Bleecker Street. || Larry Sty...

By xjorisback

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Bleecker Street, dove un negozio di fiori in cui un giovane di nome Harry lavora e un negozio di tatuaggi in... More

Fiorellino.
Alcool e famiglia.
Diana.
Bollenti spiriti e pensieri poco casti.
Confessioni e vista laser.
"Buonanotte Fiorellino."
Harry dove sei?
Noah e Josh.
"..a mentire sono bravissimo."
"Diciotto cazzo di anni."
Lo zaino.
Louis la furia Tomlinson.
Pelle contro pelle.
Single.
Zayn Malik.
"Pezzo di cretino."
Tatuaggio.
'Quel qualcosa'.
Flashback.
Buon Compleanno.
Come un palazzo.
Il viaggio.
La fine.
Epilogo.
La lettera.
Guess who's back

Distrutto.

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By xjorisback

Vi ricordiamo la nostra altra storia 'The A-Team'.




Louis era arrivato a casa sfinito, dopo quelle feste.

La prima per il compleanno del suo migliore amico e la seconda per le labbra senza paragoni del riccio.

E dire che pochi minuti fa era in sua compagnia mentre proprio quel riccio aveva posato le labbra sulle sue, in modo imbarazzato.

Come dargli torto. Louis aveva passato tutto il viaggio verso casa del più piccolo, prendendolo in giro e lodandolo su quanto invitante fosse la sua bocca.

Si mise a ridere mentre col piede scalciava un sassolino, in mezzo alla strada principale quasi vuota della Radura.

Quasi, perché c'era qualche personcina seduta sui marciapiedi cercando di convincere altre personcine che la loro droga era la migliore.

Louis, durante gli anni, aveva potuto constatare che non era affatto vero.
Alzò il sopracciglio verso un tipo dal viso tetro, seduto sul marciapiede davanti casa sua, che gli stava riservando un'occhiata.

Il castano scosse la testa in automatico. Non aveva intenzione di farsi di qualche robaccia sporca.

Gli passò davanti e continuò per la sua strada entrando nell'edificio e inoltrandosi per le scale.

Quasi inciampò quando cercò di saltare tre gradini alla volta e alzò gli occhi al cielo dandosi dello stupido.

'Tutta colpa di Styles', pensò mentre raggiungeva la sua porta e le tirava un calcio dopo aver inserito le chiavi nella serratura.

"Stupida porta." Disse ad alta voce richiudendola con la gamba e facendo un forte rumore.

Accese la luce della cucina e in seguito quella del salone, buttando le chiavi sul tavolo della cucina e sbuffando.

Guardò il suo telefono, non nelle condizioni migliori, e l'orario lo fece sbuffare di nuovo.

Si trascinò in salotto, spegnendo la luce in cucina e si impose di non addormentarsi sul divano ma di arrivare almeno nella sua camera.

Imboccò il piccolo corridoio buio e si fermò proprio davanti all'unica foto, che poi era un disegno; perché Louis sembrava avere una strana allergia a esse.

Nel disegno c'erano i volti sorridenti di lui e Liam e si ritrovò a pensare quanto in realtà fosse stanco per colpa dell'amico.

'Ma Liam ne valeva la pena', pensò sospirando.

Ma cosa ne valeva realmente la pena per Louis?

Probabilmente per il Louis poco più che bambino ne sarebbe falsa la pena arrampicarsi su un muro e sbucciarsi tutto il ginocchio solo per entrare nel parco giochi a pagamento della propria città.

Per il Louis quindicenne ne sarebbe valsa la pena rischiare di diventare padre solo per il suo primo rapporto sessuale non protetto.

Per il Louis di qualche anno fa ne sarebbe valsa la pena andarsene dalla propria città natale, arrivare in un posto sconosciuto e rubare una grossa quantità di denaro all'unica persona che lo aveva accolto bene solo per riuscire ad aprire il suo negozio, ma adesso, per il Louis di ora cosa ne sarebbe valsa la pena?

Liam, sì, perché Liam è il fratello mai avuto.

Il negozio, sì, perché il negozio è la realizzazione di un sogno.

Ed Harry, che in pochissimo tempo era entrato quasi involontariamente nella sua vita rendendola meno insensata, guadagnandosi così il posto d'onore nella lista dei 'ne vale la pena' di Louis.

Perché sì, per Louis, Harry ne valeva la pena.

Si ritrovò a grattarsi la fronde ed a sbadigliare. Si stropicciò gli occhi e riprese a camminare arrivando così alla sua direzione iniziale.

La stanza in penombra era in disordine come d'abitudine. Scalciò le scarpe nell'angolo più buio della stanza togliendosi la giacca ormai stropicciata.

"Devo ammettere che stasera eri davvero elegante." Disse una voce dallo stesso angolo dove Louis aveva scalciato le scarpe.

Louis non ci pensò due volte e accese la luce della stanza.

La figura dell'unica persona che non doveva essere nella camera era proprio lì, appoggiata al muro, con tanto di sorrisino snervante.

"Che ci fai qui?" Chiese annoiato Tomlinson.

"Tutto per un compleanno. È davvero così importante questo Liam?" Continuò il ragazzo moro ignorando la domanda dell'altro.

"Come hai fatto ad entrare?" Chiese Louis.

Sapeva che Zayn stava giocando, ma Louis era più bravo a questo gioco.

"Andiamo Louis, la porta della tua casa fa schifo! Non bisogna essere un ingegnere per riuscire ad entrare." Commentò sarcastico Malik, spostandosi dal muro.

'Vero', pensò.

Louis incrociò le braccia e alzando gli occhi al cielo chiese nuovamente "che ci fai qui?"

"Sono venuto a darti un ultimatum, bellezza."

Tomlinson storse le labbra a quel nomignolo.

"Non ne ho bisogno" iniziò Louis avvicinandosi alla figura dell'altro "so che devo darti i soldi."

"Io, invece, penso che tu ne abbia proprio bisogno." commentò l'altro sorridendogli e guardandosi attorno, storcendo le labbra.

Beh, lui non era abituato a quel tipo di ambienti.
Non più, ormai.

"Ti sto dando fin troppo tempo, Tomlinson." continuò poi, gesticolando con le mani e facendo deglutire il castano.

"Senti, lo so okay? Ma come pretendi che ti ridia tutta quella cifra in pochi giorni?" sbuffò, portandosi una mano tra i capelli. Era decisamente troppo stanco per affrontare una discussione di quel calibro.

"Ma a me non interessa." rispose semplicemente il moro alzando le spalle e guardandolo dritto negli occhi.

"So anche questo." disse Louis ricambiando l'occhiata.

"Non farti fottere il cervello da ragazzini coi fiorellini in testa. Hai una settimana, Tommo." disse Zayn spostando lo sguardo, ma sorridendo.

"Una settimana? Tu sei completamente pazzo." strabuzzò gli occhi Louis, togliendosi la maglia e  buttandola sulla sedia che si trovava in un angolo della camera.

"Te l'ho già detto tempo fa, Louis. Non sei il mio tipo, rimettiti i vestiti addosso." disse Zayn.

"Ma che.." Iniziò Louis. "Vattene Zayn!" Continuò poi, incrociando le braccia.

Zayn si toccò le tasche anteriori dei jeans e trovando il pacco quasi nuovo delle sigarette lo estrasse facilmente. Si accese una sigaretta e la strinse tra le labbra.

"Che hai regalato a Liam?" Chiese all'improvviso Louis, ricordandosi che Liam non aveva aperto nessuno dei regali ricevuti.

Il moro sorrise e si avvicinò alla porta di legno della camera.
La aprì leggermente e togliendosi la sigaretta dalle labbra si girò verso l'altro.

"Una settimana, Louis, hai solo una settimana." Rispose aprendo la porta e sparendo dalla visuale del tatuatore.

L'ultima cosa che Louis sentì fu la porta della casa chiudersi e poi silenzio.

Che Zayn facesse sul serio, Louis lo sapeva perfettamente, come sapeva che quei soldi doveva ridarglieli perché il maggiore poteva essere qualsiasi cosa, ma non era un ladro. Non voleva esserlo.

Ma non sarebbe mai riuscito a trovare quella cifra in una settimana.
Tanti soldi, poco tempo.

Louis si passò ripetitivamente le mani tra i capelli prima di sbuffare sonoramente. Si tolse i jeans rimanendo così in mutande e si sdraiò sul letto sfatto.
'Coglione.', pensò.

***

Si diede mentalmente del cretino, la mattina seguente quando la suoneria del suo telefono lo svegliò.

Scegliere "Welcome to the jungle" come suoneria non era stata la sua decisione migliore.

Sbuffò mentre, con ancora gli occhi chiusi, toccava le tasche dei jeans della scorsa sera alla ricerca del telefono.

Lanciò un urlo infastidito quando le leggere lenzuola si aggrovigliarono al suo corpo, ma quando trovò l'apparecchio che cercava si calmò sbuffando di nuovo.

Aprì gli occhi quel minimo per vedere lo schermo illuminato e aggrottò la fronte quando lesse la scritta "Rompipalle".

"Se non mi dai una fottuta buona ragione per avermi alzato a quest'ora, giuro che vengo a prenderti e ti concio per le feste, brutta testa di cazzo." disse Louis, digrignando i denti e cercando di trasmettere attraverso l'aggeggio elettronico quanto fosse arrabbiato.

"Louis.." rispose semplicemente il suo amico in un modo strano, che fece alzare il busto del castano.

"Liam, che hai?" chiese quello confuso.

"Il negozio, Lou. Sono appena arrivato e il negozio.." disse balbettando, facendosi prendere dal panico.

"Woah, amico. Che cosa è successo al negozio?" chiese il tatuatore levandosi le coperte di dosso e alzandosi velocemente, stropicciandosi gli occhi con la mano libera.

"L'hanno distrutto, Louis."

       
                            ***

Louis si era letteralmente catapultato fuori di casa, aveva corso giù per le scale e si era scontrato con un minimo di dieci persone diverse mentre correva per le strade, fin quando la famigliare via di Bleecker Street lo accolse.

Rallentò un attimo per riprendere fiato prima di ricominciare a muovere le gambe.

Aveva riattaccato il telefono in pochi secondi ed era uscito di casa, non chiudendo a chiave ma era l'ultimo dei suoi pensieri.

Aveva sacrificato tutto per quel negozio, aveva passato notti insonni e aveva dato tutto se stesso.

Ci teneva troppo e lo si capiva anche dal fatto che aveva quasi rischiato l'osso del collo per scendere di corsa le scale di casa.
Non aveva preso l'autobus, la metro o qualsiasi altro mezzo.
Aveva corso fino allo sfinimento.
Aveva corso come mai fino ad ora.

Così, quando arrivò davanti la sua vetrina per poco non cadde.
Il vetro era tutto sul marciapiede, la porta era letteralmente spaccata in due parti e poggiata a terra, come a voler fare compagnia al vetro frantumato.

Entrò dentro e si maledì immediatamente.

La parete più ampia, quella che fino al giorno prima era perfettamente pitturate, ora si ritrovava marchiate da una scritta.

I quadri si trovavano in frantumi, anch'essi, sul pavimento e i cuscini dei divani erano squartati.

Il bancone era ribaltato e tutti i documenti erano sparsi, insieme alle varie penne, per il negozio.

"Chi è stato?" Chiese una voce.

Louis si fiondò dentro il suo studio.
Intero.

Era tutto come lo aveva lasciato.
Immacolato. Niente fuori posto.
"Questa non l'hanno toccata." Disse Liam, alle sue spalle.

Era appoggiato allo stipite della porta.
Era scioccato.

Non riusciva a capire il perché di questa azione. Perché rovinare così un negozio aperto con tanti sacrifici?

Il maggiore ritornò nell'altra stanza e sospirando si sedette sul divano privo di cuscini.

Guardò la scritta sul muro e sospirò nuovamente.

Liam gli si avvicinò cautamente e appoggiandogli una mano sulla spalla sinistra chiese di nuovo "Chi è stato?"

Louis lo ignorò. La sua attenzione era totalmente catturata dalla scritta fatta da una bomboletta spray.

Liam non sapeva chi avesse ridotto così il negozio, ma aveva qualche sospetto. Sospetto che venne confermato dalle lettere sul muro.

Due parole, dodici parole.
'Una settimana.', Diceva.
E così facendo, Zayn, ancora una volta, gli aveva dimostrato quanto facesse sul serio.

***

"Che diavolo è successo lì fuori?" Chiese una Sophia agitata.
"Cosa è successo?" Chiese Harry ignaro.

Quel giorno, Harry, si era alzato maledettamente felice.

Cercava di auto convincersi che il suo buonumore dipendesse dal fatto che la madre lo aveva svegliato con la sua colazione preferita o che aveva litigato per ennesima volta con la sorella; litigio finito con un abbraccio, o dal fatto che oggi era giorno di paga, ma in cuor suo sapeva che il sorriso da ebete dipinto sul suo volto dipendeva dal proprietario del negozio accanto.

Stesso sorriso che scomparve quando la ragazza lo trascinò fuori dall'attività in cui lavorava.

Alla vista di tutto il vetro frantumato sul marciapiede iniziò a camminare involontariamente.

Raggiunse immediatamente la sua destinazione, seguito dalla mora.
Il riccio appoggio la mano allo stipite della porta ed entrò.

Trattenne il respiro per qualche secondo quando si accorse in che condizione era il negozio.

Distrutto.
Era tutto distrutto, ma forse, la cosa più distrutta era davanti i suoi occhi.

Louis, che con lo sguardo perso era stato appena catalogato da Harry sotto l'etichetta di 'distrutto'.

A parer di Harry, Louis era sempre stato un po' distrutto ma mai quanto ora.

Non era arrabbiato. Quando il maggiore lo era lo si capiva dalle sue urla, ma Louis non stava urlando.
Non era neanche nervoso.
Quando lo era non c'erano sigarette che gli bastavano, ma Louis non stava fumando.

E, ovviamente, non era felice. Quando lo era il suo sorriso era l'unica cosa che si notava, ma ancora una volta, Louis non stava sorridendo.

Era distrutto.

Lo si capiva dai suoi occhi spenti, dalle sue gambe incrociate, dalle sue mani che si stavano auto torturando e dalle sue labbra semi aperte.

Harry avrebbe voluto fare qualcosa, ma per la prima volta in vita sua, non sapeva che fare.

Così si avvicinò solamente. Gli passò davanti, ma sembrava che il maggiore non ci avesse fatto caso, e si sedette accanto a lui.

Gli afferrò la mano e la incrociò alla sua e solo allora il tatuatore si accorse della sua presenza.

Non dissero niente. Non c'era bisogno.

Il più piccolo strinse la mano dell'altro come a dirgli 'io ci sono' ma Tomlinson lo sapeva.

Il liscio gli accarezzò il dorso della mano col pollice prima di riprendere a guardare il vuoto.

"Perché?" Chiese Sophia, ancora all'entrata.
Liam le si avvicinò e scrollò le spalle baciandole la fronte.

***

"Harry, non preoccuparti, ci penso io al vetro." disse con un filo di voce il più grande.

"Oh, no. Faccio io." Rispose prontamente l'altro, sorridente.

"Ti taglierai." Continuò Louis, guardandolo.

"Non essere paranoico." Lo prese in giro Harry.

Il riccio avvicinò la spazzatura a se e abbassandosi afferrò i pezzi di vetro più grandi.

Li buttò per poi ripetere più volte l'azione con l'aiuto della mora.

"Harry." Lo chiamò Sophia.
Il riccio continuò indisturbato il suo lavoro quando la ragazza lo chiamo nuovamente.
"Harry!"
"Si?" Chiese lui, prestando attenzione all'amica.

"La mano." Disse solamente lei, con occhi sgranati.

Harry abbassò gli occhi alle sue mani e, a sua volta, sgranò gli occhi.
"Dannazione." Sussurrò.

La scia di sangue che scorreva lungo la sua mano sinistra attirò l'attenzione di tutti.

"Cristo, Harry, te lo avevo detto!" Urlò il maggiore, interrompendo il suo lavoro per dedicarsi a lui.

"Non è niente." Sussurrò il minore, asciugandosi la mano sulla maglia nera. "Visto? Non c'è più niente." continuò.

Tomlinson lo afferrò per il polso e lo fece alzare dirigendolo nel suo studio.

Arrivò al piccolo lavandino e aprì l'acqua fredda mettendo la mano dell'altro sotto il getto d'acqua.

Chiuse il rubinetto e si avvicinò al primo cassetto del mobile, quello dedicato ai disinfettanti.

Prese un disinfettante e del cotone e fece segno all'altro di avvicinarsi.

Harry, a passi lenti, si avvicinò ed allungò la mano lesionata verso Louis.

Tomlinson, tremante, l'afferrò e la disinfetto.

"Scusami per prima." Sussurrò tamponando leggermente sulla ferita.

"È okay, non preoccuparti." Rispose il riccio sorridendo.

"Forse dovrei mollare tutto." Disse Louis, guardandolo negli occhi.

"Non dire sciocchezze." Rispose subito il minore.

"Che senso ha continuare, a questo punto?" chiese più a se stesso che all'altro ragazzo, il quale era impegnato a seguire tutti i movimenti fatti dal più grande.

"E' stato Zayn, vero?" rispose Harry ponendo un'altra domanda.

"Dovrei sul serio mollare tutto. Ritornarmene a Londra e dimenticare tutta questa merda." disse Louis a bassa voce, mentre passava il piccolo batuffolo di cotone intriso di liquido trasparente con un odore che al riccio fece storcere il naso.

"Lou, stai pensando troppo in negativo." disse semplicemente Harry con uno sguardo triste.

"Negativo?" rise aspramente l'altro alzando gli occhi al cielo, buttando il cotone nel cestino.

"Il mio cazzo di negozio, per cui ho lavorato sodo, è stato distrutto in una notte. Una fottuta notte, Harry. Ho passato la mia intera adolescenza a chiedermi cosa diavolo ne avrei fatto della mia vita e questo negozio era l'unica cosa che mi dava delle certezze. L'unica cosa che mi faceva continuare a sperare. L'unica cosa che.." la voce si bloccò facendo strabuzzare gli occhi di Harry che aveva sentito tutto il discorso.

Non era pronto a quello. Lui non era affatto pronto a quello.

"Lou.." sussurrò e non pensandoci neanche due secondi prima di togliere dalle mani del castano la bottiglietta di disinfettante e buttarla per terra, per poi portare le braccia intorno al corpo del più alto.

Lo strinse forte e non se ne importò se sarebbe risultato ridicolo o imbarazzante, ma ne aveva bisogno e aveva bisogno di far sapere al maggiore che lui c'era.

Quando all'inizio Louis non aveva ricambiato la stretta, si era dato dello scemo da solo ma sentendo  stringersi a sua volta, sorrise.

Rimasero così per quelle che sembrarono ore.

Louis con le lacrime agli occhi mentre appoggiava la guancia sul capo del riccio e Harry con la consapevolezza sempre più prepotente di voler aiutare Louis.

Si staccarono dopo un po', guardandosi negli occhi.

Verde contro blu.

La mano del più piccolo corse verso gli occhi rossi dell'altro, asciugando le gocce salate che scivolavano sulle sue gote.

"Aggiusteremo tutto, okay?" disse a corto di parole, perché cavolo! Louis Tomlinson sembrava un piccolo bambino voglioso di coccole e il cuore di Harry non poteva reggere.

"Apprezzo il fatto che tu voglia cercare in qualche modo di consolarmi, fiorellino, ma sappiamo entrambi come andrà a finire." rispose il tatuatore socchiudendo gli occhi per un attimo.

"Ha vinto." sollevò le spalle dopo aver riaperto le palpebre, guardando come il volto di Harry fosse preoccupato.

"Al massimo mi prostituirò." disse poi facendo una smorfia e facendo aggrottare la fronte del riccio.

"Stai scherzando, vero?" chiese lui non capendo.

"Si, stupido." rispose Louis alzando gli occhi al cielo e sorridendo leggermente.

"Sta uscendo sangue dal dito." continuò subito dopo, prendendo tra le sue mani quella del minore che sospirò per il cambio d'umore del ragazzo dagli occhi azzurri.

"Cosa intendi fare col negozio?" chiese lo stesso Harry, riportando l'argomento.

"Niente." rispose Tomlinson abbassandosi un istante per raccogliere la bottiglia di disinfettante e ritornando su per prendere un pezzo di cotone sopra al lavandino.

"Come niente? Lo lascerete così?"

"Harry." lo richiamò il castano tamponando il piccolo taglio. "Raccoglieremo i pezzi." rispose semplicemente.

"E cosa mi dici dei tuoi pezzi, Louis? Chi li raccoglierà i tuoi pezzi?" chiese Harry togliendo dalla sua presa, la mano ormai disinfettata.

"Io, penso." rispose sorridendogli tristemente.

Il riccio si ritrovò a pensare a quante ne aveva realmente passate il tatuatore. A quanto quegli anni fossero stati duri e difficili per lui.

"Ti aiuterò." disse poi sorridendo e facendo alzare un sopracciglio al castano.

"Harry, tu già mi aiuti abbastanza."

"No, intendo che raccoglieremo i pezzi insieme. Sia quelli del negozio sia i tuoi. Lo faremo insieme, Lou." rispose il più piccolo sorridendo.

"Niente accade per magia. Non viviamo mica in High School Musical." disse Louis scuotendo la testa ma sorridendo piano per quell'improvvisa allegria che aveva inondato gli occhi del ragazzino.

"Sfortunatamente no. Ho sempre avuto una cotta per Zac Efron." sussurrò Harry pensando alle giornate che aveva passato guardando video e foto attraverso lo schermo del suo pc.

"Ma non era quello lo scopo del mio discorso." disse il riccio imbronciandosi mentre seguiva con lo sguardo come il castano metteva a posto gli oggetti che aveva utilizzato poco prima.

"Lo studio è intatto. Puoi continuare a fare il tuo lavoro. Per la vetrina basta qualche centinaio di dollari e il resto sono piccole cose." continuò ottimista e cercando di far entrare in quell'ottica anche il maggiore.

"Qualche centinaio? Fiorellino, in una settimana dovrei riuscire a mettere su un po' di più di qualche centinaia." sospirò Louis, spostandosi e dirigendosi verso il suo sgabello.

"Che intendi con una settimana?" chiese confuso Harry seguendo l'altro ragazzo.

Louis sospirò di nuovo prima di parlare "Zayn vuole tutto quello che gli ho preso in sette giorni."

"E sarebbe.." iniziò il riccio facendo un gesto con la mano destra per far continuare l'altro.

"Ventimila dollari." disse con un tono di voce indifferente.

Harry, invece, dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di comprendere a pieno.

"Siamo fottuti, lo so." sbuffò Louis alzando le spalle e guardandosi attorno ringraziando Dio per avere ancora il suo amato studio integro.

"No." tossì appena il minore, riprendendosi da quel piccolo shock.

"Non è molto. Avrai molti soldi messi da parte giusto? Anche Liam. Magari potremmo aiutarvi anche io e Sophia." continuò sorridendo ma venendo subito fermato dalla mano di Louis a mezz'aria.

"Stai zitto. Non ho intenzione di elemosinare, tanto meno da te." rispose facendo una smorfia disgustata e alzandosi dallo sgabello per andare verso la porta d'uscita.

Harry sospirò, solo nella stanza. Ma dove si era cacciato?

Quel giorno non poteva venire qualcun'altro a prendere quel girasole?

Sospirò una volta ancora, storcendo le labbra e passando un dito sul piccolo taglio.

Era uno di quei bei dolori, quando sai che fa male ma lo fai lo stesso perché è piacevole.
E quello gli ricordò Louis Tomlinson.

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