BETWEEN (The Again Serie #3)

By SkyRu90

2.3M 11.8K 687

TERZO CAPITOLO DELLA SERIE AGAIN. DISPONIBILE CARTACEO E DIGITALE SU AMAZON IN UNA NUOVISSIMA EDIZIONE!! More

Prossimamente
1
2
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
FINALE... O FORSE NO

3

7.9K 474 26
By SkyRu90

«Credevo mi sarebbe piaciuto di più, invece molti dei miei vecchi colleghi sono stati licenziati e il nuovo organico è molto coeso. Sono il loro capo, ma non conosco nessuno, sono nuova. È come quando sono arrivata in Cina: devo ricominciare tutto da capo», mi sta dicendo mamma mentre sediamo nel terrazzo dei nonni.

La festa è in pieno svolgimento, dentro è pieno di gente. La cena è stata degna di un re, come sempre, ma io non vedo l'ora di andarmene a dormire. Domani comincerò il terzo anno di college e mi chiedo cosa mai potrà organizzare quella donna il giorno della mia laurea. Mamma è al suo secondo drink, indossa un paio di pantaloni blu stretti in vita e morbidi sulla gamba con una camicia bianca tutta arricciata che dona moltissimo alla sua acconciatura spettinata.

«Come fai a sopportare tutto questo?» mi domanda a un tratto.

«Scusa?» domando distratta, persa nei miei pensieri.

«Ho sempre detestato questa mania di tua nonna di ostentare i suoi soldi. Certo apparteniamo a due mondi diversi, io ero plebe ai loro occhi ai tempi delle superiori e il fatto che tuo padre si fosse innamorato di me era visto come una specie di capriccio, capisci? Un po' come il principe che s'invaghisce di Cenerentola. Elinor era convinta che Christopher glielo stesse facendo per ripicca. Ma, santo cielo, un bambino non è uno scherzo e quando le abbiamo detto della gravidanza per poco non ci è rimasta secca.»

Le prendo il bicchiere dalle mani. «Forse è meglio se ordini dell'acqua», commento.

«Sei sempre stata la più adulta tra noi due», continua lei. «Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Divorziare da tuo padre è stata la decisione più difficile della mia vita e partire per la Cina mi sembrava un desiderio così egoista.» Mi prende una mano. «Però guarda: hai riallacciato i rapporti con tuo padre, hai trovato due nonni ricchissimi sempre pronti a presentarti un sacco di gente del gran mondo, sei un'ottima studentessa e sono molto orgogliosa di te.»

«Non sono interessata ai soldi dei nonni», spiego paziente. «Non nel modo in cui intendi tu. Mi avete cresciuta benissimo anche senza.»

«Tesoro, contribuiscono più che generosamente alle spese del college, ti hanno regalato un appartamento in centro e sono convinta che la stanza del dormitorio sarà più grande del mio monolocale in Cina», mi ammonisce.

«Credo non ci sia niente di male ad approfittare di qualche vantaggio se sono loro a volermelo offrire.»

Mike e papà compaiono proprio al momento giusto.

«Che state combinando?» domanda papà. In giacca e cravatta fa sempre la sua bella figura.

«Credo che mamma abbia bisogno di andare a casa», rispondo alzandomi rivolta a Mike.

A lui basta un'occhiata per capire cosa intendo. «Sarà meglio andare a prendere le nostre cose», annuisce afferrandola per un braccio. «Ci vediamo la prossima volta. Buon proseguimento.»

Quando rimango sola con papà, Patricia sta conversando amabilmente con lo psicanalista di nonna, gli chiedo cosa ne pensi del fidanzato di mamma. Rimaniamo a chiacchierare fuori qualche minuto. Lo so che gli dispiace che io non vada mai a trovarlo, che ritiene assurda questa mia decisione e che faccia fatica a seguire le mie richieste. Così come a me risulta molto complicato a distanza di due anni, credere di essere qui a bere cocktail e mangiare tartine in mezzo a gente piena di soldi invece di essere a Stanford con Connor, due collegiali qualunque, magari lavorando in una caffetteria per guadagnare qualcosa tra una lezione e l'altra. Non era così che avevo immaginato il mio futuro e proprio perché tutti i miei piani sono stati distrutti, non riesco a ipotizzare altro. Semplicemente mi lascio trascinare dagli eventi.

Raggiungo la mia camera alla ricerca di un po' di privacy, di silenzio e perché no anche della conclusione di questa giornata. Magari nessuno verrà a cercarmi e finirò per addormentarmi ancora vestita sul mio letto.

«E tu chi diavolo sei?» sbotto vedendo un ragazzo girato di spalle verso la finestra spalancata. C'è chiaro odore di fumo.

«Ciao», risponde senza scomporsi minimamente. «Vuoi favorire?» chiede allungandomi la sigaretta.

«Ti ho fatto una domanda», dico.

È bello. Molto bello. Indossa un completo nero elegante come se fosse la cosa più naturale del mondo, nessuna cravatta, i primi due bottoni slacciati. I capelli sono corti e disfatti, segno che ci ha passato le mani dentro più volte o per noia o come tecnica di abbordaggio per le ragazze presenti in sala.

«Anche tu cercavi un po' di pace?» mi chiede tornando a guardare fuori. «Queste feste sono tutte uguali: un gruppo di gente che parla del niente facendo a gara a chi la spara più grossa.»

«E tu come conosci i signori Anderson?»

«Sono amici di famiglia. Mio padre ed Edward si conoscono da una vita, si sono aiutati con gli affari in più di un'occasione. Quando posso evito queste pagliacciate, Elinor è così megalomane. Hai visto quante posate c'erano a tavola?» Si volta con sguardo divertito. «E poi non si è mai sentita di una festa per la nipote al terzo anno di college. Anch'io vado al college, torno adesso da un anno all'estero, e mia madre darà una festa solo se le darò la soddisfazione di finire gli studi prima che diventi vecchia. Se fossi quella Rachel mi sarei andato a nascondere.»

«Diciamo che speravo più di andarmene a letto», lo correggo incrociando le braccia al petto.

La sua espressione si fa confusa. «Tu sei..?»

«Sono Rachel Anderson», dico senza accennare a gesti di cortesia. «Questa è la mia festa e tu sei in camera mia.»

Lancia il mozzicone oltre la finestra e infila le mani in tasca rivolgendomi uno sguardo incuriosito. «Scusa, colpa mia», dice. «Ho chiesto a mio padre di lasciarmi in pace e di impedire a tua nonna di presentarci come se dovessimo organizzare un matrimonio domani. Conosco Elinor forse più di te e se ancora non l'hai capito tutti questi party sono per trovarti marito.»

«Di che stai parlando?»

«Sei la nipotina che non hanno mai conosciuto, la conosciamo tutti questa storia, sono anni che gira nei salotti. E tua nonna ha in mente di toglierti dalla vita che i tuoi ti hanno sempre fatto fare e introdurti nella nostra. Mi capirai se non mi congratulo con te.» Fa un passo nella mia direzione. «Piacere io sono...»

«Non m'interessa come ti chiami», lo interrompo con un cenno della mano. «Forse è stato un bene che non ci hanno presentati. Ora ti pregherei di andartene e lasciarmi in pace.»

«Sai, è strano che non ci siamo mai incontrati neanche al campus. Frequentiamo la stessa università.»

«Il posto è molto grande.» Cosa gli serve per capire che lo voglio fuori dai piedi?

Lui raggiunge il mio cassettone e guarda la foto esposte in cornice. «Guardavo questa prima», dice prendendone una in mano. «Lui è il tuo ragazzo?» domanda indicando Connor.

Sento una fitta attraversarmi il petto. È una delle ultime foto che ci siamo fatti insieme, lui ha il sorriso più bello del mondo mentre io ho un'espressione buffissima. Quanto eravamo felici e neanche ce ne rendevamo conto.

«Mettila subito giù», ordino presa da un sottile attacco di rabbia mista a dolore. Chi si crede di essere per indagare nella mia vita?

«Capisco», risponde e obbediente posa la foto. «Le conosco quelle come te. Chi è? Il tuo migliore amico di cui sei innamorata da una vita ma non glielo dirai mai per non rovinare tutto mentre intanto lui va a letto con ogni ragazza che respiri?»

Prima di rendermene conto l'ho schiaffeggiato. Nel silenzio il ciaf si è sentito molto bene. Lui si porta una mano alla faccia, sgrana gli occhi, azzurro chiaro quasi grigio, e mi fissa come fossi impazzita. Per un istante devo esserlo stata altrimenti non si spiega. Anche se vorrei solo che sparisse e insieme con lui tutta la gente oltre la porta, credo di dovergli delle spiegazioni, almeno mi odierà per qualcosa di concreto.

«Era il mio ragazzo. È morto in un incidente d'auto due anni fa, la sera della consegna dei diplomi», riassumo tutto d'un fiato mentre gli occhi prendono a bruciare. Non mi metterò a piangere davanti a questo tizio.

«Mi dispiace», mormora lui prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.

Mi accascio a terra, nascondo il viso nella stoffa del vestito e comincio a piangere. 

Continue Reading

You'll Also Like

6.7K 114 5
Rikki Violet Smith, è una ragazza in carriera, lavora nell'ufficio di suo padre con la speranza che un giorno possa prenderne le redini, e questo è e...
387K 13.3K 49
Una ragazza fiera, diffidente e con un sarcasmo disarmante. Non è abituata ad avere qualcuno che si prende cura di lei. Ormai è da anni che si deve...
7.2K 323 53
Mia conduce una vita apparentemente normale: vive con i suoi genitori, va a scuola e si diverte con Jake, il suo più caro amico. Sente che in lei c'è...
3.7K 52 39
Giulia, 18 anni, fin dalla nascita ha avuto a che fare con gli ospedali; solare ma permalosa troverà l'amore in ospedale Davide, 18 anni, quasi 19 i...