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Lo so che volevate un mio disegno su come siano fatti gli Scavii, in particolare Diux. Lo so che la vostra vita non sarebbe mai stata la stessa senza questo capolavoro.

Già.

~~~~~~

«Non è una buona idea» gli suggerì la vocina robotizzata all'interno del casco.

Sbuffò, spazientito. Ci mancava solo l'intelligenza artificiale della sua armatura a fargli notare quanto il piano fosse suicida. Rimase fermo accovacciato dov'era osservando le sagome delle due guardie intente a fare la loro solita ronda e le vide separarsi all'incrocio davanti a lui. Inspirò profondamente, dopo, appena lo Scavii che aveva puntato gli passò accanto, si alzò di scatto, allungò un braccio e strinse la mano sul semplice caschetto di plastica dell'altro. Bastò una lieve scarica elettrica per spegnere per qualche secondo la ricetrasmittente che collegava la guardia Scavii al centro di controllo di C3, poi, Diux abbassò la mano portandola sulla gola dell'altro, iniziando a stringere. A mani nude non avrebbe mai avuto la forza di spaccare un collo in quel modo, ma la sua armatura rese la cosa tremendamente facile. La guardia gli si accasciò fra le braccia e lui si sbrigò a spogliarla, accingendosi a un scambio d'abito con l'altro Scavii.

Osservò la sua amata armatura indosso al cadavere e gli prese un'immensa tristezza. Gli ci erano voluti anni per ottenerla e perfezionarla e ora era costretto a sacrificarla. Si morse un labbro e indossò gli indumenti della guardia. Odiava quelle stramaledette tute bianche, potevano anche essere più belle da vedere di un'armatura e richiedevano sicuramente meno manutenzione, ma erano completamente inutili e dotate di tecnologia assolutamente obsoleta. Settò le ultime cose per i comandi remoti della sua armatura, e, appena ebbe finito, la vide prendere vita e mettersi seduta a terra, in attesa. Riprese la posizione in cui aveva aggredito la guardia, infilò il casco e impugnò il cannone e subito il centro di controllo si mise in contatto con lui, chiedendo cosa fosse successo. Sviò il discorso parlando di un piccolo malfunzionamento e, come si aspettava, lo richiamarono alla base.

«Lascia casco e tuta sul piano» ordinò distrattamente il tecnico di C3, indicandogli un grande tavolo bianco su cui erano presenti altre tute e caschi, tutti difettosi probabilmente.

Diux si avviò verso il tavolo, iniziando ad accigliarsi. Quanto ci mette?

L'allarme suonò forte e chiaro e, se non avesse avuto ancora il casco, probabilmente il tecnico l'avrebbe visto sorridere malignamente.

Scattarono svariate sirene, ma tutte annunciavano la stessa cosa: un intruso era presente nella città. Si generò il caos e il tecnico non pose la minima attenzione a lui, intento com'era nello scappare fuori dal suo laboratorio probabilmente per chiudersi piangendo nella sua cabina. Uscì anche lui, confondendosi nella folla che si era riversata nei grandi corridoi.

L'allarme continuò incessante, rendendolo fiero di sé e della sua armatura, sempre che si potesse essere fieri di un'oggetto inanimato. Ripassò il piano a mente ancora una volta, poi si introdusse nella grande sala dei giudizi e il suo sorriso scomparve subito.

La sala era gremita di tutte le più alte cariche di C3, molte guardie, fra cui si confuse Diux, e suo padre, ammanettato, che se ne stava in piedi al centro di tutto a fronteggiare il suo unico, inaspettato, giudice. La figura del grande Tremal troneggiava sull'alto della pedana riservata alla commissione, occupandola tutta. Se ne stava pigramente seduto su quello che in realtà doveva essere un tavolo, ma per la sua stazza era come una piccola panchina poco robusta incurvata sotto la sua immensa mole. Quella non era la prima volta in cui Diux vedeva uno dei Padroni, ma, come sempre, fu colto subito dal terrore più puro alla vista di quell'ammasso di squame grigiastre, muscoli scolpiti e arroganza. I Padroni erano alti il doppio di loro, più forti, più robusti, la loro pelle verso la matura età si riempiva di squame liberandoli dalla necessità di qualsiasi genere d'indumento, ma avevano sensi molto meno sviluppati: l'olfatto mancava loro del tutto, l'attestava l'assenza di narici sul loro volto allungato, non avevano quattro occhi come gli Scavii, ma solo due e molto piccoli, dotati di piccole iridi colorate in una sclera nera, privi di pupilla; contavano unicamente nel loro udito e nei loro fedelissimi servi.

Fra tutti gli Scavii e tutti i Padroni, Tremal era semplicemente enorme, ma peccava d'intelligenza e furbizia, anche se, probabilmente, non ne aveva mai avuto bisogno. Le sue dita tozze si strinsero ancora più forte al manico del suo gigantesco martello da guerra quando, ancora una volta, suonò l'allarme. «Ma siete capaci o meno a occuparvi di un singolo intruso?» Ringhiò, facendo sobbalzare un paio dei suoi galoppini dagli occhi viola, che subito uscirono dalla sala borbottando.

Calò il silenzio, il ché fece nuovamente innervosire Tremal. «Quanti di voi devo uccidere per farvi sbrigare?!»

Uno dei giudici di C3 tremò e alzò il braccio su cui aveva attaccato un piccolo schermo di vetro, su cui comparivano delle scritte, che si affrettò a leggere. «Zerx Logi è accusato di tradimento, si sospetta abbia manomesso i sistemi di controllo per agevolare la fuga a dei prigionieri.»

Tremal sbadigliò. «Mettetelo in prigione e basta...» farfugliò, annoiato.

Un altro dei giudici si intromise, bloccando l'avanzata di due guardie verso il traditore. «Uno dei prigionieri era umano!»

Bastarono quelle parole per accendere l'attenzione del Padrone. «Cosa?»

Lo Scavii annuì, duramente. «Poche ore fa tutti i dati riguardanti il prigioniero sono spariti, ma ce lo ricordiamo tutti perfettamente: era umano.»

«Come sarebbe a dire che sono spariti dei dati?» Il tono di Tremal non sembrò affatto contento, ma quella frase lasciò di stucco persino Diux, che portò lo sguardo sul padre, il quale, si accigliò lievemente. Non è opera sua. Capì.

«Sospettiamo li abbia fatti sparire per alleggerire la sua pena.»

«È così?!» domandò indignato il Padrone, guardando l'imputato. «Così ripaghi il tuo popolo? Privandolo dell'energia più pura dell'universo e sperando di farla franca?!»

Il volto di Zerx rimase una maschera di pietra.

Tremal ruggì, ma, di nuovo, il giudice che era intervenuto pocanzi, decise di aggiungere altri pesi sul piatto della bilancia. «E, indovini com'era numerato il prigioniero umano? 5374.»

Il Padrone aggrottò la fronte squamata, confuso, così lo Scavii si affrettò a spiegare. «53-74, il giorno della rivolta di Seta.»

Diux si sentì morire. Perché? Perché suo padre doveva essere sempre così dannatamente evocativo? Sempre attaccato ai nomi, alle date, alla storia. E, soprattutto, aveva davvero dato il simbolo del loro antico orgoglio nelle mani di quella gracile umana? Seta si starà suicidando nuovamente!

Tremal scattò in piedi, indignato. «Come osi, servo! Tu e la tua insubordinazione sarete la mia cena!» Impugnò il martello a due mani, sollevandolo.

In quello stesso istante, l'armatura di Diux sfondò il soffitto nel centro della sala, atterrando dietro le spalle di Zerx, armata di gyrspike e pistola.

La sorpresa generale congelò la scena, tanto bastò, all'armatura, che seguiva una precisissima scaletta di comandi preimpostati, per scattare in avanti e falciare due guardie.

Si generò il finimondo. Tremal urlava e mulinava il grande martello per aria, incapace di mettere a fuoco quella sagoma nera che saettava svelta e precisa fra cadaveri e proiettili.

Diux non si soffermò nemmeno un secondo a osservare il finto lui combattere, si fece spazio fra la folla e raggiunse il padre, che, al contrario, guardava inorridito il sangue sgorgare dalle fessure dell'armatura là dove i proiettili avevano trapassato il silicio nero.

«Ti sei dato all'ingrasso vecchio, eh?» scherzò Diux a bassa voce mentre si caricava in spalla il padre, che non rispose, ma mutò la sua espressione riacquistando la solita tranquillità. Attivò i propulsori della tuta e si alzò in volo schivando una delle martellate di Tremal. Puntò dritto verso la fessura da cui aveva fatto il suo ingresso l'armatura, sfondano due strati di mura in plastica dall'esterno della città.

Prima che qualcuno si potesse accorgere della loro sparizione, Diux, qualche metro per aria sopra la sala, diede il comando finale all'armatura e un'esplosione diede il via a una reazione domino di fuoco e detonazioni che divampò su tutta C3.

L'umana dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora