Bleecker Street. || Larry Sty...

By xjorisback

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Bleecker Street, dove un negozio di fiori in cui un giovane di nome Harry lavora e un negozio di tatuaggi in... More

Fiorellino.
Alcool e famiglia.
Diana.
Bollenti spiriti e pensieri poco casti.
Confessioni e vista laser.
"Buonanotte Fiorellino."
Harry dove sei?
Noah e Josh.
"..a mentire sono bravissimo."
"Diciotto cazzo di anni."
Lo zaino.
Pelle contro pelle.
Single.
Zayn Malik.
"Pezzo di cretino."
Tatuaggio.
'Quel qualcosa'.
Flashback.
Buon Compleanno.
Distrutto.
Come un palazzo.
Il viaggio.
La fine.
Epilogo.
La lettera.
Guess who's back

Louis la furia Tomlinson.

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By xjorisback

Inutile dire che Louis era un fascio di nervi mentre camminava per le strade di un quartiere totalmente diverso da quelle a cui era abituato a percorrere.

Un conto era prendere in giro Harry, un conto era avere una piccola erezione per colpa sua ma tutt'altra cosa era incontrare i suoi cazzo di genitori.

Louis non avrebbe mai pensato di finire in quella situazione, neanche nei suoi incubi più terrificanti.

Per poco non gli era preso un colpo quando Diana, alcuni mesi prima, gli aveva chiesto di incontrare i suoi genitori.

Tomlinson, non ne aveva mai fatto segreto, era il tipo da una notte e via; questo Diana lo sapeva benissimo ma non si era arresa.

Per questo, erano in quella strana forma di relazione. Louis teneva a Diana, ma non nel modo in cui lei teneva a lui.

Sospirò cercando di rilassarsi mentre prese tra le mani la settima sigaretta della giornata.

"Sembri nervoso." Disse Harry, camminando affianco al tatuatore.

"Perchè dovrei esserlo?" Rispose spavaldo Louis, prendendo l'accendino e accendendo la sigaretta.

"Non so, dimmelo tu."

Louis si girò verso lui, guardandolo di traverso "Perché non ti fai gli affaracci tuoi?" Chiese semplicemente in risposta.

"Scusa.." Disse Harry, calciando un sassolino e tossendo imbarazzato.

Louis notando quel gesto, alzò gli occhi al cielo appuntandosi mentalmente di non parlare più tanto bruscamente al più piccolo.

"Come mai ti è venuto in mente quest'idea?" Chiese dopo un po' di silenzio mentre svoltavano a destra in una stradina più stretta rispetto le altre.

"Non so, per cambiare?" Alzò le spalle Harry, non sapendo davvero cosa rispondere.

Gli era arrivata quella strana idea all'improvviso e a lui era sembrata una buona proposta.

Louis gli lanciò uno sguardo accigliato per poi aprire bocca, ma fu interrotto dal "Arrivati!" di Harry che sorrise automaticamente alla vista della sua abitazione.

La casa era a due piani, un edificio color beige, abbastanza grande con una veranda e delle piccole scale all'entrata.

Per Louis era strano. La maggior parte del tempo era obbligato a fissare solo case distrutte e logore.

Aveva anche un giardino con alcuni cespugli qua e là e ovviamente notò un piccolo spazio dedicato interamente ai fiori.

Harry notò lo sguardo del castano e gli sorrise alzando le spalle.

"Sembra la casa di una fatina incantata." Commentò Louis, buttando per terra la sigaretta finita e calpestandola con la suola della scarpa destra.

Il minore si rifiutò di rispondere e aprendo il piccolo cancello di ferro battuto e allungando il braccio verso l'abitazione chiese silenziosamente al tatuatore di accomodarsi.

Louis guardò prima il braccio del riccio e poi la casa.

"Quindi..abiti con i tuoi?" chiese, cercando di non far apparire il suo tono di voce troppo stridulo.

"Ovviamente, ho sedici anni!" disse il riccio ovvio, facendosi sfuggire una risata.

"Ovvio..e in questo momento sono a casa?" chiese nuovamente, Louis.

"Robin no, ma mamma credo proprio di sì." rispose il più piccolo, avviandosi verso la porta d'ingresso. "Perché queste domande?"

"Eh? Oh, così." rispose il tatuatore, mettendo le mani dentro le tasche dei suoi skinny.

Harry continuò la sua strada ma dopo, un pensiero assurdo e quasi ridicolo, gli attraversò la mente. Si girò velocemente, ritrovandosi Louis a pochi centimetri dalla sua faccia.

"Non sarai mica in ansia?" chiese con tono quasi malizioso.

"Che? No! Perché dovrei?" Rispose l'altro, sbuffando.

Harry annuì poco convinto, prima di abbassare la maniglia della porta in legno dell'ingresso ed aprirla.

"Mamma! Sono a casa!" Urlò il riccio, cercando di farsi sentire dalla madre mentre Louis si sorprese dall'urlo.

Il tatuatore si dovette riprendere subito per ammirare il grande salone in cui erano entrati. Moderno, con un grande divano bianco, tv al plasma, mensole con sopra varie foto incorniciate ed un enorme tappeto nero.

A Louis sarebbe piaciuto eccome abitare in un posto del genere.

"Scricciolo!" Urlò in risposta la donna, scendendo le scale e Louis, in quel momento, capì perfettamente da dove provenivano i grandi occhi verdi di Harry.

Le sorrise quasi inconsciamente, stringendole la mano che lei aveva allungato dopo il "Mamma, questo è Louis, un mio amico. Louis, questa è mia madre Anne." di Harry.

"Piacere di conoscerla, Signora Styles." Disse Louis, impartendosi di essere gentile ed educato; neanche lui seppe darsi una spiegazione su quanto fare una buona impressione alla madre di Harry fosse così importante.

La donna sorrise, mostrando i suoi denti bianchi, rivolgendosi al tatuatore.

"Piacere mio, Louis. Harry mi ha raccontato un paio di cose su di te. Ho saputo che lo aiuti con il progetto di teatro."

"Si, insomma, cerco di dare una mano più che altro."

E si sentì, per la prima volta nella sua vita, imbarazzato.

Lui, Louis Tomlinson, era imbarazzato di fronte alla madre dell'atro, Harry Styles.

Sentì in modo chiarissimo il colpo di tosse proveniente dal riccio che se la rideva sotto i baffi.

"Mamma, noi andiamo su. Non vogliamo perdere tempo." Disse in fretta Harry, facendo cenno a Louis di seguirlo, il quale fece un altro sorriso ad Anne prima di seguire il minore, incamminarsi per le scale.

Louis notò varie foto della famiglia attaccate sul muro che portava al piano superiore e che comparivano anche nel corridoio.

Arrivati nel corridoio, Harry svoltò a destra aprendo la prima porta che si trovava su quel lato.

Chiusa la porta, Harry vide un Louis intento ad esaminare attentamente la mensola sopra il suo letto in cui c'erano alcuni oggetti che suo padre aveva portato dai suoi vari viaggi.

"Non perdi tempo, eh?" Chiese in modo retorico il padrone della stanza, scuotendo la testa.

"Non è nel mio stile perdere tempo-" disse l'altro per poi girarsi verso Harry e sorridere con uno strano luccichio negli occhi "-scricciolo." continuò la frase ricevendo come risposta un arrossamento istantaneo delle guance di Harry.

"Preferisco fiorellino, a questo punto." Sussurrò il diretto interessato m, facendo una smorfia disgustata.

"Come vuoi tu, piccolo scricciolo di fiore." Disse Louis, rigirandosi ad osservare i vari oggetti e prendendo in mano una piccola miniatura della Torre Eiffel.

"Bella vero?" chiese il riccio, guadagnandosi una scrollata di spalle da parte di Louis.

"Viaggi molto?" chiese indifferente, Louis, posando la piccola statuetta e prendendone un'altra.

"Nah." sorrise il minore. "A meno che andare dai parenti per le vacanze natalizie lo consideri viaggiare, in quel caso sì, viaggio molto. Anche se lo considero più una tortura." continuò ridendo.

Il maggiore non rispose niente, probabilmente perché anche lui, alla sua età, pensava che i parenti erano una tortura.

"Tu? Viaggi?" chiese il minore quando si accorse che Louis continuava a fissare il piccolo souvenir.

Louis si girò dalla parte del minore per dire "L'unico viaggio che ho fatto è stato quello per venire in America, non molto tempo fa."

Harry, ancora ipnotizzato dall'azzurro degli occhi del maggiore, fece un passo indietro sussurrando un "Oh." Ricordandosi della volta in cui Louis gli aveva parlato del viaggio da Londra a New York.

Il maggiore posò la statuetta al suo posto e continuò a curiosare. Solo adesso si rendeva conto di quanto fossero diversi.

La camera del riccio era bianca, pulita, pura e tranquilla.
Tutte le qualità che percepivi stando a contatto con lui o semplicemente guardandolo.

Tutto il contrario era la stanza del maggiore.

Scura, sporca e incasinata. Come la sua vita.

E solo adesso, Louis si rendeva conto che, se anche avesse provato qualcosa, tra loro non poteva succedere niente.

Due mondi diversi che non potranno mai andare in simbiosi, non potranno mai andare pari passo.

"Allora, riprendiamo da dove abbiamo interrotto?" e fu proprio Harry a interrompere i suoi pensieri.

Quando il tatuatore cercò la figura del riccio la trovò sul letto, seduto a gambe incrociate con il labbro tra i denti e lo sguardo chino sul copione.

Louis si piazzò davanti con il viso adiacente a quello del minore. Tutti i pensieri sulla diversità che aveva fatto qualche istante prima erano evaporati nel giro di poco.

Harry alzò lo sguardo e, con ancora il labbro tra i denti, ingoiò la saliva.

Verde contro azzurro.

Curiosità contro malizia.

Gli occhi di Harry erano leggermente allargati e impauriti. In cerca di capire il motivo di tutta quella vicinanza.

"Prima vado il bagno." disse alla fine Louis.


Due orette dopo, Louis ed Harry erano riusciti ad andare molto avanti con le prove.

Forse perché anche il tatuatore stava iniziando ad essere più coinvolto nel progetto e si lasciava trasportare sempre di più ad ogni battuta.

Verso le 8:30 Louis si sdraiò completamente sul letto del riccio, stiracchiandosi e inarcando la schiena.

"Sono troppo stanco per continuare." Disse tra uno sbadiglio e l'altro.

"Penso tu abbia ragione." Rise Harry fissando Louis che si aggrovigliava tra la coperta blu del suo povero letto ormai disordinato.

Harry fece per rispondere, ma la porta della camera si aprì mostrando la figura di una Gemma stranamente sorridente.

L'incontro che avevano avuto Gemma e Louis era stato esplosivo.

Gemma indossava una maglia dei Nirvana e senza neanche presentarsi avevano iniziato a parlare di quanto fossero stupendi i loro album e di come Gemma avesse voluto avere come marito Kurt Cobain.

"Quindi Louis, ti chiamavi Louis giusto?" chiese la ragazza rendendosi conto di non aver davvero capito il nome dell'ospite; interrompendosi e aspettando un cenno da parte del ragazzo che era aggrovigliato tra le coperte, che arrivò poco dopo "Mia madre vuole sapere se vuoi fermarti, ma conosco mia madre quindi ti fermerai."

"Non credo sia il caso." rispose Louis semplicemente, alzando le spalle.

"Mia madre ti farà cambiare idea." sussurrò Harry, chiudendo il copione.










Niall non voleva davvero essere lì.

Anzi, voleva essere lì, ma non con quelle persone che lo circondavano.

Con un tatuatore rompipalle ficcanaso, una bionda che era troppo fastidiosa, un hippy pacifista e la sua ragazza che sembrava una delle modelle di Victoria's Secret.

Beh, forse le due ragazze le avrebbe anche potute accettare ma erano i due soggetti maschili ad urtare il suo sistema nervoso.

Era da tre settimane che Harry non faceva altro che provare con quel Tomlinson e a Niall non andava per niente.

Non era un tipo affidabile, prima o poi si sarebbe rivelato un completo coglione ed Harry ci sarebbe stato male.

Sbuffò, incrociando le braccia al petto e cercando di seguire la seconda parte dell'opera teatrale in cui due donne parlavano tra di loro a tono alto.

Quando aveva visto Harry nei panni di Romeo, Niall per poco non era scoppiato a ridere.

Al contrario, Louis, non poteva non pensare quanto fosse bello nei panni di Romeo e, per la prima volta nella sua vita, era un po' geloso di Giulietta.

'È gay!', Si ricordò.

Louis si guardò intorno. Liam guardava affascinato. Lui amava tutto ciò che poteva essere definito "arte".

Diana sorrideva.
Qualche settimana prima aveva confessato al maggiore che il rapporto che stava nascendo tra lui e il riccio la metteva a disaggio, ma aveva anche affermato che Harry le stava simpatico.

Infine c'era Niall che tra uno sbadiglio e l'altro riusciva a tenere ancora gli occhi aperti.

Tomlinson notò, poche file più avanti, la famiglia del riccio.

La sorella guardava annoiata la scena, Anne faceva foto su foto e Robin guardava il tutto orgoglioso.

Louis sorrise immediatamente guardando l'espressione di Gemma che sembrava volersi sotterrare.

Prese velocemente il telefono dalla sua tasca dei jeans e mandò un messaggio veloce.

In quell'istante Gemma ricevette un messaggio e dopo averlo letto, girò la testa dietro scorgendo un Louis divertito.

Scosse la testa, alzando gli occhi al cielo e mettendo le mani intorno al collo in segno di uccidersi.

Louis si tappò la bocca cercando di non ridere mentre Liam, due sedie più in là, gli diede una pacca sull'avambraccio per farlo tacere.

Il castano si ricompose dopo aver mandato un bacio volante alla sorella del riccio, continuando a sorridere e sapendo esattamente quanto a Gemma desse fastidio quel gesto.

Rimise a posto il telefono e si concentrò di nuovo sui personaggi sul palco, notando l'entrata del ragazzino riccio.

Louis non potè fare a meno di sorridere alla sola vista di Harry che sembrava proprio essere a suo agio.

Durante quelle settimane in cui avevano provato, lui ed Harry avevano parlato di molte cose.

Forse fin troppe dato che Louis era abituato a parlare solo ed esclusivamente con Liam, il quale era sempre più impegnato con Sophia, la quale era sempre più impegnata a cercare un modo per sfogliare il block notes di Liam, il quale cercava di nascondere quel quadernetto in qualsiasi angolo della casa.

Louis sbuffò e si appuntò mentalmente di chiedere al proprio amico delle spiegazioni riguardo quella situazione complicata e del perchè settimana scorsa Sophia era uscita dal loro appartamento piangendo.

Si riscosse dai suoi pensieri sentendo l'applauso delle persone nel grande teatro in cui tutte le sedie sembravano essere state riempite, essendo tutti curiosi dell'evento.

Louis si unì all'applauso, che nel suo caso era rivolto solo ed esclusivamente ad Harry.

Gli altri ragazzi erano bravini, si, Giuletta forse era la migliore ma niente a che vedere col suo Harold.

Sorrise di nuovo, pensando al momento in cui Harry gli aveva ricordato di chiamarsi Harold.

Per giorni, Louis non aveva fatto altro che chiamarlo così, fino a quando il riccio gli aveva chiesto di smetterla.
In ginocchio.
Letteralmente.

Liam li aveva trovati in quella posizione, un pomeriggio, aprendo la porta della camera di Louis, e per poco non sputò l'acqua che stava bevendo dalla bottiglietta.

Harry era diventato paonazzo, cercando di spiegare a Liam che non era quello che lui pensava, mentre il tatuatore rideva come non mai.

Liam, quella sera, chiese a Louis cosa stesse realmente accadendo tra i due, notando quanto frequentemente stavano insieme e Louis non seppe davvero dare una risposta.

Per lui, l'argomento "Larry" -nome che Sophia aveva obbligato a tutti di usare- era completamente non discutibile.

A lui piaceva quello che erano e non vedeva quale senso avesse distruggere tutto con delle sciocchezze.

Il riccio non era mica innamorato di lui, e lo stesso poteva dichiarare Louis, quindi, la questione era chiusa.

Un'altra persona che la pensava così era Niall. Alla sola vista del tatuatore, cercava con tutte le sue forze di non insultare chiunque gli capitasse davanti.

E Tomlinson gli era capitato di fronte troppe volte nel corso delle settimane.

Non poteva andare a trovare Harry al negozio senza ritrovarsi nell'adorabile compagnia di Louis Tomlinson.

Alzò gli occhi al cielo contenendosi dal girarsi verso il castano, qualche sedia più lontana dalla sua.

Sospirò pesantemente, aspettando con ansia la fine di quello strazio per salutare Harry e per ritornarsene a casa propria.

Non che quella fosse poi un'idea migliore, ma sempre meglio che restare con quella specie di amici che Harry frequentava.

Rivolse solo un piccolo sguardo alla mora vicino a se che era totalmente rapita dalle gesta degli attori sul palco.

Sophia aveva sempre amato la recitazione, ma non era mai stata brava nel recitare.

Quando Harry le disse di aver bisogno di qualcuno con cui provare le varie battute della sceneggiatura, gli era scoppiato a ridere in faccia, ma quando lo aveva visto a casa di Louis e Liam mentre recitava col castano ne era rimasta affascinata.

Harry era assolutamente bravo e lei era decisamente molto orgogliosa di lui.

                         ***

Durante la scena finale, della scoperta di Romeo della morte della sua amata e dove in seguito si uccide col veleno, la maggior parte del teatro era in lacrime.

Sophia ormai non lo nascondeva nemmeno, mentre prendeva un fazzolettino dalla borsa nera per asciugarsi gli occhi.

Liam stringeva la mano della sua ragazza, cercando di non piangere lui stesso per l'intensità dell'interpretazione.

E Louis dovette ammettere che quei ragazzini ci sapevano fare, eccome, quindi si comandò di non farsi sfuggire neanche una piccola lacrima.

Diana pianse fiumi, al contrario del suo fidanzato. Era una persona sensibile e guardare Romeo e Giulietta per lei era una pugnalata al cuore.

Amava quell'opera e le persone che stavano recitando in quel momento le sembrarono molto talentose.

                           ***

Quando Louis scappo dalle grinfie di Diana per andare dietro le quinte trovò un allegro e chiassoso gruppo di attori, se così si potevano chiamare.

C'era anche Harry che, con la camicia bianca di seta sbottonata, rideva. Era felice e a sua volta rendeva felice anche Louis.

Harry si accorse della presenza del tatuatore e, allontanandosi dai suoi compagni, lo raggiunse con un sorriso a trentadue denti.

"Sei stato bravo, suppongo." disse il maggiore, mantenendo la sua aria da duro.

Il riccio gli saltò letteralmente sopra e allacciandogli le braccia al collo, lo ringraziò.

Louis non perse tempo e lo strinse maggiormente a se. Il profumo di vaniglia invase Louis e quello di sigarette Harry.

A interrompere quel contatto fu Anne.

Appena Harry vide la madre, in preda ad un attacco di piagnisteo, fu costretto a staccarsi dal maggiore.
                           ***
Harry riuscì a cambiarsi e ad indossare degli abiti normali. Raggiunse la sua famiglia e i suoi amici e li trovò tutti fuori il teatro intenti a chiacchierare.

Liam fu il primo ad accorgersi del riccio. Sorrise e lo abbracciò.

In quelle settimane erano riusciti a stringere un rapporto di amicizia anche se sembrava strano dato che aveva passato la maggior parte del suo tempo con Louis.

"Davvero un ottimo lavoro, Haz!" Disse Liam, attirando l'attenzione di tutti i presenti, cosa che fece arrossire quasi immediatamente il riccio.

Lo ringraziò donandogli un sorriso tutto fossette che l'altro ricambiò.

Gemma ormai voleva soltanto tornare a casa per buttarsi sul proprio letto e dormire come minimo per mesi.

E quasi tutti lo avevano capito dalla sua espressione, quindi nessuno si sorprese quando un lamentoso "Possiamo andarcene?" uscì dalle sue labbra.

Harry scosse la testa sorridendo, ma ringraziandola di essere venuta lo stesso.

La madre lo abbracciò un'ultima volta e lo stesso fece Robin.

"Adesso che gli anziani se ne sono andati, possiamo andare ad ubriacarci!" Urlò un entusiasta Louis, avvolgendo un braccio intorno alle spalle di Harry che sbuffò.

"Io in realtá dovrei andare a festeggiare con i ragazzi della compagnia."

"Tu cosa?" chiese il maggiore, pensando di non aver capito bene, togliendogli il braccio dalle spalle.

"Dovrei andare a festeggiare con quelli della compagnia." ripeté il riccio, torturandosi la pellicina delle dita con i denti.

"Tu cosa?" chiese nuovamente, con tono autoritario.

"Dovrei and-" Harry cercò di parlare, ma venne interrotto da Louis la furia Tomlinson che senza aspettare la fine della frase disse "Ho capito! Ma non ci andrai."

Niall, che per tutto quel tempo era rimasto a fissarli, si fece sfuggire una risata.

"Guai in paradiso?" chiese il biondo con tono provocatorio quanto divertito.

"Tu sta' zitto!" urlò Louis, puntandogli il dito contro.

"Oppure?"

Harry sapeva come sarebbe andata a finire. Perché se settimane prima Louis aveva salvato letteralmente la faccia del biondo, ora gliela avrebbe tranquillamente spacca lui stesso.

Ma il riccio non voleva rovinarsi la serata. Non voleva passare la notte tra ghiaccio, ferite, garze e disinfettante.

"Ehi amico, stai calmo dai! Non rovinare questa serata e se Harry vuole andare dai suoi amici, che male c'è?" fu Liam ad intervenire.

"Uh, niente di male, ma semplicemente non ci andrà. Io ora porto Diana a casa, ma quando ritorno voglio trovarti qui." disse infine il maggiore, incamminandosi verso l'auto rossa della propria ragazza.

E tra le lamentale di Diana e i "non rompere" di Louis, Harry si lasciò sfuggire uno sbuffo.

"Non sopporto quando fa così!"

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