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By lostsof

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❝E forse mi accorsi troppo tardi che le bastò solo un mese per farmi cadere nella sua ragnatela d'amore.❞ los... More

1st: who is she?
2nd: me?
3rd: fake
4th: unpleasant
5th: eighty-five thousand
6th: kenneth
7th: accepted
8th: plan
9th: returns
10th: visit
11th: first meeting
12th: passion
13th: lunch
14th: shopping
15th: gossip
16th: concert
17th: locked
18th: expectations
19th: nobody
20th: club
21st: chaos
22nd: unexpected
23rd: morning
24th: help you
25th: america
26th: american music awards (part one)
27th: american music awards (part two)
28th: hidden
29th: necklace
30th: careful considerations
31st: argument
32nd: separated
33rd: photo-shoot (part one)
34th: photo-shoot (part two)
35th: hurricane
36th: chasing you
37th: perfume of happiness
38th: wish
39th: purple lace
40th: road to holmes chapel
41st: christmas eve
42nd: drunk
43rd: hit
44th: period and bath
45th: sure?
46th: thank you
47th: departures
48th: faults
49th: sure
50th: sweet dreams
51st: war is love
52nd: apple
53rd: happy birthday (part one)
55th: letter
56th: epilogue
ringraziamenti
cataclysm

54th: happy birthday (part two)

48.1K 2.1K 1.7K
By lostsof

A svegliarmi non fu il calore irradiato dal corpo di Harry né la luce soffusa che entrava dalla finestra.
Fu ben altro: il leggero bussare alla porta.

Grugnii stropicciandomi gli occhi. Harry accanto a me sembrava star facendo lo stesso.
La sua espressione era visibilmente seccata, così come la mia. Avevo sempre odiato i risvegli bruschi, gli unici capaci di spezzare un sogno a metà.

Harry sbuffò e l'aria leggera che uscì dalla sua bocca spostò il disordinato ciuffo che la mattina gli ricadeva sugli occhi.
Feci per sollevarmi su un braccio e godermi la simpatica scena di un Harry irritato alle prime ore del mattino quando mi ricordai: chi stava bussando alla porta? A casa c'eravamo solo io e Harry.

La persona ignota dall'altro lato della porta cercò di rimarcare la sua presenza e bussò ulteriormente.

Scossi animatamente il braccio tatuato di Harry che intanto era tornato a buttarsi a capofitto sui cuscini, con la testa nascosta nel buco creato dai nostri guanciali.

«Harry, posso entrare?» Non fui io a parlare, bensì una donna di cui riconobbi subito la voce materna: Gloria.

Al suono di quelle parole, Harry drizzò le orecchie come un gatto. Sapevamo entrambi perché: eravamo nudi come vermi.

La notte prima, dopo aver fatto l'amore, avevo avuto giusto la forza di andare a fare la pipì e lavarmi i denti, Harry si preoccupò solo di gettare il preservativo usato per poi addormentarsi prima che uscissi dal bagno. Niente di tutto ciò comprendeva i nostri vestiti, che ormai giacevano da ore sul pavimento.

«Merda.» Borbottò.

Scattammo in piedi nello stesso momento alla ricerca di almeno un paio di mutande.

Tirai fuori un paio di boxer puliti dal cassetto adiacente alla parte di letto in cui dormivo io, ne pescai un paio a righe grigie e nere - orribili - e glieli lanciai.

Lui prontamente li fece salire per le gambe, io intanto ero sul pavimento piegata a gattoni alla ricerca dei miei slip.

«Muoviti a trovare le mutande prima che mi torni una fottuta erezione a vederti così!» Inveì contro di me.

Le mie guance si colorarono di rosa, non ero abituata a quel tipo di linguaggio che usava con me e ogni volta era una sorpresa, ma non fermai la mia ricerca imperterrita.

Trovai ciò che cercavo sulla poltrona in un angolo della stanza, incastrato fra il cuscino dello schienale e quello della seduta.

Infilai le mutandine velocemente e indossai una maglietta di Harry trovata lì vicino senza preoccuparmi del reggiseno, mentre lui faceva lo stesso con un paio di joggers presi probabilmente dall'armadio.

Ci infilammo nuovamente nel letto, cercando di fare meno rumore possibile; a quel punto chiusi gli occhi fingendo di dormire mentre Harry mormorava con voce fintamente assonnata: «Gloria? Entra pure.» forse dopo un periodo di tempo troppo lungo dalla domanda.

Sbirciai ad occhi socchiusi curiosa di capire perché fosse qui. La sua espressione alla mia vista fu leggendaria: evidentemente non si aspettava di vedermi lì, soprattutto nel letto con Harry. Ad evitare l'imbarazzo, però, c'erano i vestiti.

«Interrompo qualcosa? Non credevo che lei fosse qui...» Pigolò con voce dispiaciuta Gloria.

«Tranquilla, stavamo solo dormendo.» La tranquillizzò prontamente lui.

Tenni le palpebre serrate e cercai di regolarizzare il respiro come se stessi veramente dormendo, in qualche modo sentivo gli occhi di Gloria addosso e non volevo che saltasse tutta la copertura.

«Ti avevo portato la colazione, ma visto che c'è lei scendo e ne preparo ancora. Buon compleanno, bambino mio.»

Appena sentii un sonoro schiocco intesi che la goffa domestica aveva baciato la guancia di Harry, come se fosse davvero suo nipote. Avevo sempre amato il loro rapporto.

«Aspetta Gloria! - fermò la donna prima che si recasse ancora in cucina - la colazione è anche troppo abbondante, basta per tutti e due. Grazie per gli auguri.»

Quando ormai Gloria era a metà delle scale, sentivo i passi rimbombare sugli scalini, fui libera di aprire gli occhi, e Harry non esitò ad attirarmi a sé.

«Buongiorno.» Mi baciò la punta del naso.

«Buon compleanno.» Ripetei, successivamente strusciando le labbra nell'incavo del suo collo.

«Anche a te. - ridacchiò - Allora, dove eravamo rimasti?»

Le sue dita salirono su per il mio stomaco, creando una linea immaginaria intorno al mio ombelico e chiudendosi sui fianchi. Lo fermai in tempo, prima che potesse oltrepassare il limite.

«No Harry. Non voglio rischiare che ci scoprano in un'altra situazione post-sesso. Cercare un paio di mutande fra il cumulo di roba che ti ostini a non riordinare, oggi è stato piuttosto sfiancante.»

***

La sala pullulava di persone ormai già da un'ora, eppure ancora non riuscivo ad ambientarmi fra quell'ammasso di perone né a capacitarmi su come una festa del genere fosse riuscita solo grazie all'organizzazione di Harry e Ella. Io non avevo mosso un dito.

Ero stata portata in un locale nella zona sud di Londra, uno spazio immenso che ospitava una pista da ballo, vari tavoli e divani sparsi per la sala, bar munito di qualsiasi tipo di alcolico e decorazioni fra le più varie, con accessori di vetro colorato che pendevano dappertutto, illuminati dalla luce a intermittenza a tempo con la musica.

Harry non si risparmiava in fatto di feste, ma dopotutto riusciva a mantenere il suo equilibrio e la sua essenza anche lì dentro.

Lo ammiravo da lontano mentre parlava fluentemente con un uomo dalla barba arancione e gli occhiali tondi blu acceso. Era così affascinante mentre alternava le parole ai sorsi dal bicchiere che teneva strettamente in mano, oppure il modo in cui le sue labbra si arricciavano e i suoi occhi si assottigliavano come presi completamente dalla conversazione.

A fare compagnia a me, invece, ci pensavano Luke, Margot, Mason e l'onnipresente Ella: gli stessi ragazzi che mi avevano fatto compagnia a Capodanno, tranne l'ultima naturalmente.

Non erano presenti molti miei amici, giusto quelli più cari: Esther, il suo ragazzo, Ella e Tyler, la nostra vicina di casa Bonnie, i ragazzi di Capodanno e le fidanzate dei membri della band.

Vi starete chiedendo... Kenneth, in tutto questo, dove sarà finito?

In quel periodo ci eravamo sentiti veramente poco; un po' per gli svariati impegni, un po' - devo ammetterlo - per la gelosia di Harry. Ci tenevo comunque che fosse presente alla mia festa di compleanno, nonostante le divergenze che si erano create già da un po'. Avevo raccomandato Ella di chiamare o di spedirgli l'invito via email. Per quanto ne sapevo, aveva risposto al primo squillo, ma aveva subito declinato l'offerta perché, si dà il caso, che proprio quel giorno dovesse presentare la sua attuale ragazza ai suoi. Sì, la sua ragazza.

Molti di voi in questo momento staranno esultando dalla gioia, Harry stesso lo farebbe, urlando "finalmente si è levato dai coglioni!", invece io ne rimasi quasi... avvilita. Avevo messo in chiaro fin da subito, sia che lui provasse interesse verso di me sia il contrario, che non volevo più di una semplice amicizia, e da amica, volevo essere trattata come tale. Dico solo che mi avrebbero fatto piacere le telefonate notturne in cui mi avrebbe chiesto quale fosse il regalo perfetto oppure quale cravatta sarebbe stato meglio abbinare alla giacca.

Comunque, ero felice per lui.

Tornando a noi, Harry sembrava essersi accorto dei miei occhi fissi su di lui, perfetto nella sua camicia blu, e mi fece un occhiolino da lontano.

«Annie! Annie! Guarda chi c'è» Ella mi colse di sorpresa e catturò la mia attenzione.
Puntai lo sguardo dove lei stava indicando: una chioma bionda, gambe lunghe e magre e sorriso peccaminoso.

«L'hai invitata tu?» Sibilai contro Ella.

«Ma no, cretina. Le opzioni sono due: o si è imbucata, o l'ha invitata Harry.» Sentenziò con sguardo di fuoco.

«Lo scopriremo presto. Vado subito a chiederglielo.»

Avanzai sui tacchi alti, il vestito il chiffon ondeggiava fra i corpi delle celebrità provenienti da tutto il mondo solo per il compleanno di Harry.

Cara stava ridendo sguaiatamente con un ragazzo dai capelli biondo platino, palesemente tinti, e occhi glaciali.

«Che ci fai qui?» Arrivai dritta al punto fermandomi ad un metro dalle sue gambe coperte da pantaloni in latex.

Lei mi guardò da capo a piedi, con aria superiore e inarcando il sopracciglio fin troppo folto.

«Ciao anche a te Annabelle. Cosa vuoi che ci faccia qui? È il compleanno di Harry.» La sua voce da oca mi dava sui nervi.

«Si dà il caso che sia anche il mio di compleanno, e sono certa che ne io né Harry ti abbiamo invitata.» Legai le braccia sotto il seno.

«Ah sì? Vallo a chiedere al tuo ragazzo.» Ribatté stizzita.

«Che succede qui?» Proruppe una voce. Chi poteva essere se non Harry? Nel posto giusto al momento giusto.
Mi circondò la vita con le braccia e appoggiò il mento sulla mia spalla, come era solito fare, ma gesto che mi riempiva di dolcezza ogni volta come se fosse la prima.

«L'hai invitata tu?» Gli chiesi dopo qualche secondo e ruotai il busto per premetterci di creare un contatto visivo.

Harry sembrò quasi raggelare sul posto, gli occhi erano focalizzati su un punto oltre la mia spalla e le labbra strette in una linea.

«I-io...» Farfugliò, e fu abbastanza da farmi capire l'esito della risposta.

Alternai lo sguardo fra lui e Cara, il primo con un'espressione mortificata e annaspando in cerca di una spiegazione plausibile da darmi, e la seconda con le labbra arricciate in un sorriso da vipera.

Me ne andai a grandi passi. Poco distante da me trovai Ella a chiacchierare con un cantante di cui non ricordo il nome; me ne curai veramente poco e la trascinai per un braccio insieme a me.

Era il mio compleanno e non volevo ulteriori drammi o risse: fino a mezzanotte l'obiettivo era quello di divertirsi.

Ci scatenammo sulla pista e poco dopo altre persone si unirono al nostro ballo scatenato. Ella sembrava un po' brilla - sicuramente aveva approfittato dell'alcol gratis e illimitato - e inciampava qua e là nei suoi tacchi vertiginosi.

«Beth.»

Ignorai la sua voce e continuai a ballare sfrenatamente muovendo braccia e gambe a tempo di musica. Come ho detto, volevo divertirmi, non ero arrabbiata per il fatto che Harry avesse invitato Cara - okay forse un po' lo ero - nonostante tutto ciò che era successo fra di noi in passato. Harry mi stava chiamando sicuramente per sprecare inutile tempo a raccontarmi perché l'avesse invitata.

«Beth, cazzo, potresti ascoltarmi un secondo?» Lo ignorai una seconda volta, finché non mi sentii sollevare per i fianchi e venni appoggiata sulla sua spalla.

«Idiota, fammi scendere!» Lui in risposta usò la stessa arma che avevo utilizzato io prima, ovvero l'indifferenza.

Scalciai e mi dibattei usando i pugni per colpire la sua schiena, ma sembrava irremovibile mentre mi portava chissà dove e gli invitati esultavano e lo incoraggiavano dopo aver visto la scena.

«Almeno puoi coprirmi il culo? Mi si è alzato il vestito.» Piagnucolai arrendendomi.

Harry tirò giù la stoffa borbottando qualcosa tipo "spaccherò la faccia a chiunque osi guardare la roba di mia proprietà", e continuò ad avanzare.

Quando venni riportata con i piedi per terra, mi resi conto che non eravamo andati così lontano: eravamo solo ai bordi della pista, dove poco più distante si trovava l'uscita di sicurezza.

«Senti, scusa se ho invitato Cara, ma sarebbe stato veramente da stronzo maleducato non farlo, dopo che lei mi ha invitato alle feste di tutta Londra e Los Angeles. Le ho esplicitamente ordinato di starti lontana comunque.» Gesticolò nervosamente.

Mi avvicinai al suo viso che con i tacchi potevo raggiungere facilmente e avvolsi le braccia intorno al suo corpo.

«Non importa.» Mormorai.

«Non importa?» Si accigliò.

«Sì, dopotutto è il nostro compleanno, non il suo. Non voglio rovinare niente.»

Lui annuì soddisfatto e mi baciò senza tanti scrupoli. I miei polpastrelli iniziarono a correre per i suoi capelli lunghi, le sue mani scendevano dal mio collo fino alla schiena, per poi stringere una natica e farmi irrigidire.

Quando separammo le labbra, le sue scivolarono sulla mia mandibola e poi giù per il mio collo fino a fermarsi sulla scapola. Spostò la spallina del vestito e tirò delicatamente un lembo di pelle fra i denti, che subito iniziò a succhiare e mordere, per poi lenirlo con la morbidezza della lingua.

Lo lasciai fare solo perché aveva avuto buon senso nel scegliere un punto che avrei facilmente coperto con la spallina abbastanza larga del vestito.

Quando tornò al mio livello aveva le labbra arrossate, e le avrei baciate ancora se qualcosa, o qualcuno non ci avesse interrotti.

«Voglio qui i due festeggiati!»

La musica si era fermata e Niall era in piedi sulla console con il microfono in mano e gli occhi di tutti addosso.

«Dico a voi due, lì in fondo. Harry, smettila di farle succhiotti in penombra, piuttosto fatti succhiare qualcos'altro.»

Sentii le guance andare a fuoco, mentre Harry accanto a me con la mano nella mia, rideva divertito.

Ci avvicinammo alla console sotto gli occhi di tutti. Mi sentivo un po' troppo sotto i riflettori, conoscevo sì e no un quarto di quelle persone.

«Bene, ora che i piccioncini ci degnano della loro attenzione, possiamo iniziare a cantare e festeggiare sul serio.»

Non capii il senso delle parole del biondo finché nella sala non si alzò un coro che intonava "tanti auguri a te". Fra la folla si aprì un varco da cui spuntarono Kelly e Margot che spingevano un carrello su cui stava un'enorme torta a tre piani, variopinta dei più sgargianti colori e tante candeline accese.
In cima, vi era la scritta Harry&Annabeth, contornata da cuori rossi e una candelina a forma di 2 e un'altra a forma di 1.

Al termine della canzone tutti gli invitati iniziarono ad applaudire, mentre io e Harry soffiavamo sulle candeline mano nella mano.

«Bacio! Baciala Harry!» Urlò Louis che intanto si era arrampicato sulle spalle di Liam e torreggiava tra gli invitati.

Harry non se lo lasciò ripetere due volte: agganciò le dita ai miei fianchi e unì le nostre labbra.

«Di più! Più focoso!»

Harry ubbidì come se fosse un cagnolino, forse divertito da quella situazione, e aspettò che separassi le labbra per farci scivolare la lingua e accarezzare la mia.
L'imbarazzo era tanto, non ero abituata a pomiciare in pubblico, probabilmente perché in tutti quegli anni avevo mantenuto un minimo di decenza, ma il fatto che Cara ci stesse guardando e morendo di gelosia, forse, mi diede una scarica di soddisfazione e orgoglio verso me stessa.

La festa andò avanti tranquilla, l'alcol era all'insegna della serata, avevamo mangiato la torta e tutti si stavano divertendo.

Stavo ballando avvinghiata ad Ella, in un abbraccio inseparabile, finché il mio ragazzo non mi strappò dalle sue braccia costringendomi a ballare con lui. In effetti non avevamo passato molto tempo insieme quella sera.

Il dj abbassò l'intensità delle luci che ora coloravano la stanza con toni caldi e capii che era stato tutto programmato.
Harry circondò il mio bacino e io feci la stessa cosa con il suo collo. Sorrideva, sorrideva tanto e non c'era panorama migliore di quello. Avrebbe illuminato il tunnel più oscuro, sciolto il più freddo dei cuori.

Scoccò la mezzanotte: era ufficialmente il 2 febbraio 2015.

Lo osservai mentre muoveva i piedi a tempo, cercai di assimilare ogni suo dettaglio: dalla curvatura dei ricci ai tatuaggi sparsi sul petto.
Lo abbracciai forte, stringendolo con tutta la forza che possedevo, mentre gli occhi cominciavano a pizzicare.

Pressai un secondo le labbra sulle sue, giusto un attimo imprimere per sempre nella memoria il sapore delle sue labbra, poi chinai il capo sulla sua spalla e lasciai che le lacrime mi rigassero le guance silenziosamente.

«Ti amo.» Mimai con le labbra, ma non ne uscì un fil di voce. Lui non mi aveva sentito, perché continuava a guardare oltre la mia testa.

Quando il destino decideva di giocare brutti scherzi, allora lì non avevi via di scampo.

Harry si accorse che qualcosa non andava, perciò si allontanò in modo che riuscisse a guardarmi un faccia, sollevò il mio mento con un dito e sembrò turbato quando notò le mie guance bagnate.
Si preoccupò di raccogliere una lacrima che piano piano mi percorreva lo zigomo, e mi lasciò un bacio proprio nel punto in cui l'aveva catturata.

«Che succede, piccola?» Chiese vicino al mio orecchio.

«Scusami, è solo l'emozione.»

Scusami, scusami, scusami.

«Vado a prendere una boccata d'aria.» Continuai.

«Vuoi che ti accompagni?» Chiese premuroso, mentre le note della canzone sfumavano verso la fine.

«No, preferisco stare un po' da sola. Ti prego, non far uscire nessuno. Tornerò io dentro quando mi sentirò meglio.»

Lo baciai ancora una volta, l'ultima, e lasciai che le nostre mani si slegassero con più lentezza possibile.

Recuperai la borsa e mi incamminai verso l'esterno, guardando Ella per l'ultima volta e mimando un ciao con le labbra.

Tutti, tranne lei, erano all'oscuro che fuori mi aspettasse un taxi con un autista già pronto a portarmi via.

-

Author's Note:
Mmh non ho niente da dire su questo capitolo perché sennò vi spoilerei tutto.

Vi volevo solo dire che @deadprada mi ha intervistato, date un'occhiata se vi va.

Volevo ringraziarvi per tutti i voti e i commenti, siete fantastiche.

./Sof xx

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