Capitolo 21

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Cosa?

Era sconvolta. Davvero per uno stupido schiaffo lui voleva abbandonarla lì? Allungò una mano verso il comodino alla sua destra, toccò una superficie liscia e, come le aveva insegnato Tie, unì indice e medio spingendo gradualmente i polpastrelli verso l'alto. Una luce calda e soffusa illuminò gradualmente la stanza e il volto di Ary, rivelando agli occhi di Emma un'espressione fin troppo tranquilla.

Si prese tutto il tempo per studiarlo e valutare bene cosa dire o fare. Con il riaffiorare dei ricordi della matura età, si ritrovò a guardare l'altro con occhi nuovi e constatò che, nonostante fosse stata malauguratamente spostata con quello che era ritenuto uno degli uomini più belli al mondo, il ragazzo che aveva davanti riusciva ad attrarla più di quanto volesse ammettere. Per i suoi gusti forse aveva un volto troppo giovanile a causa dei lineamenti non troppo marcati e la totale mancanza di barba (che aveva notato essere una caratteristica comune in tutte le nuove specie) e ciò strideva nettamente con la sua fisicità massiccia e imponente. Ma, il suo atteggiamento infantile era la cosa davvero scoraggiante.

«Sei un bambino» se ne uscì dopo un lungo silenzio, infastidita.

Lui rimase qualche secondo sbigottito, poi indurì lo sguardo. «Come, scusa?»

«Sei-un-bambino» ripeté Emma, scandendo bene le parole, come se, appunto, stesse parlando con un bambino.

Lo vide chiaramente stringere i pugni e i denti, incapace di ribattere, così, ci pensò lei: «E dire che mi ero anche ripromessa di scusarmi! Ma, se la tua reazione a uno schiaffo deve essere questa, forse sì, forse è meglio se rimango qui.»

A quelle parole l'espressione di Ary cambiò immediatamente, passando da una furia omicida a un sincero sbigottimento. «Ma che stai dicendo?»

Emma annuì, sbuffando. «È tutto il giorno che fai l'offeso, credi non lo abbia notato? Lo so che è colpa mia, per voi è strano vedere il mio corpo, ed è altrettanto strano che io non lo mostri con così tanta libertà, Eev e Bli me lo hanno dimostrato, quindi non avrei dovuto darti uno schiaffo, ma ciò non ti giustifica a comportarti come un bambino offeso.»

Calò nuovamente il silenzio, poi, Ary, che aveva ascoltato tutto il monologo senza fiatare, scoppiò a ridere.

«Sei impazzito?» chiese stizzita Emma, stanca di vedersi ridere in faccia da tutto il giorno.

Ary si fece nuovamente serio, mantenendo comunque il suo solito ghigno sprezzante. «Credimi, se mi fossi offeso per quella specie di schiaffo ora non avresti più la mano.»

«E allora che ti sarebbe preso?»

Il mutaforma assottigliò lo sguardo, spostandolo poi sulla parete di fronte a lui. «Nulla, non farci caso.»

Quella risposta non soddisfò per niente Emma. «Mi prendi in giro? Come faccio a non farci caso se mi abbandoni qui?»

«Non ti sto abbandonando.»

«Mi dispiace contraddirti, ma è quello che stai facendo.»

Ary sbuffò, contrariato, riportando il suo sguardo furente su di lei. «Uno cerca di farti un favore e guarda come reagisci! Poi dai a me del bambino.»

«Come potrebbe essere un favore questo?»

«Qui hai tutto quello che ti serve, Tie ha uno stile di vita molto simile a quello umano, ti terrà sempre qui al sicuro e ti capisce sicuramente molto più di quanto potrò mai fare io» fece una piccola pausa, scuotendo la testa. «Credevo che ti avrebbe fatto piacere avere sempre una vasca, un letto e cibo per te commestibile.»

Emma si sentì tremendamente in colpa. Perché doveva sempre reagire in quel modo? «Ary, scusami...» mormorò, sinceramente pentita. «Non avevo capito...»

L'umana dal passatoWhere stories live. Discover now