L'umana dal passato

By GhostNih

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I suoi occhi rossi la fissavano da dietro le sbarre, preoccupati. Era la prima volta che lo vedeva in quello... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10 - Parte 1
Capitolo 10 - Parte 2
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
10001
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
10110
Capitolo 23 - Parte 1
Capitolo 23 - Parte 2
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Epilogo
Extra

Capitolo 21

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By GhostNih

Cosa?

Era sconvolta. Davvero per uno stupido schiaffo lui voleva abbandonarla lì? Allungò una mano verso il comodino alla sua destra, toccò una superficie liscia e, come le aveva insegnato Tie, unì indice e medio spingendo gradualmente i polpastrelli verso l'alto. Una luce calda e soffusa illuminò gradualmente la stanza e il volto di Ary, rivelando agli occhi di Emma un'espressione fin troppo tranquilla.

Si prese tutto il tempo per studiarlo e valutare bene cosa dire o fare. Con il riaffiorare dei ricordi della matura età, si ritrovò a guardare l'altro con occhi nuovi e constatò che, nonostante fosse stata malauguratamente spostata con quello che era ritenuto uno degli uomini più belli al mondo, il ragazzo che aveva davanti riusciva ad attrarla più di quanto volesse ammettere. Per i suoi gusti forse aveva un volto troppo giovanile a causa dei lineamenti non troppo marcati e la totale mancanza di barba (che aveva notato essere una caratteristica comune in tutte le nuove specie) e ciò strideva nettamente con la sua fisicità massiccia e imponente. Ma, il suo atteggiamento infantile era la cosa davvero scoraggiante.

«Sei un bambino» se ne uscì dopo un lungo silenzio, infastidita.

Lui rimase qualche secondo sbigottito, poi indurì lo sguardo. «Come, scusa?»

«Sei-un-bambino» ripeté Emma, scandendo bene le parole, come se, appunto, stesse parlando con un bambino.

Lo vide chiaramente stringere i pugni e i denti, incapace di ribattere, così, ci pensò lei: «E dire che mi ero anche ripromessa di scusarmi! Ma, se la tua reazione a uno schiaffo deve essere questa, forse sì, forse è meglio se rimango qui.»

A quelle parole l'espressione di Ary cambiò immediatamente, passando da una furia omicida a un sincero sbigottimento. «Ma che stai dicendo?»

Emma annuì, sbuffando. «È tutto il giorno che fai l'offeso, credi non lo abbia notato? Lo so che è colpa mia, per voi è strano vedere il mio corpo, ed è altrettanto strano che io non lo mostri con così tanta libertà, Eev e Bli me lo hanno dimostrato, quindi non avrei dovuto darti uno schiaffo, ma ciò non ti giustifica a comportarti come un bambino offeso.»

Calò nuovamente il silenzio, poi, Ary, che aveva ascoltato tutto il monologo senza fiatare, scoppiò a ridere.

«Sei impazzito?» chiese stizzita Emma, stanca di vedersi ridere in faccia da tutto il giorno.

Ary si fece nuovamente serio, mantenendo comunque il suo solito ghigno sprezzante. «Credimi, se mi fossi offeso per quella specie di schiaffo ora non avresti più la mano.»

«E allora che ti sarebbe preso?»

Il mutaforma assottigliò lo sguardo, spostandolo poi sulla parete di fronte a lui. «Nulla, non farci caso.»

Quella risposta non soddisfò per niente Emma. «Mi prendi in giro? Come faccio a non farci caso se mi abbandoni qui?»

«Non ti sto abbandonando.»

«Mi dispiace contraddirti, ma è quello che stai facendo.»

Ary sbuffò, contrariato, riportando il suo sguardo furente su di lei. «Uno cerca di farti un favore e guarda come reagisci! Poi dai a me del bambino.»

«Come potrebbe essere un favore questo?»

«Qui hai tutto quello che ti serve, Tie ha uno stile di vita molto simile a quello umano, ti terrà sempre qui al sicuro e ti capisce sicuramente molto più di quanto potrò mai fare io» fece una piccola pausa, scuotendo la testa. «Credevo che ti avrebbe fatto piacere avere sempre una vasca, un letto e cibo per te commestibile.»

Emma si sentì tremendamente in colpa. Perché doveva sempre reagire in quel modo? «Ary, scusami...» mormorò, sinceramente pentita. «Non avevo capito...»

Sei una stupida. Continuò a maledirsi fino a quando non lo vide prendere fiato e tornare tranquillo. «Dicevo, vuoi restare qui con Tie o no? Pensaci bene.»

«No.» Rispose subito lei, quasi intimorita.

Ary aggrottò la fronte. «Non ci hai nemmeno pensato!»

«Non voglio restare qui.»

«Ma staresti molto meglio!»

«Non insistere, non cambio idea.»

«Ne sei sicura?»

Emma annuì veementemente e Ary parve convinto, perché rimase silenzioso e imperscrutabile per un po', poi sorrise leggermente. «Bene» disse, soddisfatto, alzandosi e avviandosi verso la porta.

Emma si alzò di scatto pure lei e lo seguì. «Come sarebbe a dire bene?!»

Ary voltò la testa per guardarla, fermandosi a pochi passi dalla porta. «Cosa c'è che non va ora?» chiese, leggermente intimorito.

Lei allargò le braccia, rivolgendogli per qualche secondo un'espressione esterrefatta. «Tutto questo per convincermi a rimanere qui poi te ne esci con un "bene" quando io preferisco stare con voi?»

«È quello che preferisco anche io.»

Quelle parole, dette in modo così ingenuo e sincero, confusero sempre di più Emma, che, dopo un attimo di frastornamento, si affrettò a dar voce ai suoi dubbi. «Ma allora perché me lo hai chiesto?»

Ary si strinse nelle spalle. «Mi sembrava giusto farlo, ho visto come trovi più comoda questa vita e volevo darti la possibilità di sceglierla.»

Ancora una volta, Emma si sentì una stupida. Continuava sempre a fare lo stesso errore, credendo Ary più stupido di quanto in realtà non fosse. Colpa sua che si comporta sempre da retrogrado, pensò, cercando di sentirsi meno in colpa.

«Posso andare o ti va di insultarmi un altro po'?» chiese Ary ironicamente, distogliendola dai suoi pensieri.

Lei arrossì, abbassando lo sguardo. «Sono io quella che meriterebbe degli insulti qui, non tu» ammise.

Ary rise. «Sei una bambina.»

Emma annuì, accusando il colpo.

«Parli troppo.»

L'umana annuì di nuovo tenendo sempre lo sguardo basso.

«Reagisci sempre nel modo peggiore che uno possa immaginare.»

Emise un lungo sospiro, chiedendosi quando quella tortura avrebbe avuto termine. Me lo merito.

«Sei imprevedibile ed è la parte che preferisco di te.»

Emma alzò lo sguardo, sbalordita e imbarazzata. Lui se ne stava lì a guardarla, come se nulla fosse, come se avesse appena ordinato la cena a una cameriera. «Cosa hai detto?»

«È la parte che preferisco di te» ribadì Ary, ancora tranquillo, poi alzò un sopracciglio, assumendo un'espressione sospettosa. «Cosa c'è di strano?» La studiò, assottigliando lo sguardo.

In quell'istante Emma si rese conto che la cosa più bella che qualcuno le avesse mai detto era stata pronunciata da una creatura che non era nemmeno umana, ma che, nonostante tutti i litigi, i fraintendimenti e le differenze, l'apprezzava proprio per i suoi difetti. Si rese conto in quel momento di come, qualche minuto prima, lui stesso avesse affermato che preferiva che lei rimanesse con loro, dopo essere stato insultato a caso per aver provato a farle un piacere.

Aveva sposato un uomo (completamente sbagliato) per molto meno.

Senza nemmeno rifletterci più di tanto, fece due passi in avanti, si alzò sulle punte, aggrappandosi alla maglietta di lui per alzarsi il più possibile, e lo baciò. Ary contrasse le labbra, trattenne il respiro e tirò sempre più indietro la testa, come a volerla scansare.

Sentendo quella reazione Emma si scostò lentamente, abbassandosi e accigliandosi nel vedere l'espressione terrorizzata che le rivolgeva l'altro.

«Non farlo mai più» minacciò lui, così serio da farle davvero paura.

Rimasero qualche secondo in silenzio, Emma chiedendosi cosa avesse mai fatto di così tremendo, Ary guardandola impettito dall'alto dei suoi quasi due metri d'altezza.

Il mutaforma allungò dopo un po' una mano, prendendole il mento e abbassandoglielo così tanto da non permetterle più di guardarlo negli occhi. «Non devi mai più farlo» ordinò, con il tono di chi non ammetteva repliche.

Emma avrebbe voluto replicare, anche solo per capire che cosa stesse accadendo, ma Ary se ne uscì dalla stanza subito dopo, sbattendosi dietro la porta.

Lei rimase lì, nel silenzio a fissare la plastica nera di cui era fatta la porta di fronte a lei.

...Cosa?

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