#ODIetAMO

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Sofia e Lorenzo, stessa scuola ma caratteri troppo diversi, riescono a mantenere le distanze tra loro, finché... More

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FINE!

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By CatsLikeFish


«Dimmi subito che diavolo vuoi!», replicai con uno spintone.

Avevo tutte le intenzioni di sbattere la porta su quella faccia da schiaffi.

Lorenzo fece scendere lo sguardo sul mio corpo, così io mi nascosi istintivamente dietro alla porta, per celare le mie gambe scoperte.

«Stai mezza nuda».

«Se avessi saputo della visita di Mr. Maniaco avrei messo anche dei pantaloni oltre alla maglia del pigiama, non credi?».

Il mio tono di voce fu sorprendentemente sicuro, ma mi feci sempre più piccola dietro alla porta.

«Che c'è, ti nascondi Ferrari?».

Lorenzo alzò il sopracciglio e io mi accorsi che stava per fare capolino quel ghigno odioso.

«Ma figurati», dissi pur di contraddirlo.

«L'ho visto il tuo fisico da "suora in vacanza con l'oratorio", stamattina».

E fu così che il sorrisetto da ebete fece la sua totale apparizione.

"Ma che problemi neuro-cerebrali ha questo tizio?".

Non feci in tempo a domandarmelo che Lorenzo entrò nel mio bungalow con prepotenza, come se quella fosse casa sua, poi si guardò intorno con fare curioso.
Mi abbassai istintivamente la canottiera per coprirmi i fianchi, rimanendo appiccicata al muro.

«Paura che inizio a guardarti il culo?».

"Cavolo, sì".

Indietreggiai ancora di più, prima di rispondergli a tono.

«Ah, come se non ne fossi il tipo, Gherbini!».

«Già fatto in spiaggia, tesoro», rispose guardandomi con aria strafottente.

Mi diede sui nervi la naturalezza con cui lo confessò, così come quel tono basso che usava per parlarmi.

«Coosa???»

«Beh? Avevi quel costume...»

«Avevo un normalissimo costume!»

«Stile mutandone della nonna. Lo so, le ho viste!», ridacchiò come un bambino stupido.

«Che cosa diavolo vuoi da me? Me lo vuoi dire?!».

A quel punto ero davvero esausta, ma la sua richiesta mi lasciò di stucco.

«Posso stare un po' qui?».

Lorenzo mi si avvicinò, facendomi degli occhi innocenti.

"Altra cosa che non sopporto: la sua voce odiosa", me lo dissi registrando mentalmente il suo timbro graffiato e vagamente seducente.

«Stai scherzando vero, Gherbini?????».

«No. Cioè...voglio dire... e dai...».

Mi si mise accanto e con l'indice prese ad accarezzarmi il braccio come un gatto che adula un umano per ottenere del cibo. Provai un brivido così fastidioso che mi tirai indietro e gli lanciai un'occhiataccia. Lorenzo in tutta risposta cominciò a fissare i miei capelli.
Alice diceva che erano belli cosi com'erano, castani con i riflessi biondi al fondo, ma a me sembravano solo un impasto andato a male. Un giorno la mia amica mi disse che il mio colore naturale era troppo noioso e che avrei dovuto tingerlo a tutti i costi, così le diedi ascolto e feci delle schiariture. Col sole però, il giallo stava uscendo prepotentemente e a me sembrava solo di avere un pastrocchio in testa.

«Sofia, senti...».

Il nevoso raggiunse un picco inimmaginabile, quando Lorenzo Gherbini osò pronunciare il mio nome per intero.

«In che guaio ti sei cacciato?».

Si appoggiò con la schiena al letto a castello, poi sbuffò.

«La tizia...ehm...non mi ricordo come cazzo si chiama».

«La bionda?», abbozzai.

«No, la sua amica. Praticamente questa mi ha guardato in un modo strano a cena...sai quel modo....ah, ma che ne vuoi sapere tu, Ferrari!»

«Senti arriva al punto!», sbottai quando capii che gli piaceva dire oscenità e vedere la mia reazione scandalizzata.

Non c'era bisogno di conoscere Lorenzo Gherbini a fondo, per capire che era uno di quei ragazzi a cui piaceva narrare le sue gesta da saltimbanco.

«Beh, dopo dieci minuti che ci siamo scambiati quello sguardo, me la stavo scopando nel casottino sulla spiaggia e...»

«Hei, hei, hei!», lo interruppi con foga, puntandogli un dito nel petto.

«Frena le parole, Gherbini! Non vieni in camera mia a raccontarmi le tue vicende personali!»

«Vicende personali??? Ma che cazzo dici! Ma ti senti come parli??», esclamò divertito prima di darmi una forte pacca sulla spalla.

«Ahiiiiiiia!», urlai per il bruciore intenso delle scottature.

«Ops», ridacchiò Lorenzo.

E io mi ricordai di quanto era stronzo.

«Vattene!».

«Ferrari per favore...Sono nella merda aiutami!! Me lo devi».

Provai a spingere Lorenzo verso la porta, ma la sua schiena larga oppose resistenza e, senza troppi complimenti, si voltò per rivolgermi un musetto imbronciato e triste, facendomi incavolare ancora di più.

«Non ti devo un bel niente!», sputai mentre osservavo quanta cura maniacale ci fosse dietro al suo aspetto fisico.

Notai il bottone aperto della camicia, il colletto perfettamente stirato e mi chiesi che razza di scimmia ammaestrata se ne andasse in giro con abiti così eleganti, solo per venire a rompere le ovaie alla sottoscritta.

«E invece sì! Mi devi un favore perché per colpa tua Lisa mi sta assillando. Da quando Gianluca l'ha lasciata lei non fa che cercarmi».

«Beh non sei contento?», incrociai le braccia al petto, pronta per sentire l'ennesima cavolata.

«Perché dovrei, Ferrari?».

"Ma questo ha dei problemi seri!"

«Scusa ma Lisa non è una ragazza che ti piace?».

«Sì, cioè no...».

Spinse il labbro inferiore all'infuori, roteando gli occhi verdi al soffitto.

«E perché ci sei andato a letto se non ti piace?».

«Perché ha delle belle tette e avevo voglia di scopare, no?»

«Mio dio sei una specie di animale scappato da uno zoo?!».

Mi misi le mani nei capelli, da quanto mi sembrava assurda la situazione.

«E perché scusa?! Che ho detto di male? Comunque per colpa tua questa mi manda dieci messaggi al giorno e sta per venire qui a trovarmi».

«Lisa?».

«Sì, e poi la tedesca è un altro problema. Non mi ha neanche finito il lavoretto di bocca -per colpa tua, Ferrari, ricordiamolo- ma mi vuole morto».

«Cooosa?».

Non seppi se essere contenta o preoccuparmi, nel dubbio mi sedetti sul letto.

«Già mi ha beccato con Hayley.. Haley...come cazzo si chiama quell'altra», biascicò tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che portava nelle tasche.

«Sei davvero un caso perso Gherbini. E non ti azzardare a fumare qui dentro, hai capito??».

Lui non mi ascoltò neanche.

«Devo rimanere qui».

«Scordatelo», dissi lanciandomi sulla scaletta del letto a castello.

«Per favore, Sofia».

«Mi stai facendo davvero gli occhi dolci???», chiesi voltandomi di scatto.

«Beh di solito funziona».

«Smamma. Va dai tuoi amici», asserii rintanandomi nel mio letto.

«Lo sanno tutti qual è il bungalow di Federico, mi verrebbero a cercare li. Non ce la faccio a reggerle tutte e tre stasera. Voglio stare da solo».

Mi sedetti sul materasso e buttai gli occhi verso il basso, scontrandoli con i suoi.

Per un attimo mi sembrò sincero. Sentii l'istinto di aiutarlo, ma poi mi accorsi dell'assurdità della sua frase.

«Qui ci sono io, non sei da solo».

Lorenzo alzò le spalle, non sapendo cosa dire.

«Va beh...Se chiudi la bocca posso sopportarti».

«Sei un presuntuoso».

«Sofia...».

«E maleducato».

«Sofia...».

«E...e sei anche un grandissimo stronzo!», conclusi indicando le mie spalle arrossate.

«È un "sì" vero?».

«Non mi rivolgere la parola e...».

Guardai l'ora.

«Alle undici sei fuori, Gherbini».

«Grazie».

Mi rimisi comoda a leggere, mentre lui si sedette nel letto sotto al mio, quello di Alice.

«Che leggi?».

«Mi stai infastidendo», dissi con tono secco.

«La smetto se mi dici che leggi».

«È un romanzo».

«Puoi leggere a voce alta?».

Non potei vedere la sua espressione, ma sapevo che mi stava prendendo in giro.

«Stai scherzando??».

«Mi annoio Ferrari...».

Scossi la testa.

Lui aspettò ma io non lo accontentai.

«Vabbè lascia perdere. Fai la preziosa pure per leggere, figuriamoci per fare altro...».

«Avevi detto che saresti stavi zitto, Gherbini».

«E che sto facendo?».

«Stai continuando a dare fastidio! Non riesco a leggere!».

«Dio ma stai mestruata trecento giorni l'anno?».

«Un anno ha trecentosessantacinque giorni, ignorante».

«Ah, già... certo. A volte dimentico di parlare con una secchiona quattrocchi!»

«E io dimentico di parlare con una scimmia senza cervello!»

«Cosa hai detto?».

La mano di Lorenzo afferrò la mia caviglia, poi lo vidi salire sulla scaletta che portava al mio lettino ed infine si gettò su di me.

Urlai, ma ben presto iniziai a ridere quando mi prese dalla vita e mi scosse appena, facendomi il solletico.

«Smettila! Hei! ».

«Che c'è?», chiese lanciandomi i suoi occhi verdi addosso. Sentii di nuovo quel profumo di mare mescolato al suo bagnoschiuma.

«La tua mano! Ehi!», sbraitai indicando la mano che stava per intero sulla mia canottiera, coprendomi interamente un seno.

«Beh? Scusa tanto, mica l'ho fatto apposta», ghignò senza levarla minimamente.

«Oh no, certo. È solo la forza di gravità!». Lo allontanai con una spinta.

Lorenzo si mise a sedere, risistemandosi la camicia sui pantaloni.

«Secondo te ti voglio toccare le tette, Ferrari?»

«Lo hai appena fatto, idiota», dissi coprendomi il viso con il libro, per evitarmi l'imbarazzo.

«Ma per favore...», fece lui.

«Cretino».

«Suora».

In quel esatto momento qualcuno bussò alla porta interrompendo i nostri litigi.

Lorenzo saltò giù dal mio letto a castello con un balzo.

«Vado io».

Sollevai appena il capo dalle pagine del libro e sbirciai oltre alle spalle larghe di Gherbini.

Era Nash quello sulla soglia del mio bungalow.

«Oh ciao tizio americano. Qual buon vento...».

Lorenzo ridacchiò in faccia a Nash per qualche secondo, giusto il tempo che mi ci volle per scendere dal letto e andare alla porta.

«Levati, Gherbini!», gli intimai con una spallata.

«Ciao Nash».

«Sofia...ehm...are you ok?». Nash parve piuttosto confuso.

Ero reduce dallo scontro con Gherbini, avevo ancora il fiatone e i capelli un po' arruffati.

«A parte l'imbecille, tutto bene».

Lorenzo mi spintonò, così io gli restituii il colpo con una gomitata, poi feci un sorriso a Nash.

«Tutto ok, Nash. Ehm...».

Ma poi non seppi più cosa dire.

Ero chiaramente in maglietta e mutande, in camera con un idiota, alle dieci e mezza di sera.

Di sicuro Nash si stava facendo un'opinione sbagliata di me.

«You are...sei già...». Vidi gli occhi azzurri di Nash stringersi, faceva sempre così quando si concentrava per trovare il vocabolo esatto.

«...Impegnata?», lo aiutai io.

Lorenzo ridacchiò tra i denti. Se ne stava appoggiato con un braccio lungo la porta, standomi un po' troppo appiccicato sul fianco.

«Sì, caro Nash, è impegnata con sto gran...».

Spinsi una mano su quella boccaccia volgare, impedendogli di dire altre cavolate.

«No!», mi rivolsi al ragazzo americano, «Non sono affatto impegnata».

Nash borbottò qualcosa che aveva a che fare con la parola "walk" e io capii che mi stava invitando a fare una passeggiata.

«Uh guarda! Pure le suore vergini immacolate rimorchiano di questi tempi...», sussurrò Lorenzo appoggiando le labbra sul mio orecchio.

Mi discostai innervosita e non potei fare a meno di lanciargli un'occhiataccia.

«Se rimorchiano gli scimmioni con tanto di encefalogramma masticato dai criceti come il tuo, di sicuro c'è speranza per tutti! Ora per cortesia vai. Devo uscire».

Quando però mi diressi in bagno per vestirmi, sentii i due ragazzi parlare tra loro.

«Ah ah simpatica la tua amica», fece Lorenzo, continuando a starsene sulla soglia, impedendo l'ingresso a Nash.

«È tua amica, Lorenzo?», chiese l'altro.

«Mia? Amica? Nah!», rispose l'idiota con una smorfia, quando tornai da loro.

«Sto andando, Gherbini», gli feci cenno di uscire.

«E così esci?».

«Cos'ho che non va?».

«Coi jeans e la maglia del pigiama?», domandò guardandomi accigliato.

«Devo mettermi l'abito da gala per sfilare nella tuo camping sfigato?».

Lorenzo mi rivolese un sorriso sghembo, poi si voltò per parlare con Nash.

«Dalle 'na ripassata perché ti giuro che non la sopporto più!».

Nash ovviamente non capì, ma non ci voleva una laurea per per capire che io e quel deficiente non ci sopportavamo.

«Gherbini, esci per cortesia?». Lo afferrai bruscamente dal lembo della camicia.

«Ma... hai detto che potevo rimanere fino alle undici!», frignò Lorenzo, mettendo le labbra all'infuori.

Forse con le altre ragazze le sue moine potevano funzionare, ma non di certo con me.

«Cambio di programma, tesoro. Io esco, tu esci».

Lo spintonai fuori dalla porta senza farmi troppi problemi, ma lui sembrò quasi divertito.

«Ahhhh! Stiamo facendo una cosa a tre, Ferrari?! Questo stai dicendo?».

Ridacchiò, prima di infilarsi una sigaretta tra le labbra.

«Ma finiscila una buona volta!»

«Si spazientisce in fretta amico, ti consiglio di infilarle la lingua in bocca appena ne hai l'occasione...almeno sta zitta».

Chiusi la porta a chiave.

«Lingua in bocca?», chiese Nash.

Non oso immaginare che razza di psicopatici potevamo sembrare agli occhi del povero ragazzo americano.

«Lascialo perdere, Nash. È un maniaco represso».

«Represso? Ti informo io che scopo almeno una volta al giorno, e oggi ci sono tre ragazze che vorrebbero questo ben di Dio. Quindi vedi di non sminuirmi».

Lorenzo accese la sigaretta, senza smettere di fissarmi con la sua espressione di strafottenza.

«Oh certo! Vanne fiero! Sopratutto considerando che stai scappando da loro come un codardo!»

«Ferrari mi stai facendo girare il cazzo notevolmente», ringhiò lui arrivando dritto al mio volto.

«Spero ti si metta in una posizione scomoda allora», gli soffiai sul viso con una smorfia odiosa.

«Me lo rimetti a posto tu, poi. Oggi ho visto che la tua manina ci sta bene lì sopra...».

Per poco la sua fronte non sfiorò la mia, mentre ci perforavamo le pupille con lo sguardo.

«Ehm...».

Nash si schiarì la voce.

E mi ricordai che c'era anche lui.

«Tutto questo discutere con Ferrari mi sta mettendo voglia di fare un po' di sana attività sportiva...». Lorenzo si stiracchiò le braccia e già che c'era mi buttò una mano sulla testa, per scompigliarmi i capelli. Mi sottrassi alla sua presa, mentre Nash chiese: «Vai a correre Lorenzo?».

«No, vado a scoparmi tua sorella. Ma che cazzo dice questo?».

Afferrai immediatamente Nash sotto braccio. «Ciao Gherbini. A mai più».

«Sofia! Hei! Te ne vai sul serio!??».

L'idiota provò a richiamarmi quando mi vide andare via con Nash.

«Sì mi hai rotto le palle!», risposi a tono da lontano.

«Beh divertiti con il tuo bamboccio che manco capisce la differenza tra correre e scopare!»

«È americano, idiota!», urlai io.

«C'è l'ha piccolo, Ferrari!».

In un impeto di rabbia mi voltai e gli mostrai il dito medio.

Cos'altro potevo fare?

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Ciao ragazze , come state?
Sono molto impegnata in questo periodo quindi non sto dedicando tempo alla scrittura!
Fate le brave e smettetela di mandarmi messaggi privati in cui dite che Badlands è stata stravolta e il finale è diverso 😂
L'ho detto in mille occasioni che il finale nel cartaceo non c'è, il libro è tagliato a metà! 🤗

Alla prossima 🐸❤️

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