Capitolo 6

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Doveva andarsene e portar via con sé Bli e l'umana. Ma come? Ary le aveva raccontato tutto della sua fuga da C5: in nemmeno due giorni di permanenza nella prigione era riuscito a far scoppiare una rissa tra gli ospiti, approfittare del trambusto e buttarsi nel vuoto dall'alta ragnatela bianca. Un salto nel vuoto non avrebbe mai ucciso Eev, e nemmeno Bli, ma l'umana sarebbe morta per molto, molto meno. Ma sta già morendo! Dopo il lavoro l'aveva vista abbandonata nella sua cella isolata, con le funzioni vitali al minimo e incapace anche solo di aprire gli occhi. Aveva più tempo a disposizione per riposarsi rispetto a loro, ma non aveva sicuramente abbastanza forza in corpo per superare altri giorni a C3. E gli Scavii volevano proprio quello: la sua vita per anni e anni di energia per la loro città.

«A cosa stai pensando?» Bli le pizzicò il braccio aspettando che lei iniziasse a mangiare. Sicuramente non gli importava nulla dei pensieri di Eev, aveva solo fame e non poteva nutrirsi prima di lei.

Eev iniziò distrattamente a mangiare mentre i suoi occhi indugiavano su quelli verde scuro dell'umana, avvertiva stanchezza, odio e rabbia. Ma non paura.

Un rumore elettrico si ripercosse per tutte le pareti. Non era uno dei tocchi che segnavano la fine del pasto, e, a quanto pareva, non era nemmeno un rumore conosciuto dagli Scavii. Gli alieni bianchi iniziarono a guardarsi intorno spaesati, poi tutto si spense e regnò il buio.

Eev non sapeva quanto sarebbe durato, non sapeva cosa stesse succedendo, ma non importava: era la sua occasione. Nel buio pesto che era calato nella sala comune il tempo le parve rallentare con il battito del suo cuore: la calma veniva prima di tutto. Non ci vedeva perfettamente ma avvertiva tutto, dalle risate degli Argara che avrebbero sicuramente scatenato l'inferno di lì a poco, all'imprecazione sorpresa dell'umana. Afferrò Bli per una spalla e gli intimò di seguirla, settò la sua attenzione sull'umana che aveva iniziato a muoversi a tentoni nel buio. «Eev!»

Si abbassò appena in tempo per non ricevere il corpo di uno Scavii addosso. L'alieno si contorse per terra a pochi passi da lei; non ci pensò due volte: allungò una gamba e pestò il busto della creatura a terra, con una mano gli affondò gli artigli nel cranio e tirò. Lanciò via la testa nella rissa che era divampata dall'altra parte della sala. Fischi acuti, così vicini da quasi assordarla, le fecero gelare il sangue nelle vene. «Fanculo.» Gli Scavii avevano chiamato i rinforzi armati e la situazione era diventata un vero e proprio caos di odori, rumori e laser nel buio, e lei non poteva nemmeno trasformarsi. Devi stare calma Eev.

Si rese conto di aver perso l'umana. Non l'avvertiva più, ma non aveva tempo da perdere.

Prese Bli per un braccio e iniziò a correre, inizialmente non aveva una meta, si lasciava guidare solo dall'odore di aria fresca nei lunghi cunicoli neri di C3. Poi lo sentì chiaro, prepotente: l'odore del sangue dell'umana. Cambiò direzione, per raggiungerla, un sibilo accompagnato da una luce accecante la costrinse a buttarsi a terra con le orecchie tappate. Avvertì Bli incassare la testa sotto la sua spalla, alla ricerca di protezione. Ma quello sparo non era indirizzato a loro.

Quando riuscì a rimpossessarsi della sua vista, il cadavere dell'Argara adulto giaceva inerme di fronte a lei. Non si soffermò molto sulla voragine che si apriva nel suo petto, le interessava molto di più capire chi lo avesse ucciso. Uno Scavii dagli occhi grigi incrociò il suo sguardo, per poi chinarsi a dare un piccolo oggettino all'umana che aveva gli occhi sbarrati dalla paura e il ribrezzo. Eev si rialzò, pronta ad aggredire lo Scavii, iniziò a muoversi verso di lui, ma quello non la calcolò, appoggiò una mano sul muro e una finestra nel vuoto si aprì dietro le spalle dell'umana.

Successe tutto in pochi secondi: Eev decise di caricare l'alieno, che afferrò per il collo l'umana e la gettò nel baratro alle sue spalle. Non c'era tempo di pensare, non c'era tempo di farla pagare a quello stronzo, aggiustò la traiettoria della sua corsa e si lanciò nel vuoto.

Eev non era abituata ad avere a che fare con creature così delicate da rompersi svariate costole per una spallata. Un po' si pentì di essersi sparata in quel modo contro di lei per recuperarla, ma il peggio doveva ancora venire. Cinse la vita dell'umana con un braccio stringendola saldamente a lei, avvertì le sue braccia affusolate avvinghiarsi sul suo collo, e si preparò all'impatto con la parete di cemento verso la quale si era spinta. All'ultimo secondo pensò che non sarebbe stata una buona idea far sfracellare la schiena dell'altra contro il cemento, alzò quindi le gambe flettendole leggermente per attutire il colpo con esse. La delicata pelle dell'umana dentro la sua tutina bianca non sfiorò nemmeno un centimetro della parete, ma non c'era tempo per Eev di congratularsi con se stessa: iniziarono subito a cadere, con le suole delle sue scarpe che le si consumavano sotto l'attrito del muro. Allungò una mano e affondò nel cemento gli artigli che subito iniziarono a deteriorarsi e scheggiarsi lasciando solchi neri sulla parete.

Ci perse anche due falangi, ma ne era valsa la pena: erano arrivate a terra praticamente ferme, e l'umana respirava ancora, in qualche modo.

«Dobbiamo andarcene subito!» Bli si accostò a Eev ansimando.

Eev lo studiò per un secondo: si doveva essere buttato anche lui dietro di loro, e, come aveva previsto, stava bene; rivolse quindi la sua attenzione all'umana, che era rimasta accasciata contro il muro esattamente come l'aveva lasciata lei, con la testa china e la braccia strette contro il petto. «Le costole ricresceranno, ma le nostre vite no, muoviamoci.» Sentenziò scuotendola per una spalla, la stessa in cui l'aveva artigliata il giorno prima per capire se dicesse o meno la verità. E l'aveva detta, maledizione.

Lei alzò lo sguardo, ansimava col respiro strozzato dal dolore che dovevano causarle le costole rotte ma riuscì comunque a trasmetterle forza, annuì, in qualche modo.

Suoni di combattimenti provenivano da C3, che priva di energia com'era, si confondeva con il nero della notte. Eev guidò Bli e l'umana nel labirinto di rovine che era l'ex metropoli, non proferì parola concentrata com'era nel captare qualsiasi cosa si muovesse attorno a loro.

Erano quasi arrivati al limitare della città, dove il bosco aveva inglobato strade e case nelle sue radici, quando Eev capì perché da qualche mese nessuno riusciva più a fuggire dalle città Scavii. Un suono metallico e stridente le piombò addosso, era così forte, così sinistro, così invadente da darle le allucinazioni. Dove prima c'era il bosco, ora c'era una grande parete bianca, infinita, minacciosa. Cadde in ginocchio e Bli fece lo stesso accanto a lei, con gli occhi sbarrati.

Era irrazionalmente terrorizzata, non riusciva a muoversi e nemmeno a pensare. Vide l'umana passare in mezzo a quella barriera, come se nulla fosse. È pazza! Avrebbe voluto gridarle di stare attenta, ma a quanto pare era l'altra a urlarle.

La vide tornare indietro dalla parete bianca, ci passava attraverso come uno spettro, e urlava verso di loro. Eev non capiva, vedeva chiaramente la sua bocca spalancarsi, ma non sentiva null'altro che il suono metallico. L'umana la tirò per le braccia, verso la parete, ma Eev si divincolò, non voleva in nessun modo andare, se quella creaturina era tanto matta da voler morire che lo facesse! Ma non avrebbe di certo coinvolto anche lei o Bli.

L'umana si tirò gli assurdamente lunghi capelli gialli, poi guardò Eev. Eev ricambiò il suo sguardo, sperando solo che qualcuno venisse a prenderli tutti e a portarli in salvo dalla parete bianca.

Poi, il mondo di Eev diventò tutto nero.

L'umana dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora