BETWEEN (The Again Serie #3)

De SkyRu90

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TERZO CAPITOLO DELLA SERIE AGAIN. DISPONIBILE CARTACEO E DIGITALE SU AMAZON IN UNA NUOVISSIMA EDIZIONE!! Mais

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FINALE... O FORSE NO

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De SkyRu90

Continuo a pensare a Logan e Sanne anche nei giorni seguenti. Mi sembra così impossibile e nello stesso tempo così inevitabile. Sanne ha sempre avuto una cotta per Logan e non le andava proprio giù che lui invece fosse innamorato di me. Quando è riuscita a conquistarlo, l'ultimo anno di liceo, la cosa aveva sorpreso tutti, eppure nella loro diversità sembravano davvero fatti una per l'altro. Entrambi si sono rivelati arrivisti, falsi e completamente indifferenti al concetto di amicizia. Perfetti.

«Sei pronta?» mi chiede Carly facendo capolino nella mia stanza.

«Sì», mi sforzo di sorridere mettendo da parte i pensieri. «Wow!» esclamo poi guardandola meglio.

Indossa una minigonna di pelle a vita alta e un top argentato che fa risaltare la sua pelle chiara e i suoi capelli platino.

Fa una giravolta scoppiando a ridere. «Queste sono un regalo di papà, però», dice poggiandosi le mani sul seno. «I vantaggi di avere un chirurgo plastico in famiglia», strizza l'occhio.

Lancio una fugace occhiata allo specchio, jeans stretti chiari strappati al ginocchio, stivaletti, e t-shirt rossa con scollo a barca, niente di osato, ma mi sento notevolmente a mio agio.

Scendo al piano di sotto e raggiungo le ragazze nella cucina comune. Il tavolo è imbandito con bibite e alcolici e qualche vassoio di stuzzichini.

«Avete chiuso a chiave tutti gli oggetti di valore?» chiede Olivia Johnson, una dell'ultimo anno. «Lo scorso anno ci sono stati dei danni. Interi dormitori messi a soqquadro da una banda di ubriachi.»

«Io ho avvisato tutte per tempo», alza le mani Carly. «Chiudete a chiave le vostre camere e le finestre, per evitare che qualche simpaticone cerchi di arrampicarsi.»

«Solo gli spazi comuni sono agibili», interviene anche un'altra ragazza. «Parlo con le matricole: potete girare per il campus dove volete, non ci sono regole, entrate nelle confraternite, chiacchierate con tutti. Magari evitate di bere troppo o domani mattina vi ritroverete sdraiate chissà dove senza ricordarvi come e con chi ci siete finite.»

Guardo le nostre tre inquiline più giovani completamente esaltate all'idea di questa serata. Se mi metto a pensare alle feste del liceo mi si stringe lo stomaco. Io, Malek e Sanne eravamo delle vere e proprie calamite per guai.

Quando la festa comincia, vado a sedermi fuori. In breve tempo le strade pullulano di studenti. Di solito nel weekend c'è molta meno gente, ma la festa d'inizio anno non se la vuole mai perdere nessuno. Qualche faccia la riconosco, ma molte mi sono del tutto sconosciute.

«Facciamo un giro?» mi chiede Carly sempre con la sua aria affabile.

Annuisco e seguo lei e Olivia in mezzo alla folla.

«Non posso credere che questa sia la mia ultima festa al college», dice questa. È una ragazza con una bellissima carnagione scura e gli occhi neri che ridono sempre. «Il prossimo anno sarò a centinaia di chilometri di distanza», continua.

«Di cosa ti lamenti?», le dà una pacca amichevole Carly. Poi guarda me. «Ha ottenuto un tirocinio in Europa. Ti rendi conto? E continuerà gli studi laggiù, per poi tornarsene qui e umiliarci tutti con il suo curriculum impeccabile.»

«E chi te l'ha detto che tornerò? Magari m'innamoro e vi saluto da oltreoceano.»

Sono simpatiche, non posso dire il contrario. E passo la prima parte della serata ad ascoltare i loro affettuosi battibecchi. Scopro così che Carly ha un fratello - strano che nonna non abbia ancora cercato di appiopparmelo - di nome Cody, e che il suo obbiettivo è diventare psicologa.

«E tu, invece?» mi chiede Olivia. «Te ne stai sempre per i fatti tuoi, non parli con nessuno. Non puoi pretendere di entrare in un dormitorio come il nostro e poi fregartene di tutte.»

«Non ho preteso nulla», dico alzando le spalle. «Ho lasciato fare a nonna.»

«Elinor sa essere molto crudele quando vuole», commenta Carly ironica.

«Cioè?»

«Elinor Anderson non avrebbe mai permesso che la sua dolce nipotina vivesse tra la plebaglia», ridacchia.

«Accidenti, allora non dirle che io sono qui grazie a una borsa di studio, i miei non si potevano proprio permettere questo posto», ride Olivia per nulla offesa. «Quando sarò chi voglio essere, affermata e con una buona entrata economica, comprerò una villa ai miei per ringraziarli di tutti gli anni che si sono sacrificati per me e mio fratello. Se lo meritano.» Le s'incrina la voce commossa. «E tu? Non hai risposto alla mia domanda», dice poi.

«Voglio fare la giornalista», spiego.

«Tutto qui?» sembra delusa. «A chi t'ispiri, di cosa vuoi occuparti? Parla.»

Domanda da un milione di dollari. «Non ho una linea precisa da seguire, so solo che voglio lavorare alla Mason Enterprise.»

Carly fischia. «Hai detto niente», commenta. «Quello è un colosso dell'editoria e della comunicazione. Lavorare lì è come vincere il superenalotto. Avresti un curriculum da fare invidia e conosceresti un sacco di gente famosa.»

«La gente famosa non m'interessa», dico.

«Chi devi soddisfare? Tuo padre? Tua madre?» domanda Olivia.

«Il mio ragazzo», rispondo e adesso è la mia voce a incrinarsi. Olivia mi guarda senza capire. «È morto due anni fa, la sera della festa dei diplomi. Avevamo deciso di iscriverci insieme all'università, lui voleva studiare a Stanford e lavorare col Gruppo Mason. Sua madre lavorava lì. Così mi sono ripromessa di farlo io.»

Carly e Olivia mi guardano.

«Che storia bellissima.»

«Tu sei completamente folle!»

Sollevo un sopracciglio.

«Scusa se te lo dico, amica, ma mi sembra una cosa da pazzi», dice Olivia. «A parte che Stanford è dall'altra parte del paese quindi comunque la vostra relazione sarebbe finita», spiega. «Le storie d'amore del liceo muoiono al liceo. Continuano dopo il diploma solo se si fa la stessa università, e non sempre, o se si lavora e allora ci si accasa a vent'anni e si sforna qualche marmocchio che ti farà sentire mediocre alle cene di classe, quando vedrai che i tuoi compagni ce l'hanno fatta e tu no.»

«Io lo trovo molto romantico», interviene Carly. «Se tu sei convinta di questa cosa e credi che abbia un senso per la tua vita allora è giusto che tu lo faccia.»

«Mi dispiace per la tua perdita, credimi lo dico sinceramente. Ma rimango del parere che la vostra storia non sarebbe durata. Lui sarebbe partito con una valigia di promesse e avreste cominciato a sentirvi tutti i giorni con frasi sdolcinate. Poi a Natale, rivedendovi, avreste cominciato a notare tanti piccoli difettucci enfatizzati dalla lontananza, avreste capito di non avere poi così tante cose da dire e le telefonate si sarebbero diradate per poi diventare sporadiche. La storia sarebbe naufragata quando il primo dei due che si fosse trovato un'altra avrebbe chiamato dicendo che non aveva più senso continuare e che era meglio lasciare le cose come stavano.»

«Parli per esperienza personale?» mi viene da dire.

Olivia sorride amara. «Si chiamava Jacob. Mi aveva promesso le stelle e la luna. Tempo le vacanze di primavera e aveva un'altra ragazza. Io l'ho saputo da un suo amico.» Mi guarda. «Ma non sono rimasta a piangermi addosso, la vita del college è incredibile se ne approfitti. Mentre cerchi di raggiungere i tuoi obbiettivi, potresti anche guardarti intorno.»

C'è musica ovunque, i brani si sovrappongono sospinti dal vento e dappertutto c'è gente. Non voglio pensare alle parole di Olivia. Inutile chiedermi se davvero io e Connor ci saremmo lasciati.

All'improvviso sono spinta brutalmente da qualcuno che mi viene addosso. Carly mi afferra in tempo per non farmi cadere. Mi volto.

«Scusa», sento dire da Matty con indosso un ridicolo vestito da Superman.

Sgrano gli occhi per la sorpresa. «Che stai facendo?» chiedo.

Lui sembra visibilmente in imbarazzo. «Pago una scommessa», si giustifica.

Mi guardo intorno e noto che c'è anche Spiderman, che per sua fortuna indossa una maschera, e un Capitan America che ha perso lo scudo. Girano intorno al falò urlando a squarciagola.

«Ti diverti?» Vicino a me c'è il ragazzo biondo della festa di nonna.

«Che cosa vuoi?» domando subito sulla difensiva.

«Farti una domanda e sperare di ottenere una risposta. Io lo chiamo conversare. Dalle tue parti come si dice?» Ha le mani in tasca e indossa una giacca sportiva.

«Si dice non mi scocciare.»

«Senti, senti. Eppure dovrei essere io quello offeso. Se non ricordo male, mi hai preso a schiaffi.»

«Se non ricordo male, ti sei introdotto in camera mia senza permesso e mi hai insultata credendo di conoscermi.»

«Vedo che sei una che si lega le cose al dito belle strette», ride. «Ricominciamo da capo, se vuoi, come le persone civili» e mi tende la mano.

Io la guardo per un secondo prima di sbuffare. «Ma proprio non capisci? Stai alla larga da me!» dico e me ne vado. 

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