastardo. Mi fidavo di te ... mi fidavo di te e tu hai mandato tutto a puttane! Mi hai rovinato la vita! Non ho mai raccontato a nessuno di noi perché a differenza tua ho cercato di proteggerci! Mentre tu ... tu hai spiattellato tutti ai quattro venti e adesso sono un fottuto scherzo della natura!-

- Lewis, stammi a sentire. Io non avevo idea di ... -

- No! Non ti starò a sentire! E' stato tutto un terribile errore! Non avrei mai dovuto perdere il mio tempo con uno come te! -

Quelle parole mi spiazzarono, non credevo che avrei dovuto affrontare un disastro di tale portata, rimasi ad ascoltare i suoi insulti, cercando di parlare, pregandolo di farmi almeno chiarire, ma la sua voce salì di tono, fino a quando non chiuse la telefonata. Rimasi immobile, contro lo steccato del mio giardino a fissare l'erba secca sotto i miei piedi.

Era successo, l'avevo previsto e l'avevo temuto per tutta la settimana, alla fine era andata esattamente come mi aspettavo. Mi ero illuso che Rachel avesse potuto avere ragione sul conto di Tyler, ma non era così. Era stato lui, proprio quando avevo abbassato la guardia, nonostante mi avesse chiaramente detto che non gliene importava nulla di questa faccenda. Aveva mentito, come sempre si era rivelato essere il figlio di puttana che era sempre stato. Non ci vedevo più dalla rabbia, aveva rovinato me e Lewis, la nostra vita sarebbe stata un inferno da adesso in avanti ma non avrei lasciato correre come il solito. No, questa volta avrei reagito e non mi importavano le conseguenze.

Mi ritrovai a sbattere il pugno come un ossesso contro il portone dei Bradbury, avevo il fiato corto e per un attimo non vidi nulla, scosso da un capogiro. Continuai a battere con violenza, il legno vibrava sotto i miei pugni e la mia voce lo stava chiamando. Non mi importava di quelli che avrebbero sentito o assistito, tanto ero comunque finito, no?

Non so quanto tempo ci volle, Tyler era davanti a me. A petto nudo, i capelli bagnati spinti all'indietro ed un'espressione spaventosa sul volto. Non gli diedi il tempo di aprire bocca, mi gettai sul suo corpo con tutta la forza che avevo facendoci sbattere entrambi contro il tavolino del soggiorno che cedette sotto il nostro peso. Le mie mani erano strette intorno al suo collo mentre Tyler mi colpiva con violenza allo stomaco con un calcio. Rimasi a boccheggiare dal dolore, ma non era finita, non l'avrebbe passata liscia quel bastardo. Mi aggrappai a lui pronto a colpirmi una seconda volta, lo centrai con un pugno dritto alla spalla ferita. Il dolore doveva essere stato micidiale, lo vidi stringere i denti ed immobilizzarsi, era la mia occasione per tirarmi su e colpirlo ancora e ancora.

- Sei un bastardo! Un fottuto pezzo di merda che non merita neanche di vivere! Sai soltanto prendertela con la gente che non c'entra un cazzo! - urlai continuando a tirare a casaccio, troppo disperato per controllarmi. Non potevo sovrastarlo, lo sapevo, non avrei mai potuto affrontare uno come Tyler e uscirne illeso. Un attimo dopo le sue mani mi raggiunsero spingendomi con una violenza inaudita contro il muro. Crack. Un quadro cadde a terra mentre finivo contro il pavimento troppo ammaccato per osare muovermi. Sangue ... le mie mani erano cosparse di pezzi di vetro, ma non doveva essere abbastanza per lui, ero entrato nella tana del lupo e adesso ci sarei rimasto. Tyler mi strappò di terra come se pesassi meno di una formica, sentii le sue mani chiudersi sulle mie spalle, le sue dita erano forti, penetravano quasi nella mia carne, immobilizzandomi davanti a quel viso furente e pallido. I suoi occhi non erano mai stati così vivi, fiammeggiavano ... era come assistere ad un incendio in Antartide.

- Non hai ancora capito che non dovresti provocare chi non puoi uccidere ... - la sua voce era un sibilo basso, era talmente vicino che i suoi capelli bagnati gocciolavano sul mio collo, facendomi rabbrividire ancora di più. Mi ritrovai a deglutire, il coraggio era passato, era stata soltanto follia e rabbia, ma era tardi per tornare sui miei passi. Si mosse all'improvviso, mi sentii volare lungo la stanza, accompagnato dalle sue mani che mi spinsero a terra con violenza, a sbattere contro il pavimento cosparso di vetro. Trattenni le urla ritrovandomi ad un centimetro da quelle schegge affilate, un movimento da parte sua e sarebbero finite dritte dentro la carne del mio viso. Ero nelle sue mani, ma non frignai, rimasi in silenzio, ad occhi chiusi, a rabbrividire per quel corpo a cavalcioni sulla mia schiena che continuava a premere, stringendo i miei capelli nel pugno chiuso.

- Il pezzo di merda che non merita neanche di vivere sta per sfigurarti il viso. Come la mettiamo adesso? - chiese ad un centimetro dal mio orecchio. Non potevo vederlo, non osavo aprire gli occhi, ma sapevo che le sue labbra non dovevano essere molto lontane dal mio collo. Percepivo perfettamente il suo respiro caldo sulla pelle e non avevo più paura, tremavo sì ... ma di eccitazione.

- T-tyler ... - sospirai decisamente sopraffatto da troppe cose nello stesso istante. Avevo caldo e quel suo profumo era spaventoso. Sentivo i muscoli tesi del suo addome contro la mia schiena, le sue cosce muscolose mi cingevano i fianchi e Dio solo sa che cazzo di sensazioni stavo provando dentro in quell'istante. Dovette capirlo perché lo sentii irrigidirsi, Tyler lasciò la presa sul mio corpo come se fosse davvero così bollente da scottarlo. Mi voltai verso di lui, attento a non sfiorare le schegge di vetro disseminate ovunque. Tyler era in piedi davanti a me, i suoi pantaloni a vita bassa fasciavano perfettamente il suo corpo lasciando vedere quella "v" che conduceva in basso, giù verso quel rigonfiamento tutt'altro che modesto. Il suo sguardo era infuocato, le labbra carnose dischiuse, come in attesa.

- Vattene. - sussurrò a denti stretti mentre retrocedeva.

- No. - ero in piedi adesso, non controllavo più i miei movimenti, dovevo sapere, dovevo farlo. Avanzai veloce e i suoi palmi aperti mi fermarono, bloccandomi davanti a lui. Quel tocco era micidiale, la violenza di quel gesto si perse quando le sue dita affondarono nella mia t-shirt spingendomi adesso contro il suo corpo teso e fremente.

Mi ritrovai contro il bancone della cucina senza sapere come ci ero arrivato, gemetti quando sentii la sua erezione contro il sedere, mi sbottonai subito i jeans stretto tra le braccia muscolose di Tyler che aveva appena fatto lo stesso con i suoi. Non ebbi il tempo di razionalizzare nulla, mi ritrovai con il viso contro la superficie fredda del tavolo mentre le sue mani mi presero per i fianchi. A quel punto lo sentii, nessun tentennamento, soltanto le mie labbra che cercavano le sue dita da infilarmi in bocca per impedirmi di urlare. Questo lo fece impazzire del tutto, nessuna pietà per me, Tyler entrò con violenza, spingendo il suo membro per tutta la lunghezza dentro di me, lasciandomi tramortito dal dolore. Mi ritrovai a singhiozzare mentre le spinte aumentavano e le lacrime mi bagnavano il volto, sentivo i suoi gemiti rochi, la violenza dei suoi movimenti che sembravano volermi distruggere del tutto. Ma il dolore stava lasciando il posto al piacere, mi aggrappai con forza alle sue braccia strette intorno alla mia vita per impedirmi di muovermi e usai l'unica parte del mio corpo che non fosse totalmente stretta nella sua morsa. Leccai le sue dita, succhiandole con forza come avrei fatto con la sua erezione se non fosse stato troppo impegnato a scoparmi. Tyler gemette con violenza ed io con lui, mi ritrovai a tapparmi le labbra, non volevo chiamarlo, non volevo mostrare il terribile bisogno che avevo.

- T-tyler ... oh, Dio Tyler ... -

Non ce la feci. Il suo nome mi sfuggii di bocca al culmine del piacere, Tyler era affondato dentro di me del tutto, ma non appena sentii quelle parole si bloccò, tremando. Gli andai incontro, invitandolo a continuare, ma tutto ciò che ricevetti fu una spinta violenta che mi fece sbattere contro il bancone, lasciandomi tramortito.

Mi voltai verso di lui con la vista appannata. Tyler mi dava le spalle, si era tirato su i pantaloni, vidi i muscoli delle sue spalle tendersi un attimo mentre stringeva i pugni.

- Vattene prima che ti vomiti addosso. -

Si allontanò da me, poi corse via lungo le scale.

Tremavo, troppe sensazioni contrastanti. Il piacere aveva lasciato il posto a qualcosa di decisamente più amaro: la vergogna. Mi tirai su i jeans, dolorante come non mai. Che cosa ... che cosa diavolo avevo fatto? Perché con lui? E lui ... lui ... perché aveva ...

Confusione, nessuna risposta, soltanto la paura che qualcuno fosse potuto entrare in casa e trovarmi lì, distrutto e ancora tremante. Scappai via.




NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutte voiii, carissime lettrici!
Emh, emh ... ragazze speriamo fermamente che dopo la lettura non vi sia venuto un infarto perché il rischio è grosso! Qualcuna di voi (forse tutte XD) starete facendo l'ola per quanto avete appena letto. Direi che per la gioia di molte di voi qualcosa sembra muoversi fra Ty e Chris! XD Certo, non nel più consono dei modi ... ma quando mai i nostri personaggi sono consoni ed appropriati? Anche fra Nik e Matt la cose si stanno appianando ... la strada è ancora lunga e tortuosa ma cosa davvero riserva il futuro per queste due coppie così improbabili? Speriamo che non siate tutte defunte ^-^ su, su ... avete ancora un botto di cose da leggere e per cui sconvolgervi!
Un bacione grosso!
Speriamo di sentirvi :)
Kiss Kiss e alla prossima!

- BLACKSTEEL -

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